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29-January-2019, 14:35
#1
Master Member
DALL’OLANDA: AMSTERDAM
A portarmi fu il caso tra le nove
e le dieci d’una domenica mattina
svoltando a un ponte, uno dei tanti, a destra
lungo il semigelo d’un canale. E non
questa è la casa, ma soltanto
– mille volte già vista –
sul cartello dimesso: “Casa di Anna Frank”.
Disse più tardi il mio compagno: quella
di Anna Frank non dev'essere, non è
privilegiata memoria. Ce ne furono tanti
che crollarono per sola fame
senza il tempo di scriverlo.
Lei, è vero, lo scrisse.
Ma a ogni svolta a ogni ponte lungo ogni canale
continuavo a cercarla senza trovarla più
ritrovandola sempre.
Per questo è una e insondabile Amsterdam
nei suoi tre quattro variabili elementi
che fonde in tante unità ricorrenti, nei suoi
tre quattro fradici o acerbi colori
che quando è grande il suo spazio perpetua,
anima che s'irraggia ferma e limpida
su migliaia d'altri volti, germe
dovunque e germoglio di Anna Frank.
Per questo è nei suoi canali vertiginosa Amsterdam.
Vittorio Sereni
(da Gli strumenti umani, Einaudi, 1965)
Amsterdam - Casa di Anna Frank
foto presa dal web
Io li odio i nazisti dell'Illinois...
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Master Member
MICENE
Ho visto Micene
che un tempo fu ricca d'oro
e oggi il vento entra ed esce
scavando le cicatrici sulle mura.
Ho salito le scale verso sera
il vento forte avvolgeva le pietre come un rogo
le stesse pietre che la porpora e il sangue rivestirono
e ora sono indissolubilmente unite nella stessa rete
(chi il carnefice? chi la vittima?)
con le grida ancora vive
che percuotono ancora con forza le rupi
e tornano indietro con gli uccelli.
Mi sono appoggiato all'ombra delle pietre erose
e chiudendo gli occhi
mi sono visto passare davanti danzando
l'addetto ai segnali di fuoco e il rogo
Agamennone Egisto Clitennestra
il riso degli dèi e i cicli del tempo
la terra nera il cielo il mare
e la difficile affermazione di ogni cosa
tutto unito
trascinato in alto da un'aquila reale
nella folgore che si avvolgeva come un serpente
frustando dall'alto la vetta del Profeta Elia.
THANASSIS LAMBROU
(da Poesia, n. 327, Giugno 2017 - Traduzione di Nicola Crocetti)
MICENE - Porta dei leoni
foto presa dal web
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Master Member
DELFI
Qui è il cipresso di fuoco
il mare e l’altro mare di ulivi,
qui s’incontrarono le due aquile inviate da Giove,
qui è la via che sale alle sorgenti
dove batte il cuore della Grecia.
Qui è il pendio con i pini
una lira reclina con le corde di un silenzio vivo
mirti e lentischi,
qui è la pietra della Sibilla
l’edera l’ha coperta ma la sua luce non si è spenta,
il tripode d’oro e l’ombelico della terra.
Qui è l’Auriga che aggioga i monti
questa lancia dritta di bronzo
senza sentimenti ma con un fuoco negli occhi,
qui è il trono di ferro di Pindaro
e più in alto
il nido che aveva costruito in cima a una fiamma
un angelo-aquila
per officiare
avendo come misteri iniziatici i vènti
e come sacerdoti le rupi erette.
Qui è l’ara
e più dentro l’inaccessibile sacrario
dov’è ancora fresca la radice degli oracoli,
ma soprattutto qui è Apollo
(un fiato puro che a volte diventa arco
e a volte musica)
assieme a Dioniso – un regno –
questo gorgheggio sfavillante
che come una rete sorregge ogni cosa a un’altezza,
un’altra verità, un’altra purezza, un’altra libertà.
E penso
(per quanti hanno mente cuore e sguardo puro
e un amore infuocato):
Delfi non è che la vita stessa
che procede (verso una risurrezione?)
con terremoti e inabissamenti e baratri,
e là dove si spezza in due – come la roccia ferita –
poi si propagano
acque, uccelli, allori e cipressi
e i fiori che coprono le ferite – gli anemoni.
Thanassis Lambru
(da Poesia, n. 327, Giugno 2017 - Traduzione di Nicola Crocetti)
La Tholos di Delfi antica struttura del Santuario di Athena
fonte e foto Wikipedia
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