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New York, anni cinquanta. Dopo la pubblicazione di un romanzo mendace e offensivo sulla sua vita, il ricchissimo finanziere Andrew Bevel, diventato milionario dopo alcune speculazioni seguite al crollo in Borsa del ’29, assume la giovane Ida Partenza, figlia di un anarchico italiano, perché lo aiuti a scrivere un’autobiografia in grado di raccontare finalmente la verità sui suoi successi e sulla sua defunta moglie, Mildred. Ida intuisce presto che nemmeno dalla sua penna, strettamente controllata dal committente, uscirà il ritratto fedele di una donna complessa la cui reale personalità continua a sfuggirle, e la morte improvvisa di Bevel la costringe infine a lasciare incompleto il lavoro. Soltanto trent’anni dopo ha la possibilità di accedere agli archivi della Fondazione Bevel, dove trova finalmente il diario di Mildred...


riassunto dal web

Premio pulitzer 2023. Superconsigliato super recensito superraccomandato ...l'avrei comprato ma me lo hanno regalato
e... mi ha annoiato.( Ho finito le rime)

Ora , che sia un "raffinato gioco metaletterario". come ha scritto o detto qualcuno, nessuno lo mette in dubbio.


Quattro punti di vista diversi...raccontati con stili diversi. Prima il romanzo, la storia di questo magnate americano e contemporaneamente quella dell'America e della finanza. ( Siamo nella New York di inizio secolo).
Poi l'autore fa entrare in gioco Andrew Bevel, il magnate appunto, che dice che quello che avete letto fino ad ora e' una biografia non autorizzata e non vera, e racconta la sua verita'. ...poi parla Ida Partenza,la ghostwriter cioe' quella che lo aiuta nella "vera autobiografia" e conosciamo la sua vita e il percorso che l'ha portata ad essre assunta. infine leggiamo i diari segreti mai pubblicati della moglie Mildred, la parte che mi e' piaciuta di piu' ( ritrovati nella casa-museo di Bevel da Ida che va a visitare molti anni dopo aver scritto e ultimato la biografia del misterioso finanziere.)

Un racconto direi classico , molto 9oo americano, a me ha ricordato "Rebecca la prima moglie" di Daphne du Maurier, anche se forse si ricorda piu' il film di Alfred Hitchcock.
La morale e' questa .Il talento la fortuna il merito la ricchezza l'immagine pubblica l'autorevolezza di certi personaggi dipende da quello che viene raccontato su di loro.
Come narratori della nostra personale verità siamo tutti inaffidabili. Il titolo Trust e' ovviamente ironico.

C'è una critica neanche troppo velata sul sistema di valori americani


E' mancata pero' la scintilla , quel qualcosa che ci fa non dico innamorare di un libro ma almeno coinvolgere un po'. Avete presente quando stai li a comporre i pezzi di un puzzle e cerchi di raccapezzarti?
A me e' sembrato un romanzo scritto bene ma molto "costruito"
Forse le aspettative erano alte, forse non l'ho capito io, forse non era il momento giusto...so solo che l'ho finito a fatica anche se riconosco una certa originalita'.