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Discussione: Maurizio De Giovanni

          
  1. #31
    Senior Member L'avatar di annaV
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    Ho ricevuto in dono "Per mano mia" e volevo cominciare la lettura, ma molti mi hanno suggerito di cominciare dal primo della serie. Voi che mi consigliate?
    Brava Cecilia magnifica intervista! Devo dire che quando De Giovanni dice che i personaggi agiscono per conto proprio, mi ci sono ritrovata e ancor più quando dice che Napoli non rimane mai sul fondo ma si afferma sempre come "personaggio".

  2. #32
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    Quote Originariamente inviato da annaV Visualizza il messaggio
    Ho ricevuto in dono "Per mano mia" e volevo cominciare la lettura, ma molti mi hanno suggerito di cominciare dal primo della serie. Voi che mi consigliate?
    Brava Cecilia magnifica intervista! Devo dire che quando De Giovanni dice che i personaggi agiscono per conto proprio, mi ci sono ritrovata e ancor più quando dice che Napoli non rimane mai sul fondo ma si afferma sempre come "personaggio".
    Anna, io ho tutti e cinque i romanzi di De Giovanni con protagonista Ricciardi, ma in occasione di Gruppi di Lettura (uno qui sul Forum e uno su aNobii) ho letto il quarto e il quinto (Il giorno dei morti e Per mano mia), quindi mi mancano i primi tre da leggere.
    Ogni romanzo è autoconclusivo (si può dire così? ), nel senso che la storia raccontata non lascia questioni aperte a riguardo della trama, quindi si possono leggere benissimo non in ordine. Quello che però evolve anche cronologicamente sono i personaggi fissi, le loro problematiche e i rapporti tra di loro.
    Se sei un tipo ordinato, inizia dal primo. Se sei una casinista (come me) inizia da dove vuoi

    Ciao, buona lettura!
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  3. #33
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    Ieri ho acquistato e iniziato a leggere il nuovo romanzo di Maurizio De Giovanni. Appena l'avrò finito posterò il mio commento qui, ma nel frattempo inizio a segnalarlo. Devo dire che, pur essendo in libreria da pochissimi giorni, su aNobii sta già collezionando recensioni a cinque stelle, per cui sono davvero molto curiosa.

    Maurizio De Giovanni – “Il metodo del Coccodrillo” – Mondadori




    Dal risvolto di copertina:
    Napoli così non l’avevamo vista mai. Una città borghese, inospitale e caotica, cupa e distratta, dove ognuno sembra preso dai propri affari e pronto a defilarsi. E’ esattamente questo che permette a un killer freddo e metodico di agire indisturbato, di mischiarsi alla folla come fosse invisibile. “Il Coccodrillo” lo chiamano i giornali: perché, come il coccodrillo quando divora i propri figli, piange. E del resto, come il coccodrillo, è una perfetta macchina di morte: si apposta, osserva, aspetta. E quando la preda è a tiro, colpisce. Tre giovani di età e provenienza sociale diverse, vengono trovati morti in tre differenti quartieri, freddati dal colpo di un’unica pistola.
    L’ispettore Giuseppe Lojacono è l’unico che non si ferma alle apparenze, sorretto dal suo fiuto e dalla sua stessa storia triste. E’ appena stato trasferito a Napoli dalla Sicilia. Un collaboratore di giustizia lo ha accusato di passare informazioni alla mafia e lui, stimato segugio della squadra mobile di Agrigento, ha perso tutto, a cominciare dall’affetto della moglie e della figlia. Un paria, ecco cos’è diventato, un uomo inutile e inutilizzato, seduto a una scrivania vuota e impegnato in sanguinose sfide a scopa con il computer.
    E’ il giovane sostituto procuratore incaricato delle indagini, la bella e scontrosa Laura Piras, a decidere di dargli un’occasione, colpita dal suo spirito di osservazione. E così Lojacono, a dispetto di gerarchie e punizioni, l’aiuterà a trovare il collegamento, apparentemente inesistente, tra i delitti. A scorgere il filo rosso che conduce a un dolore bruciante, a una colpa non redimibile, a un amore assoluto e struggente: perché con il suo volto luminoso o con la sua maschera più terribile, è l’amore a racchiudere il senso dei nostri giorni.
    In una Napoli sempre più nera e indecifrabile, si fronteggiano due figure solitarie, mosse da una determinazione incrollabile. Come in uno specchio, l’investigatore e il killer. Un nuovo capitolo dell’eterna lotta tra il bene e il male.
    Maurizio De Giovanni, noto al grande pubblico per le indagini del commissario Ricciardi, dà vita a un nuovo personaggio, tenebroso e umanissimo, destinato a far breccia nel cuore dei lettori, e a una storia che si inoltra con passo spedito nei meandri di una città splendida e dannata. Una storia che sembrava attendere la sua scrittura tesa, il suo sguardo coraggioso, la sua abilità di narratore per essere raccontata.


    Maurizio De Giovanni, nato nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora, è autore della fortunata serie di romanzi con protagonista il commissario Ricciardi: Il senso del dolore (2007), La condanna del sangue (2008), Il posto di ognuno (2009), Il giorno dei morti (2010), usciti per Fandango Libri e ora in corso di ripubblicazione nei Tascabili Einaudi, e Per mano mia (Einaudi 2011). E’ anche autore di Storie azzurre (Cento Autori 2010), una raccolta di quattro racconti lunghi dedicati al Napoli, la sua squadra del cuore.


    Ed ecco il link ad un articolo di Severino Colombo su "Il Corriere della Sera" - Cultura:

    http://www.corriere.it/cultura/12_ma...72257a20.shtml

    “Non ho bisogno di tempo per sapere come sei: conoscersi è luce improvvisa” (P. Salinas)

  4. #34
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    Molto interessante la notizia, Dolores, anche se io sono ancora...distante. Perchè voglio leggerli in ordine, come faccio sempre.

    A tal proposito , ho terminato ieri sera il secondo "La condanna del sangue", ed ho ancora il cuore..."intorcigliato"( Non esiste? pazienza, l'ho coniato io) dalla commozione.
    Grande, grande De Giovanni. Appena ho un attimo di riflessione, ne scrivo il commento.
    Ciao!
    Rosy
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  5. #35
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    Smile La condanna del sangue

    LA CONDANNA DEL SANGUE, ovvero LA PRIMAVERA....

    Ho iniziato la lettura di questo romanzo piena di attese che non sono andate deluse.
    Perchè la storia mi è piaciuta ancor più della prima.
    La primavera è uno dei protagonisti principali: si respira in ogni pagina, con delicate descrizioni, che accompagnano quasi le vicende e gli stati d'animo.

    La storia si snoda in modo particolare.
    All'inizio sono ..raccontati vari personaggi,di seguito, e quasi ci si chiede il perchè di questo procedere.

    In realtà è solo un modo per presentarli, per "mandarli in scena" , visto che poi, quando avverrà l'omicidio della vecchia strozzina e cartomante, si scoprirà che TUTTI loro avrebbero avuto un valido motivo per farla fuori.
    E qui il commissario Ricciardi, che ormai conosciamo bene , nelle sue luci ed ombre, partendo dal "Fatto", comincia ad indagare.
    Per chi lo leggesse la prima volta, ricordo che il Fatto è la sua capacità di vedere i morti nell'ultimo istante di vita.
    Così , mentre l'indagine procede, si intrecciano varie storie, come quella della bellissima Filomena, desiderata dagli uomini ed odiata dalle donne; della ricca Emma Serra di Arpaja, infelice e trasgressiva; del pizzaiolo Iodice fallito e suicida, e molti altri.

    Questo romanzo, rispetto al primo,è più ...giallo. Nel senso che fino alle ultime pagine non si sa chi sia l'assassino. Ma non è qui il suo valore, secondo me.
    Io l'ho apprezzato perchè è un romanzo COMPLETO, al di là della risoluzione del giallo.
    Gli stati d'animo personali, di Ricciardi, del suo vice Maione, di tutti, sono tratteggiati con bravura , quasi in punta di penna, senza essere pesanti o eccessivi. Ci sono brani che mi hanno incantata!
    Un esempio( tra i molti).

    Pag.116.
    "Avrebbe avuto sei, otto mesi di vita. L'assassino ha sprecato energie inutili, ha preceduto la natura solo di poco.
    Sei, otto mesi, pensò.( Ricciardi)
    E ti pare poco?
    Una primavera, un'estate, un autunno.
    Fiori, il profumo dell'erba nuova e del mare sugli scogli;il primo vento fresco del nord, le castagne arrostite per strada.
    Qualche fiocco di neve, o bambini che si tuffano, o col naso in su per guardare a che cosa somiglia quella nuvola.
    La pioggia sulla strada, gli zoccoli dei cavalli.Le urla degli ambulanti.
    Forse avrebbe avuto un altro Natale, e gli zampognari per le piazze e nelle case.
    Sei, otto mesi.
    Non avrebbe avuto diritto, la povera infame usuraia, la cartomante bugiarda, per le piccole illusioni che ragalava, anche a sei, otto minuti, se la vita glieli avesse concessi?"

    Anche la storia privata di Ricciardi procede di pari passo, ed è così dolce, così...d'altri tempi, da struggere il cuore; da domandarsi se possa essere reale.
    Ma questo personaggio è speciale, e secondo me bisogna accettarlo com'è. Anche un pò anacronistico.

    Così mi sono goduta questa vicenda dalla prima all'ultima pagina, e come poche volte mi accade , mi sono sentita un pò orfana. Anche il finale è da romanzo ottocentesco, ma dolcissimo.

    "Dietro la finestra, dall'altra parte della strada, una ragazza con gli occhi bagnati di lacrime e il telaio in mano guardava dalla sua parte.
    In alto, in bilico sul tetto, la primavera volteggiò e rise."

    Bravissimo, bravissimo De Giovanni!
    Stasera ho prenotato dal mio libraio il terzo ed il quarto. COSì MI MANCHERA' UN Pò MENO.
    Rosy
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  6. #36
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    Vorrei citare un altro brano che mi ha colpita molto. E' una riflessione di Ricciardi.

    Pag.341.
    "Vai a casa accompagnato dal lavoro, dal pensiero dell'indagine, costellato di facce, sensazioni, toni di voce.
    Cammini, calpesti le pietre, annusi l'aria leggera del bosco lontano. E pensi alle parole che hai sentito, che devi mettere in ordine.
    Cammini tra pochi vivi che tornano a casa lungo i muri, e qualche morto che ti guarda e caccia dolore dalle ferite.
    Cammini e non guardi, passi da estraneo attraverso un mondo.
    Sali le scale, apri la porta, senti il respiro stanco della vecchia tata che dorme serena. Ti spogli, tu e la notte siete una cosa sola, pensi che stasera no, non ci andrai.
    Ti stenderai e troverai il sonno, anzi lui troverà te trascinandoti per qualche ora in un territorio di pace illusoria, per qualche ora."
    Rosy
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  7. #37
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    Bella la tua recensione, Rosy, e bella anche la citazione nel post successivo. Sì, De Giovanni è proprio bravo e nei suoi libri emerge una grande sensibilità di uomo, oltre alla bravura di scrittore.
    Per quanto riguarda i romanzi con protagonista Ricciardi fai bene ad andare in fila, perché lui e gli altri personaggi fissi evolvono nella serialità delle diverse storie.
    L'ultimo libro uscito da Mondadori, però, "Il metodo del Coccodrillo", non ha come protagonista Ricciardi ed è ambientato nella Napoli odierna, per cui la lettura di questo romanzo non comprometterebbe la lettura degli altri... Azz... stasera sono un po' contorta...
    “Non ho bisogno di tempo per sapere come sei: conoscersi è luce improvvisa” (P. Salinas)

  8. #38
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Grazie. Ho scritto a...caldo.
    Stasera, quando in libreria prenotavo gli altri due, ho dato un'occhiata a questo nuovo, ma l'ho messo da parte fino al suo turno! ciao
    Rosy
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  9. #39
    Sydbar L'avatar di sydbar
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    De Giovanni è a mio parere una delle penne più autorevoli nel contesto romanziero italiano, Ricciardi e Maione sono e rimarranno due icone indissolvibili del romanzo Thriller Storico!!!
    Poi vi posterò le mie opinioni, in questi gg sto leggendo "Per mano mia".
    Vado ad acquistare questo nuovo di cui avete scritto precedentemente e di cui l'autore a Suzzara aveva già anticipato l'uscita, in autunno uscirà il nuovo con Ricciardi!!!
    Syd
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  10. #40
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    Sabato 12 maggio, alle ore 14, Maurizio presenterà il nuovo romanzo al Salone del Libro di Torino. Speriamo di riuscire a seguire il suo discorso! Dovrebbe comunque venire anche a Milano prossimamente..

    Concordo sulla sua bravura, ma non solo. E' davvero seguito con interesse da tanti, perché ama essere direttamente in contatto con le persone.

  11. #41
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    noooooooooooooooooo!
    non mi dire, proprio stavolta che non posso venire....
    Magari non arei riuscita a dirghli la mia ammirazione, ma lo avrei sentito volentieri! Vabbè, poi mi racconterai per filo e per segno.. Ciao
    Rosy
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  12. #42
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    Maurizio De Giovanni – “Il metodo del Coccodrillo” – Mondadori
    ACQUISTATO OGGI...PRONTO PER LA LETTURA SUBITO DOPO L'ULTIMO DI CARRISI.
    SYD
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  13. #43
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    Ieri Repubblica ha presentato Il metodo del coccodrillo con un'intervista all'autore: MAURIZIO DE GIOVANNI
    06 maggio 2012 — pagina 48 sezione: CULTURA



    Ricciardi va in pausa, entra Lojacono.
    Ricciardi è il commisario che scarpinando per la Napoli degli anni Trenta e ascoltando i fantasmi (è un po' paragnosta, ma non tanto da farsi spiattellare la soluzione) si è fatto strada per tanti romanzi (da Il senso del dolore, 2007, a Per mano mia, 2011) rendendo il suo autore Maurizio De Giovanni, già (e tuttora) funzionario di banca, un giallista di buon successo.
    Il commissario Lojacono, invece, è un nostro contemporaneo sotto tutti gli aspetti, dal tormentato fresco divorzio alle spalle (pena collaterale per un sospetto forse ingiusto di collusione mafiosa che gli ha sfasciato la famiglia e l'ha fatto trasferire dalla Sicilia) al rapporto col computer nell'ufficio denunce dello scalcinato commissariato partenopeo in cui la disgrazia lo ha catapultato, a far finta di lavorare giocando infinite partite a scopa contro l'avversario digitale finché il destino non lo richiama in servizio full time contro un imprendibile serial killer di ragazzi. Ma soprattutto il poliziotto Giuseppe Lojacono, protagonista di Il metodo del coccodrillo in questi giorni in libreria, è la scommessa di un salto di popolarità: dalla Fandango, che ha lanciato De Giovanni, a Mondadori - mentre Einaudi ripubblica la serie "Ricciardi" e la proseguirà dal prossimo autunno - e dalle storie della Napoli di una volta al noir sulle frontiere interiori del male.

    Com'è stato il passaggio, De Giovanni?
    «Un po' ansiogeno, grazie. Anche se in fondo io credo di scrivere sempre allo stesso modo. Ho cominciato a fare il narratore solo cinque anni fa, a 48 anni: più che un talento formidabile di scrittura, che sarebbe emerso prima, credo che alla base del mio lavoro ci siano le tante letture digerite, tutto materiale che cerco di riversare nelle mie storie».

    L' esperienza di buon lettore come primo bagaglio del romanziere?
    «È così. Nel mio scaffale, oltre a tutti i giallisti italiani e insieme al Conte di Montecristo che mi rileggo ogni cinque anni, ci sono Simenon e Ed McBain. Loro mi hanno convinto che non c' è relazione fisica più forte di un omicidio, tra due esseri umani. E nessun autoediting più efficace dell' impianto di un poliziesco per liberarsi delle parti superflue della scrittura. Voglio dire che tanto con Lojacono quanto con Ricciardi, come autore cerco di osservare gli avvenimenti insieme al lettore, senza soffocare la storia per la voglia di esibire uno stile».

    Tra lettore e scrittore, il passo è breve? Lei come lo ha fatto?
    «Per caso, con un concorso di racconti a cui mi hanno iscritto degli amici scommettendo che non ci avrei partecipato. Praticamente Ricciardi è nato per non dargli soddisfazione. Ma tra leggere e scrivere la differenza è come tra abitare in una bella casa e costruirsela da soli. Una fatica. Comunque il lavoro in banca non lo lascio, perché non vorrei mai essere costretto a scrivere, se dovesse capitare che non ho niente da dire».

    Ma perché lasciare gli anni Trenta?
    «Intanto li ho abbandonati, insieme al mio Ricciardi, solo per un po' . Sembra strano pure a me, ma incontro per strada delle signore che mi chiedono in continuazione nuove puntate di quel personaggio. Con un Ricciardi all' anno sarebbe facile andare avanti per sempre. Però avevo in testa una storia che voleva essere raccontata altrimenti, e ci ho provato. Così, se funziona, finirò per trovarmi con due investigatori alla volta».

    Differenti, ma gemelli: tutti e due solitari, con un passato difficile, rapporti tesi col resto del mondo e perfino contesi tra due donne. Cosa li distingue?
    «Beh, intanto Lojacono non ha visioni ma solo intuizioni e sospetti. E poi per lui non vedo grandi sviluppi sentimentali, pensa soprattutto alla figlia che da quando si è separato non può vedere più. Ma soprattutto sono diversi la città e la società in cui vivono. Quella di Il metodo del coccodrillo è una Napoli dura, piena di muri e di indifferenza, lontana dal cliché di una città chiacchierona e chiassosa. Il teatro giusto per la messa in scena di due solitudini, quella dell'investigatore ma anche quella dell'assassino. Al principio avevo addirittura pensato a capitoli alternati solo con le loro voci. Poi sono arrivate anche le voci degli altri, vittime e comprimari a chiedere spazio».

    Stare nel presente le avrà comunque risparmiato un bel po' di ricerca storica...
    «Lo pensavo anch'io, ma ho dovuto ricredermi. Ho dovuto imparare un sacco di procedura penale, invece, e anche il questore di Napoli, che per fortuna è un fan di Ricciardi, mi ha dato qualche consiglio. Perché quello che nelle diverse epoche non cambia è che un giallo deve essere preciso».

    Il suo nuovo poliziotto ha «gli occhi stretti, quasi da cinese». Un piccolo omaggio a McBain?
    «Ma certo, come il Carella dell' 87° Distretto. Sono contento che l'ha notato. Coi 55 romanzi di quella serie ci ho passato la giovinezza. Volevo il mio Carella anch' io».

    MAURIZIO BONO

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubb…
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  14. #44
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Bella, questa intervista. Mi fa già scattare la voglia ...di acquistare!
    Ma vado con calma.
    Certo Lojacono ha già ( lo intuisco) le caratteristiche che io richiedo ai miei poliziotti preferiti: tormentato quel che basta, ecc ecc. E la lista si allunga...
    ciao, Buona giornata!
    Rosy
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  15. #45
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    RECENSIONE

    CINICO - Il metodo del coccodrillo

    Il coccodrillo animale antico, animale paziente, animale predatore che attende la sua preda e senza esitazione la colpisce saziando la sua fame, animale famoso per le sue lacrime (si applica a chi, dopo averne combinata una, travolto dalle conseguenze inattese o più gravi del previsto, si pente di aver male operato), non so ma questo coccodrillo è di sicuro uno che non si pentirà nemmeno all'ultima pagina del libro.
    Lo stile di De Giovanni è impeccabile, capitoli brevi, descrizioni di una Napoli decadente e sconvolta dalla criminalità che si insinua sin negli ambienti dei più giovani, napoletani persone che seppur in disgrazia hanno sempre nel cuore un sole che li rigenera e fa venir voglia di vivere, una descrizione dei passaggi burocratici del procedimento penale puntuali ed attinenti.
    Un ispettore di Polizia, Giuseppe Lojacono, protagonista assoluto che si affianca in antitesi al serial killer "coccodrillo", due persone che alla fine hanno l'anima consumata per lo stesso motivo...
    Un Sostituo Procuratore della Repubblica, Laura Piras, sarda, energica, testarda, caparbia, attraente, "bella ma in gamba".
    E le vittime, inconsapevoli ed innocenti, alto è il prezzo da pagare per gli "errori e colpe", ma errori e colpe di chi???
    Un libro piacevolissimo, come sempre l'autore con incommensurabile maestri ci abitua ad una lettura scorrevole e trascinante, forse la trama richiama "Per esclusione" del duo Novelli e Zarini, ed un finale cinico, travolgente, spossante, che non ammette pentimenti...neanche nel lettore, che rimarrà soddisfatto per l'attenzione dedicata; ricorda molto vagamente Seven, film del 1995 di David Fincher, trarro per concludere una citazione da questo lungometraggio: "Hemingway una volta ha scritto: 'Il mondo è un bel posto, e vale la pena lottare per esso.' Condivido la seconda parte".
    Ed io aggiungo: "vale la pena leggere".
    Buona lettura a tutti.
    Syd
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