Mentre curiosavo qua e là in internet a leggere opinioni su questo nuovo libro di Camilleri, mi aveva colpito un giudizio che diceva press'a poco: Camilleri è stanco di scrivere di Montalbano; lo fa perchè il successo glielo impone( magari pure i suoi editori).
In realtà ha risultati molto più felici quando scrive i suoi racconti.
Mi ero quasi risentita , nel leggere; io adoro talmente il personaggio Montalbano e le sue storie, da apprezzarle comunque....

Devo però riconoscere, mio malgrado, dopo avere letto questo secondo libro di storie- il primo era GRAN CIRCO TADDEI, - che quello sconosciuto lettore aveva ragione.
Obiettivamente queste storie sono assai più godibili di tutti i romanzi ultimi scritti!

Otto racconti, quindi, che vanno a cavallo del secolo, dalla fine del 1800 al 1950, più o meno.
Otto storie "vigatesi",con protagonisti persone comuni, nobili, procaci fanciulle. A questo proposito, devo riconoscere come, nonostante l'età avanzata, Camilleri riesca in certe situazioni a "tirare fuori" un erotismo senza pari!
I racconti sono di vario argomento, allegri, tristi, ma hanno tutti in comune un...finale a sorpresa.
Niente di trascendentale, ma la scena finale è sempre vagamente inaspettata, dando un tocco in più al valore della storia.

Non saprei neppure dire quale io abbia preferito; forse LE SCARPE NUOVE, commovente racconto che si svolge nell'era fascista. Qui il protagonista più simpatico è un asino- uno scecco -di nome Mussolini, che sembra avere poteri quasi magici., e che bilancia la malinconia del resto della storia.

Poi quello che dà il titolo, LA REGINA DI POMERANIA, storia di un grandissimo imbroglio ai danni dei vigatesi, che riescono , tra le altre cose, a ... farsi convincere a comprare una partita immensa di cani, Volpini di Pomerania, svuotando le casse del paese!
Ma tutti sono meritevoli di lettura!
Il "camillerese" è più stretto che mai e talmente godibile che mi capita spesso di rileggere due o tre volte lo stesso brano...
Come questo dialogo:
"...Io me lo sento che se lo pigliano 'a sto figliuzzo beddro di lu mè cori! A tutti e dù la guerra li mannano a fari!-

-Ma quali guerra? ma che ti veni in testa? Nuautri 'n paci semu!- disse Bartolomè.
-E l'amiciuzzo sò, quel grannissimo cornuto di tidisco coi baffetti, la guerra non la sta facenno?Quello si strascina appresso a Mussolini!
Sicuro come la morti che se lo strascina...-

Per sò disgrazia, in quel momento lo scecco, dalla staddra, arragliò.
" che hai da diri tu, gran figlio di buttana di Mussolini?- gli gridò allora Assunta."

O questo incipit( Le scarpe nuove):
" La festa di san Calò, che era un santo nìvuro che favoriva quanno potiva i povirazzi, i morti di fami, i malati e ,in modo spiciali, i povirazzi malati e morti di fami, cadiva ogni prima duminica del misi di settembriro e prinicipiava a mezzojorno spaccato con la nisciuta del Santo dalla Chiesa."

Amanti di Camilleri, fatevi sotto!
Rosy