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Discussione: La poesia del giorno

          
  1. #241
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    Il mattino


    Ora nulla sembra accadere:


    l’alto cielo,
    l’acqua insonne,
    la pietra quieta.


    Nessuno non appena parli,
    né tanto almeno quest’orma
    che porta con sé tanti passi.


    Ombre dell’erba,
    fibre del vento socchiuso;
    ciottoli tutti della lingua assolta.


    Quello che guarda i suoi occhi chiusi
    e vede crescere la distanza, la sabbia.


    L’aria innalza la montagna sui suoi incerti diboscamenti.


    Felipe García Quintero
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  3. #242
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    Come tu vuoi

    La tramontana screpola le argille,
    stringe, assoda le terre di lavoro,
    irrita l'acqua nelle conche; lascia
    zappe confitte, aratri inerti
    nel campo. Se qualcuno esce per legna,
    o si sposta a fatica o si sofferma
    rattrappito in cappucci e pellegrine,
    serra i denti. Che regna nella stanza
    è il silenzio del testimone muto
    della neve, della pioggia, del fumo,
    dell'immobilità del mutamento.

    Son qui che metto pine
    sul fuoco, porgo orecchio
    al fremere dei vetri, non ho calma
    né ansia. Tu che per lunga promessa
    vieni ed occupi il posto
    lasciato dalla sofferenza
    non disperare o di me o di te,
    fruga nelle adiacenze della casa,
    cerca i battenti grigi della porta.
    A poco a poco la misura è colma,
    a poco a poco, a poco a poco, come
    tu vuoi, la solitudine trabocca,
    vieni ed entra, attingi a mani basse.

    E' un giorno dell'inverno di quest'anno,
    un giorno, un giorno della nostra vita.

    Mario Luzi
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  5. #243
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    Definitivo, come tutto ciò che è semplice.
    Il nostro dolore non accade accidentalmente per le cose vissute,
    ma per le cose che sono state sognate
    e non sono state realizzate.
    Perchè soffriamo tanto per amore?
    Esatto sarebbe non soffrire,
    appena ringraziare per aver conosciuto
    una persona così bella,
    che generò in noi un sentimento intenso
    e che ci fece compagnia per un periodo ragionevole
    um periodo felice.
    Soffriamo perchè?
    Perchè automaticamente dimentichiamo
    di ciò che abbiamo goduto e passiamo a soffrire
    per le nostre proiezioni non realizzate,
    per tutte le città che avremmo voluto
    conoscere a lato del nostro amore
    e non abbiamo conosciuto, per tutti i figli che
    avremmo voluto aver vicino e non abbiamo avuto,
    per tutti gli shows e libri e silenzi
    che avremmo amato condividere,
    e non abbiamo condiviso.
    Per tutti i baci cancellati,
    dall'eternità.
    Soffriamo non perchè il nostro lavoro è logorante
    e paga poco, ma per tutte le ore libere
    alle quali rinunciamo per andare al cinema,
    per conversare con un amico,
    per nuotare, per innamorarsi.
    Soffriamo non perchè nostra madre
    è impaziente con noi,
    ma per tutti i momenti nei quali
    avremmo potuto confidare a lei
    le nostre più profonde angosce
    se le fosse stata interessata
    a comprenderci.
    Soffriamo tanto non perchè la nostra squadra ha perso,
    ma per l'euforia soffocata.
    Soffriamo non perchè invecchiamo,
    ma perchè il futuro ci viene
    confiscato, impedendo così
    che ci accadano mille avventure,
    tutte quelle che abbiamo sognato e
    mai arrivammo a sperimentare.
    Come alleviare il dolore di ciò che non fu vissuto?
    La risposta è semplice come un verso:
    Illudendosi di meno e vivendo di più!
    Ogni giorno che vivo,
    più mi convinco che
    lo sperpero della vita
    è nell'amore che non diamo,
    nelle forze che non usiamo,
    nella prudenza egoista che non fa rischiare nulla,
    e che, evitando la sofferenza,
    perdiamo anche la felicità.
    Il dolore è inevitabile.
    La sofferenza è opzionale.

    Carlos Drummond de Andrade

    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  7. #244
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    Di che è mancanza questa mancanza,
    cuore,
    che a un tratto ne
    sei pieno?
    Di che?
    Rotta la diga
    t'inonda e ti sommerge
    la piena della tua indigenza.
    Viene,
    forse viene,
    da oltre te
    un richiamo
    che ora, perché agonizzi,
    non ascolti.
    Ma c'è, ne custodisce
    forza e canto
    la musica perpetua… ritornerà.


    Sii calmo.


    Mario Luzi
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  9. #245
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    Alessandra Racca - Nostra signora dei calzini



    Due calzini
    uno brutto e uno bello
    li compero ogni autunno.
    Due calzini,
    uno brutto e uno bello
    si perdono: ogni autunno.
    C’è un luogo, signora,
    dove si perdono i calzini,
    c’è, signora,
    in ogni casa.
    La signora che vende i calzini
    sorride
    e ha quella certa comprensione
    negli occhi:
    è d’accordo con me.
    Ci accaniamo
    per un buon cinque minuti
    io e la signora
    sui calzini scomparsi
    e su chi li faccia scomparire.
    Dopo mi sento meglio,
    ma non mi volto a guardare:
    la voglio pensare assorta,
    la signora dei calzini,
    con una certa profondità negli occhi
    con una certa comprensione per me.
    Perché ciò che veramente volevo dirle
    ciò che veramente mi infastidisce
    è che ho perso qualcosa
    che ieri sera avevo capito
    e che ora non so più,
    non me lo ricordo.
    C’è un luogo, signora,
    dove si perdono i pensieri,
    c’è, signora,
    in ogni corpo.
    Perciò ho due calzini nuovi
    in borsa,
    uno bello e uno brutto,
    due calzini perduti
    in casa,
    uno bello e uno brutto,
    e ho il cuore terribilmente confuso.


    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  11. #246
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    Clausola

    Ci sono danni che non copre l’assicurazione
    combinata sulla casa, lo so.
    Le chiamate perse, per esempio,
    le lettere strappate, la corda di seta,
    la notte che c’è dietro gli specchi,
    questa piaga di vetri nel petto.
    L’ablazione della mia sete.

    Così presi la malattia dei saponi.

    Per questo l’amai, con tutto il mio disgusto.
    Contro la vita inquieta
    fui vuoto nel suo vuoto, freddo nel portaoggetti,
    materia immobile.
    Lasciai crescere le pareti di questa casa
    con me dentro.

    Passarono secoli, secoli d’orologio.

    Non abbonderò in dettagli, signorina.
    Dirò solo che ho strappato la porta dai cardini,
    che ho avuto la misericordia
    di gettare nel fango
    lo zucchero a velo,
    che adesso entra luce nella mia dispensa.
    Lo so, la polizza nemmeno contempla
    l’amore verso terzi, il temporale di sole,
    il tumulto nelle strade né la rivolta della formica.

    Ma questo è un caso di delicatezza maggiore.

    io chiamavo solo per dirle, amica,
    che ho finito per concedermi
    con tutti i rischi
    l’incertezza di vivere
    completamente spalancata.

    Carmen Camacho
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  13. #247
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    La rosa - Mark Strand


    I dolori della rosa s’accrescevano.

    Attorta in un campo di malerbe, la rosa indifesa
    provò la brezza del paradiso una sola volta, poi spirò.
    I bimbi piansero: “Oh rosa, ritorna:
    Ti vogliamo bene, rosa”. Poi qualcuno disse che presto
    avrebbero avuto un’altra rosa. “Venite, tesori,
    allo stagno, sporgetevi dalla riva e guardatevi
    guardare all’insù. Adesso la vedete,
    i petali schiusi, che sale in superficie, si tramuta in voi?”
    “Oh no” esclamarono. “Noi siamo quel che siamo – nient’altro”.

    Quant’era perfetto. Antico. Irredimibile.


    da “Mark Strand, L’uomo che cammina un passo avanti al buio, Poesie 1964–2006”, traduzione di Damiano Abeni, Mondadori 2011.

    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  15. #248
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    Telegiornale

    Stando nel cerchio d’ombra
    come selvaggi intorno al fuoco
    bonariamente entra in famiglia
    qualche immagine di sterminio.
    Così ogni sera si teorizza
    la violenza della storia.

    Nelo Risi
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  17. #249
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    Stazione - Tomas Tranströmer



    Un treno è entrato in stazione. È fermo, vagone dopo vagone,
    Ma nessuna porta si apre, nessuno scende o sale.
    Ci sono veramente delle porte? Là dentro un brulichio
    Di uomini rinchiusi che vanno su e giù.
    E scrutano dai finestrini immobili.
    Fuori lungo il treno cammina un uomo con un martello.
    Urta le ruote che debolmente risuonano. Tranne qui.
    Qui il rumore aumenta incomprensibilmente: un fulmine,
    Il rintocco dell’orologio della cattedrale,
    Il rumore della circumnavigazione del globo
    Che solleva tutto il treno e le pietre umide dei dintorni.
    Tutto canta. Ve lo ricorderete. Andate avanti.
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  19. #250
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    Il mio pezzo forte

    Il mio pezzo forte:
    l’accendo, poi, dal momento in cui il fiammifero
    dichiara la luce, sino a quando la luminosità si muove
    oltre i propri mezzi e muore, io racconto la storia della mia vita –


    date e luoghi, le torce che ho portato,
    diversi nomi e volti, chi
    mi ha dato amore, chi ci è andato vicino,
    i cambiamenti fatti, le lezioni che ho imparato –


    poi trovo ancora il tempo di esitare e arrossire
    prima di essere morso dalla fiamma, e bruciato.


    Un consiglio, a chiunque culli in sé
    un’oncia di tristezza, a chiunque sia solo:
    non provate a farlo voi stessi; è pericolo,
    follia.


    Simon Armitage
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  21. #251
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    Se ne vanno da qui a ritmi vari - Silvia Bree



    Se ne vanno da qui a ritmi vari,
    i giorni uno intero al giorno
    poi scenari musi soprannomi
    tu in un lampo
    e certe ore sanno come durare notti e notti
    prima che siano immensa fuga d'astri.

    Io mi restringerò in eterno
    secondo il lento moto del dolore,
    la curva blu che piega l'universo
    verso non lo sai dove, davanti a che, in ginocchio
    dentro una stella che non sa morire.
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  23. #252
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    Se ne vanno da qui a ritmi vari,
    i giorni uno intero al giorno
    poi scenari musi soprannomi
    tu in un lampo
    e certe ore sanno come durare notti e notti
    prima che siano immensa fuga d'stri.

    Io mi restringerò in eterno
    secondo il lento moto del dolore,
    la curva blu che piega l'universo
    verso non lo sai dove, davanti a che, in ginocchio
    dentro una stella che non sa morire.
    Bellissima!
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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    Cuore di legno

    Il mio vicino di casa è robusto.
    E' un ippocastano di corso Re Umberto;
    ha la mia età ma non la dimostra.
    Alberga passeri e merli, e non ne ha vergogna,
    in aprile di spingere gemme e foglie,
    fiori fragili a maggio,
    a settembre ricci dalle spine innocue
    con dentro lucide castagne tanniche.
    E' un impostore, ma ingenuo, vuole farsi credere
    emulo del suo bravo fratello di montagna
    signore di frutti dolci e di funghi preziosi.
    Non vive bene. Gli calpestano le radici
    i tram numero otto e diciannove
    ogni cinque minuti; ne rimane intronato
    e cresce storto, come se volesse andarsene.
    Anno per anno, succhia lenti veleni
    dal sottosuolo saturo di metano;
    è abbeverato d'orina di cani,
    le rughe sul suo sughero sono intasate
    dalla polvere settica dei viali;
    sotto la scorza pendono crisalidi
    morte, che non saranno mai farfalle.
    Eppure, nel suo tardo cuore di legno
    sente e gode il tornare delle stagioni.

    Primo Levi
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

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  27. #254
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    Tempo in cammino - Julio Cortázar


    Per di più mi spiazza i centri,
    mi rattrappisce l’albero spiovente dell’anima
    questo calore senza fuoco, questa moneta senza danaro,
    i ritratti appesi alle facce,
    gli stivaletti vuoti che entrano nei tram.

    Cose di cielo buttate negli angoli
    non mi consolano più,
    perché non si è felici col non essere disgraziati,
    non si torna alla domenica dal martedì.

    Domande e risposte,
    cubana etichetta verde
    oggi però ha suonato così bene la pianista
    a beneficio dei figli degli annegati,
    una donna vendeva frittelle in Plaza de Mayo;
    osservi che dico un giorno buono.

    Tenga a freno la sua cintura, cittadino,
    voti perché le nuvole si alzino
    e gli uccelletti cantino,
    mediti il miele, che si accetta vomito,
    il cane che il vomito divora,
    il vomito che soffre d’essere stato minestra e vino
    e lo guardi gettato supino.

    Tutto mi frega, però le cose cresceranno
    come il sangue nei termometri,

    e perché farmi caso: altri aspettano
    importanti, e qui ti voglio vedere.
    Cittadini! Di che colore era il cavallo bianco di San Martín?

    Traduzione di Gianni Toti
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  28. #255
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    Se esisti per davvero – fatti avanti,
    sii nuvola, caprone, aviatore,
    porta con te occhi, bocca, voce,
    – chiedimi qualcosa, lascia che mi sacrifichi,
    prendimi tra le braccia, proteggimi,
    nutrimi con la settima parte di un pesce,
    fammi un fischio, dissodami le dita,
    ricolmami di aromi, di stupore,
    – resuscitami.


    Nina Cassian
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