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Discussione: Alle donne, dalle donne, per le donne

          

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  1. #1
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    Alle donne, dalle donne, per le donne

    Le mani delle donne

    Le mani delle donne
    intrecciano conchiglie di sorprese
    e s’appuntano asterischi di luna
    sulle brume dei capelli arrotolati.
    Sciolgono silenzi di vetro
    al crogiolo sempre acceso delle loro bocche,
    intessendo arazzi d’accoglienza.
    Le mani delle donne
    sanno d’ago e di filo
    e cuciono stupori d’aquiloni
    da annodare tra le mani dei bambini.

    Quelle mani hanno ore da sbucciare

    nei riflessi dei mattini
    e intingono le attese
    in anfore sempre piene di speranza.

    Sigillano pulviscolo di solitudini

    in teche di madreperla, che,
    fatate, sanno mutare in sorriso la malcelata pena.

    Custodiscono battiti cadenzati come torchi

    per spremiture di uvaspina
    per propiziare vaghezze di sospiri,

    Col punto d’erba e festoni

    arredano tristezze di solitudini...
    e schiudono segreti scrigni di sole
    nei giorni di una pioggia inopportuna.

    Se giovani, quelle mani,

    sanno avere levità di ali
    e sulle spalle incurvate dei vecchi
    si chinano amorose,
    per sollevare il duolo di ogni pena.
    Le mani delle donne
    spalmano carezze di nutella
    su fette d’anima fragrante

    Chiudono pietose

    le palpebre dell’ultimo respiro
    col tocco lieve delle loro dita

    schiudendo tepori di placente.

    aprendo varchi ad una nuova vita.

    Anna Marinelli
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

  2. #2
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    Sì sì

    Quando Dio creò l'amore non ci ha aiutato molto
    quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
    quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
    quando Dio creò l'odio ci ha dato una normale cosa utile
    quando Dio creò Me creò Me
    quando Dio creò la scimmia stava dormendo
    quando creò la giraffa era ubriaco
    quando creò i narcotici era su di giri
    e quando creò il suicidio era a terra

    Quando creò te distesa a letto
    sapeva cosa stava facendo
    era ubriaco e su di giri
    e creò le montagne e il mare e il fuoco
    allo stesso tempo

    Ha fatto qualche errore
    ma quando creò te distesa a letto
    fece tutto il Suo Sacro Universo.

    Charles Bukowski
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  3. #3
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    Lo scambio

    La vita è ricca di amorosi incanti,
    di splendide visioni luminose -
    onde azzurre spumose alle scogliere,
    garruli fuochi in lingue scintillanti,
    volti di bimbi in estasi sognanti
    come coppe imbevute di chimere.

    La vita vende gli amorosi incanti,
    nella pioggia il pineto profumato -
    c'è la musica, un alto arco dorato,
    caldi abbracci, devoti sguardi amanti,
    delizie dello spirito incorrotte,
    visioni come stelle nella notte.

    Spendi tutto per doni come questi,
    senza pensare al conto della spesa.
    Un'ora di pace candida, sicura,
    vale di mesi ed anni amara attesa:
    per un respiro di estasi pura
    da' quel che fosti, o ch'essere potresti.

    Sara Teasdale
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  4. #4
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    DONNE DANNATE

    Coricate sulla sabbia come armento pensoso volgono gli occhi verso l'orizzonte marino e i piedi che si cercano, le mani ravvicinate hanno dolci languori e brividi amari.


    Le une, cuori innamorati di lunghe confidenze, nel folto dei boschetti sussurranti di ruscelli, vanno riandando l'amore delle timide infanzie e incidendo il legno verde dei giovani arbusti;


    altre, camminano lente e gravi come suore attraverso le rocce piene di apparizioni, dove Sant'Antonio vide sorgere, come lava, i seni nudi e purpurei delle sue tentazioni;


    e ve n'è che ai bagliori di resine stillanti, nel muto cavo di vecchi antri pagani, ti chiamano in soccorso delle loro febbri urlanti, o Bacco, che sai assopire gli antichi rimorsi.


    Altre, il cui petto ama gli scapolari e nascondono il frustino entro le lunghe vesti, mischiano, nelle notti solitarie e nei boschi scuri, la schiuma del piacere e le lagrime degli strazi.


    O vergini, o demòni, mostri, martiri, grandi spiriti spregiatori della realtà, assetate d'infinito, devote o baccanti, piene ora di gridi ora di pianti,


    o voi, che la mia anima ha inseguito nel vostro inferno, sorelle, tanto più vi amo quanto più vi compiango per i vostri cupi dolori, per le vostre seti mai saziate, per le urne d'amore di cui traboccano i vostri cuori.

    Charles Baudelaire
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  5. #5
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    Sempre

    Sempre questa sensazione di inquietudine
    Di attesa d’altro.
    Oggi sono le farfalle e domani sarà la tristezza inspiegabile,
    la noia o l’ansia sfrenata di rassettare questa o quella stanza,
    di cucire, andare qua e là a fare commissioni,
    e intanto cerco di tappare l’Universo con un dito,
    creare la mia felicità con ingredienti da ricetta di cucina,
    succhiandomi le dita di tanto in tanto,
    di tanto in tanto sentendo che mai potrò essere sazia,
    che sono un barile senza fondo,
    sapendo che “non mi adeguerò mai”,
    ma cercando assurdamente di adeguarmi
    mentre il mio corpo e la mia mente si aprono,
    si dilatano come pori infiniti
    in cui si annida una donna
    che avrebbe voluto essere uccello, mare, stella,
    ventre profondo che dà alla luce Universi splendenti stelle nove…
    e continuo a far scoppiare popcorn nel cervello,
    bianchi bioccoli di cotone,
    raffiche di poesie che mi colpiscono tutto il giorno
    e mi fanno desiderare di gonfiarmi come un pallone per contenere
    il Mondo, la Natura, per assorbire tutto e stare
    ovunque, vivendo mille e una vita differente…

    Ma devo ricordarmi che sono qui e che continuerò
    ad anelare, ad afferrare frammenti di chiarore,
    a cucirmi un vestito di sole,
    di luna, il vestito verde color del tempo
    con il quale ho sognato di vivere
    un giorno su Venere.


    Gioconda Belli
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  6. #6
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    PENSIERI ALLA RUSKIN

    Le donne gli ricordavano gigli e rose.
    A me ricordano piuttosto sangue e sapone,
    armate di uno straccio caldo, vanno all’assalto di nasi,
    orecchie, collo, bocca e di tutti i punti segreti:

    armate di un coltello tagliente, spezzettano il fegato,
    tengono cuori a sanguinare sotto l’acqua corrente,
    eviscerano e farciscono, mettono sottaceto e conservano,
    sbollentano, sbiancano, gratinano, polverizzano,
    - Tutta la chimica tremenda delle loro cucine.

    I loro mariti lontani si chinano sulla scrivania di mogano
    e con garbo manipolano il mercato,
    mentre al sicuro a casa, le tenere e gentili
    ammazzano topini, un colpo secco sul collo,
    asfissiano mosche, sfrattano ragni,
    strofinano, sfregano con gran rumore e buttano all’aria credenze,
    affidano cose a pattumiere, torcono, strizzano,
    polsi rossi , nocche bianche e dita raggrinzite,
    polpute, tiepide. Manovrano aspirapolvere stridenti
    attorno alle protuberanze del mobilio, rassettano
    e tirano via lenzuola da sotto pesanti
    vecchi incontinenti, si chinano per importunare i giovani,
    danno strattoni, piegano, infilano, usano la lampo, abbottonano,
    imboccano cibo, incoraggiano l’evacuazione,
    asciugano il vomito, infilzano la stoffa con aghi,
    avvolgono lana intorno ai loro ferri da calza,
    creano cose comode e calde sui loro ferri

    Le loro mani enormi! Gli occhi che sono dappertutto! Le voci
    alzate per comunicare attraverso il baccano,
    le cosce massicce e i seni che danno conforto,
    le loro aperture sanguinanti e i loro recessi pelosi,
    i grembi che intascano un uomo capovolto!

    E quando tutto è finito, via i grembiuli,
    rapida occhiata all’orologio e vanno di sopra,
    si siedono e sospirano un po’, spazzolando i capelli,
    e in un modo o nell’altro negli specchi trovano colori, odori,
    le loro essenze di gigli e di rose.


    ELMA MITCHELL
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

  7. #7
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    ESILIO


    La mia vita
    È un esilio senza ritorno.
    Non ebbe casa
    la mia errante infanzia perduta,
    non ha terra
    il mio esilio.
    La mia vita navigò
    su vascelli di nostalgia.
    Vissi sulle rive del mare
    guardando l’orizzonte
    verso la mia casa sconosciuta
    pensavo salpare un giorno
    e il presente viaggio
    mi lasciò ad altro porto di speranza.
    E’ l’amore, forse,
    la mia ultima baia?
    Oh braccia che mi fecero prigioniera,
    senza darmi riparo…
    Anche dal crudele abbraccio
    volli sfuggire.
    Oh braccia fuggitive
    che invano cercarono le mie mani….
    Incessante fuga
    e desiderio incessante
    l’amore non è porto sicuro.
    E non c’è terra promessa
    per la mia speranza.


    Alaide Foppa (poetessa desaparacida nel 1980 in Guatemala)
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  8. #8
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    NON SAPRAI MAI

    Non saprai mai che la tua anima viaggia
    come in fondo al mio cuore, dolce cuore adottivo;
    e che nulla, né il tempo, gli altri amori, gli anni,
    impediranno mai che tu sia stato.

    Che la beltà del mondo ha già il tuo viso,
    di tua dolcezza vive, splende del tuo chiarore,
    e all’orizzonte il pensieroso lago
    narra soltanto la tua serenità.

    Non saprai mai che porto la tua anima
    come una luce d’oro che rischiara i passi;
    che un po’ della tua voce suona nel mio canto.

    Dolce fiaccola i tuoi raggi, dolce braciere la tua fiamma,
    mi insegnano il cammino dei tuoi passi,
    e un poco ancora vivi, perché ti sopravvivo.


    Margherite Yourcenar
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  9. #9
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    Che meraviglia Daniela!

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    NON SAPRAI MAI

    Non saprai mai che la tua anima viaggia
    come in fondo al mio cuore, dolce cuore adottivo;
    e che nulla, né il tempo, gli altri amori, gli anni,
    impediranno mai che tu sia stato.

    Che la beltà del mondo ha già il tuo viso,
    di tua dolcezza vive, splende del tuo chiarore,
    e all’orizzonte il pensieroso lago
    narra soltanto la tua serenità.

    Non saprai mai che porto la tua anima
    come una luce d’oro che rischiara i passi;
    che un po’ della tua voce suona nel mio canto.

    Dolce fiaccola i tuoi raggi, dolce braciere la tua fiamma,
    mi insegnano il cammino dei tuoi passi,
    e un poco ancora vivi, perché ti sopravvivo.


    Margherite Yourcenar
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

  10. #10
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    ESSERE DONNA

    Essere donna e' dolore

    Soffri scoprendoti adulta.

    Soffri di essere amante.

    Soffri quando sei madre.

    Ma insostenibile e' in terra

    il dolore di essere donna

    senza aver conosciuto questi dolori

    fino in fondo...


    Blaga Dimitrova
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  11. #11
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    LETTERA II

    Sei lontano nel sud
    lì non sono le quattro
    sdraiato nella tua sedia
    appoggiato al tavolo nel bar
    nella tua camera
    buttato su un letto
    tuo o di qualcuno
    che vorrei cancellare
    - penso a te
    non a chi cerca
    accanto a te lo stesso che io voglio -.
    Penso a te
    ormai da un’ora
    forse mezza
    non so.
    Quando mancherà la luce
    saprò che son le nove
    stirerò il copriletto
    m’infilerò il vestito nero
    mi darò una pettinata.
    Andrò a cena fuori
    è ovvio.
    Ma a una cert’ora
    tornerò in questa stanza
    mi butterò sul letto
    e allora il tuo ricordo
    che dico
    il mio desiderio di vederti
    che tu mi guardi
    la tua presenza d’uomo che mi manca nella vita
    incominceranno come ora
    incominci nella sera
    che ormai è notte
    a essere
    la sola unica cosa
    che m’importa nel mondo.


    IDEA VILARIÑO
    Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery

  12. #12
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    Nella moltitudine

    Sono quella che sono.
    Un caso inconcepibile
    come ogni caso.

    In fondo avrei potuto avere
    altri antenati,
    e così avrei preso il volo
    da un altro nido,
    così da sotto un altro tronco
    sarei strisciata fuori in squame.

    Nel guardaroba della natura
    c'è un mucchio di costumi:
    ragno, gabbiano, topo di campagna.
    Ognuno va subito a pennello
    ed è portato docilmente
    finché si consuma.

    Anch'io non ho scelto,
    ma non mi lamento.
    Potevo essere qualcuno
    molto meno a parte.
    Qualcuno d'un formicaio, banco, sciame ronzante,
    una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.

    Qualcuno molto meno fortunato,
    allevato per farne una pelliccia,
    per il pranzo della festa,
    qualcosa che nuota sotto un vetrino.

    Un albero conficcato nella terra,
    a cui si avvicina un incendio.

    Un filo d'erba calpestato
    dal corso di incomprensibili eventi.

    Uno nato sotto una cattiva stella,
    buona per altri.

    E se nella gente destassi spavento,
    o solo avversione,
    o solo pietà?

    Se al mondo fossi venuta
    nella tribù sbagliata
    e avessi tutte le strade precluse?

    La sorte, finora,
    mi è stata benigna.

    Poteva non essermi dato
    il ricordo dei momenti lieti.

    Poteva essermi tolta
    l'inclinazione a confrontare.

    Potevo essere me stessa - ma senza stupore,

    e ciò vorrebbe dire
    qualcuno di totalmente diverso.

    Wislawa Szymborka

    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  13. #13
    Senior Member L'avatar di mancinerie
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    Sono chiusi nelle loro case
    ognuno nel proprio letto
    c’è chi a quest’ora già cucina
    lo avverto dai profumi di cipolla soffritta
    e vino a svaporare.
    C’è chi è in bagno e fa scorrere l’acqua
    dai rubinetti.
    Io sono qui che aspetto
    che qualcuno venga
    e mi dica:
    sai, abbiamo scambiato la bobina
    girato la scena sbagliata
    torniamo indietro.
    E tutto ricomincia
    ma diverso.


    Antonella Pizzo
    C'è una piega in ogni cosa

  14. #14
    Master Member L'avatar di Rosy
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    HA INDOSSATO LA CAMICIA...

    Ha indossato la camicia, ha preso l'ombrello
    non ha detto parola
    nemmeno io.

    Dopo che se n'è andato
    sono rimasta innanzi allo specchio
    ho estratto la lingua
    per vedere se erano rimaste impigliate delle parole.
    Purtroppo ho visto solo muscoli e vene.

    Ho ritirato la lingua
    sono scoppiata a ridere
    la risata non è una parola - poi ho infranto lo specchio.

    Da quel momento
    ho continuato a infrangere specchi
    invano
    cercandone uno
    che non riflettesse
    più, uno specchio
    che infrangesse me.

    A'ISHA ARNA'UT

    ( poetessa siriana. Tratto da Antologia di poetesse arabe contemporanee.
    Un piccolo gioiello).
    Rosy
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  15. #15
    Master Member L'avatar di daniela
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    Ragazza ignota in reparto maternità

    Bimbo, la corrente del respiro ha sei giorni.
    Piccola nocca t'accoccoli sul letto bianco,
    piccolo e forte, come una chiocciola rattratto
    ti rannicchi al seno.
    Le labbra sono animali, sei nutrito con amore.

    All'inizio la fame non è errore.
    Tentennano le cuffiette le infermiere,
    su ceste a rotelle sei pascolato
    con la nidiata dei senza nido,
    lungo corridoi inamidati.
    La tua testa al mio tocco s'inclina,
    vacilla piano come una tazzina.
    Senti l'appartenenza.
    Ma questo è un letto istituzionale.
    Non farai per molto la mia conoscenza.
    I dottori sono smaltati.
    Vogliono sapere i fatti.
    Si chiedono dell'uomo che mi ha lasciato,
    un'anima pendolo che viene e che va
    e come sempre ti lascia piena di bambino.
    Ma la nostra cartella clinica rimane vuota.
    Ti ho lasciato crescere, non ho fatto altro.
    Ora siamo qui, guardati da tutto il reparto.
    Hanno pensato che fossi strana
    Anche se non ho detto una parola.
    Sono esplosa e svuotandomi di te
    ti ho lasciato imparare cos'è l'aria.
    I dottori fanno grafici d'indovinelli.
    Volgo la testa altrove. Io non lo so.
    È tua la sola faccia che riconosco.
    Ossa da ossa mi bevi le risposte.
    Sei volte al giorno soddisfo il tuo bisogno,
    le tue labbra animali,
    il tepore della pelle che si fa paffuta.
    Vedo schiudersi le tendine degli occhi.
    Sono pietre blu, il muschio va sparendo.
    Sbatti le palpebre stupito,
    e mi chiedo cosa vedi
    strano parente che turbi il mio silenzio.
    Sono un riparo di menzogne.
    Dovrei di nuovo imparare a parlare,
    o senza speranza di salute mentale
    potrò toccare un viso che riconosco?
    Nel corridoio ritornano le ceste.
    Le mie braccia ti calzano a pennello,
    avvolgono le lanose infiorescenze
    dei tuoi salici piangenti,
    l'arnia ronzante d'api dei tuoi nervi,
    i muscoli e le grinze dei primi giorni.
    La tua faccia da vecchino
    disarma le infermiere.
    I dottori mi rimproverano ancora.
    Parlo allora. È a te che il mio silenzio nuoce.
    Dovevo saperlo. Devo far scrivere qualcosa.
    La voce s'allarma nella gola:
    ''Nome del padre: nessuno''.
    Ti tengo fra le braccia e ti nomino bastardo.
    E anche questa è fatta. Non ho più
    niente da dire, niente da perdere.
    Altre hanno già trafficato vita
    e non potevano parlare.
    Mi rattrappisco per evitare
    i tuoi occhi gufigni, mio fragile ospite.
    Sfioro le tue guance come fiori. Al contatto
    illividisci. Ci disconosciamo. Sono
    l'insenatura che t'accoglie, lo scoglio
    contro cui ti frangi. Ti stacchi. Scelgo
    l'unica via per te, piccolo erede,
    e ti do via, squassando i noi stessi che perdiamo.
    Va' bimbo che non sei nulla più d'un mio peccato.

    Anne Sexton
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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