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Discussione: La poesia del ricordo

          
  1. #61
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    Nostalgia


    delle nubi sopra il giardino a Papenburg
    del bambino che ero
    della torba falde nere nel pantano
    dell’odore di autostrada quando ho compiuto i 17
    dell’odore di zaino quando ho fatto il soldato
    del giro con mia madre nella città desolata
    dei pomeriggi di primavera sulle pensiline della piccola città
    delle passeggiate con Lilo Ahlendorf a Dresda
    del cielo di una giornata nevosa di novembre
    del viso di Jeanne d’Arc nel film di Dreyer
    dei giorni cancellati su vecchi calendari
    dei gridi dei gabbiani
    delle notti insonni
    del borbottio delle notti insonni


    del borbottio delle notti insonni



    Helmut Heissenbüttel
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  2. #62
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    Non ci sono uomini poco interessanti.
    Sono i loro destini storie di pianeti.
    Tutto, nel singolo destino, è singolare
    E non c’è un altro pianeta che gli somigli.
    Ma se qualcuno è vissuto inosservato
    - e di questo si è fatto un amico -
    tra gli uomini è stato interessante
    anche col suo passare inosservato.
    Ognuno
    Ha un mondo misterioso
    Tutto suo.
    E in esso c’è l’attimo più bello
    E l’ora più angosciosa,
    solo che noi non ne sappiamo niente.
    Se muore un uomo,
    con lui muore
    la sua prima neve, il primo bacio,
    la sua prima battaglia…
    E tutto egli porta via con sé.
    Restano, è vero, libri e ponti
    Macchine e quadri. E’ destino
    Che molto rimanga, eppure
    Qualcosa se ne va lo stesso.
    E’ la legge di un gioco spietato:
    non muoiono uomini,
    ma interi mondi.
    Ricordiamo gli uomini, terrestri e peccatori.
    Ma, in sostanza, che ne sapevamo di loro?
    Che ne sappiamo di fratelli e amici?
    Che ne sappiamo del nostro unico amore?
    E anche di nostro padre, sapendo tutto,
    noi non sappiamo niente.
    Gli uomini passano…
    Ed è impossibile richiamarli in vita.
    Impossibile risuscitare i loro mondi misteriosi.
    Ma ogni volta desidero ancora
    Gridare
    per questa irrevocabilità.

    Evgenij Aleksandrovič Evtušenko

    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  4. #63
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    Ascoltami come chi ascolta piovere,
    né attenta né distratta,
    passi lievi, pioviggine,
    acqua che è aria, aria che è tempo,
    il giorno non finisce di andarsene,
    la notte tuttavia non arriva,
    figure della nebbia
    voltano l’angolo,
    figure del tempo
    nell’ansa di questa pausa,
    ascoltami come chi ascolta piovere,
    senza ascoltarmi, ascoltando quel che dico
    con gli occhi aperti verso dentro,
    addormentata e vigili i cinque sensi,
    piove, passi lievi, rumori di sillabe,
    aria e acqua, parole che non pesano:
    quel che fummo e siamo,
    i giorni e gli anni, questo istante,
    tempo senza peso, pesantezza enorme,
    ascoltami come chi ascolta piovere,
    riluce l’umido asfalto,
    il vapore si alza e cammina,
    la notte si apre e mi guarda,
    sei tu e la tua forma di vapore,
    tu e il tuo volto di notte,
    tu e i tuoi capelli, lampi lenti,
    traversi la strada ed entri nella mia fronte,
    passi d’acqua sopra le mie palpebre,
    ascoltami come chi ascolta piovere,
    l’asfalto riluce, tu traversi la strada,
    è la nebbia errante della notte,
    è la notte addormentata nel tuo letto,
    è l’onda del tuo respiro,
    le tue dita d’acqua bagnano la mia fronte,
    le tue dita di fiamma bruciano i miei occhi,
    le tue dita d’aria aprono le palpebre del tempo,
    sorgere di apparizioni e resurrezioni,
    ascoltami come chi ascolta piovere,
    passano gli anni, tornano gli istanti,
    ascolti i tuoi passi nella stanza vicina?
    non qui né lì: li ascolti
    in un altro tempo che è proprio ora,
    ascolta i passi del tempo
    inventore di spazi senza peso né luogo,
    ascolta la pioggia scorrere per la terrazza,
    la notte è ormai più notte fra gli alberi,
    fra le foglie si è annidato il fulmine,
    vago giardino alla deriva
    - entra, la tua ombra copre questa pagina.

    Octavio Paz
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  5. #64
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    Quante volte t’ho atteso alla stazione
    nel freddo, nella nebbia. Passeggiavo
    tossicchiando, comprando giornali innominabili,
    fumando Giuba poi soppresse dal ministro
    dei tabacchi, il balordo!
    Forse un treno sbagliato, un doppione oppure una
    sottrazione. Scrutavo le carriole
    dei facchini se mai ci fosse dentro
    il tuo bagaglio, e tu dietro, in ritardo.
    poi apparivi, ultima. È un ricordo
    tra tanti altri. Nel sogno mi perseguita.

    Eugenio Montale
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  7. #65
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    Quando tu avrai un passato,
    Yvonne, ti accorgerai che cosa
    curiosa che è. Prima di tutto, ce
    ne sono angoli interi, di frane:
    dove non c’è più niente. Altrove
    erbacce che sono cresciute a
    casaccio, e non ci si capisce più
    niente neppure lì. E poi ci sono
    posti che ci sembrano così belli
    che uno se li rivernicia tutti
    gli anni, una volta d’un colore, una
    volta d’un altro. E lì la cosa
    finisce per non somigliare più per
    niente a quella che era. Senza
    contare quello che uno ha creduto
    molto semplicemente e senza
    mistero quando è successo, e che
    poi anni dopo si scopre che non
    è tanto chiaro come sembrava,
    così come alle volte tu passi tutti
    i giorni davanti a un affare
    qualunque senza farci caso e poi
    tutt’a un tratto te ne accorgi.


    Raymond Queneau
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  9. #66
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    Perdonare un addio è facile
    e si fa grande impressione.
    Così perdono la tua assenza,
    il mio strazio ed il niente successivo.
    L’addio definitivo rende liberi
    senza tormento – manco un ricordo
    duole se non voglio, i fasci
    di tempo allacciati a covone
    nella memoria ristanno muti.
    Ma se sopraggiunge il vento
    di un evento inatteso, insperato –
    o semplicemente ignoto e smuove
    i pensieri a cui volto le spalle,
    ecco volare ricordi.
    Perché ogni sera ha il suo ritorno,
    il suo chiamare e le ansie disattese
    – a nulla rispondi, da vent’anni –
    e i ricordi sono l’unico ritorno.

    Fosca Massucco
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  11. #67
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    Semplicemente STUPENDA! Rosy
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  12. #68
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    I DETECTIVE SMARRITI

    I detective smarriti nella città oscura.
    Udii i loro gemiti.
    Udii i loro passi nel Teatro della gioventù.
    Una voce che avanza come una freccia.
    Ombra di caffè e parchi
    frequentati nell'adolescenza.
    I detective che osservano
    le loro mani aperte,
    il destino macchiato dal proprio sangue.
    E tu non puoi nemmeno ricordare
    dove si trovava la ferita,
    i volti che una volta amasti,
    la donna che ti salvò la vita.

    ROBERTO BOLAÑO
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  14. #69
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    Lontano

    Questo ricordo lo vorrei ridire...
    Ma ormai s'è così spento...quasi più nulla resta-
    perché lontano giace, negli anni primi dell'adolescenza.

    Pelle come di gelsomino fatta...
    Quella sera d'agosto - ma era agosto?....
    Ricordo appena gli occhi; erano azzurri, credo...
    Ah sì, azzurri, uno zaffiro azzurro.

    Konstandinos P. Kavafis
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  16. #70
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    Un vecchio

    Interno di caffè. Frastuono. A un tavolino
    siede appartato un vecchio. È tutto chino,
    con un giornale avanti a sé, nessuna compagnia.

    E pensa, nella triste vecchiezza avvilita,
    a quanto poco egli godé la vita
    quando aveva bellezza, facondia, e vigoria.

    Sa ch’è invecchiato molto: lo sente, lo vede.
    Ma il tempo ch’era giovane lo crede
    quasi ieri. Che spazio breve, che spazio breve.

    Riflette. A come la Saggezza l’ha beffato.
    Se n’era in tutto (che pazzia!) fidato:
    «Domani. Hai tanto tempo » – la bugiarda diceva.

    Gioie sacrificate… ogni slancio represso…
    Ricorda. Ogni occasione persa, adesso
    suona come uno scherno al suo senno demente.

    Fra tante riflessioni, in quella pioggia
    di memorie, è stordito il vecchio. Appoggia
    il capo al tavolino del caffè… e s’addormenta.

    Kostantinos Kavafis

    (nato il 29 aprile del 1863 e morto il 29 aprile 1933)
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  18. #71
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    Fra le sbarre dei locali disciplinari
    un’arancia
    passa come un lampo
    e piomba nella tinozza
    come una pietra

    E il prigioniero
    tutto inzaccherato di merda
    risplende
    tutto illuminato di gioia

    Lei non mi ha dimenticato
    Lei pensa sempre a me.

    Jacques Prevert
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  20. #72
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    LA VOCE

    Aveva voce in te
    l’universo
    delle cose mute,
    la speranza
    che sta senz’ali nei nidi,
    che sta sotterra
    non fiorita.

    Aveva voce in te
    il mistero
    di tutto che presso una morte
    vuol diventare vita,
    il filo d’erba
    sotto le putride foglie,
    il primo riso del bimbo salvato
    a fianco di un’agonia
    in una corsia
    d’ospedale.

    Or quando cade dagli alti
    rami notturni
    dei campanili – un rintocco -
    e in cuore affonda come
    il frutto dentro il campo arato -

    allora hai voce
    tu in me -

    con quella nota
    ampia e sola
    che dice i sogni sepolti
    del mondo, l’oppressa
    nostalgia della luce.

    Antonia Pozzi
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  22. #73
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    11 Settembre

    Dimettete la vostra alterigia
    sorelle di opulenza
    gemelle di dominanza,
    cessate di torreggiare
    nel lutto e nel compianto
    dopo il crollo e la voragine,
    dopo lo scempio.
    Vi ha una fede sanguinosa
    in un attimo
    ridotte a niente.
    Sia umile e dolente,
    non sia furibondo
    lo strazio dell’ecatombe.
    Si sono mescolati
    in quella frenesia di morte
    dell’estremo affronto i sangui,
    l’arabo, l’ebreo,
    il cristiano, l’indio.
    E ora vi richiamerà
    qualcuno ai vostri fasti.
    Risorgete, risorgete,
    non più torri, ma steli,
    gigli di preghiera.
    Avvenga per desiderio
    di pace. Di pace vera.

    Mario Luzi
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  24. #74
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    Sette polaroid da Campoformido


    I.


    Ai gatti non ci si poteva affezionare
    (nemmeno se entravano nel letto per scaldarci
    quando avevamo l’influenza)
    perché poi morivano d’improvviso
    per colpa della statale davanti a casa


    e tutti a dire che non dovevamo piangere
    perché loro avevano sette otto nove vite
    non ricordo nemmeno quante
    ma le auto erano sempre
    una di più





    II.


    Eravamo questo:
    le partite a calcio nel pomeriggio
    borc di sore contro borc di sot
    nel campetto dietro l’Osteria al Trattato


    io giocavo in porta
    ero proprio bravo a tuffarmi ma soltanto verso destra
    sarei potuto diventare davvero un buon giocatore
    però a metà, senza simmetria


    non ho rimpianti, questo no
    l’unico segno rimasto
    è che sorrido senza un motivo apparente
    se capita che in mano mi resti
    un calzino spaiato





    III.


    Eravamo questo:
    passare tutti i giorni dopo la scuola dal signor Mario
    che mi insegnava a lavorare il legno
    fino a quando tu non mi hai detto
    non puoi andare sempre, non sta bene
    e io Mario sta bene, non è malato
    e tu hai capito cosa intendevo
    e invece no davvero, madre
    io capisco tutto così tardi
    anche il motivo per cui Lia
    veniva a trovare papà sempre di mattina
    quando in casa noi non c’eravamo mai





    IV.


    Ho visto:
    il corpo di una talpa morta sull’asfalto
    sui resti quasi decomposti delle orecchie
    due farfalle azzurre che battevano le ali
    sembrava volessero sollevarla
    una bellezza assoluta ma triste


    ho pensato:
    allora gli angeli esistono davvero
    però non riescono a portarci in cielo





    V.


    Per entrare nel Club dei Ragazzi del ‘66
    serviva almeno una cicatrice fresca
    che invece a me mancava


    poi sono caduto con la bici
    mi sono rovinato la faccia le mani le ginocchia


    sono tornato da mio padre
    mostrando le ferite come una conquista
    e ridevo e piangevo insieme


    mi capiva – credo – ma in famiglia
    avevamo modi strani per esprimere la gioia
    forse per questo prima di disinfettarmi
    me ne ha date tante





    VI.


    Eravamo questo:
    pomeriggi a giocare con mio cugino Michele
    a calcio ai soldatini o con la sua pistola
    che sparava freccette sul bersaglio
    ma quella mi divertiva meno
    perché lui era più bravo di me
    infatti a vent’anni quando ha preso
    un fucile e se lo è puntato sul cuore
    ha fatto centro al primo colpo





    VII. Lieto fine


    Le cose che ho imparato allora
    e poi non mi sono servite a niente
    io le tengo comunque che non si sa mai


    sapere che ciò che per l’acqua
    è morire di freddo sull’erba
    per noi è la brina


    l’idea di una prigione per rondini:
    con uno spago legato attorno alla zampa
    le avrei tenute ferme a terra


    la più inutile di tutte
    mi fa ancora sorridere
    scoprire che se pedali forte in bicicletta
    ti nasce intorno un vento
    che per gli altri non soffia


    Francesco Tomada
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  26. #75
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    Abitiamo nella nostalgia


    Kierkegaard diceva di Hegel: ricorda qualcuno
    che erige un enorme castello, ma vive
    in una semplice capanna, lì nei pressi.
    Così l’intelligenza abita in una modesta
    stanza del cranio, e questi stati meravigliosi
    che ci furono promessi sono ricoperti
    di ragnatele, per ora dobbiamo accontentarci
    di un’angusta cella, del canto del carcerato,
    del buonumore del doganiere, del pugno del poliziotto.
    Abitiamo nella nostalgia. Nei sogni si aprono
    serrature e chiavistelli. Chi non ha trovato rifugio
    in ciò che è vasto, cerca il piccolo. Dio è il seme
    di papavero più piccolo al mondo.
    Scoppia di grandezza.


    Adam Zagajewski
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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