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Discussione: Il Giorno della Memoria

          
  1. #31
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    Smile RIFLESSIONE di Elie Wiesel

    Ritorno ad AUSCHWITZ

    Il silenzio. Il silenzio di Birkenau. Il silenzio di Birkenau non assomiglia a nessun altro silenzio: ha in sé le grida di disperazione, le preghiere strangolate di migliaia e migliaia di comunità che il nemico condannò ad essere ingoiate dall’oscurità di una notte infinita, una notte senza nome. Il tacere degli uomini congelato nel cuore della disumanità. Silenzio eterno sotto un cielo azzurro.
    Silenzio di morte nel cuore della morte…
    Nel regno delle ombre che è Auschwitz nessuno cammina lentamente; la morte si getta contro la sua preda. Non ha tempo, la morte: dev’essere contemporaneamente dappertutto.
    La vita, la morte: tutto si unisce in una folle velocità. Il futuro si limita qui all’attimo che precede la selezione; qui bisogna correre dietro al presente, perché non scompaia del tutto. Si corre a lavarsi. Si corre mentre ci si veste. Si corre alla distribuzione del pane, della margarina, della zuppa. Si corre all’appallo, si corre al lavoro, si corre da un blocco all’altro, alla ricerca di uno sguardo famigliare.Alla ricerca di una parola di consolazione.
    L’abbaiare dei cani… le grida dei carnefici, il rumore dei randelli di gomma che si abbattono sulla nuca dei prigionieri. Il dolore rende muti gli uomini affamati e deboli; la loro umiliazione pesante come una maledizione.
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  2. #32
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    Quote Originariamente inviato da Claire Visualizza il messaggio
    Per continuare a ricordare.

    Non è una poesia ma un brano tratto da "La tregua" di Primo Levi in cui descrive l'arrivo dei russi nel Lager di Buna - Monowitz (distretto di Auschwitz) il 27 gennaio del 1945.

    "...Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa."


    Mi ha molto colpita questo brano, apre molte riflessioni.
    Ciao Claire.
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  3. #33
    Senior Member L'avatar di Aleciccio
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    “Prova anche tu, una volta che ti senti solo o infelice o triste, a guardare fuori dalla soffitta quando il tempo è così bello.
    Non le case o i tetti, ma il cielo.
    Finché potrai guardare il cielo senza timori, sarai sicuro di essere puro dentro e tornerai ad essere felice”
    — Anna Frank
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  5. #34
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    Salmo

    Nessuno ci impasta di nuovo da terra e fango,
    nessuno rianima la nostra polvere.
    Nessuno.
    Che tu sia lodato, Nessuno.
    Per amore tuo vogliamo
    fiorire.
    Incontro a
    te.
    Un Nulla
    fummo, siamo, resteremo
    noi, in fiore:
    la rosa di Nulla, di
    Nessuno.
    Con
    il pistillo chiaro-anima,
    lo stame deserto-cielo,
    la corolla rossa
    per la parola porpora, che cantammo
    al di sopra, oh al di sopra
    della spina.

    Paul Celan

    Romeno di lingua tedesca, Paul Celan nasce a Czernowitz, in Bucovina, nel 1920; nel 1942 vede i genitori deportati ad Auschwitz. Lui sopravvive alla Shoah. Si suicida nel 1970.
    Tutta l’opera di Celan ruota intorno allo sterminio, ma mai si riferisce direttamente all’evento, utilizzando la perifrasi «quello che è stato».
    La poesia di Paul Celan ha ribaltato il celebre monito del filosofo Adorno: non solo la poesia dopo Auschwitz è possibile ma tutto, dopo i campi di sterminio, ci parla della Shoah.
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  7. #35
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    Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.
    Primo Levi, Se questo è un uomo

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    Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. Questi i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l’indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l’abdicazione dell’intelletto e del senso morale davanti al principio d’autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un’idea”.
    Primo Levi da “L’asimmetria e la vita”
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  9. #36
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    CONTINUO A DIMENTICARE


    Continuo a dimenticare
    i fatti e le statistiche
    ed ogni volta
    ho bisogno di saperli


    cerco nei libri
    questi libri occupano
    venti scaffali
    nella mia stanza


    so dove andare
    per confermare il fatto
    che nel Ghetto di Varsavia
    c’erano 7,2 persone per stanza


    e che a Lodz
    destinavano
    5,8 persone
    ad ogni stanza

    dimentico
    continuamente
    che un terzo di Varsavia
    era ebreo


    e che nel ghetto
    stiparono 500.000 ebrei
    nel 2,4 per cento
    dell’area della città


    e quanti
    corpi bruciavano
    ad Auschwitz
    all’apice della produzione

    ventimila al giorno
    devo controllare

    e ricontrollare

    ed ho sognato
    che il 19 gennaio alle 4 del pomeriggio
    58.000 carcerati emaciati
    furono fatti marciare fuori da Auschwitz?

    ricordavo
    bene che a Bergen-Belsen
    dal 4 al 13 aprile 1945
    arrivarono 28.000 ebrei da altri campi?


    ricordo
    centinaia e centinaia
    di numeri telefonici

    numeri
    che non chiamo
    da vent’anni
    sono immediatamente disponibili


    e ricordo
    le conversazioni delle persone
    e quel che la moglie di qualcuno
    ha detto al marito di qualcun’altra


    che buona memoria
    hai
    mi dice la gente.


    Lily Brett
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  11. #37
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    Elie Wiesel nel suo libro "La notte" descrive il suo arrivo ad Auschwitz:


    « Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e
    per sette volte sprangata.
    Mai dimenticherò quel fumo.
    Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un
    cielo muto.
    Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
    Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
    Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il
    volto del deserto.
    Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai. »




    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  13. #38
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    LA GARANZIA


    Nel
    Sonderkommando

    ti
    erano
    garantiti

    tre
    mesi
    di lavoro

    latte
    pane
    lenzuola pulite

    cioccolata
    dolciumi
    cognac

    e
    tre
    mesi
    di vita.



    Lily Brett

    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  15. #39
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    « Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo di gloria »

    Irena Sendler
    , è un'infermiera polacca che riuscì a salvare, insieme con una ventina di altri membri della Resistenza polacca, circa 2.500 bambini ebrei, facendoli uscire di nascosto dal ghetto di Varsavia, fornendo loro falsi documenti e trovando rifugio per loro in case al di fuori del ghetto.

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    Nel 1940 fu eretto il ghetto e Irena iniziò a entrarvi con vari pretesti: ispezioni per verificare potenziali sintomi di tifo, ispezioni alle tubature d’acqua. I pretesti variavano, ma lo scopo vero no: Irena iniziò a trasportare fuori dal ghetto decine e decine di bambini di tutte le età, per salvarli dalla morte certa che li attendeva.
    Nascondeva i neonati nelle casse del furgone, i bambini più grandicelli in sacchi di juta. Addestrò il suo cane ad abbaiare quando arrivavano i tedeschi, perché non potessero sentire i pianti disperati dei bambini che venivano separati dai loro genitori.
    Irena più volte in seguito ebbe a dire che in realtà i veri eroi erano quelle madri e quei padri che decisero di affidarle i loro bambini. La sua libertà di entrare e uscire dal ghetto le permise di convincere i genitori ad affidarle i bambini, affinché si potesse evitare loro la vita di stenti del ghetto con la speranza di poter riunire le famiglie in futuro.

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    Alla fine Irena riuscì a salvare circa 2500 bambini. E’ un numero impressionante. Quanti viaggi avrà fatto per portarne fuori così tanti? Non tutti erano nel ghetto, molti erano anche negli orfanotrofi. Irena li prendeva e forniva loro una nuova identità, li affidava a famiglie e preti cattolici. Questi bambini ora sono adulti e, soprattutto, sono vivi.
    Ma il sogno di Irena era quello di restituire loro un giorno la famiglia d’origine. Nascose quindi per anni in barattoli di marmellata vuoti i fogli con i nomi delle famiglie d’origine, poi sotterrò i barattoli nel giardino.

    Ad un certo punto la Gestapo la catturò. Subì la tortura, le fratturano entrambe le gambe e le braccia. Irena riuscì a non rivelare il suo segreto. La condannarono a morte, ma la resistenza polacca riuscì a salvarla, corrompendo alcuni soldati tedeschi. Cosi alla fine della guerra questi preziosi barattoli furono recuperati da Irena e utilizzati per ricontattare 2000 bambini. Le loro famiglie erano state sterminate e nella maggioranza dei casi il ricongiungimento non fu possibile.


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    « Avrei potuto fare di più. Questo rimpianto non mi lascia mai. »


    La sua storia, rimasta sepolta per 60 anni, fu riscoperta per caso, 13 anni fa, da un gruppo di ragazze del Kansas che preparavano una ricerca di storia.
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  17. #40
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    "Ecco che cos’è difficile in quest’epoca: gli ideali, i sogni e le belle aspettative non fanno neppure in tempo a nascere che già vengono colpiti e completamente devastati dalla realtà più crudele. È molto strano che io non abbia abbandonato tutti i miei sogni perché sembrano assurdi e irrealizzabili. Invece me li tengo stretti, nonostante tutto, perché credo tuttora all’intima bontà dell’uomo.
    Mi è proprio impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria e della confusione. Vedo che il mondo lentamente si trasforma in un deserto, sento sempre più forte il rombo che si avvicina, che ucciderà anche noi, sono partecipe del dolore di milioni di persone, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto tornerà a volgersi al bene, che anche questa durezza spietata finirà, e che nel mondo torneranno tranquillità e pace. Nel frattempo devo conservare alti i miei ideali, che forse nei tempi a venire si potranno ancora realizzare!”

    Anne Frank
    Diario
    Einaudi
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  19. #41
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    "Prova anche tu,
    una volta che ti senti solo
    o infelice o triste,
    a guardare fuori dalla soffitta
    quando il tempo è così bello.
    Non le case o i tetti, ma il cielo.
    Finché potrai guardare
    il cielo senza timori,
    sarai sicuro
    di essere puro dentro
    e tornerai
    ad essere Felice."

    Anna Frank
    Due cose mi hanno sempre sorpreso: l'intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini. Bertrand Russell

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  21. #42
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    FUGA DI MORTE

    Nero latte dell’alba lo beviamo la sera
    lo beviamo a mezzogiorno e al mattino lo beviamo la notte beviamo e beviamo
    scaviamo una tomba nell’aria là non si giace stretti
    Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive
    che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete
    lo scrive ed esce dinanzi a casa e brillano le stelle e fischia ai suoi mastini
    fischia ai suoi ebrei fa scavare una tomba nella terra
    ci comanda ora suonate alla danza.

    Nero latte dell’alba ti beviamo la notte
    ti beviamo al mattino e a mezzogiorno ti beviamo la sera
    beviamo e beviamo
    Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive
    che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete
    I tuoi capelli di cenere
    Sulamith scaviamo una tomba nell’aria là non si giace stretti

    Lui grida vangate più a fondo il terreno voi e voi cantate e suonate
    impugna il ferro alla cintura lo brandisce i suoi occhi sono azzurri
    spingete più a fondo le vanghe voi e voi continuate a suonare alla danza

    Nero latte dell’alba ti beviamo la notte
    ti beviamo a mezzogiorno e al mattino ti beviamo la sera
    beviamo e beviamo
    nella casa abita un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete
    i tuoi capelli di cenere Sulamith lui gioca con i serpenti

    Lui grida suonate più dolce la morte la morte è un maestro tedesco
    lui grida suonate più cupo i violini e salirete come fumo nell’aria
    e avrete una tomba nelle nubi là non si giace stretti

    Nero latte dell’alba ti beviamo la notte
    ti beviamo a mezzogiorno la morte è un maestro tedesco
    ti beviamo la sera e la mattina beviamo e beviamo
    la morte è un maestro tedesco il suo occhio è azzurro
    ti colpisce con palla di piombo ti colpisce preciso
    nella casa abita un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete
    aizza i suoi mastini contro di noi ci regala una tomba nell’aria
    gioca con i serpenti e sogna la morte è un maestro tedesco

    i tuoi capelli d’oro Margarete
    i tuoi capelli di cenere Sulamith

    Paul Celan
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  23. #43
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    Testimonianza

    "No no: loro, senz’altro
    erano esseri umani: uniformi, stivali.
    Come spiegarlo? Creati furono a immagine
    di Dio.

    Io ero un’ombra.
    Io avevo avuto un altro Creatore.

    E Lui, nella Sua grazia, non ha lasciato in me
    qualcosa di mortale.
    E sono fuggito verso Lui, sono salito lieve,
    azzurro,
    pacificato, direi quasi: scusandomi;
    un fumo verso un fumo onnipotente
    che non ha corpo né immagine. ."

    Dan Pagis

    (traduzione di Gaio Sciloni)

    Tratto da http://www.stpauls.it/letture00/0199let/0199le08.htm

    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  25. #44
    Master Member L'avatar di daniela
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    L’incompiutezza di questi versi è di un’eloquenza straordinaria.


    La poesia di Dan Pagis al Memoriale delle vittime del Konzentrationslager Belzec.

    Nome:   800px-Belzec_oboz_zaglady_pomnik_ewa_abel.jpg
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    "Scritta a matita in un carrobestiame sigillato
    [sono] qui in questo trasporto
    io eva
    con mio figlio abele
    se vedete il mio ragazzo più grande
    caino figlio di adamo
    ditegli che io"

    Dan Pagis

    tratto da http://www.stpauls.it/letture00/0199let/0199le08.htm


    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  27. #45
    Administrator L'avatar di Mauro
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    A mia figlia Giulia (10 anni ad Aprile) hanno fatto vedere, a scuola, "La vita è bella". Ne è rimasta impressionata e ha voluto saperne molto di più su quel periodo, per cui è cominciato il lungo percorso con cui la portermo fuori dall'infanzia per farla entrare in un'adolescenza consapevole dei valori della pace e della tolleranza.
    Qualche sua amichetta sta leggendo il "Diario di Anne Frank", libro che io non ho mai letto, per cui chiedo a chi lo conosce un parere: può essere un buon momento per farglielo leggere o è meglio aspettare qualche anno in modo che capisca davvero fino in fondo il significato di ciò che leggerà?
    Non è vero che ti fermi quando invecchi, ma invecchi quando ti fermi.

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