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Discussione: Ignazio Silone

          
  1. #16
    Outsider Member L'avatar di Tregenda
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    Per essere brevi: SI', sarebbe uno scialbo esercizio di stile mistificatorio senza alcun valore al di là dell'efficacia della mistificazione.
    Attenzione però: ci tengo a fare una precisazione perchè non vorrei essere fraintesa. Io non apprezzo solo l'arte di chi la pensa come me, anzi. Trovo molto interessante leggere anche punti di vista che ufficialmente sono diametralmente opposti al mio. Infatti ho a casa libri delle Edizioni di Ar (non metto il link, non sia mai che qualcuno mi accusi di propaganda neofascista, sarebbe il colmo!). Non sono libri che si trovano in libreria, bisogna ordinarli sul sito, sono a tiratura limitata perchè loro si autofinanziano.
    Perchè anche la libertà di stampa in Italia è una mistificazione. Basti pensare a Bagattelle per un massacro di Céline. Quello che trovi in negozio non è l'originale, è censurato e manipolato, mentre quello delle Edizioni di Ar è tradotto dal manoscritto originale.
    Silone, Céline. Così diversi ma così uguali nel creare arte: in quello che scrivevano ci credevano sul serio (e Céline NON era pazzo, come lo vogliono far passare).

    Quote Originariamente inviato da Giovanni Monte Visualizza il messaggio
    mi riservo di malmenarti in un guerresco faccia a faccia appena mi sarà concessa l'occasione.
    con te PICCHIARE i tasti del mio portatile
    proprio non mi soddisfa.
    Su questo invece siamo in piena sintonia. Il mio portatile è nuovo e molto carino, non mi ispira alcuna violenza. Mentre prendere a schiaffi il tuo muso sarà una vera soddisfazione.

  2. #17
    Junior Member L'avatar di Giovanni Monte
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    "SI', sarebbe uno scialbo esercizio di stile mistificatorio senza alcun valore al di là dell'efficacia della mistificazione."
    ... ...

    forse non ho mai letto una cosa tanto folle. pazza. Coppardelirante e sgangherata. Il mio intestino diventa una serpe scivolosa e mi si attorciglia lentamente attorno al collo. Signori!!
    signor Bauden,
    e pure tu, Signor Censore!
    che stai lì appostato dietro l'angolo e aspetti la mia parolaccia
    niente parolacce, ma risate!
    rido. ebbene sì, RIDO, mi sollazzo e mi scompiscio allegramente e dolorosamente dell'insania di questa pazza emiliana che mi fa bollire i neuroni come patate al forno.
    avete mai sentito una sentenza più degenere? vi prego, qualcuno venga in mio aiuto.
    dunque, tu, Tregenda sostieni che se tra un anno scoprissi che tutte le "falsità" sul conto di Silone siano verità... ebbene allora butteresti nella spazzatura tutta la sua opera, perché tanto non avrebbe più alcun valore. sarebbe meno importante cioè dell'opera di Moccia, perché meno vicina all'animo di chi l'ha concepita? dunque, non ti rendi conto, tu, vecchia sciagurata, che l'opera avrebbe ancora un valore di per sé - che nessuna scoperta al mondo potrebbe portargli via - che i personaggi creati continuerebbero a vivere di vita propria, che i cafoni di Fontamara continuerebbero a essere eterni come immortali poeti, non ti rendi conto di questo banale fatterello? oh Gesù-Giuseppe&Maria, ma se saltasse fuori che l'Alighieri era un ateo bestemmiatore la sua Divin Commedia si affloscerebbe agli occhi dei nostri contemporanei come neve marcia al sole? di mistificazione ciarleresti, oh Letterariamente Perversa Femmina di origine Polacche? immagino di sì, parleresti di atto mistificatorio, perché Dante mentì davanti allo specchio dell'animaccia sua. ma non lo capisci che invece fu VERO e PURO davanti all'umanità intiera... ...

    quanto ai punti di vista... lasciamo perdere la politica, che m'interessa zero. quel che dici è contraddetto dai fatti. perché hai detestato Bandini? come mai ti ha irritato? perché era un uomo che hai trovato insopportabile. un burattino senza palle, o qualcosa del genere. non hai contestato cioè la resa artistica. hai letto quei due libri fino all'ultima pagina. dunque se quel Bandini ti ha irritato così tanto significa che l'autore è stato molto bravo a creare-descrivere-raccontare le vicende di un tipaccio così insignificante e triviale. l'intento letterario, dunque, è pienamente riuscito. cos'altro è la resa artistica se non la capacità di mettere la vita nei personaggi e rendere credibile tutto ciò che si racconta? le idee? ma le idee appartengono a tutti, non basta essere "siloniani" per essere artisti. certo, il narratore può esporre anche un'idea, chiaro. che sia Silone o Sciascia, che sia Celine, se la scrittura è buona - cioè se l'Arte c'é - va bene qualsiasi idea. però, oh, dunque, argh! a te Bandini fa schifo, perché la tipologia umana rappresentata è molto lontana da te. oh, è questo che non riesco a digerire. perché se semplicemente Fante non ti piacesse per questioni puramente letterarie io non protesterei mica.

    azzzz, ho fatto un macello, arruffando concetti e messaggi così come arrivavano... spero solo che i miei cazzotti sul tuo stomaco siano arrivati tutti. il portatile te lo romperei direttamente su quella testaccia, tanto fa schifo e dovrò prima o poi sostituirlo...

  3. #18
    Senior Member L'avatar di Baudin
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    E' evidente che certi toni sono singolari, peccato, perchè oscurano l'eventuale validità di alcune argomentazioni avanzate, sulle quali si potrebbe discutere, se l'unico interesse dello scompisciato utente non fosse quello di rompere ad ogni costo qualcosa.
    Nell'attesa che il suo "viscido intestino" porti a compimento l'opera intrapresa, mi fermo e mi siedo sulla riva del fiume.

  4. #19
    Junior Member L'avatar di Giovanni Monte
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    il tono è gioioso frizzantino.
    giocherellone.
    non si capisce proprio?

  5. #20
    Senior Member L'avatar di Baudin
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    Certo che si capisce, apprendista giullare!
    Solo che il frizzantino, a volte, può sciogliere la lingua un pò troppo.

  6. #21
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    Per piacere, che tutti moderino toni e termini. Si spera e si presume, infatti, che ogni forumista abbia abbastanza rispetto per l'altro senza dover per questo scivolare nel sarcasmo.
    I toni "frizzantini" e scherzosi sono sempre ben accetti, purchè non degenerino. Dico questo perchè tutti siamo memori di alcune particolari "incursioni " fatte su altri Forum e tutti ricordiamo che hanno sortito, come unico effetto, quello di "avvelenare" il Forum.
    Quindi, si accettino le norme di una buona e civile convivenza.

    Buon lavoro a tutti

  7. #22
    Junior Member L'avatar di Giovanni Monte
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    suvvia, non degenerai!
    voi fatemi incontrare questa Tregenda in un faccia a faccia e allora vedrete se non degenero sul serio...
    d'altra parte mi ha invitato lei..
    perché aveva voglia di un po' di box
    ed è riuscita a farmi prudere le mani.
    tirata d'orecchie anche a lei!!

  8. #23
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    Bah Monte, io non ho parole. Avevo semplicemente comunicato ad uno che conosco che mi ero iscritta a questo forum. Non avevo chiesto a nessun Monte di venire a scompisciarsi su quello che per me è l'arte. L'altra volta il tono era gioioso e frizzantino, ma stavolta confesso che sono perplessa. Se poi mi merito una tirata d'orecchie per qualcosa, che me le tirino pure, ma che non sia perchè ho provocato io questa ROBA che non capisco nemmeno cosa sia. Io stavo parlando di Silone e spero di poter continuare a farlo. Ciò che è al di fuori della mia comprensione non mi interessa.

  9. #24
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    L'argomento sull'opera di Silone era stato iniziato da Tregenda in modo impeccabile e, direi, psicologicamente acuto. Baudin ha poi posto in modo altrettanto impeccabile il personale punto di vista. Fino a questo punto l'analisi dell'uomo/scrittore/politico Silone aveva attirato l'attenzione dei Forumisti.
    Direi che è buona cosa ripartire da questi argomenti e usando il registro fin qui adottato. Quindi, Tregenda, sei pregata di continuare il tuo discorso interrotto. Grazie.

  10. #25
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    Sono assolutamente d'accordo. Sul fatto di riprendere il discorso, dico. Per l'impeccabile invece ti ringrazio, Sir.
    Baudin? Passo la palla a te. Rialzati dalla riva e continuiamo, ti prego. Dai dai dai, pendo dalle tue... dita.

  11. #26
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    Parentesi: storia di un nome

    Ovvero: come fu che Secondino Tranquilli divenne Ignazio Silone.

    Ancora una volta ce lo raccontano le parole della moglie Darina:

    “Il 2 maggio 1900 suo padre, Paolo Tranquilli, andò al Comune del suo paese nativo per denunziare la nascita, avvenuta il giorno prima, del terzogenito. (C’erano già un fratello, che morì più tardi, all’età di quattordici anni, in seguito ad un incidente, ed una sorella che visse solo pochi mesi.)
    Il padre, di sentimenti spiccatamente repubblicani, voleva dare a questo figlio il nome di Mameli o Cairoli, ma il sindaco gli obiettò che ciò non era possibile, Mameli e Cairoli non essendo nomi di santi. Paolo Tranquilli fu preso dalla collera e disse al sindaco (un suo amico): <<Se non posso chiamare mio figlio come voglio io, allora mettigli il nome tuo>>. Il nome del sindaco era Severino Musilli. Ma il segretario comunale, un tipo estroso che alcuni abitanti del paese ancora ricordano, si intromise esclamando: <<No, no, mettetegli il nome mio, mettetegli il nome mio!>>. E subito lo trascrisse nel registro delle nascite.
    Il segretario si chiamava Secondino e questo fu il nome imposto al futuro Ignazio Silone.
    (Più tardi, nel periodo della politica clandestina, dovette cambiare continuamente nome, e l’ultimo di questi pseudonimi gli rimase, legalizzato, come scrittore.)
    Sarebbe stato poco importante il fatto un po’ ridicolo che non era il secondo figlio bensì il terzo; ma quando cominciò a crescere, andare a scuola, fare i primi passi nella politica, quale cruccio dev’essere stato per lui portare un nome (con il quale tutti lo chiamavano) che significava ‘guardia carceraria’, mentre se non fosse stato per il capriccio del segretario comunale il suo nome sarebbe invece stato quello molto più dignitoso di Severino.”


    La scelta dello pseudonimo 'Silone' aveva dunque preceduto la sua attività letteraria. Se n’era servito la prima volta nel 1923, mentre si trovava nel carcere di Barcellona: con quel nome firmava gli articoli che gli riusciva di far pervenire al settimanale La batalla, ispirato da Andrés Nin (che nel 1936 doveva essere assassinato dagli staliniani).
    Il nome Silone gli era stato suggerito da due motivi: esso ricordava il capo della resistenza dei Marsi, Poppedius Silo, nella guerra contro Roma, ed era quindi simbolo di autonomia; inoltre, per una illazione forse un po’ forzata, poteva significare simpatia per l’opposizione catalana contro Madrid, in armonia quindi con gli articoli che apparivano su La batalla.
    Quando, nel 1933, quello pseudonimo venne riesumato per uso letterario, fu accompagnato col nome Ignazio, come lo stesso Silone ha spiegato, “al fine di battezzare il cognome pagano”.

  12. #27
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    Il periodo tra il ’29 e il ’30 risulta, a mio avviso, fondamentale per Silone. La depressione per la solitudine e la malattia, insieme alla frustrazione per l’impossibilità di aiutare il fratello in carcere, fanno maturare la nascita di Fontamara. Un paesino che non esiste nella realtà, ma vero nella meticolosa descrizione dei luoghi e delle persone. La fantasia di Silone va a vivere là, diventa il luogo della espiazione e della salvazione, il modo di esorcizzare, come dice Tregenda, il suo fallimento. Il romanzo viene scritto in pochi mesi, segno di un parto abbastanza rapido, ma preceduto da un più lungo e tormentato travaglio che ha dato frutti inaspettati.
    Se la scrittura per Silone è sofferenza, non può che essere rapida. Arrivare alla fine significa sopire il tormento.

  13. #28
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    Ecco esattamente quanto espresso da Baudin a proposito di Fontamara nelle parole dello stesso Silone, più l'ammissione del fatto che i protagonisti di tutti i suoi romanzi sono in realtà sempre la stessa persona (ovvero lui stesso):

    "Com’è indicato in calce all’introduzione, io scrissi questo libro nel 1930, trovandomi rifugiato in Svizzera, a Davos, una piccola località celebre in tutto il mondo per i suoi sanatori e le sue piste per sciatori.
    Poiché mi trovavo lì, solo, sconosciuto e con falso nome per sfuggire alle ricerche della polizia fascista, scrivere divenne per me l’unico mezzo di difesa contro la tristezza dell’abbandono; e poiché il tempo probabile che mi restava secondo l’opinione dei medici non pareva lungo, scrivevo in fretta, con indicibile affanno e ansia, per fabbricarmi alla meglio quel villaggio, in cui mettevo la quintessenza di me e della mia contrada nativa, in modo da finire almeno fra i miei.
    In seguito, bene o male, la vita ebbe il sopravvento, e tra le sue impreviste stranezze vi fu che quel disperato rifugio dello scrivere divenne il mio soggiorno per il resto del lungo esilio. Sarebbe infatti un errore credere, seguendo alcuni critici, che tra quel mio libro e i successivi vi sia stato un salto o una rottura.
    La storia di Pietro Spina in Vino e pane, quella di Rocco in Una manciata di more e quella di Andrea nel Segreto di Luca sono un’evidente filiazione dello Sconosciuto che appare già nell’epilogo di Fontamara."

  14. #29
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    Sintesi biografica

    IGNAZIO SILONE (1900 - 1978)


    Pseudonimo di Secondino Tranquilli nasce a Pescina dei Marsi (L'Aquila) il 1 maggio, figlio di un piccolo proprietario terriero e di una tessitrice. Frequenta il ginnasio nel seminario della diocesi. A quindici anni rimasto senza genitori e senza casa a causa del terremoto, prosegue il liceo presso un istituto religioso di Reggio Calabria.

    Non continua gli studi, e tra i 17 e i 18 anni si trasferisce a Roma,ove s'immerge del tutto nella lotta politica. Tra il 1919 e il 1921 diviene membro della segreteria dell'Unione socialista romana, della redazione dell'Avanti! e dirige L'Avanguardia, il settimanale dei giovani socialisti. Nel 1921 partecipa alla fondazione del Partito Comunista d'Italia come rappresentante della Gioventù Socialista; diviene quindi dirigente dell'Organizzazione giovanile comunista e poi del Partito. Nel 1922 si trasferisce a Trieste come redattore del quotidiano II Lavoratore. Membro della direzione del Partito Comunista, tra il 1921 e il 1927, compie diverse missioni sia in Russia che in altri paesi europei.

    Nel maggio del 1927 si reca insieme con Togliatti a Mosca per partecipare alle riunioni del Komintern che portano alla condanna e all'espulsione di Trotsky e Zinov'ev. Silone si oppone all'espulsione dei due e lascia il Partito Comunista d'Italia nel 1930.

    Esule si stabilisce in Svizzera dove rimane fino all'autunno del 1944 e per dieci anni non si occupa più di politica attiva dedicandosi all'attività letteraria. Dal 1932 al 1934 fonda e dirige la rivista in lingua tedesca Information e fonda nel 1936 Le Nuove Edizioni di Capolago.



    Agli inizi degli anni '40, Silone torna all'attività politica dirigendo in Svizzera il Centro Estero del Partito Socialista. Dirige il quindicinale socialista L'avvenire dei Lavoratori.

    Le autorità elvetiche, per non complicare i rapporti con il governo italiano, lo fanno rinchiudere prima nel carcere di Zurigo, poi nei campi d'internamento a Baden e a Davos. Nel 1944 rientra in Italia e si stabilisce a Roma dove sposa l'irlandese Darina Elisabeth Laracy conosciuta qualche anno prima in Svizzera. Dal 1945 al 1946 dirige l'Avanti!. Nello stesso anno 1946 viene eletto all'Assemblea Costituente per il PSIUP in Abruzzo. Nel 1947 fonda Europa Socialista che dirige fino al 1949. Nel 1951 anima l'Associazione Italiana per la Libertà della Cultura.
    Abbandonata del tutto l'attività politica nel 1956 fonda e dirige, con Nicola Chiaromonte, la rivista Tempo Presente.
    Il 22 Agosto 1978, dopo una lunga serie di malattie, Silone muore in una clinica a Ginevra.

  15. #30
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    Sapete? Sto imparando molto, ora, su Silone. Grazie, Alice e Baudin. E' evidente anche qui, come in tutti gli autori, la necessità di conoscere i dati biografici e l'evoluzione del pensiero. Non dico niente di nuovo.

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