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Discussione: Parlatemi d'Amore

          
  1. #691
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    L’amore non è cieco. Basta un occhio
    per vedere che non sei bello, oppure
    quante donne lo sono. Vedo tutti
    i tuoi difetti: gli occhi dilatati,
    alta la fronte. Di principi estetici
    sono troppo imbevuta, fin da piccola,
    per poter liberare la mia mente,
    dirti perfetto e amarti da morire.
    Più sottile è il potere dell’amore:
    ha tanta forza che dico “Non bello”
    come dicessi “Non qua” o “Non là”
    “distesa”, oppure “a scrivere una lettera”.
    So cos’è il bello di cui tutti parlano;
    ma mi chiedo se sia così importante.

    Edna St. Vincent Millay
    Traduzione di Silvio Raffo
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  3. #692
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    "Non hai idea di quanto sia stato difficile
    trovare un dono da portarti.
    Nulla sembrava la cosa giusta.
    Che senso ha portare oro ad una miniera d'oro,
    oppure acqua all'oceano.
    Ogni cosa che trovavo,
    era come portare spezie in Oriente.
    Non ti posso donare il mio cuore e la mia anima,
    perché sono già Tue.
    Così, ti ho portato uno specchio.
    Guardati e ricordami."



    Jalal Ad-Din Rumi
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  5. #693
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    C'è una dolcezza giù nella vita
    che non cambierei con niente
    di ciò che appartiene al cielo.
    È quando, chissà da che, perché cominciano
    fra due bocche estranee sino ad allora
    i miracoli tiepidi d'aurora
    dei baci.


    Giuseppe Conte
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  7. #694
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    Ride ancora il tuo corpo


    Ride ancora il tuo corpo all’acuta carezza
    della mano o dell’aria, e ritrova nell’aria
    qualche volta altri corpi? Ne ritornano tanti
    da un tremore del sangue, da un nulla. Anche il corpo
    che si stese al tuo fianco, ti ricerca in quel nulla.

    Era un gioco leggero pensare che un giorno
    la carezza dell’aria sarebbe riemersa
    improvviso ricordo nel nulla. Il tuo corpo
    si sarebbe svegliato un mattino, amoroso
    del suo stesso tepore, sotto l’alba deserta.
    Un acuto ricordo ti avrebbe percorsa
    e un acuto sorriso. Quell’alba non torna?

    Si sarebbe premuta al tuo corpo nell’aria
    quella fresca carezza, nell’intimo sangue,
    e tu avresti saputo che il tiepido istante
    rispondeva nell’alba a un tremore diverso,
    un tremore dal nulla. L’avresti saputo
    come un giorno lontano sapevi che un corpo
    era steso al tuo fianco.
    Dormivi leggera
    sotto un’aria ridente di labili corpi,
    amorosa di un nulla. E l’acuto sorriso
    ti percorse sbarrandoti gli occhi stupiti.
    Non è piú ritornata, dal nulla, quell’alba?


    Cesare Pavese
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  9. #695
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    IN ENDECASILLABI

    A sedici anni, lettore poiché era giusto
    allora soltanto di Catullo e di Shakespeare
    scrissi per una compagna di liceo
    versi come «Nessuna donna mai
    fu amata tanto,/ quanto tu sei…»
    Dio, non sapevo niente di donne, di amore.
    Quella ragazzina bruna, dalle labbra
    sporgenti, gli occhi grandi come
    due albicocche, ci erano usciti tutti
    con lei, fuorché io, il suo cantore.
    Io la guardavo, sperduto. Come avrei
    voluto abbracciarla, tempestarle
    il capo di quel segreto che erano i baci.
    Io la guardavo a scuola, per strada,
    la domenica alla messa nella Chiesa
    detta dai frati. Poi tornavo a casa, aprivo
    i libri, Lesbia, Rosalind, Ofelia
    e lei, e i sogni su lei, in endecasillabi.

    GIUSEPPE CONTE

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    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

  10. #696
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    Sul lungomare quel vecchio
    dischiude le borse degli occhi
    e guarda le ragazze.

    Si sofferma ogni pomeriggio in quel luogo
    occhi chiusi contro il sole
    fin quando arrivano i passi.

    Sono ormai più di quarant'anni
    e ancora ne attende il ritorno...
    la riconoscerà, ancor oggi.

    Il tempo ha velato il volto di Lei;
    l'abito, quei passi
    ora certo cambiati.

    Di traverso le ragazze lo schivano,
    s'aggiustano le gonne, rinsaldano la presa sulle borse,
    s'affrettano, passato l'argine.

    La riconoscerà, dopotutto; difficilmente
    capiterà d'incontrare diciottenni
    nate nel novecentoquattro.

    Douglas Livingstone




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  12. #697
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    TI DIRÒ UN GRAN SEGRETO


    Ti dirò un gran segreto Tu sei il tempo
    Il tempo è donna
    Ha bisogno d’esser corteggiato ha bisogno che ci si segga
    Ai suoi piedi il tempo come una veste da sciogliere
    Il tempo come una chioma senza fine
    Pettinata
    Uno specchio che il respiro appanna e spanna
    Il tempo sei tu che dormi nell’alba in cui mi sveglio
    Sei tu come un coltello che trafigga la mia gola
    Oh non posso dire questo tormento del tempo che non passa
    Questo tormento del tempo imprigionato come il sangue nelle vene azzurre
    Ben peggiore del desiderio interminabilmente insoddisfatto
    Di questa sete dell’occhio quando cammini nella stanza
    E io capisco che non si deve rompere l’incantesimo
    Ben peggiore del sentirti estranea
    Sfuggente
    La testa altrove e il cuore già in un altro secolo
    Mio Dio come pesano le parole È proprio questo il punto
    Amore mio oltre il piacere amore mio fuori di portata oggi fuori tiro
    Tu che batti alla mia tempia orologio
    Se tu non respiri sono io che soffoco
    E sulla mia carne esita e si posa il tuo passo

    Ti dirò un gran segreto Ogni parola
    Sulle mie labbra è una mendica che chiude
    Una miseria per le tue mani una cosa che s’oscura sotto il tuo sguardo
    Ed è per questo io dico così spesso che ti amo
    Colpa di un cristallo troppo chiaro di una frase che porteresti al collo
    Non t’offendere per le mie parole banali. È
    L’acqua pura che fa questo brusio spiacevole sul fuoco

    Ti dirò un gran segreto Io non so
    Parlare del tempo che ti somiglia
    Non so parlare di te fingo soltanto
    Come quelli che da molto tempo sul marciapiede d’una stazione
    Agitano la mano dopo che i treni sono partiti
    E il polso cede sotto il peso nuovo delle lacrime

    Ti dirò un gran segreto Ho paura di te
    Paura di quel che t’accompagna la sera verso le finestre
    Dei gesti che fai delle parole che non si dicono
    Ho paura del tempo rapido e lento ho paura di te
    Ti dirò un gran segreto Chiudi le porte
    È più facile morire che amare
    Per questo cerco di vivere
    Amor mio.

    (Je vais te dire un grand secret, da Les yeux d’Elsa, 1942)

    LOUIS ARAGON (per la sua compagna lsa Triolet .)

    foto presa dal web e puramente indicativa

    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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  14. #698
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    "Pure, l'amore che volevi l'avevo io da darti;
    l'amore che volevo - lo dissero i tuoi occhi
    sciupati e diffidenti - l'avevi tu da darmi.
    Si sentirono, si cercarono i nostri corpi;
    pelle e sangue compresero.
    Ma ci nascondemmo, tutti e due sconvolti".


    Costantino Kavafis
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  15. #699
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    Impercezione

    Dormi e il tuo corpo si fa sottile
    come un quadrifoglio tra le pagine
    e non è carta ma stoffa di lenzuola
    e non è libro ma tu portaci fortuna
    in questa escoriazione fino al vivo
    che per paura di essere banali
    solo di rado chiamiamo amore

    Francesco Tomada
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  16. #700
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    Una forma di gelosia

    Ti sei addormentata ancora nuda
    adesso il tuo torace si muove lentamente
    lo sento appoggiandoti le mani sulla pelle
    penso al fiato veloce di prima
    che era tuo e nostro insieme
    mentalmente faccio la differenza
    per capire quanta parte del tuo respiro
    sia dedicata a me

    Francesco Tomada
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  17. #701
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    LA VITA, AMORE MIO......

    La vita, amore mio, è la pienezza.
    La vita sono un uomo e una donna che si incontrano
    perché sono fatti l’uno per l’altra,
    perché sono, l’uno per l’altro,
    ciò che la pioggia è per il mare:
    l‘uno torna sempre a cadere nell’altro,
    si generano a vicenda,
    l’uno è la condizione dell’altro.
    Da tale pienezza nasce l’armonia,
    e in questo consiste la vita.
    Una cosa rarissima fra gli esseri umani.

    Sándor Márai
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  19. #702
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    Noi abbiamo delle piccole utilità:
    per esempio io amo te e vorrei che tu mi guardassi negli occhi,
    e metto gli occhiali scuri affinché tu non possa vedere i miei occhi
    perché entreresti con le tue mani nella mia anima
    e sentiresti che il mio cuore pulsa in una sola direzione,
    per questo faccio finta di non vedere niente.
    E difatti io non osservo ciò che mi circonda
    ma osservo ciò che accade dentro di me,
    e per sentirlo non occorrono gli occhi,
    per sentirlo non occorrono le labbra,
    per sentire ciò che accade dentro di me ho bisogno soltanto
    di una tua manifestazione di carne,
    di vederti per un secondo
    per parlare di te
    attraverso i secoli.

    Alda Merini
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  21. #703
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    ERA TROPPO AMORE

    Era troppo amore.
    Troppo grande, troppo complicato,
    troppo confuso,
    e azzardato e fecondo e doloroso.
    Era tutto quello che potevo dare,
    più di quanto mi convenisse.
    Per questo si infranse.
    Non si esaurì, non finì, non morì,
    semplicemente si infranse,
    crollò come una torre troppo alta,
    come una scommessa troppo alta,
    come un’aspettativa troppo ambiziosa.

    Almudena Grandes
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  23. #704
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    Senza contare le periodiche misteriose scomparse del 29 febbraio
    ogni anno in amore
    ci depredano di un giorno.

    Quand'ero giovane non ne tenevo conto,
    anche senza quello
    c'erano abbastanza sabati e mercoledì.

    Oggi per me è importante ogni giorno
    in cui ti posso guardare.

    Il nostro feudo
    che si estendeva per cinquant'anni di futuro
    si è ridotto a un piccolo podere contadino.

    Izet Sarajlic da "Chi ha fatto il turno di notte" Ed. Einaudi
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  24. #705
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    I ragazzi che si amano si baciano in piedi
    Contro le porte della notte
    E i passanti che passano li segnano a dito
    Ma i ragazzi che si amano
    Non ci sono per nessuno
    Ed è la loro ombra soltanto
    Che trema nella notte
    Stimolando la rabbia dei passanti
    La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
    I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
    Essi sono altrove molto più lontano della notte
    Molto più in alto del giorno
    Nell'abbagliante splendore del loro primo amore


    Jacque Prévert

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