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Discussione: Il Giorno della Memoria

          
  1. #61
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    Epigrafe

    O tu che segni, passeggero del colle,
    Uno fra i molti, questa non più solitaria neve,
    Porgimi ascolto: ferma per pochi istanti il tuo corso
    Qui dove m’hanno sepolto, senza lacrime, i miei compagni:
    Dove, per ogni estate, di me nutrita cresce
    Più folta e verde che altrove l’erba mite del campo.
    Da non molti anni qui giaccio io, Micca partigiano,
    Spento dai miei compagni per mia non lieve colpa,
    Né molti più ne avevo quando l’ombra mi colse.
    Passeggero, non chiedo a te né ad altri perdono,
    Non preghiera né pianto, non singolare ricordo.
    Solo una cosa chiedo: che questa mia pace duri,
    Che perenni su me s’avvicendino il caldo e il gelo,
    Senza che nuovo sangue, filtrato attraverso le zolle,
    Penetri fino a me col suo calore funesto
    Destando a nuova doglia quest’ossa oramai fatte pietra.

    6 ottobre 1952.
    Primo Levi
    da Ad ora incerta
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  3. #62
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    Per Adolf Eichmann

    Corre libero il vento per le nostre pianure,
    Eterno pulsa il mare vivo alle nostre spiagge.
    L’uomo feconda la terra, la terra gli dà fiori e frutti:
    Vive in travaglio e in gioia, spera e teme, procrea dolci figli.
    … E tu sei giunto, nostro prezioso nemico,
    Tu creatura deserta, uomo cerchiato di morte.
    Che saprai dire ora, davanti al nostro consesso?
    Giurerai per un dio? Quale dio?
    Salterai nel sepolcro allegramente?
    O ti dorrai, come in ultimo l’uomo operoso si duole,
    Cui fu la vita breve per l’arte sua troppo lunga,
    Dell’opera tua trista non compiuta,
    Dei tredici milioni ancora vivi?
    O figlio della morte, non ti auguriamo la morte.
    Possa tu vivere a lungo quanto nessuno mai visse:
    Possa tu vivere insonne cinque milioni di notti,
    E visitarti ogni notte la doglia di ognuno che vide
    Rinserrarsi la porta che tolse la via del ritorno,
    Intorno a sé farsi buio, l’aria gremirsi di morte.


    20 luglio 1960
    Primo Levi
    da “Ad ora incerta”
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  5. #63
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    “Se Dio esiste, dovrà chiedermi scusa” (Scritta apparsa su un muro di Auschwitz)
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  7. #64
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    MEMORANDUM


    Un uomo, che alcuni ritenevano
    saggio, dichiarò che dopo Auschwitz
    non fosse più possibile alcuna poesia.
    Sembra che delle poesie
    l’uomo saggio non abbia avuto
    alta considerazione –
    quasi che queste servissero a consolare
    l’anima di sensibili contabili
    o fossero vetri intarsiati
    attraverso i quali si guarda il mondo.
    Noi crediamo che le poesie
    siano ridiventate possibili
    ora più che mai, per la semplice ragione che
    solo in poesia si può esprimere
    ciò che altrimenti
    sarebbe superiore a ogni descrizione.


    HANS SAHL


    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  9. #65
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    Nel giorno della memoria
    ricordiamoci di guerre assurde
    senza senso, di forni accesi
    pronti a uccidere anime innocenti.

    Nel giorno della memoria
    ricordiamoci di urla non ascoltate
    di quell'indifferenza al dolore
    di chi è morto ingiustamente.

    Nel giorno della memoria
    ricordiamo di quanto l'uomo
    sia una vera bestia
    di quella morale persa a combattere.

    Nel giorno della memoria
    ricordiamoci dell'atrocità
    di ogni assurdo gesto compiuto
    di quelle vite che non ci sono più.

    Nel giorno della memoria
    ricordiamoci dei fatti
    di quei "orrori " compiuti
    di chi non c'è più.

    Di vite colpite senza "colpe".
    Silvana Stremiz

    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

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  11. #66
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    Scriveva Simon Wiesenthal:

    “(…)Noi però, i sopravvissuti, abbiamo dei doveri non solo verso i morti, ma anche verso le generazioni future: dobbiamo trasmettere loro le nostre esperienze, sì che ne possano trarre degli insegnamenti. Informarsi significa difendersi.(…) Come far capire a chi conosce la morte soltanto dalla lettura dei giornali che cosa prova un uomo che vede il fumo al di sopra dei crematori e sa che quel greve odore dolciastro è quanto resta di persone che ancora ieri marciavano in una lunga colonna per le strade del lager?(…)Il dilemma fondamentale mi sembra proprio questo: noi abbiamo il dovere di mostrare ai giovani quanto unico e inaudito, quanto inconcepibile, quanto eccezionale sia stato il tempo dell’Olocausto.”

    Brano tratto dal libro GIUSTIZIA, NON VENDETTA
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  13. #67
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    Questa è la strada per Theresienstadt


    Questa è la strada per Theresienstadt
    che a migliaia percorrevano a stento
    e lo stesso torto ha subito
    ognuno di loro, a migliaia.
    La attraversavano col capo chino
    – la stella di Davide sul cuore –
    stanchi, coperti di polvere, i piedi feriti,
    gli animi straziati di dolore.
    La mano lacerata da carichi pesanti
    da rudi ordini sospinta.
    Oh strada infinita nel sole rovente
    con le gole piagate dalla sete.
    Questa è la strada per Theresienstadt
    che il sangue ci ha bevuto del cuore,
    ove più d’un anziano, stanco, è crollato
    sul sentiero pietroso spirando.
    È una strada ricolma d’orrenda miseria,
    di fiumi di lacrime versate
    di bimbi piangenti e donne ansimanti,
    cosparsa di cupo dolore.
    Qui con lo sguardo smarrito, anziani dal passo malfermo
    docili trottavano in gregge.
    Quanti di loro mai più percorreranno indietro la strada,
    ché la terra li abbraccia pietosa.
    E questa è anche la strada che rombando in giù
    percorrevano in furia i motori,
    a trasportare i destinati alla morte,
    in incessante carico gemente.
    Questa è la strada per Theresienstadt,
    smisurata di dolore,
    e mai più la dimenticherà
    chi una sola volta l’ha vista.

    Ilse Weber
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  15. #68
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    LA SPELLATRICE DI PATATE

    Spello patate per l’intero giorno
    con cento altre donne.‎
    Siedo nella baracca ammuffita
    sin dal primo grigiore dell’alba.

    Siedo e non sento nulla
    di ciò che raccontano le altre.‎
    I miei pensieri s’allontanano da me
    mentre le mie mani spellano.

    I miei pensieri sono colmi di pena
    per la figlia, scomparsa in Polonia.‎
    Le altre possono ancora esser liete
    e furtive ridere e scherzare.‎

    Rotolano e s’ammucchiano
    nei cesti i tuberi marroni.‎
    A Dachau hanno portato mio figlio,‎
    perché Dio lo ha fatto morire?

    E passano lentamente ore e ore,‎
    ferite sono e dure le mie mani.‎
    Di tifo è morto in ospedale mio nipote,‎
    quando finirà la mia vita pure?

    Patate, patate, giorno dopo giorno
    solo spellare, spellare all’infinito.‎
    E patate s’insinuano nei miei sogni
    per tormentarmi la notte ancora

    .‎
    Si animano le bucce e si contorcono
    in serpenti sibilanti,‎
    che mi inseguono e in cerchio mi stringono,‎
    finché spietati mi catturano.‎

    E di nuovo viene un nuovo giorno
    e siedo al grigiore dell’alba
    spellando patate nella baracca ammuffita
    con cento altre donne.‎

    Ilse Weber
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  17. #69
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    Lettera a mio figlio


    Figlio mio caro, oggi di tre anni fa
    sei partito per il mondo tutto solo.
    Ti rivedo ancora là alla stazione di Praga,
    dallo scompartimento, gonfio di lacrime e impaurito
    inclinare verso me i riccioli castani
    e implorare: fammi stare con te.
    Duro t’è parso che t’abbiam fatto partire,
    otto anni avevi soltanto ed eri piccolo e tenero.
    E quando tornammo a casa senza te
    mi sembrò che il cuore m’andasse in pezzi.
    Ho pianto molto spesso, credimi,
    eppure son felice che tu non sia qui.
    Andrà un giorno in cielo di sicuro
    la signora straniera che ti ha accolto.
    Ad ogni respiro la benedico
    e il tuo amore per lei non sarà mai troppo.
    È così cupo attorno a noi,
    tutto ci hanno portato via, nulla più ci è rimasto.
    La casa, la terra natale, neanche più un cantuccio si è salvato
    e neppure un qualcosa di caro.
    Il tuo trenino persino
    e il cavallino a dondolo di tuo fratello.
    Neanche il nome ci hanno lasciato.
    Con numeri intorno al collo
    andiamo per vicoli marchiati come bestie
    – ma ciò non sarebbe niente, se almeno fossi
    con tuo padre nella stessa casa.
    E neppure il piccolo può stare assieme a me,
    mai in vita mia sono stata così sola.
    Sei ancora piccolo e perciò non puoi capire
    in quanti ci accalchiamo in una stanza.
    Corpo sta a corpo e ti porti addosso la pena altrui
    e senti la tua solitudine in un dolore estremo.
    Figlio mio, sei in salute e studi da bravo?
    Nessuno ti canta più ora per farti addormentare?
    Talvolta di notte mi pare
    di risentirti affianco a me.
    Ma pensa, un giorno quando ci rivedremo,
    non ci capiremo l’un l’altra.
    In Svezia tu da lungo tempo hai già scordato il tuo tedesco
    ed io, io non so parlare lo svedese.
    Non sarà strano? Ah, fosse già arrivato il tempo
    d’aver così d’un tratto un figlio grande.
    Ti piace ancora tanto giocare con i soldatini di piombo?
    Io abito in una caserma vera con mura scure e stanze cupe.
    Non si ha idea di ciò che il sole sia, né di fogliame o d’alberi.
    Sono infermiera di bambini qui
    ed è bello aiutare e lenire.
    Di notte talvolta veglio su di loro,
    una luce molto fioca illumina la sala.
    Siedo là e vigilo sulla loro pace,
    e ogni bimbo mi par che sia un pezzetto di te.
    Allora mi vola via verso te più d’un pensiero –
    eppure son felice che tu non sia qui.
    La vita mi ha preso molto di bello
    e quanta felicità ho appena toccato, con te, e subito perso.
    Tuttavia lo sopporto di cuore, anche se talvolta è duro,
    molto male ti è stato risparmiato.
    E volentieri soffrirei mille tormenti,
    se con essi potessi ricompensare la tua felicità di bimbo. –
    Ora è tardi e voglio andare a dormire.
    Ti potessi vedere anche solo un istante!
    Non posso far altro invece che scrivere lettere
    piene di nostalgia – e rimanere ferma con loro.

    Ilse Weber

    Poetessa cecoslovacca internata prima a
    Theresienstadt (ghetto di Terezin) e poi uccisa a Auschwitz.
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  19. #70
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    Salmo

    Nessuno ci impasta più con terra e argilla,
    nessuno evoca la nostra polvere.
    Nessuno.
    Sia lode a te, Nessuno.
    Per amor tuo
    fioriremo.
    Incontro a te.
    Noi siamo
    fummo,
    e resteremo sempre
    un Nulla che fiorisce:
    la rosa di Nessuno.
    Con
    lo stelo lucente come l’anima
    con lo stame ebbro di cielo,
    la corona imporporata
    dalla parola, che cantammo
    sopra, oh al di sopra
    della spina.


    Paul Celan
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  21. #71
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    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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    Enigma di William Heyen

    Enigma

    Da Bergen una cassa di denti d’oro,
    Da Dachau una montagna di scarpe
    Da Auschwitz una lampada in pelle.
    Chi ha ucciso gli ebrei?
    Non io, esclama la dattilografa,
    Non io, esclama l’ingegnere,
    Non io, esclama Adolf Eichmann,
    Non io, esclama Albert Speer.
    Il mio amico Fritz Nova ha perduto il padre,
    un sottufficiale dovette scegliere.
    Il mio amico Lou Abrahms ha perduto il fratello.
    Chi ha ucciso gli ebrei?
    David Nova ingoiò il gas,
    Hyman Abrahms fu picchiato e ucciso dalla fame.
    Certi firmavano le carte,
    e certuni stavano di guardia,
    e certi li spingevano dentro,
    e certuni versavano i cristalli
    e certi spargevano le ceneri,
    e certuni lavavano le pareti,
    e certi seminavano il grano,
    e certuni colavano l’acciaio,
    e certi sgomberavano i binari,
    e certuni allevavano il bestiame.
    Certi sentirono l’odore del fumo,
    certuni ne udirono solo parlare.
    Erano tedeschi? Erano nazisti?
    Erano uomini?Chi ha ucciso gli ebrei?
    Le stelle ricorderanno l’oro,
    il sole ricorderà le scarpe,
    la luna ricorderà la pelle.
    Ma chi ha ucciso gli ebrei?

    William Heyen
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  25. #73
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    "Come nascono i lager?
    Facendo finta di niente."
    Primo Levi

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    Veduta aerea di una scena industriale

    C’è un treno sulla rampa, scarica gente
    che cade dai vagoni ed incespica verso il portone.
    Le ombre dell’edificio si inclinano sul campo,
    dietro ogni ombra una più lunga
    e da quell’ombra sguscia un’ombra di fumo
    nero come terra appena arata. Oltre il portone,
    un piccolo giardino e qualcuno inginocchiato.
    Sta forse tastando le gialle fioriture
    per vedere quali hanno attecchito e quali avvizziranno,
    avvinghiate a un pomodoro verde che cresce.
    La gente fa resistenza ma è spinta a forza verso il portone aperto,
    e quando entrerà vedrà il giardino
    e qualcuno, egli stesso giardiniere, anelerà a
    buttarsi in ginocchio, per districare rampicanti,
    strappare erbacce, rinfrescarsi le mani nella terra umida.
    Moriranno presto, questione di minuti.
    Anche dalla nostra altezza, vediamo sulla fotografia
    l’ombra dell’aereo che, scura e immensa, si stampa
    su Birkenau, con un’ala nera che ombreggia il giardino.
    Non possiamo dire quali sono le guardie e quali i prigionieri.
    Siamo osservatori. Ma se avessimo delle bombe, le lanceremmo.

    Andrew Hudgins
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  27. #74
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    "Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo.
    I segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l'indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l'abdicazione dell'intelletto o del senso morale davanti al principio d'autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un'idea."
    Primo Levi

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    Dovrei, forse, provare rabbia.
    Provo, invece, vergogna.
    La vergogna di essere uomo.
    Primo Levi



    La Bbc ha realizzato con un drone delle riprese aeree del campo di concentramento di Auschwitz -Birkenau, in Polonia.

    http://www.internazionale.it/video/2...opra-auschwitz
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  29. #75
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    Non omnis moriar, i miei possedimenti
    Prati di tovaglie, roccaforti di armadi,
    Distese di lenzuola, preziosa biancheria
    E vesti, vesti chiare mi sopravviveranno.
    Non lascio alcun erede, che la tua mano frughi
    Tra le mie cose ebree, signora Chominowa,
    Donna di Leopoli, prode moglie di una spia,
    Lesta delatrice, madre di un Volksdeutcher.
    Adesso sono tue, perché lasciarle a estranei.


    Zuzanna Ginczanka, tra le più grandi poetesse polacche,
    fucilata nel 1944 a Cracovia
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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