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Discussione: Wislawa Szymborska

          
  1. #31
    Master Member L'avatar di Claire
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    Quote Originariamente inviato da Baudin Visualizza il messaggio
    Ringrazio tutti voi che state intervenendo con i vostri contributi in questo bellissimo thread. Sto seguendo gli interessanti temi che tratta la Szymborska ribaditi nel discorso da lei tenuto a Oslo. Sono grato a Claire per avercelo proposto.
    La sete di conoscenza come afferma la Wislawanon è un fatto solo scientifico, ma anche spirituale. Per lo scienziato come per il poeta la spinta che viene dal dubbio è fondamentale ed altrettanto lo è la consapevolezza della provvisorietà di ogni risposta.
    La poesia ha il vantaggio di un potere introspettivo che le consente di usare la parola, come dice la Wislawa, non in maniera ordinaria, ma liberata da tutti gli orpelli della normalità, "nessuna pietra e nessuna nuvola, nessun giorno e nessuna notte, soprattutto nessuna esistenza". La parola allo stato essenziale, espressione della spiritualità pura.
    Condivido totalmente.
    Il mio vuole essere un modestissimo contributo di semplice lettrice che apprezza questa grande poetessa. Di lei mi affascina in particolar modo la sua straordinaria capacità di essere aderente alla realtà e di farcene percepire le nascoste profondità.
    Inutile dirti che anch'io concordo perfettamente con lo scritto della Szymborska e con le tue acute osservazioni.


    Che sarebbe l'uomo senza questa intima sete di conoscenza che lo spinge a un cammino di costante ricerca della verita o delle verita? Cosa sarebbe senza quei "non lo so?"
    Ciao


    Claire
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  2. #32
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    CONVERSAZIONE CON UNA PIETRA
    (da “Sale” 1962)

    Busso alla porta della pietra
    - Sono io, fammi entrare.
    Voglio venirti dentro,
    dare un’occhiata,
    respirarti come l’aria.

    - Vattene – dice la pietra.
    - Sono ermeticamente chiusa.
    Anche fatte a pezzi
    saremo chiuse ermeticamente.
    Anche ridotte in polvere
    non faremo entrare nessuno.

    Busso alla porta della pietra.
    - Sono io, fammi entrare.
    Vengo per pura curiosità.
    La vita è la sua unica occasione.
    Vorrei girare per il tuo palazzo,
    e visitare poi anche la foglia e la goccia d’acqua.
    Ho poco tempo per farlo.
    La mia mortalità dovrebbe commuoverti.

    - Sono di pietra – dice la pietra
    - E devo restare seria per forza.
    Vattene via.
    Non ho i muscoli per ridere.

    Busso alla porta della pietra.
    - Sono io, fammi entrare.
    Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,
    mai viste, belle invano,
    sorde, senza l’eco di alcun passo.
    Ammetti che tu stessa ne sai poco.

    - Sale grandi e vuote – dice la pietra
    - Ma in esse non c’è spazio.
    Belle, può darsi, ma al di là del gusto
    dei tuoi poveri sensi.
    Puoi conoscermi, però mai fino in fondo.
    Con tutta la superficie mi rivolgo a te,
    ma tutto il mio interno è girato altrove.

    Busso alla porta della pietra
    - Sono io, fammi entrare.
    Non cerco in te un rifugio per l’eternità.
    Non sono infelice.
    Non sono senza casa.

    Il mio mondo è degno di ritorno.
    Entrerò e uscirò a mani vuote.
    E come prova d’esserci davvero stata
    porterò solo parole,
    a cui nessuno presterà fede.

    - Non entrerai – dice la pietra.-
    Ti manca il senso del partecipare.
    Nessun senso ti sostituirà quello del partecipare.
    Anche una vista affilata fino all’onniveggenza
    a nulla ti servirà senza il senso del partecipare.
    Non entrerai, non hai che un senso di quel senso,
    appena un germe, solo una parvenza.

    Busso alla porta della pietra.
    - Sono io, fammi entrare.
    Non posso attendere duemila secoli
    per entrare sotto il tuo tetto.

    - Se non mi credi – dice la pietra-
    rivolgiti alla foglia, dirà la stessa cosa.
    Chiedi a una goccia d’acqua, dirà come la foglia.
    Chiedi infine a un capello della tua testa.
    Scoppio dal ridere, d’una immensa risata
    che non so far scoppiare.

    Busso alla porta della pietra.
    - Sono io, fammi entrare.

    - Non ho porta – dice la pietra.

    Wislawa Szymborska
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  3. #33
    Master Member L'avatar di daniela
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    Ella in cielo

    Pregava Dio,
    pregava con fervore
    perché facesse di lei
    una felice ragazza bianca.
    E se ormai è tardi per simili cambiamenti,
    allora, Signore Iddio, guarda quanto peso
    e toglimene almeno la metà.
    Ma Dio benevolo disse No.
    Posò soltanto la mano sul suo cuore,
    le guardò in gola, le carezzò il capo.
    E quando tutto sarà compiuto – aggiunse –
    mi allieterai venendo a me,
    mia nera gioia, tronco colmo di canto.

    Wislawa Szymborska
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  4. #34
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    Gli sono troppo vicina perché mi sogni.
    Non volo su di lui, non fuggo da lui
    sotto le radici degli alberi. Troppo vicina.
    Non con la mia voce canta il pesce nella rete.
    Non dal mio dito rotola l’anello.
    Sono troppo vicina. La grande casa brucia
    senza che io chiami aiuto. Troppo vicina
    perché la campana suoni sul mio capello.
    Troppo vicina per entrare come un ospite
    dinanzi a cui si scostano i muri.
    Mai più morirò così leggera,
    così fuori dal corpo, così ignara,
    come un tempo nel suo sogno. Troppo,
    troppo vicina. Sento il sibilo
    e vedo la squama lucente di questa parola,
    immobile nell’abbraccio. Lui dorme,
    più accessibile ora alla cassiera d’un circo
    con un leone, vista una sola volta,
    che non a me distesa al suo fianco.
    Per lei ora cresce in lui la valle
    con foglie rossicce, chiusa da un monte innevato
    nell’aria azzurra. Io sono troppo vicina
    per cadergli dal cielo. Il mio grido
    potrebbe solo svegliarlo. Povera,
    limitata alla propria forma,
    ed ero betulla, ed ero lucertola,
    e uscivo dal passato e dal broccato
    cangiando colori delle pelli. E possedevo
    il dono di sparire agli occhi stupiti,
    ricchezza delle ricchezze. Vicina,
    sono troppo vicina perché mi sogni.
    Tolgo il braccio da sotto la sua testa,
    intorpidito, uno sciame di spilli.
    Sulla capocchia d’ognuno, da contare,
    sono seduti angeli caduti.

    Wislawa Szymborska
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  5. #35
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    La statua greca

    Con l’aiuto degli uomini e di altri elementi
    il tempo si è dato un gran da fare intorno a lei.
    Dapprima l’ha privata del naso, poi dei genitali,
    quindi delle dita delle mani e piedi,
    col passar degli anni delle braccia, uno via l’altro,
    della coscia destra e di quella sinistra,
    del dorso e dei fianchi, della testa e delle natiche,
    e quel che già di era staccato lo riduceva in pezzi,
    calcinacci, ghiaia, sabbia.
    Quando muore così qualcuno vivo,
    molto sangue sgorga a ogni colpo.
    Le statue di marmo tuttavia muoiono in bianco
    e non sempre del tutto.
    Della statua in questione si è conservato il busto
    ed è come un respiro trattenuto nello sforzo,
    poiché adesso deve
    attirare
    a sé
    tutta la grazie e la gravità
    di quanto si è perduto.
    E questo gli riesce,
    questo ancora gli riesce,
    riesce e affascina,
    affascina e dura –
    Anche il tempo qui merita una menzione di lode,
    poiché ha smesso di lavorare e ha lasciato qualcosa per dopo.

    Wislawa Szymborska
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  6. #36
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    Vermeer

    Finché quella donna del Rijksmuseum
    nel silenzio dipinto e in raccoglimento
    giorno dopo giorno versa
    il latte dalla brocca nella scodella,
    il Mondo non merita
    la fine del mondo.

    Wislawa Szymborska
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  7. #37
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    Roberto Saviano a Che tempo che fa 06.02.2012 parla di Wislawa:

    "Ascolta come mi batte forte il tuo cuore"

    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  8. #38
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    E questa è un'intervista fatta a Pietro Marchesani, appassionato traduttore della poesia di Wislawa Szymborska.

    http://www.railibro.rai.it/interviste.asp?id=105
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  9. #39
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    Consolazione

    Darwin.
    Si dice che per rilassarsi leggesse romanzi.
    Ma aveva le sue esigenze:
    dovevano essere a lieto fine.
    Se gliene capitava uno differente,
    lo gettava con furia nel fuoco.

    Vero o no che sia -
    sono propensa a crederci.

    Percorrendo con la mente tanti spazi e tempi
    aveva visto così tante specie estinte,
    tali trionfi dei forti sui più deboli,
    così grandi sforzi di sopravvivenza,
    prima o poi inani,
    che almeno dalla finzione
    e dalla sua microscala
    aveva diritto di aspettarsi l'happy end.

    E quindi per forza: un raggio che sbuca dalle nuvole,
    gli amanti di nuovo insieme, i casati riconciliati,
    i dubbi dissipati, la fedeltà premiata,
    i beni recuperati, i tesori dissotterrati,
    i vicini pentiti del loro accanimento,
    la reputazione resa, la cupidigia smascherata,
    le vecchie zitelle maritati con pastori dabbene,
    gli intriganti deportati nell'altro emisfero,
    i falsari di documenti scaraventati dalle scale,
    i seduttori di vergini di gran corsa all'altare,
    gli orfani accolti in casa, le vedove consolate,
    la boria umiliata, le ferite sanate,
    il figliol prodigo invitato alla mensa,
    il calice dell'amarezza vuotato in mare,
    i fazzoletti intrisi di lacrime pacificate,
    canto e musica per tutti,
    e il cagnolino Fido,
    smarrito già nel primo capitolo,
    corra pure di nuovo per la casa
    abbaiando gioioso.

    Wislawa Szyborska

    (tratto da Poesia - Aprile 2009)



    inani= vani, vuoti, inutili
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  10. #40
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    Nato

    Dunque è sua madre.
    Questa piccola donna.
    Artefice dagli occhi grigi.
    La barca su cui, anni fa,
    lui approdò alla riva.
    è da lei che si è tirato fuori
    nel mondo,
    nella non-eternità.
    Genitrice dell'uomo
    con cui salto attraverso il fuoco.
    è dunque lei, l'unica
    che non lo scelse
    pronto, compiuto.
    Da sola lo tirò
    dentro la pelle a me nota,
    lo attaccò alle ossa
    a me nascoste.
    Da sola gli cercò
    gli occhi grigi
    con cui mi ha guardato.
    Dunque è lei, la sua Alfa.
    Perchè mai me l'ha mostrata?
    Nato.
    Così è nato anche lui.
    Nato come tutti.
    Come me, che morirò.
    Figlio d' una donna reale.
    Uno giunto dalle profondità del corpo.
    In viaggio verso l'Omega.
    Esposto
    alla propria assenza
    da ogni dove,
    in ogni istante.
    E la sua testa
    è una testa contro un muro
    cedevole per ora.
    E le sue mosse
    sono tentativi di eludere
    il vedetto universale.
    Ho capito
    che è già a metà cammino.
    Ma questo a me non l'ha detto,
    no.
    "Questa è mia madre"
    mi ha detto soltanto.

    WISLAWA SZYMBORSKA
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  11. #41
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    SCOPERTA

    Credo nella grande scoperta.
    Credo nell’uomo che farà la scoperta.
    Credo nella paura dell’uomo che farà la scoperta.

    Credo nel pallore del suo viso,
    nella sua nausea, nel sudore gelato del suo labbro.

    Credo nei suoi appunti bruciati,
    ridotti in cenere,
    bruciati fino all’ultimo.

    Credo nelle cifre sparpagliate,
    sparpagliate senza rimpianto.

    Credo nella fretta dell’uomo,
    nella precisione dei suoi gesti,
    nel suo libero arbitrio.

    Credo nelle lavagne fracassate,
    nei liquidi versati,
    nei raggi spenti.

    Affermo che ciò riuscirà,
    che non sarà troppo tardi,
    e che avverrà in assenza di testimoni.

    Nessuno lo saprà, ne sono certa,
    né la moglie, né la parete,
    neppure l’uccello, potrebbe cantare.

    Credo nella mano che non si presta,
    credo nella carriera spezzata,
    credo nel lavoro di molti anni sprecato.
    Credo nel segreto portato nella tomba.

    Queste parole mi veleggiano sopra le regole.
    Non cercano appoggio in nessun esempio.
    La mia fede è forte, cieca e senza fondamento.

    WISŁAWA SZYMBORSKA


    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

  12. #42
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    Accanto a un bicchiere di vino

    Con uno sguardo mi ha resa più bella,
    e io questa bellezza l’ho fatta mia.
    Felice, ho inghiottito una stella.
    Ho lasciato che mi immaginasse
    a somiglianza del mio riflesso
    nei suoi occhi.
    Io ballo, io ballo
    nel battito di ali improvvise.
    Il tavolo è tavolo, il vino è vino
    nel bicchiere che è un bicchiere
    e sta lì dritto sul tavolo.
    Io invece sono immaginaria,
    incredibilmente immaginaria,
    immaginaria fino al midollo.
    Gli parlo di tutto ciò che vuole:
    delle formiche morenti d’amore
    sotto la costellazione del soffione.
    Gli giuro che una rosa bianca,
    se viene spruzzata di vino, canta.
    Mi metto a ridere, inclino il capo
    con prudenza, come per controllare
    un’invenzione. E ballo, ballo
    nella pelle stupita, nell’abbraccio
    che mi crea.
    Eva dalla costola, Venere dall’onda,
    Minerva dalla testa di Giove
    erano più reali.
    Quando lui non mi guarda,
    cerco la mia immagine
    sul muro. E vedo solo
    un chiodo, senza il quadro.

    Wislawa Szymborska

    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

  13. #43
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Smile Ritorni

    "E’ ritornato. Non ha detto nulla.
    Era chiaro però che aveva avuto un dispiacere.
    Si è coricato vestito.
    Ha messo la testa sotto le coperte.
    Ha ripiegato le gambe.
    E’ sulla quarantina, ma non in questo momento.
    Esiste – ma solo in quanto nel ventre di sua madre,
    al di là di sette pelli, al riparo del buio.
    Domani terrà una conferenza sull’omeostasi
    nella cosmonautica metagalattica.
    Per il momento s’è raggomitolato, dorme."

    Wislawa Szymborska
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  14. #44
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    Un’adolescente

    Io – un’adolescente?
    Se ora, d’improvviso, si presentasse qui,
    dovrei salutarla come una persona cara,
    benché mi sia estranea e lontana?

    Versare una lacrimuccia, baciarla sulla fronte
    per la sola ragione
    che la nostra data di nascita è la stessa?

    Siamo così dissimili
    che forse solo le ossa sono le stesse,
    la calotta cranica, le orbite oculari.

    Perché già gli occhi è come fossero più grandi,
    le ciglia più lunghe, la statura più alta
    e tutto il corpo è fasciato
    dalla pelle liscia, senza un’imperfezione.

    In verità ci legano parenti e conoscenti,
    ma nel suo mondo di questa cerchia comune
    sono quasi tutti vivi,
    mentre nel mio quasi nessuno.

    Siamo così diverse,
    i nostri pensieri e parole così differenti.
    Lei sa poco -
    ma con un’ostinazione degna di miglior causa.
    Io so molto di più -
    ma non in modo certo.

    Mi mostra delle poesie,
    scritte con una grafia nitida, accurata,
    con cui io non scrivo più da anni.

    Leggo quelle poesie, le leggo.
    Be’, forse quest’unica,
    se fosse accorciata
    e corretta qua e là.
    Dal resto non verrà nulla di buono.

    La conversazione langue.
    Sul suo modesto orologio
    il tempo è ancora incerto e costa poco.
    Sul mio è molto più caro ed esatto.

    Per commiato nulla, un sorriso abbozzato
    e nessuna commozione.

    Solo quando sparisce
    e nella fretta dimentica la sciarpa -

    Una sciarpa di pura lana,
    a righe colorate,
    che nostra madre
    ha fatto per lei all’uncinetto.

    La conservo ancora.

    Wislawa Szymborska

    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  15. #45
    Master Member L'avatar di Claire
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    NATURA MORTA CON PALLONCINO


    Invece del ritorno dei ricordi
    al momento di morire
    mi prenoto il ritorno
    degli oggetti smarriti.


    Da finestre, porte – ecco ombrelli,
    valigia, guanti, cappotto,
    perché io possa dire:
    Che me ne faccio?


    Spille, questo e quel pettine,
    una rosa di carta, uno spago,
    perché io possa dire:
    Non rimpiango nulla.
    Ovunque tu sia, o chiave,
    cerca di arrivare in tempo,
    perché io possa dire:
    C’è ruggine, mia cara, ruggine.


    Cadrà una nube di certificati,
    permessi, moduli,
    perché io possa dire:
    Tramonta il sole.


    Orologio, riemergi dal fiume,
    lasciati prendere in mano,
    perché io possa dire:
    Tu fingi l’ora.


    Salterà fuori anche il palloncino
    portato via dal vento,
    perché io possa dire:
    Qui non ci sono bambini.


    Vola via per la finestra aperta,
    vola via nel vasto mondo,
    che qualcuno gridi: Oh!
    perché io possa piangere.


    Wisława Szymborska
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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