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Discussione: Etimologie e strane origini

          
  1. #346
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    Questa cosa degli accenti è davvero bella.
    Inoltre credo di avere una "tara" perchè faccio davvero fatica a coglierli e a riproporli.
    .
    In quinta ginnasio il professore di Italiano chiese al mio compagno di banco dove fosse l'accento sulla parola: Tribunale. Quando il poveretto disse "sulla i" il professore (che mai rideva) scoppiò in una risata talmente fragorosa che i suoi denti gialli spruzzarono su di noi il tabacco (che il prof annusava in porzioni esagerate)

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  3. #347
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    Ah ah, che ridere! Ah ah. Probabilmente " ancora" se la ride quel tuo prof!

    Però io avrei detto uguale, quando si dice tribunale la "i" è così limpida. A scuola mettevo l'accento sempre sulla terzultima poichê la possibilità che fosse sdrucciola era maggiore...
    alla fine la professoressa dava il voto non sulla parte stenografica ma sulla riscrittura, e così imparai una mia stenografia nonchè mi allenai a scrivere velocissima, al di là dei trucchi della stenografia. Inutile dire quanto la professoressa mi amasse, ero il fallimento della stenografia Gabelsberger. Però le mie lettere commerciali erano sufficienti e questo mi bastava. Paf paf.

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  5. #348
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    Ha ancora un senso la Stenografia al giorno d'oggi, Kaipi? Non lo so, non saprei esprimermi in proposito, ma mi sembra che al tempo della comunicazione digitale abbia perso un po' della sua importanza... O sbaglio?
    Ciao

    Sir

  6. #349
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    Certo, figurati che adesso non esiste più quella materia, però nel 1985 era tutta un'altra storia, ma io sapevo che con il registratore era tempo buttato studiare la steno. Adesso i prof di steno si sono reinventati prof di informatica ( se non sono andati in pensione)

  7. #350
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    Una vera stenografa doveva saper seguire il telegiornale

  8. #351
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    Stranezze etimologiche
    Dormire nel cimitero? Pare proprio di sì, e non solo etimologicamente. In Greco, "porre a letto" si dice "Koimao", e dormitorio viene detto Koimetérion, che diventerà Coemeterium nel tardo latino e cimitero nella nostra lingua. "Dormire in pace" è allora un detto giusto, anche dal punto di vista etimologico...
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  10. #352
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    Strane origini

    Conservatori (ed Ospedali...)
    Quelli che ora sono diventati i Conservatori , prima del sedicesimo secolo erano veri e propri enti con funzione assistenziale e pietistica .Infatti, allora si chiamavano Ospedali od Ospizi (dal latino hospes, ospite), e riunivano orfani, trovatelli, bambini sbandati che avevano bisogno di aiuto. Frati e monache, soprattutto francescani, fondarono negli ospedali un reparto a sè per questi ragazzi, reparti che avevano lo scopo di "conservare" la gioventù bisognosa di aiuto. In questi reparti (o Conservatori) si insegnava a leggere, scrivere, far di conto, cucito ed economia domestica ed ogni altro mestiere che potesse tornare utile nella vita. Inoltre, vi si insegnava Musica e Coreutica. Famosi erano i conservatori di Napoli (Conservatorio dei poveri di Gesù Cristo, da cui escono Pergolesi, Greco, Porpora), il conservatorio di Venezia (ove insegnava Vivaldi), ecc. Dalla fine dell'Ottocento, questi Conservatori passano allo Stato: cessano così di essere enti assistenziali per diventare Istituti Musicali e, poi, Conservatori "tout court".

    Sir

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  12. #353
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    Usare bene le parole: sentire ed ascoltare
    Un amico mi faceva notare che la differenza tra vedere e guardare è un po' come quella che intercorre tra sentire ed ascoltare. Vero. In effetti, spesso i due termini vengono scambiati tra loro e usati come sinonimi, In realtà la differenza consiste che mentre sentire è l'uso del senso dell'udito (e quindi l'uso delle orecchie e la loro corretta interpretazione nella zona cerebrale corrispondente), udire implica una partecipazione emotiva e razionale profonda alle vibrazioni dell'aria, siano esse sotto forma di parole che di suoni, rumori o musica.
    Un ricordo di molti anni fa: alla radio, dopo il giornale-radio, trasmettevano sempre una rubrica, dal titolo: "Ascolta, si fa sera", e in cui quell'ascolta rimarcava la necessità di udire , pensare e meditare le parole del testo, che avevano sempre uno sfondo etico-religioso.
    Trovo molto significative le "regole auree" per un corretto avvicinarsi all'ascolto, che riporto di seguito (da
    http://annotazioni.wikidot.com/il-significato-di-ascolto)
    .1 Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
    2. Quel che vedi dipende dalla prospettiva in cui ti trovi. Per riuscire a vedere la tua prospettiva, devi cambiare prospettiva.
    3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a capire come e perché.
    4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.
    5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti perché incongruenti con le proprie certezze.
    6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
    7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sèNome:   ascoltare.jpg
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  14. #354
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    Pensa che credevo che sentire fosse un moto emotivo/interiore e ascoltare fisico.

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  16. #355
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    Pensa che credevo che sentire fosse un moto emotivo/interiore e ascoltare fisico.
    È vero il contrario.

    Sir

  17. #356
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    Gli onesti "Idioti" (i-dio-ti)
    Dare dell'idiota a qualcuno non è proprio una bella cosa... Tuttavia, se qualcuno ha in animo di capire quale sia l'origine di questo nome, forse cambierà idea. Oppure no.
    L'etimo di "idiota" deriva dal greco ìdios , ossìa privato, particolare ; contrapposto a "pubblico". Col tempo questa parola cambiò contesto e significato : da ìdios (privato) si passò, nel gergo popolare, ad "escluso" e poi ad "incapace"

    Nome:   idiota.gif
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  19. #357
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    Non ho letto l'Idiota di Dostoevskij qui in che accezione è?
    privato, escluso o incapace?

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  21. #358
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    Non ho letto l'Idiota di Dostojescky , qui in che accezione è?
    privato, escluso o incapace?
    Il protagonista del grande romanzo di Dostoevskij è il principe Myskin, che è una creatura spiritualmente superiore, in cui la generosità d'animo e la candida fede nel prossimo si accompagnano ad una totale inesperienza di vita e ad una sorta di paralisi della volontà.
    Queste sue caratteristiche sembrano derivare dal fatto che egli sia cresciuto in un villaggio dove si è curato ed è poi guarito da una malattia nervosa che lo porta ad essere indifeso ma ancora fiducioso nel prossimo.
    Di ritorno in Russia, il suo animo nobile però con una società crudele, dove il suo atteggiamento innocente è considerato da “idiota”.
    Myskin vive quindi una sua vita particolare, non aderente ai modelli ed ai clichè imposti e voluti da una crudele società: si potrebbe dire, allora, che è idiota per propria volontà (vive una sua vita parallela), ma idiota anche secondo la società, ma con un significato molto diverso, quasi contrario sia al significato etimologico sia alla vera natura psicologica del personaggio



    Ciao

    Sir

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  23. #359
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    Sir!!!
    mi hai fatto venire una voglia di leggerlo da non credere!
    grazie!

    Gdl? qualcuno si aggiunge?

  24. #360
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    Cancan
    Danza scomposta nata in Francia nel secolo XVI: anche in quel tempo, la Francia era ricchissima di scuole di ogni ordine e grado e nella più alta, la Sorbona, vigeva l'uso del parlare in Latino.
    Naturalmente anche lì venivano storpiate le parole, come oggi da noi in Italia. Ad esempio, la congiunzione "quamquam", ossìa sebbene, quantunque, tuttavia, veniva pronunciata alla francese, con l'accento tonico sulla prima a, e cioè: quàmquam.Naturalmente non tutti i professori e studenti pronunciavano così. Per molti, la pronuncia corretta era cancàn, e la grafia kankàn, anche contro l'opinione del dottissimo filosofo e umanista Pierre de la Ramée ( Pietro Ramo). Tutto ciò sollevò una questione accademica di non poco conto: e i professori, anche allora notoriamente attaccati alle cose sottili, si divisero in due partiti, quelli che pronunciavano "quàmquam" e quelli che pronunciavano "Cancàn". La sottile disputa arrivò persino nel parlamento transalpino il quale pontificò che "ciascuno pronunciasse il
    quamquam come meglio gli paresse". E così il cancàn continuò. Anche nei teatri e nelle sale da ballo


    .Nome:   ballo-preferito-cani-il-can-can-2845.jpg
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