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Discussione: La poesia del giorno

          
  1. #301
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    Questo immenso spettacolo è eterno.
    C' è sempre un sole che sorge da qualche parte,
    la rugiada non asciuga mai tutta in un momento,
    c' è sempre pioggia che cade,
    c' è sempre vapore che sale.
    Albe eterne, tramonti eterni,
    eterne aurore e crepuscoli,
    sul mare, su terre e isole,
    ciascuno a suo tempo,
    mentre la tonda Terra gira.


    John Muir
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  3. #302
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    Il momento migliore

    L'istante più bello degli amori
    non è quando si dice "ti amo"
    è nel silenzio
    ogni giorno spezzato a metà
    è nelle intese
    pronte e furtive dei cuori
    nei finti rigori
    nelle indulgenze segrete
    nel brivido di un braccio
    dove poggia una mano che trema;
    nel libro sfogliato insieme,
    un libro mai letto
    nell'ora irripetibile quando con la bocca chiusa
    il pudore dice tanto
    e il cuore scoppia
    aprendosi in silenzio come un bocciolo di rosa
    l'ora in cui il mero profumo dei capelli
    sembra un regalo conquistato
    l'ora della tenerezza squisita
    che nel rispetto avvolge la passione

    Sully Prudhomme
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  5. #303
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    Io ti osservo e penso sempre a tante cose
    che vorrei avere più tempo
    e più attenzione da te
    che invece per i figli sei presente e ti consumi
    come io non sarei mai capace
    ma anche quando resto ai margini di te
    comunque c’è bellezza nel vederti
    in fondo
    neanche i fiori fioriscono per noi


    Francesco Tomada
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  6. #304
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    Se solo si potesse vivere tra parentesi,
    si potrebbe prendere chi vuoi dentro con te,
    e il resto del mondo aspetterebbe fuori
    a guardare educatamente dall'altra parte.
    Se si sbucasse fuori dalla parentesi,
    la vita continuerebbe come prima.
    Non ci sarebbero conseguenze
    e per una volta i muri si troverebbero dove vuoi tu.
    Se solo fosse possibile.
    Ma le parentesi esistono solo nei libri.
    E il mondo gira di conseguenza.


    Anna Fienberg
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  8. #305
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    Quelle labbra che Amor creò con le sue mani (Sonetto 145)

    Quelle labbra che Amor creò con le sue mani
    bisbigliarono un suono che diceva "Io odio"
    a me, che per amor suo languivo:
    ma quando ella avvertì il mio penoso stato,
    subito nel suo cuore scese la pietà
    a rimproverar la lingua che sempre dolce
    soleva esprimersi nel dar miti condanne;
    e le insegnò a parlarmi in altro modo,
    "Io odio" ella emendò con un finale,
    che le seguì come un sereno giorno
    segue la notte che, simile a un demonio,
    dal cielo azzurro sprofonda nell'inferno.
    Dalle parole "Io odio" ella scacciò ogni odio
    e mi salvò la vita dicendomi "non te".

    William Shakespeare
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  10. #306
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    25 aprile 2016

    Qui
    vivono per sempre
    gli occhi che furono chiusi alla luce
    perché tutti
    li avessero aperti
    per sempre
    alla luce

    (Giuseppe Ungaretti, Per i morti della Resistenza)

    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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  12. #307
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    Così giunsi ai giorni della Resistenza
    senza saperne nulla se non lo stile:
    fu stile tutta luce, memorabile coscienza
    di sole. Non poté mai sfiorire,
    neanche per un istante, neanche quando
    l’Europa tremò nella più morta vigilia.
    Fuggimmo con le masserizie su un carro
    da Casarsa a un villaggio perduto
    tra rogge e viti: ed era pura luce.
    Mio fratello partì, in un mattino muto
    di marzo, su un treno, clandestino,
    la pistola in un libro: ed era pura luce.
    Visse a lungo sui monti, che albeggiavano
    quasi paradisiaci nel tetro azzurrino
    del piano friulano: ed era pura luce.
    Nella soffitta del casolare mia madre
    guardava sempre perdutamente quei monti,
    già conscia del destino: ed era pura luce.
    Coi pochi contadini intorno
    vivevo una gloriosa vita di perseguitato
    dagli atroci editti: ed era pura luce.
    Venne il giorno della morte
    e della libertà, il mondo martoriato
    si riconobbe nuovo nella luce ….


    Quella luce era speranza di giustizia:
    non sapevo quale: la Giustizia.
    La luce è sempre uguale ad altra luce.
    Poi variò: da luce diventò incerta alba,
    un’alba che cresceva, si allargava
    sopra i campi friulani, sulle rogge.
    Illuminava i braccianti che lottavano.
    Così l’alba nascente fu una luce
    fuori dall’eternità dello stile …
    Nella storia la giustizia fu coscienza
    d’una umana divisione di ricchezza,
    e la speranza ebbe nuova luce.


    (La Resistenza e la sua luce e Lacrime furono pubblicate nella sezione La ricchezza (1955-1959) della raccolta La religione del mio tempo, edita da Garzanti nel 1961, ora in P.P.Pasolini, Tutte le poesie, a cura di W.Siti, vol. I, “Meridiani” Mondadori, Milano 2003, pp.944-947).

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  14. #308
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    Lavorare stanca

    Traversare una strada per scappare di casa
    lo fa solo un ragazzo, ma quest'uomo che gira
    tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo
    e non scappa di casa.

    Ci sono d'estate
    pomeriggi che fino le piazze son vuote, distese
    sotto il sole che sta per calare, e quest'uomo, che giunge
    per un viale d'inutili piante, si ferma.
    Val la pena esser solo, per essere sempre più solo?
    Solamente girarle, le piazze e le strade
    sono vuote. Bisogna fermare una donna
    e parlarle e deciderla a vivere insieme.
    Altrimenti, uno parla da solo. È per questo che a volte
    c'è lo sbronzo notturno che attacca discorsi
    e racconta i progetti di tutta la vita.

    Non è certo attendendo nella piazza deserta
    che s'incontra qualcuno, ma chi gira le strade
    si sofferma ogni tanto. Se fossero in due,
    anche andando per strada, la casa sarebbe
    dove c'è quella donna e varrebbe la pena.
    Nella notte la piazza ritorna deserta
    e quest'uomo, che passa, non vede le case
    tra le inutili luci, non leva più gli occhi:
    sente solo il selciato, che han fatto altri uomini
    dalle mani indurite, come sono le sue.
    Non è giusto restare sulla piazza deserta.
    Ci sarà certamente quella donna per strada
    che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa.

    Cesare Pavese
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  16. #309
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    Preghiera
    Se esisti per davvero - fatti avanti,
    sii nuvola, caprone, aviatore,
    porta con te occhi, bocca, voce,
    - chiedimi qualcosa, lascia che mi sacrifichi,
    prendimi tra le braccia, proteggimi,
    nutrimi con la settima parte di un pesce,
    fammi un fischio, dissodami le dita,
    ricolmami di aromi, di stupore
    - resuscitami.

    Nina Cassian
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  18. #310
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    Succede a tutti, continuai.
    Si passano insieme dei mesi, degli anni, poi succede.
    Si perde un appuntamento, si cambia casa,
    e uno che vedevi tutti i giorni
    non sai nemmeno più chi sia.
    Cate mi disse ch’era colpa della guerra. -
    C’è sempre stata questa guerra, - le dissi. -
    Tutti un bel giorno siamo soli.

    Cesare Pavese
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  20. #311
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    6 maggio 1976 - 6 maggio 2016

    Ne metto tre...brevi.


    ai vivi e ai morti del Friuli

    Gli sposi
    Grazie alle rate avevamo la cucina bianca,
    il lampadario a gocce, le tende del salone,
    la culla di Roberto con tre mesi di anticipo.

    Abitavamo già la nostra tomba
    dandole un altro nome.


    Elena l'archeologa
    Da anni amavo Schliemann, sognavo di scavare a Micene
    fra inerti zolle e vederne affiorare armature
    e fulgide collane e il diadema di Paride.

    Ma mi sfreccia sugli occhi una banda di topi nostrani,
    sul petto ho il macigno di una macchina Singer.
    La morte mi ha svegliata. Per me ora gli altri scavano

    Roberto
    Dormivo dentro il ventre della mamma
    quando un boato annullò la promessa.
    Nessuno si giustifichi o mi spieghi.
    Non c'è lingua comune tra me e i vivi,
    e tutto sommato non ne vale la pena.

    MARIA LUISA SPAZIANI
    MINIMA ANTOLOGIA PALATINA


    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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  22. #312
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    Càlati in un sasso

    Càlati in un sasso
    io farei così.
    Lascia che altri si facciano colomba
    o digrignino i denti come tigri.
    Mi basta essere un sasso.
    All’esterno è un enigma:
    nessuno sa come rispondere.
    Ma fresco e quiete dev’esserci all’interno.
    Anche se una mucca lo calca col suo peso,
    anche se un bambino lo getta dentro un fiume;
    il sasso affonda, lento, imperturbato,
    fino al fondo,
    dove i pesci bussano alla sua soglia
    e vengono a origliare.
    Ho visto scintille schizzar via
    quando due sassi sono strofinati
    forse là dentro non fa così buio;
    forse c’è una luna che brilla
    da chissà dove, spuntando magari dietro un colle —
    un chiarore appena sufficiente a decifrare
    quelle strane scritte, mappe stellari
    sui muri interiori.

    Charles Simic
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  24. #313
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    24 maggio 2016

    LA PREGHIERA DELL’ALBA


    Fa miracoli questo albeggiare.
    Scrive la sua pagina di luce
    sul quaderno scuro della notte.
    Annulla la nostra disperazione,
    assolve la nostra follia,
    accerta che il mondo
    non si è dissolto nelle tenebre
    come abbiamo temuto
    a partire da quella sera in cui,
    da una caverna della preistoria,
    osservammo per la prima volta il crepuscolo.
    Ieri non resuscita.
    Quello che è dietro non conta.
    Quel che vivemmo già non è più
    L’alba ci consegna la prima ora
    la prima ora di un’altra vita.
    La sola nostra verità
    è il giorno che comincia.

    JOSÉ EMILIO PACHECO



    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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  26. #314
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    Certo che fa male

    Certo che fa male quando i boccioli si schiudono.
    Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
    Perché dovrebbe tutta la nostra bruciante nostalgia
    restare legata al pallido e amaro gelo?
    Eppure il bocciolo fu involucro per tutto l’inverno.
    Che cosa c’è di nuovo ora che intacca e preme?

    Certo che fa male quando i boccioli si schiudono,
    male a ciò che cresce
    e a ciò che racchiude.
    Certo che è difficile quando le gocce cadono.
    Tremanti d’inquietudine stanno sospese, pesanti
    si aggrappano al ramoscello, si gonfiano, scivolano
    - il peso le trascina giù, per quanto cerchino di aggrapparsi.
    Difficile essere incerti, timorosi e divisi,
    difficile sentire il baratro che attira e richiama
    e tuttavia restare lì e solamente tremolare
    - difficile voler restare e volere cadere.

    Allora, quando il peggio è arrivato e più niente aiuta,
    si schiudono esultando i boccioli dell’albero.
    Allora, quando non c’è più il timore che trattiene,
    le gocce sul ramoscello cadono scintillando,
    dimenticano la vecchia paura del nuovo
    dimenticano l’apprensione passata per il viaggio
    sentono per un attimo la loro più grande sicurezza,
    riposano in quella fiducia
    che crea il mondo.

    Karin Boye
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  28. #315
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    Più che del giorno è di ieri, tra i poeti ascoltati al reading, Maxime Cella (1980).
    non posso dire di aver compreso (del tutto o, forse, per niente) la sua poesia, ma qualcosa (soprattutto nel linguaggio) mi ha colpita e così condivido con voi questa poesia.


    S'improvvisa inattesa la speranza
    di disarmo, dall'alto fessurare
    di un aliante al filo a spine
    a penzolo della caserma:
    se n'è accorta la lepre, ora
    in sfreccio sui corvi
    nel campo fresco di semina?

    Raro sbandolio di matassa
    irresiste alla
    presa, cede a un ricatto d'immagini e nel segno
    di quelle ali solcanti che la mano aperta
    oscura, afono si sentenzia.
    Già Sto arrivando! Che chi non gli aspira perimetra
    al superfluo, che chi l'asse o da e ne conclude
    non è di questo mondo.

    Maxime Cella, Dieci poesie.

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