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Discussione: Wislawa Szymborska

          
  1. #16
    Master Member L'avatar di daniela
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    Torture

    Nulla è cambiato.
    Il corpo prova dolore,
    deve mangiare respirare e dormire,
    ha la pelle sottile, e subito sotto - sangue,
    ha una buona scorta di denti e di unghie,
    le ossa fragili, le giunture stirabili.
    Nelle torture, di tutto ciò si tiene conto.

    Nulla è cambiato.
    Il corpo trema, come tremava
    prima e dopo la fondazione di Roma e dopo,
    nel ventesimo secolo prima e dopo Cristo,
    le torture c'erano e ci sono, solo la Terra è più piccola
    e qualunque cosa accade, è come dietro la porta.

    Nulla è cambiato.
    C'è soltanto più gente,
    alle vecchie colpe se ne sono aggiunte di nuove,
    reali, fittizie, temporanee e inesistenti,
    ma il grido con cui il corpo ne risponde
    era, è e sarà un grido di innocenza,
    secondo un registro e una scala eterni.

    Nulla è cambiato.
    Tranne forse i modi, le cerimonie, le danze.
    Il gesto delle mani che proteggono il capo
    è rimasto lo stesso.
    Il corpo si torce, si dimena e si divincola,
    fiaccato cade, raggomitola le ginocchia,
    illividisce, si gonfia, sbava e sanguina.

    Nulla è cambiato.
    Tranne il corso dei fiumi,
    la linea dei boschi, del litorale, di deserti e ghiacciai.
    Tra questi paesaggi l'anima vaga,
    sparisce, ritorna, si avvicina, si allontana,
    a se stessa estranea, inafferrabile,
    ora certa, ora incerta della propria esistenza,
    mentre il corpo c'è, e c'è, e c'è
    e non trova riparo.

    Wislawa Szymborska


    Leggendo le sue poesie, comprendo ora come sia stata testimone preziosa del nostro secolo, che ha tradotto in poesia con "la gioia di scrivere. Il potere di perpetuare. La vendetta d'una mano mortale".
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  2. #17
    Master Member L'avatar di Claire
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    FOGLIETTO ILLUSTRATIVO


    Sono un tranquillante.
    Agisco in casa.
    Funziono in ufficio,
    affronto gli esami,
    mi presento all'udienza,
    incollo con cura le tazze rotte -
    devi solo prendermi,
    farmi sciogliere sotto la lingua,
    devi solo mandarmi giù
    con un sorso d'acqua.


    So come trattare l'infelicità,
    come sopportare una cattiva notizia,
    ridurre l'ingiustizia,
    rischiarare l'assenza di Dio,
    scegliere un bel cappellino da lutto.
    Che cosa aspetti -
    fidati della pietà chimica.


    Sei un uomo (una donna) ancora giovane,
    dovresti sistemarti in qualche modo.
    Chi ha detto
    che la vita va vissuta con coraggio?


    Consegnami il tuo abisso -
    lo imbottirò di sonno.
    Mi sarai grato (grata)
    per la caduta in piedi.


    Vendimi la tua anima.
    Un altro acquirente non capiterà.


    Un altro diavolo non c'è più.

    Wislawa Szimborska
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  3. #18
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    dal Discorso tenuto in occasione del conferimento del Premio Nobel
    7 dicembre 1996


    “In un discorso, pare, la prima frase è sempre la più difficile. E dunque l’ho già alle mie spalle… Ma sento che anche le frasi successive saranno difficili, la terza, la sesta, la decima, fino all’ultima, perché devo parlare della poesia. Su questo argomento mi sono pronunciata di rado, quasi mai. E sempre accompagnata dalla convinzione di non farlo nel migliore dei modi. Per questo il mio discorso non sarà troppo lungo. Ogni imperfezione è più facile da sopportare se la si serve a piccole dosi.(…)
    Alla domanda “cosa è l’ispirazione”, ammesso che esista, i poeti contemporanei danno risposte evasive. Non perché non abbiano mai sentito il beneficio di tale impulso interiore. Il motivo è un altro. Non è facile spiegare a qualcuno qualcosa che noi stessi non capiamo.(…)
    L’ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante “non so”.
    Se Isaak Newton non si fosse detto “non so”, le mele nel giardino sarebbero potute cadere davanti ai suoi occhi come grandine e lui, nel migliore dei casi, si sarebbe chinato a raccoglierle, mangiandole con gusto. Se la mia connazionale Maria Sklodowska Curie non si fosse detta “non so” sarebbe sicuramente diventata insegnante di chimica per un convitto di signorine di buona famiglia, e avrebbe trascorso la vita svolgendo questa attività, peraltro onesta. Ma si ripeteva “non so” e proprio queste parole la condussero, e per due volte, a Stoccolma, dove vengono insignite del premio Nobel le persone di animo inquieto ed eternamente alla ricerca.
    Anche il poeta, se è vero poeta, deve ripetere di continuo a se stesso “non so”. Con ogni sua opera cerca di dare una risposta, ma non appena ha finito di scrivere già lo invade il dubbio e comincia a rendersi conto che si tratta d’una risposta provvisoria e del tutto insufficiente. Perciò prova ancora una volta e un’altra ancora, finché gli storici della letteratura non legheranno insieme prove della sua insoddisfazione di sé, chiamandole “patrimonio artistico”…(…)
    Nel linguaggio della poesia, in cui ogni parola ha un peso, non c’è più nulla di ordinario e normale. Nessuna pietra e nessuna nuvola su di essa. Nessun giorno e nessuna notte che lo segue. E soprattutto nessuna esistenza di nessuno in questo mondo.
    A quanto pare i poeti avranno sempre molto da fare.”
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  5. #19
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    Il gatto in un appartamento vuoto

    Morire. Questo a un gatto non si fa.
    Perché cosa può fare il gatto
    in un appartamento vuoto?
    Arrampicarsi sulle pareti
    strofinarsi contro i mobili?
    Qui niente sembra cambiato
    eppure tutto è mutato
    niente sembra spostato
    eppure tutto è fuori posto
    la sera la lampada non è più accesa
    si sentono passi sulle scale
    ma non sono quelli
    anche la mano
    che mette il pesce nel piattino
    non è quella di prima.
    Qualcosa non comincia
    alla sua solita ora
    qualcosa non accade
    come dovrebbe
    qui c'era sempre qualcuno. Sempre.
    E poi d'un tratto è scomparso
    e si ostina a non esserci
    in ogni armadio si è guardato
    si è cercato sulle mensole
    e infilati sotto il tappeto
    ma non ha portato a niente
    si è persino infranto il divieto
    di entrare nell'ufficio
    e si sono sparse carte dappertutto.
    Cos'altro si può fare
    aspettare e dormire
    che provi solo a tornare
    che si faccia vedere se osa !
    deve imparare che
    questo non si fa a un gatto.
    Gli si andrà incontro
    con aria distaccata
    un po' altezzosi
    come se non lo si vedesse
    camminando lentamente
    sulle zampe molto offese
    e soprattutto
    non un salto nè un miagolio.
    Almeno non subito.
    Due cose mi hanno sempre sorpreso: l'intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini. Bertrand Russell

  6. #20
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    Un incontro inatteso


    Siamo molto cortesi l'uno con l'altro,
    diciamo che e' bello incontrarsi dopo anni.


    Le nostre tigri bevono latte.
    I nostri sparvieri vanno a piedi.
    I nostri squali affogano nell'acqua.
    I nostri lupi sbadigliano alla gabbia aperta.


    Le nostre vipere si sono scrollate di dosso i lampi,
    le scimmie gli slanci, i pavoni le penne.
    I pipistrelli gia' da tanto sono volati via dai nostri capelli.


    Ci fermiamo a meta' della frase,
    senza scampo sorridenti.
    La nostra gente
    non sa parlarsi.

    Wislawa Szymborska
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  7. #21
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    Accanto a un bicchier di vino

    Con uno sguardo mi ha resa più bella,
    e io questa bellezza l'ho fatta mia
    Felice, ho inghiottito una stella.

    Ho lasciato che mi immaginasse
    a somiglianza del mio riflesso
    nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
    nel battito di ali improvvise.

    Il tavolo è tavolo, il vino è vino
    nel bicchiere che è un bicchiere
    e sta lì dritto sul tavolo.
    Io invece sono immaginaria,
    incredibilmente immaginaria,
    immaginaria fino al midollo.
    Gli parlo di tutto ciò che vuole:
    delle formiche morenti d'amore
    sotto la costellazione del soffione.
    Gli giuro che una rosa bianca,
    se viene spruzzata di vino, canta.

    Mi metto a ridere, inclino il capo
    con prudenza, come per controllare
    un'invenzione. E ballo, ballo
    nella pelle stupita, nell'abbraccio
    che mi crea.

    Eva dalla costola, Venere dall'onda,
    Minerva dalla testa di Giove
    erano più reali.

    Quando lui non mi guarda,
    cerco la mia immagine
    sul muro. E vedo solo
    un chiodo, senza il quadro.

    Wislawa Szymborska
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  8. #22
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    Vestiario


    Ti togli, ci togliamo, vi togliete
    cappotti, giacche, gilè, camicette
    di lana, di cotone, di terital,
    gonne, calzoni, calze, biancheria,
    posando, appendendo, gettando su
    schienali di sedie, ante di paraventi;
    per adesso, dice il medico, nulla di serio
    si rivesta, riposi, faccia un viaggio,
    prenda nel caso, dopo pranzo, la sera,
    torni fra tre mesi, sei, un anno,
    vedi, e tu pensavi, e noi temevamo,
    e voi supponevate, e lui sospettava;
    è già ora di allacciare con mani ancora tremanti
    stringhe, automatici, cerniere, fibbie,
    cinture, bottoni, cravatte, colletti
    e da maniche, borsette, tasche, tirar fuori
    -sgualcita, a pois, a righe, a fiori, a scacchi- la sciarpa
    riutilizzabile per protratta scadenza.


    Wisława Szymborska
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  9. #23
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    Scoperta

    “Credo nella grande scoperta.
    Credo nell’uomo che farà la scoperta.
    Credo nella paura dell’uomo che farà la scoperta.
    Credo nel pallore del suo viso,
    nella sua nausea, nel sudore gelato del suo labbro.
    Credo nei suoi appunti bruciati,
    ridotti in cenere,
    bruciati fino all’ultimo.
    Credo nelle cifre sparpagliate,
    sparpagliate senza rimpianto.
    Credo nella fretta dell’uomo,
    nella precisione dei suoi gesti,
    nel suo libero arbitrio.
    Credo nelle lavagne fracassate,
    nei liquidi versati,
    nei raggi spenti.
    Affermo che ciò riuscirà,
    che non sarà troppo tardi,
    e che avverrà in assenza di testimoni.
    Nessuno lo saprà, ne sono certa,
    né la moglie, né la parete,
    neppure l’uccello, potrebbe cantare.
    Credo nella mano che non si presta,
    credo nella carriera spezzata,
    credo nel lavoro di molti anni sprecato.
    Credo nel segreto portato nella tomba.
    Queste parole mi veleggiano sopra le regole.
    Non cercano appoggio in nessun esempio.
    La mia fede è forte, cieca e senza fondamento.”

    Wislawa Szymborska
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  10. #24
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    NULLA È IN REGALO


    Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
    Sono indebitata fino al collo.
    Sarò costretta a pagare per me
    con me stessa,
    a rendere la vita in cambio della vita.

    È così che è stabilito,
    il cuore va reso
    e il fegato va reso
    e ogni singolo dito.

    È troppo tardi per impugnare il contratto.
    Quanto devo
    Mi sarà tolto con la pelle.

    Me ne vado per il mondo
    tra una folla di altri debitori.
    Su alcuni grava l'obbligo
    di pagare le ali.
    Altri dovranno, per amore o per forza,
    rendere conto delle foglie.

    Nella colonna Dare
    ogni tessuto che è in noi.
    Non un ciglio, non un peduncolo
    da conservare per sempre.

    L'inventario è preciso,
    e a quanto pare
    ci toccherà restare con niente.

    Non riesco a ricordare
    dove, quando e perchè
    ho permesso che aprissero
    questo conto a mio nome.

    La protesta contro di esso
    la chiamiamo anima.
    E questa è l'unica voce
    che manca nell'inventario

    Wislawa Szymborska
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  11. #25
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    Vista con granello di sabbia

    Lo chiamano granello di sabbia.
    Ma lui non chiama se stesso né granello né sabbia.
    Fa a meno di un nome
    generale, individuale, permanente, temporaneo, scorretto o corretto.

    Del nostro sguardo e tocco non gli importa.
    Non si sente guardato e toccato.
    E che sia caduto sul davanzale è solo un'avventura nostra, non sua.
    Per lui è come cadere su una cosa qualunque,
    senza la certezza di essere già caduto o di cadere ancore.

    Dalla finestra c'è una vista sul lago, ma quella vista, lei non si vede.
    Senza colore e senza forma, senza voce, senza odore e senza dolore
    è il suo stare in questo mondo.

    Senza fondo è lo stare del fondo del lago,
    e senza sponde quello delle sponde.
    Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.
    Né al singolare né al plurale quello delle onde,
    che mormorano sorde al proprio mormorio
    intorno a pietre non piccole, non grandi.

    E tutto ciò sotto un cielo per natura senza cielo.
    Ove il sole tramonta senza tramontare affatto
    e si nasconde senza nascondersi dietro una nuvola ignara.

    Il vento la scopiglia senza altri motivi se non quello di soffiare.

    Passa un secondo.
    Un altro secondo.
    Un terzo secondo.
    Tre secondi, però, solo nostri.

    Il tempo passò come un messo con una notizia urgente.

    Ma è soltanto un paragone nostro.
    Inventato il personaggio, fittizia la fretta, e la notizia inumana.

    Wislawa Szymborska
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  12. #26
    Senior Member L'avatar di Andrea
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    La cipolla

    La cipolla è un'altra cosa.
    Interiora non ne ha.
    Completamente cipolla
    fino alla cipollità.
    Cipolluta di fuori,
    cipollosa fino al cuore,
    potrebbe guardarsi dentro
    senza provare timore.

    In noi ignoto e selve
    di pelle appena coperti,
    interni d'inferno,
    violenta anatomia,
    ma nella cipolla - cipolla,
    non visceri ritorti.
    Lei più e più volte nuda,
    fin nel fondo e così via.

    Coerente è la cipolla,
    riuscita è la cipolla.
    Nell'una ecco sta l'altra,
    nella maggiore la minore,
    nella seguente la successiva,
    cioè la terza e la quarta.
    Una centripeta fuga.
    Un'eco in coro composta.

    La cipolla, d'accordo:
    il più bel ventre del mondo.
    A propria lode di aureole
    da sé si avvolge in tondo.
    In noi - grasso, nervi, vene,
    muchi e secrezioni.
    E a noi resta negata
    l'idiozia della perfezione.
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  13. #27
    Senior Member L'avatar di Andrea
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    Il gatto in un appartamento vuoto

    Morire – questo a un gatto non si fa.
    Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto?
    Arrampicarsi sulle pareti.
    Strofinarsi tra i mobili.
    Qui niente sembra cambiato,
    eppure tutto è mutato.
    Niente sembra spostato,
    eppure tutto è fuori posto.
    E la sera la lampada non brilla più.
    Si sentono passi sulle scale,
    ma non sono quelli.
    Anche la mano che mette il pesce nel piattino
    non è quella di prima.

    Qualcosa qui non comincia
    alla sua solita ora.
    Qualcosa qui non accade
    come dovrebbe.
    Qui c’era qualcuno, c’era,
    e poi d’un tratto è scomparso,
    e si ostina a non esserci.
    In ogni armadio si è guardato.
    Sui ripiani è corso.
    Sotto il tappeto si è controllato.
    Si è perfino infranto il divieto
    di sparpagliare le carte.
    Cos’altro si può fare.
    Aspettare e dormire.

    Che provi solo a tornare,
    che si faccia vedere.
    Imparerà allora che con un gatto così non si fa.
    Gli si andrà incontro come se proprio non se ne avesse voglia,
    pian pianino,
    su zampe molto offese.
    E all’inizio niente salti né squittii.
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  14. #28
    Master Member L'avatar di Claire
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    Riso


    La ragazzina che ero -
    la conosco, ovviamente.
    Ho qualche fotografia
    della sua breve vita.
    Provo un'allegra pietà
    per un paio di poesiole.
    Ricordo alcuni fatti.


    Ma,
    perché chi è qui con me
    rida e mi abbracci
    rammento solo una storiella:
    l'amore infantile
    di quella bruttina.


    Racconto
    com'era innamorata di uno studente,
    cioè voleva
    che lui la guardasse.


    Racconto
    come gli corse incontro
    con una benda sulla testa sana
    perché almeno, ah, le chiedesse
    cos'era successo.


    Buffa piccina.
    Come poteva sapere
    che anche la disperazione dà benefici
    se si ha la fortuna
    di vivere più a lungo.


    Le pagherei un dolcetto.
    Le pagherei il cinema.
    Vattene, non ho tempo.


    Eppure vedi
    che la luce è spenta.
    Certo capisci
    che la porta è chiusa.
    Non scuotere la maniglia -
    quello che ha riso,
    quello che mi ha abbracciato,
    non è il tuo studente.


    Faresti meglio a tornare
    da dove sei venuta.
    Non ti devo nulla,
    donna qualunque,
    che sa solo
    quando
    tradire un segreto altrui.


    Non guardarci così
    con quei tuoi occhi
    troppo aperti,
    come gli occhi dei morti.

    Wislawa Szymborska
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  15. #29
    Master Member L'avatar di Claire
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    Devo molto

    Devo molto
    a quelli che non amo.
    Il sollievo con cui accetto
    che siano più vicini a un altro. La gioia di non essere io
    il lupo dei loro agnelli. Mi sento in pace con loro
    e in libertà con loro,
    e questo l’amore non può darlo,
    né riesce a toglierlo. Non li aspetto
    dalla porta alla finestra.
    Paziente
    quasi come una meridiana,
    capisco
    ciò che l’amore non capisce,
    perdono
    ciò che l’amore non perdonerebbe mai. Da un incontro a una lettera
    passa non un’eternità,
    ma solo qualche giorno o settimana. I viaggi con loro vanno sempre bene,
    i concerti sono ascoltati fino in fondo,
    le cattedrali visitate,
    i paesaggi nitidi. E quando ci separano
    sette monti e fiumi,
    sono monti e fiumi
    che trovi su ogni atlante. È merito loro
    se vivo in tre dimensioni,
    in uno spazio non lirico e non retorico,
    con un orizzonte vero, perché mobile. Loro stessi non sanno
    quanto portano nelle mani vuote. «Non devo loro nulla» -
    direbbe l’amore
    su questa questione aperta.

    Wislawa Szymborska
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  16. #30
    Senior Member L'avatar di Baudin
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    Quote Originariamente inviato da Claire Visualizza il messaggio
    dal Discorso tenuto in occasione del conferimento del Premio Nobel
    7 dicembre 1996


    “In un discorso, pare, la prima frase è sempre la più difficile. E dunque l’ho già alle mie spalle… Ma sento che anche le frasi successive saranno difficili, la terza, la sesta, la decima, fino all’ultima, perché devo parlare della poesia. Su questo argomento mi sono pronunciata di rado, quasi mai. E sempre accompagnata dalla convinzione di non farlo nel migliore dei modi. Per questo il mio discorso non sarà troppo lungo. Ogni imperfezione è più facile da sopportare se la si serve a piccole dosi.(…)
    Alla domanda “cosa è l’ispirazione”, ammesso che esista, i poeti contemporanei danno risposte evasive. Non perché non abbiano mai sentito il beneficio di tale impulso interiore. Il motivo è un altro. Non è facile spiegare a qualcuno qualcosa che noi stessi non capiamo.(…)
    L’ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante “non so”.
    Se Isaak Newton non si fosse detto “non so”, le mele nel giardino sarebbero potute cadere davanti ai suoi occhi come grandine e lui, nel migliore dei casi, si sarebbe chinato a raccoglierle, mangiandole con gusto. Se la mia connazionale Maria Sklodowska Curie non si fosse detta “non so” sarebbe sicuramente diventata insegnante di chimica per un convitto di signorine di buona famiglia, e avrebbe trascorso la vita svolgendo questa attività, peraltro onesta. Ma si ripeteva “non so” e proprio queste parole la condussero, e per due volte, a Stoccolma, dove vengono insignite del premio Nobel le persone di animo inquieto ed eternamente alla ricerca.
    Anche il poeta, se è vero poeta, deve ripetere di continuo a se stesso “non so”. Con ogni sua opera cerca di dare una risposta, ma non appena ha finito di scrivere già lo invade il dubbio e comincia a rendersi conto che si tratta d’una risposta provvisoria e del tutto insufficiente. Perciò prova ancora una volta e un’altra ancora, finché gli storici della letteratura non legheranno insieme prove della sua insoddisfazione di sé, chiamandole “patrimonio artistico”…(…)
    Nel linguaggio della poesia, in cui ogni parola ha un peso, non c’è più nulla di ordinario e normale. Nessuna pietra e nessuna nuvola su di essa. Nessun giorno e nessuna notte che lo segue. E soprattutto nessuna esistenza di nessuno in questo mondo.
    A quanto pare i poeti avranno sempre molto da fare.”
    Ringrazio tutti voi che state intervenendo con i vostri contributi in questo bellissimo thread. Sto seguendo gli interessanti temi che tratta la Szymborska ribaditi nel discorso da lei tenuto a Oslo. Sono grato a Claire per avercelo proposto.
    La sete di conoscenza come afferma la Wislawa non è un fatto solo scientifico, ma anche spirituale. Per lo scienziato come per il poeta la spinta che viene dal dubbio è fondamentale ed altrettanto lo è la consapevolezza della provvisorietà di ogni risposta.
    La poesia ha il vantaggio di un potere introspettivo che le consente di usare la parola, come dice la Wislawa, non in maniera ordinaria, ma liberata da tutti gli orpelli della normalità, "nessuna pietra e nessuna nuvola, nessun giorno e nessuna notte, soprattutto nessuna esistenza". La parola allo stato essenziale, espressione della spiritualità pura.
    Condivido totalmente.

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