Modernità degli antichi


Come mio solito, un brevissimo commento ad un frammento di un'opera grandiosa. Questa volta
Le Argonautiche, di Apollonio Rodio. Una linea unisce l'antica cultura greca alla nostra, e certe produzioni eguagliano (se non superano) quelle contemporanee in sentimento. Quel sentimento che, immutato e non evoluto, ha toccato l'animo dei nostri padri.
Da Le Argonautiche, Libro IV.
(Eeta entra nel palazzo. Medea è triste. A lei, Era infonde nel cuore una paura penosa. L'uso di recidere una ciocca di capelli rimanda alle cerimonie nuziali e sicuramente ad esse pensa Medea a ricordo di una passata vita di vergine)


......... con le mani strappò un lungo ricciolo
e lo lasciò nella stanza, per la madre, ricordo della sua vita di vergine,
e gemette con voce convulsa:
"Questa lunga ciocca ti lascio al mio posto, madre mia, e me ne vado;
addio e sii felice, anche se vado tanto tanto lontano;

addìo, Calciope, addìo a tutta la casa.
Oh se il mare
ti avesse sbranato, straniero, prima d'arrivare alla terra dei Colchi". Così disse, e versava dagli occhi copiose lacrime.

Vorrei solo aggiungere questi piccoli brani: guardate, mi emoziona troppo rileggere queste opere immortali, cercare di cogliere l'animo dei protagonisti e, soprattutto, capire di essere come loro.
Dal libro IV, vv 1141-1149. Si stanno preparando le nozze di Medea:

Qui stesero il grande letto e sopra gettarono
il vello d'oro fulgente, perchè le nozze
fossero onorate e cantate. Nel candido
seno le Ninfe portavano mazzi variopinti di fiori.
Le circondava tutte come una luce di fuoco,
tale era il lampo che si irradiava dai bioccoli d'oro;
un dolce desiderio brillava nei loro occhi
ma la vergogna trattenne tutte, per quanto volessero
mettervi sopra le mani.

Queste righe stupende furono scritte, insieme a tante altre, dal grandissimo Apollonio Rodio.