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Discussione: Sergio Corazzini

          
  1. #1
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    Sergio Corazzini

    Sergio Corazzini (Roma, 1886-1907)
    Era un poeta italiano, un "crepuscolare" . Morì giovanissimo di tubercolosi.

    Corazzini sviluppà una poetica da alcuni detta delle "piccole cose", dietro le quali non emergono valori segreti, ma tesse la trama della vita semplice, di tutti i giorni da lui amata profondamente La sua poesia è pervasa da un amore intenso per la propriavita, minata dalla malattia, e il desiderio di viverla compiutamente.
    Nella malattia e contro di essa si sviluppa l'animo profondo del Corazzini:
    Perchè mi dici poeta? / Io non sono un poeta / sono un piccolo bambino che piange

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    Vorrei presentare questa sua poesia, che penso essere paradigmatica dell'animo del poeta:

    Il mio cuore

    Il mio cuore è una rossa
    macchia di sangue dove
    io bagno senza possa
    la penna, a dolci prove

    eternamente mossa.
    E la penna si muove
    e la carta s’arrossa
    sempre a passioni nove.

    Giorno verrà: lo so
    che questo sangue ardente
    a un tratto mancherà,

    che la mia penna avrà
    uno schianto stridente...
    ... e allora morirò.

  2. #2
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  3. #3
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    Spleen

    Due anni prima di morire, ancor giovanissimo, Corazzini scrisse questa poesia, piena di languore e di tristezza:

    Che cosa mi canterai tu
    questa sera?
    Amica, non voglio pensare
    troppo: la prima canzone
    5che ricordi, antica,
    non importa;
    una di quelle canzoni
    che non si cantano più
    da tanto,
    che non fanno più schiuder balconi
    da un secolo. Vuoi
    darmi la nostalgia
    di una canzone morta?

    Sei triste, mi dai pena
    questa sera; non canti, non mi parli...
    Che hai? malinconia
    di morire? Ti duoli
    perché siamo soli?
    Ricordi l’ultimo ballo
    nel tuo salotto giallo
    roso dai tarli?
    Sai che è primavera?
    Io non me n’era accorto;
    non ho rosai,
    non ne ho avuto mai
    nel mio triste orto.

    Perché non suoni? Langue
    di desiderio
    quel tuo piccolo pianoforte esangue,
    nell’ombra; o non così,
    amica,
    l’anima ci sospira nell’attesa
    di chi
    sappia farla vibrare?

    Oh, che tristezza! Pare,
    nel biancore lunare,
    malata di etisia,
    con tutte le sue porte
    chiuse, la nostra via
    diserta e quel fanale
    solo e torbido pare
    che attendendo la morte
    ne vegli l’agonia.

  4. #4
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    l'articolo è davvero interessante in più è davvero scritto bene.

  5. #5
    Master Member L'avatar di Rosy
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    Sergio Corazzini (Roma, 1886-1907)
    Era un poeta italiano, un "crepuscolare" . Morì giovanissimo di tubercolosi.

    Corazzini sviluppà una poetica da alcuni detta delle "piccole cose", dietro le quali non emergono valori segreti, ma tesse la trama della vita semplice, di tutti i giorni da lui amata profondamente La sua poesia è pervasa da un amore intenso per la propriavita, minata dalla malattia, e il desiderio di viverla compiutamente.
    Nella malattia e contro di essa si sviluppa l'animo profondo del Corazzini:
    Perchè mi dici poeta? / Io non sono un poeta / sono un piccolo bambino che piange

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    Vorrei presentare questa sua poesia, che penso essere paradigmatica dell'animo del poeta:

    Il mio cuore

    Il mio cuore è una rossa
    macchia di sangue dove
    io bagno senza possa
    la penna, a dolci prove

    eternamente mossa.
    E la penna si muove
    e la carta s’arrossa
    sempre a passioni nove.

    Giorno verrà: lo so
    che questo sangue ardente
    a un tratto mancherà,

    che la mia penna avrà
    uno schianto stridente...
    ... e allora morirò.
    molto bella, Sir, questa poesia.
    Avevo già sentito nominare questo poeta, ma non ne avevo mai letto nulla.
    Ciao !
    Rosy
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  6. #6
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    Da Piccolo libro inutile (1906)



    Per organo di Barberia

    I. Elemosina triste di vecchie arie sperdute,
    vanità di un'offerta che nessuno raccoglie!
    Primavera di foglie
    in una via diserta!
    Poveri ritornelli che passano e ripassano
    e sono come uccelli di un cielo musicale!
    Ariette d'ospedale
    che ci sembra domandino un'eco in elemosina!

    II. Vedi: nessuno ascolta.
    Sfogli la tua tristezza monotona
    davanti
    alla piccola casa provinciale che dorme;
    singhiozzi quel tuo brindisi folle di agonizzanti una seconda volta,
    ritorni su' tuoi pianti ostinati di povero fanciullo incontentato,
    e nessuno ti ascolta.

  7. #7
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    Una valutazione artistica della poetica di Corazzini, ad opera di Emilio Cecchi:

    I toni dolci e melanconici dei suoi versi, la ricerca delle piccole cose che possono confortarlo in un'esistenza difficile e il sottile distacco ironico fanno di Corazzini il precursore del crepuscolarimo. Rappresenta quindi il passaggio dalla poesia sublime di D'Annunzio e dall'elegiaco di Pascoli alla semplicità del quotidiano , dalla poesia di fine Ottocento, decadente e solitaria, alla nuova poetica novecentesca di EugenioMontale, Umberto Saba, e Giuseppe Ungaretti.
    (Emilio Cecchi).

  8. #8
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    La morte di Tantalo (1907)



    Noi sedemmo sull'orlo
    della fontana nella vigna d'oro.
    Sedemmo lacrimosi in silenzio.
    Le palpebre della mia dolce amica
    si gonfiavano dietro le lagrime
    come due vele
    dietro una leggera brezza marina.

    Il nostro dolore non era dolore d'amore
    né dolore di nostalgia
    né dolore carnale.
    Noi morivamo tutti i giorni
    cercando una causa divina
    il mio dolce bene ed io.

    Ma quel giorno già vanìa
    e la causa della nostra morte
    non era stata rinvenuta.

    E calò la sera su la vigna d'oro
    e tanto essa era oscura
    che alle nostre anime apparve
    una nevicata di stelle.

    Assaporammo tutta la notte
    i meravigliosi grappoli.
    Bevemmo l'acqua d'oro,
    e l'alba ci trovò seduti
    sull'orlo della fontana
    nella vigna non più d'oro.

    O dolce mio amore,
    confessa al viandante
    che non abbiamo saputo morire
    negandoci il frutto saporoso
    e l'acqua d'oro, come la luna.
    E aggiungi che non morremo più
    e che andremo per la vita
    errando per sempre.


    [da Wikisource]

  9. #9
    Logopedista nei sogni L'avatar di Estella
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    Invito

    Anima pura come un'alba pura,
    anima triste per i suoi destini,
    anima prigioniera nei confini
    come una bara nella sepoltura,
    anima, dolce buona creatura,
    rassegnata nei tristi occhi divini,
    non più rifioriranno i tuoi giardini
    in questa vana primavera oscura.
    Luce degli occhi, cuore del mio cuore,
    tenerezza, sorella nel dolore
    rondine affranta nel mio stesso cielo,
    giglio fiorito a pena su lo stelo
    e morto, vieni, ho spasimato anch'io,
    vieni, sorella, il tuo martirio è il mio.

    Sergio Corazzini
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


  10. #10
    Logopedista nei sogni L'avatar di Estella
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    Desolazione del povero poeta sentimentale

    I
    Perché tu mi dici: poeta?
    Io non sono un poeta.
    Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
    Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio.
    Perché tu mi dici: poeta?

    II
    Le mie tristezze sono povere tristezze comuni.
    Le mie gioie furono semplici,
    semplici così, che se io dovessi confessarle a te arrossirei.
    Oggi io penso a morire.

    III
    Io voglio morire, solamente, perché sono stanco;
    solamente perché i grandi angioli
    su le vetrate delle catedrali
    mi fanno tramare d'amore e d'angoscia;
    solamente perché, io sono, oramai,
    rassegnato come uno specchio,
    come un povero specchio melanconico.
    Vedi che io non sono un poeta:
    sono un fanciullo triste che ha voglia di morire.

    IV
    Oh, non maravigliarti della mia tristezza!
    E non domandarmi;
    io non saprei dirti che parole così vane,
    Dio mio, così vane,
    che mi verrebbe di piangere come se fossi per morire.
    Le mie lagrime avrebbero l'aria
    Di sgranare un rosario di tristezza
    Davanti alla mia anima sette volte dolente,
    ma io non sarei un poeta;
    sarei, semplicemente, un dolce e pensoso fanciullo
    cui avvenisse di pregare, così, come canta e come dorme.

    V
    Io mi comunico del silenzio, cotidianamente, come di Gesù.
    E i sacerdoti del silenzio sono i romori,
    poi che senza di essi io non avrei cercato e trovato il Dio.

    VI
    Questa notte ho dormito con le mani in croce.
    Mi sembrò di essere un piccolo e dolce fanciullo
    Dimenticato da tutti gli umani,
    povera tenera preda del primo venuto;
    e desiderai di essere venduto,
    di essere battuto
    di essere costretto a digiunare
    per potermi mettere a piangere tutto solo,
    disperatamente triste,
    in un angolo oscuro.

    VII
    Io amo la vita semplice delle cose.
    Quante passioni vidi sfogliarsi, a poco a poco,
    per ogni cosa che se ne andava!
    Ma tu non mi comprendi e sorridi.
    E pensi che io sia malato.

    VIII
    Oh, io sono, veramente malato!
    E muoio, un poco, ogni giorno.
    Vedi: come le cose.
    Non sono, dunque, un poeta:
    io so che per essere detto: poeta, conviene
    viver ben altra vita!
    Io non so, Dio mio, che morire.
    Amen
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


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