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Discussione: Città, villaggi, metropoli & Co.

          
  1. #16
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    Montevideo

    Scivolo per la tua sera come la stanchezza per la pietà di un declivio.
    La notte nuova è come un'ala sopra i tuoi terrazzi.
    Sei la Buenos Aires che avemmo , quella che negli anni si allontanò, quietamente.
    Sei nostra e festosa, come la stella che le acque raddoppiano.
    Porta finta nel tempo, le tue strade guardano il passato più lieve.
    Chiarore da dove ci arriva il mattino, sopra le dolci acque torbide.
    Prima di illuminare la mia persiana, il tuo basso sole rende felici le tue ville.
    Città che si ascolta come un verso.
    Strade con luce di patio.

    J.L. Borges
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  3. #17
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    Ad Atene

    La tua immagine
    come un miraggio
    mi segue ovunque
    per le strade di Atene.
    Cerco di vederla,
    ma di colpo si nasconde.
    È un gioco di apparizioni.
    Lassù tra le colonne di Acropoli
    ti muovi, nel nido delle dee.
    A volte sei Venere
    a volte Diana.
    Il tuo destino è
    vagare per sempre
    tra antichità e nuova era.

    Arjan Kallco

    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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  5. #18
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    Sulla via di Taormina
    Tra uliveti e azzurro pelago
    il cammin serpeggia al lito;
    scosta Aurora al nevi-candido
    Etna il vel col roseo dito.
    Su la via protende il mandorlo
    entro il cocchio i rami in fiore,
    scherza al par di lieta driade
    da l’amabile rossore.
    Sovra il ritmo de l’Oceano,
    i suoi miti Grecia invia;
    urla immensa, al lido classico
    versa il mar la melodia,
    e sussurra in lingua ionica,
    fra il tremor de l’aura etnea,
    ondi-fresche, eterno-giovani
    rapsodie de l’Odissea.


    Carl Snoilsky


    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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  7. #19
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    COLLE OPPIO


    È una rosa disfatta, stanotte, il Colosseo
    e la vita si disfa con lui sotto la luna.
    Io cerco il verso unico, lo stelo, il sortilegio
    che ogni franta immagine ricostruisce in una.
    Dammi il tuo crisma, baciami, cuore della parola,
    amami come solo tu m'hai saputo amare.
    Abito un regno impervio che ha un nome di ragazzo,
    né c'è altro ponte al mondo che qui possa approdare.

    MARIA LUISA SPAZIANI

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  9. #20
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    O Sirmione, delle penisole e delle isole

    O Sirmione, delle penisole e delle isole
    pupilla, quante nei limpidi laghi
    e nel vasto mare l'uno e l'altro Nettuno regge,
    quanto volentieri e gioioso ti rivedo!
    Stento a credere d'aver abbandonato la Tinia
    e i campi bitini e sereno poterti rivedere.
    O che c'è di più dolce se, liberi dagli affanni,
    quando l'animo depone il suo peso, e stanchi
    per il faticoso viaggio, giungiamo alla nostra casa
    e possiamo riposare nel sospirato letto?
    Questa è l'unica ricompensa dopo tante fatiche!
    Salve, bella Sirmione, e fa' festa al tuo padrone;
    e voi gioite, o lidi e onde del lago:
    ridete, quanti sorrisi siete in casa!

    Catullo, Carmina, XXXI


    SIRMIONE (Grotte di Catullo)


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  11. #21
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    Alba a Sorrento

    Al freddo stretto i limoni movevano la luna d’alba
    prossima ad esalare scialba nel cielo dei portoni.
    Sulla finestra a grate, tra i rami d’arancio
    portava il vento uno slancio di polle rosate:
    i gerani smorti dal gelo trepidavano d’aria
    sotto l’arcata solitaria illuminata dal cielo.
    Ai monti pallidi d’ali sorgevano voci remote,
    per strada le ruote dei primi carri, i fanali
    tenui nel vetro dell’aria, trasparenza del verde
    fresco delle persiane; lungo i cancelli
    il sole era un caldo cane addormentato tra i monelli.

    Alfonso Gatto


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  13. #22
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    In riva al mare
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    Prima che bruci Parigi di Nazim Hikmet.

    Finch'é ancora tempo, mio amore
    e prima che bruci Parigi
    finch'é ancora tempo, mio amore
    finché il mio cuore è sul suo ramo
    vorrei una notte di maggio
    una di queste notti
    sul lungosenna Voltaire
    baciarti sulla bocca
    e andando poi a Notre-Dame
    contempleremmo il suo rosone
    e a un tratto serrandoti a me
    di gioia paura stupore
    piangeresti silenziosamente
    e le stelle piangerebbero
    mischiate alla pioggia fine.
    Finch'é ancora tempo, mio amore
    e prima che bruci Parigi
    finch'é ancora tempo, mio amore
    finché il mio cuore è sul suo ramo
    in questa notte di maggio sul lungosenna
    sotto i salici, mia rosa, con te
    sotto i salici piangenti molli di pioggia
    ti direi due parole le più ripetute a Parigi
    le più ripetute, le più sincere
    scoppierei di felicità
    fischietterei una canzone
    e crederemmo negli uomini.
    In alto, le case di pietra
    senza incavi né gobbe
    appiccicate
    coi loro muri al chiar di luna
    e le loro finestre diritte che dormono in piedi
    e sulla riva di fronte il Louvre
    illuminato dai proiettori
    illuminato da noi due
    il nostro splendido palazzo
    di cristallo.
    Finch'é ancora tempo, mio amore
    e prima che bruci Parigi
    finch'é ancora tempo, mio amore
    finché il mio cuore è sul suo ramo
    in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
    ci siederemmo sui barili rossi
    di fronte al fiume scuro nella notte
    per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
    – verso il Belgio o verso l’Olanda? –
    davanti alla cabina una donna
    con un grembiule bianco
    sorride dolcemente.
    Finch'é ancora tempo, mio amore
    e prima che bruci Parigi
    finch'é ancora tempo, mio amore.
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


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  15. #23
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    Notturno in tram a Berlino di Nazim Hikmet.

    La vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti
    e quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci
    ciascuno cammina solo ma siamo l'uno a fianco dell'altro
    che cosa non avremmo dato gli uni e gli altri per non sentire
    il rumore dei passi gli uni degli altri
    dentro di noi abbiamo pietà imprechiamo gli uni contro gli
    altri ma ci amiamo perchè non crediamo gli uni negli altri
    che cosa non avremmo dato per arrivare a un incrocio e
    infilare presto quattro strade diverse ma non so se uno di
    noi morisse se quelli che restano sarebbero contenti
    la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti e
    quattro camminiamo fianco a fianco
    la notte prendiamo il tram i tram che non sappiamo dove vadano
    la notte i tram puliti larghi a tre vagoni ci portano in
    qualche luogo con stridori sferragliamenti
    a un tratto si levano davanti a noi dei muri bruciati e sotto
    il riverbero dei lampioni marciano diritti e testardi verso di noi
    delle finestre appaiono davanti a noi e vengono in folla verso
    di noi schiacciandosi l'una con l'altra
    finestre che non hanno nè vetri nè infissi che non sono finestre
    delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto
    passiamo davanti alle porte senza battenti le porte che aprono su nulla
    sui marciapiedi degli uomini con tre punti sopra il bracciale aspettano il tram
    sono appoggiati sui loro bastoni dalle punte di gomma
    non so se tutti i muti sono anche dei sordi ma certo la maggior
    parte dei ciechi sono dei ciechi con gli occhi aperti e le luci
    dei tram cadono nei loro occhi aperti ma loro non si rendono
    conto che la luce cade nei loro occhi
    vecchie bigliettaie stanche fanno salire i ciechi sui tram
    donne che mi avete guidato teneramente tenendomi per mano
    a quasi tutte voi non ho dato che qualche poesia e forse un po' di tristezza
    sono grato a voi tutte
    traversiamo le tenebre degli spiazzi vuoti dove crescono i ciuffi d'erbacce
    i tram traversano le piazze i cui palazzi barocchi sono distrutti
    e le pietre bruciate spezzate si somigliano talmente che la testa
    ci gira e giriamo in tondo
    questa città è tutta bucata perchè ha mandato i suoi soldati a distruggere altre città
    ho visto città rase al suolo avevano mandato i loro soldati
    a distruggere altre città e i soldati delle altre città le avevano rase al suolo
    ho visto città che preparavano i loro soldati per mandarli
    a distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse
    dei violinisti salgono in tram con le scatole dei violini sotto
    il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a
    nascondere la loro calvizie
    questo agosto è forse l'ultimo agosto del mondo ha chiesto uno
    dei violinisti alla bigliettaia in una lingua che non conosco
    sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani in collera
    credo ch'essi stessi non sappiano perchè e contro chi sono in collera
    che ora sarà adesso all'Avana amore mio sarà notte o giorno
    le ragazze scendono dai tram
    le loro gambe sono abbastanza ben fatte
    senza fare un gesto seduto dove sono le seguo e sotto il ponte
    di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore delle loro
    bocche e volto la testa a una giovane donna che mi tocca la spalla
    senza ch'io sappia dov'è
    i suoi capelli son paglia d'oro le sue ciglia azzurre
    il suo collo bianco è lungo e rotondo
    alle fermate vecchie donne terribili con cappelli di
    paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano
    l'uomo seduto alla mia destra s'è inabissato dentro se stesso
    s'è perduto dentro se stesso
    è così lo so è così che la vecchiaia comincia
    tuttavia non è in mio potere non cadere nelle onde tristi
    così comincia la vecchiaia
    l'uomo seduto alla mia destra è caduto ancora nelle onde tristi
    alla porta del deposito siamo scesi dall'ultimo tram
    rientriamo a piedi
    tutti e quattro
    la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia
    quando arriviamo all'albergo il sole comincia a spuntare
    nella nostra stanza apriamo la radio
    parla dei vascelli cosmici.
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


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  17. #24
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    LECCE

    Biancamente dorato
    è il cielo dove
    sui cornicioni corrono
    angeli dalle dolci mammelle,
    guerrieri saraceni e asini dotti
    con le ricche gorgiere.

    Un frenetico gioco
    dell'anima che ha paura
    del tempo,
    moltiplica figure,
    si difende
    da un cielo troppo chiaro.

    Un’aria d’oro
    mite e senza fretta
    s’intrattiene in quel regno
    d’ingranaggi inservibili fra cui
    il seme della noia
    schiude i suoi fiori arcignamente arguti
    e come per scommessa
    un carnevale di pietra
    simula in mille guise l'infinito.


    Vittorio Bodini



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  19. #25
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    Su un tram ho visto in faccia la bellezza,
    un tram sudato, di cappelli e giacche,
    di impiegati con le facce della tristezza,
    e donne grasse, e ombelichi sui tacchi;
    ho visto la faccia che le bruciava il cuore
    in una Milano che scivolava tra mucchi
    di case addormentate, di uomini che sembrano morire,
    di auto, bus, sirene e gas nell’aria,
    e questo fuggire del tempo oltre la volontà.
    Era una traccia franca, luce nell’aria,
    nel ridere blu di occhi color del vento,
    un vestito floscio d’un rosa che pare cangiante
    al tremare del corpo al tocco del sentimento.
    Io l’ho bevuta nel bello del suo guardare
    e lei si è fatta festa tra la gente.

    Franco Loi
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


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  21. #26
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    Diano Marina(Imperia)
    Questa notte
    lontano dalla città rovente
    la brezza marina
    scompiglia i capelli.

    Osservo le colline di Diano
    calarsi nel buio del mare
    stellato di barche.

    Gli illuminati gialli campanili
    a ricordare
    antiche borgate marinare.

    Il lungomare con le sue luci
    traccia il confine
    tra due mondi opposti e vicini.

    Il buio inghiotte il mare
    che ancora risacca e profuma
    memorie di luoghi lontani.

    Grazie all'aroma dei pini
    mi sento in Patria
    alle radici.

    De Gregori Gabriella
    " E se io non fossi l'eroe? Se io fossi il cattivo? " Twilight

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  23. #27
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    VERSI ALLA TRISTEZZA DI BUENOS AIRES

    Tristi strade dritte, ingrigite e uguali,
    da cui s’intravede, talvolta, uno spicchio di cielo,
    le sue scure facciate e l’asfalto del suolo
    hanno spento i miei tiepidi sogni primaverili.
    Quanto vagai da quelle parti, sbadata ed intrisa
    nel vapore grigiastro, lento, che le decora,
    Della loro monotonia la mia anima soffre tutt’ora
    - Alfonsina! - non chiamare. Ormai non rispondo a niente.
    Se in una delle tue case, Buenos Aires, morirò
    osservando in giorni autunnali il tuo cielo recluso
    per me non sarà una sorpresa la tua lapide pesante.
    Che tra le tue strade dritte, unte dal suo fiume
    spento, plumbeo, desolante e ombroso,
    quando vagai da quelle parti, già stavo sottoterra.

    (da Ocra, 1925)

    Alfonsina Storni
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


  24. #28
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    BERLINO I

    Seduti sopra l'erto e polveroso
    argine della strada, contempliamo
    la calca innumerevole e confusa
    e, nella sera, la città lontana.

    Le vetture dei tram, imbandierate,
    s'aprono, colme un varco tra la folla.
    Fendon gli omnibus, carichi, le strade.
    Suonar di clacson, fumo ed automobili.

    Verso l'immenso mare di cemento.
    Ma ad ovest si disegna, fusto a fusto,
    la filigrana delle chiome spoglie.

    Il sole pende, enorme, all'orizzonte.
    Fiamme saetta l'arco della sera.
    E il sogno della luce, alto, su tutto.

    GEORG HEYM


    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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  26. #29
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    Ciao Enribello,

    il sonetto che posti è semplicemente stupendo ed è uno dei migliori prodotti dell'espressionismo poetico tedesco. Però (mi perdonerai l'attacco di pedanteria) non si tratta di Berlin I, che in realtà è molto più famosa e più sovente inflitta agli studenti liceali come articolo di studio, ma di Berlin II.
    Ecco il testo originale (come pezza d'appoggio)


    BERLIN II


    Der hohe Straßenrand, auf dem wir lagen,
    War weiß von Staub. Wir sahen in der Enge
    Unzählig: Menschenströme und Gedränge,
    Und sahn die Weltstadt fern im Abend ragen.

    Die vollen Kremser fuhren durch die Menge,
    Papierne Fähnchen waren drangeschlagen.
    Die Omnibusse, voll Verdeck und Wagen.
    Automobile, Rauch und Huppenklänge.

    Dem Riesensteinmeer zu. Doch westlich sahn
    Wir an der langen Straße Baum an Baum,
    Der blätterlosen Kronen Filigran.

    Der Sonnenball hing groß am Himmelssaum.
    Und rote Strahlen schoß des Abends Bahn.
    Auf allen Köpfen lag des Lichtes Traum.


    Ed ecco anche il testo di Berlin I... che mi piace moltissimo!

    Berlin I

    Beteerte Fässer rollten von den Schwellen
    Der dunklen Speicher auf die hohen Kähne.
    Die Schlepper zogen an. Des Rauches Mähne
    Hing rußig nieder auf die öligen Wellen.

    Zwei Dampfer kamen mit Musikkapellen.
    Den Schornstein kappten sie am Brückenbogen.
    Rauch, Ruß, Gestank lag auf den schmutzigen Wogen
    Der Gerbereien mit den braunen Fellen.

    In allen Brücken, drunter uns die Zille
    Hindurchgebracht, ertönten die Signale
    Gleichwie in Trommeln wachsend in der Stille.

    Wir ließen los und trieben im Kanale
    An Gärten langsam hin. In dem Idylle
    Sahn wir der Riesenschlote Nachtfanale.

    Georg Heym (1887 - 1912)



    Quote Originariamente inviato da Enribello Visualizza il messaggio
    BERLINO I

    Seduti sopra l'erto e polveroso
    argine della strada, contempliamo
    la calca innumerevole e confusa
    e, nella sera, la città lontana.

    Le vetture dei tram, imbandierate,
    s'aprono, colme un varco tra la folla.
    Fendon gli omnibus, carichi, le strade.
    Suonar di clacson, fumo ed automobili.

    Verso l'immenso mare di cemento.
    Ma ad ovest si disegna, fusto a fusto,
    la filigrana delle chiome spoglie.

    Il sole pende, enorme, all'orizzonte.
    Fiamme saetta l'arco della sera.
    E il sogno della luce, alto, su tutto.

    GEORG HEYM


    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  27. #30
    Master Member L'avatar di Enribello
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    Ciao Rupert hai fatto bene a segnalare la cosa.
    A volte il web ci inganna...


    https://gedichte.xbib.de/Heym_gedicht_Berlin+1.htm
    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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