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Discussione: Halloween

          
  1. #1
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    Halloween

    Ho generato questa nuova discussione per dare una collocazione tutta sua all'argomento sollevato da Fosca a margine di un gioco letterario collocato qui.
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  2. #2
    Moderator L'avatar di Rupert
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    Ecco il post di Fosca:

    Quote Originariamente inviato da Fosca Visualizza il messaggio
    Rupert scusa se ti rispondo qui e spero che non te la prenderai
    anche io avevo questo pensiero fino a poco tempo fa (essendo parecchio antiamericana),poi ho letto questo....
    ti inoltro un articolo trovato su Internet, ma poi, se vuoi troverai altro......
    Baldini poi l'ho conosciuto personalmente alla presentazione del suo saggio sui terremoti e mi è apparso molto serio nelle sue ricerche e piacevole nelle esposizioni orali e scritte... poi mi dirai...


    "Halloween non è assolutamente una festa americana; a introdurre nel Nuovo Mondo il folklore della vigilia di Ognissanti furono gli irlandesi. Nell’estate del 1845 in Irlanda si diffuse un fungo che distrusse tutte le colture di patate, il principale alimento della popolazione povera (oltre due milioni di individui). Fu l’inizio della cosiddetta Grande Carestia che ebbe il suo culmine nel 1849. Un milione e mezzo di irlandesi cercò la salvezza oltre oceano, sbarcando in America, dove portarono con loro anche usanze e credenze. Continuarono a festeggiare All Hallows Eve, la Vigilia di Ognissanti, appunto Halloween.

    Nelle isole britanniche, nel periodo di Ognissanti, oltre ad onorare i morti, si accendevano anche falò, i giovani facevano scherzi e i poveri andavano di porta in porta chiedendo pane e dolci in cambio di preghiere per le anime del purgatorio. I questuanti tenevano in mano lanterne ricavate da rape svuotate, con una luce interna che stava a simboleggiare un’anima del purgatorio. Queste lanterne venivano chiamate Jack O’Lantern, dal nome del protagonista di una leggenda irlandese.
    Jack, che, alla sua morte, non aveva trovato posto né all’Inferno né in Paradiso, e che è condannato a errare in eterno sulla terra, illuminandosi la strada con un tizzone inserito in una rapa incavata.
    Al tempo dell’immigrazione irlandese, festeggiare Halloween per i giovani consisteva nel mascherarsi e andare in gruppi di casa in casa ballando, cantando e chiedendo doni, e nel fare scherzi ai vicini come ostruire i comignoli, sradicare gli ortaggi, scardinare le porte, liberare i cavalli dalle stalle. All’interno delle case invece ci si intratteneva con pratiche divinatorie, riguardanti soprattutto previsioni di futuri matrimoni delle ragazze. Purtroppo, in terra straniera era difficile celebrare in maniera autentica le tradizioni, per questo la festa divenne più urbana e ci si dovette adattare. Ad esempio, le rape svuotate per creare lanterne, furono sostituite con un ortaggio più comune in America: la zucca.
    Se inizialmente le celebrazioni erano limitate alla comunità irlandese, queste pian piano si estesero, coinvolgendo anche altre comunità e gruppi etnici, fino a invadere il consumismo americano. A cavallo tra ‘800 e ‘900 i simboli e i prodotti di Halloween iniziarono a standardizzarsi: pipistrelli e gatti neri, streghe e fantasmi. Si arriva così ai primi del ‘900 quando la festa di Halloween venne direttamente inserita nel calendario mondano dell’élite di Washington. Attualmente è una delle ricorrenze più importanti nell’America del Nord, seconda solo al Natale.
    L’Italia avrebbe potuto scoprire Halloween il 10 dicembre 1952 grazie al periodico Topolino e alla storia “Paperino e le forze occulte” ambientata nella notte di Halloween, se il traduttore italiano dell’epoca non avesse deciso di trasformare Halloween in Carnevale. Stessa cosa accadde con la trasposizione cinematografica di “Il buio oltre la siepe” in cui si sostituì la parola “Halloween”, pronunciata da Scout, con “festa mascherata in onore dei prodotti agricoli della contea”. Nel giugno 1963 uscì in edicola il primo volume di “Arriva Charlie Brown!” e la traduzione restò fedele all’originale; gli italiani lessero finalmente nel testo Halloween.
    Da quel momento fu tutto in discesa, grazie ad Agatha Christie e al suo romanzo “Hallowe’en Party” tradotto in Italia come “La strage degli innocenti”, ai libri di Ray Bradbury (“L’albero di Halloween” e “Il popolo dell’autunno”), al film “Halloween” di John Carter e a tutte le altre pubblicazioni e produzioni cinematografiche.
    L’America non ha fatto altro che riportare in Europa un qualcosa che era già nostro. Gli usi come quello delle zucche intagliate e tutta la ritualità legata ai morti erano vivi fino a pochi decenni fa nelle campagne italiane. In tutta l’area padana si era soliti intagliare le zucche a forma di teschio per esporle a guardia di finestre e porte, e ovunque in tutta Italia, la notte di Ognissanti, si attendeva l’arrivo dei defunti. I bambini italiani erano soliti andare a fare la questua, così come facevano i poveri; durante quelle notti era diffusissima la credenza che schiere di morti potessero circolare nella dimensione terrena.
    Tutti gli elementi della celebrazione dell’attuale Halloween sono da tempo immemorabile presenti nel nostro folklore relativo ai giorni che vanno dalla vigilia di Ognissanti al giorno di San Martino; potremmo addirittura arrivare alla notte dei tempi quando gli antichi celti insubri del Nord Italia festeggiavano la notte del 31 ottobre, il Samhain, detto anche Capodanno celtico. Questo periodo è, infatti, un vero e proprio Capodanno, uno spartiacque stagionale, quello in cui sono terminati tutti i raccolti, si ultimano le semine, avviene la vinificazione e, laddove si hanno bestie al pascolo, queste vengono ricondotte ai loro ricoveri.
    Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi, dopo averci condotto dall’Irlanda in America, e averci fatto bene intendere quanto questa festa sia radicata da tempi considerevoli nel nostro Paese, ci portano a conoscere, direi a rimembrare scavando nella memoria dei nostri predecessori, gli usi e le credenze di ogni regione italiana, dalla Valla d’Aosta alla Sicilia, auspicando un ritorno alle origini.
    L’intenzione del libro è, infatti, anche questa, far prendere coscienza al lettore delle tradizioni antiche del nostro paese, degli usi e delle credenze dei nostri nonni e dei nostri antenati, con la speranza di riuscire a far vivere la festa di Halloween, oramai ridotta a serate in discoteca e costose cene nei locali alla moda, in maniera diversa, riesumando l’atmosfera di una volta, le antiche ricette, preparando il cibo e imbandendo la tavola per l’arrivo dei nostri defunti, ponendo rape o zucche intagliate fuori alle finestre e raccontando intorno a un camino o a un semplice termosifone le leggende nostrane che nulla hanno da invidiare alle più terrificanti storie americane."
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

  3. #3
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    Ciao Fosca. Scusa la lentezza nella risposta alla tua gentile e interessante "provocazione", che -devo proprio dire- ha anche un certo spessore culturale. Sembra quasi ridicolo a dirsi, ma sono stato "distratto" dal lavoro, che talvolta rapisce corpo, mente e buoni sentimenti.

    Ad rem. Certo, se parliamo d'origini e di radici antropologiche, posso convenire sulla dignità di una tradizione.
    Annoto al passaggio che non sono mai state trovate conferme di carattere scritturale o archeologico del fatto che in era precristiana la festa di Samhain, come quella correlata e contrapposta di Beltane, fossero in qualche modo incentrate specificamente sulla morte e sui morti (o sui vivi).
    Si trattava di festività cicliche che rispecchiavano la ciclicità delle stagioni e dell'alternarsi della vita e della morte come manifestazioni della ciclicità della natura e del soprannaturale, inteso come il divino, percepiti come coessenziali e coesistenti.
    Samhain era la festa del raccolto e dell'abbondanza, a cui però segue l'inverno. In termini di divinità le figure divine legate a Beltane e a Samhain ricordano molto, seppure con sfumature diverse, le divinità legate al ciclo generativo venerate in area romana. Cerere, Anna Perenna, Proserpina, Bacco, Plutone...
    In epoca cristiana le feste celtiche, come molte altre di popoli nel frattempo romanizzati e poi cristianizzati, sono state "battezzate" e inserite nel quadro di riferimento del cristianesimo. Se si vuole veramente cercare di capire come Samhain si è trasformata mescolandosi con gli elementi portati dal cristianesimo, è molto più significativo andare ad indagare le tradizioni legate alla festa del culto dei defunti laddove le permanenze di cultura celtica hanno avuto lunga durata, sebbene non appaiano più come predominanti o distintive.
    Sto parlando delle tradizioni non del tutto cristianizzate del giorno dei morti in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Insomma Nell'area della Pianura padana, la Nea Keltiké di Emilio Gadda, per intenderci.

    Le manifestazioni truculente e sopra le righe, magari originate da festeggiamenti irlandesi del tutto e per tutto simili a quelli appena descritti per la Pianura Padana, ma mescolati nel "Nuovo Mondo" con elementi amerindi precolombiani e tradizioni popolari nordiche (credo, ma questo è un aspetto che dovrei approfondire meglio), ingigantite dall'incredibile amplificatore della cultura popolar-consumistica statunitense, hanno dato vita a una serie di neo-tradizioni grottesche e kitsch che con la celebrazione originale hanno veramente poco da spartire.

    D'altr'onde non è affatto sorprendente. Che cos'ha a che vedere col bambino nato a Betlemme che i cristiani credono loro Signore, l'omaccione paffuto e bianco-barbuto che ridacchia senza sosta e schiamazza hohoh!!! al suon d'un campanaccio? L'origine della figura, derivata dai paramenti vescovili di diocesi dai climi freddi è chiarissima. Può piacere oppure no. Ma certamente con il significato cristiano del Natale non c'entra praticamente nulla.
    Allo stesso modo le zucche, i dolcetti e gli scherzetti, le pagliacciate spettrali o macabre possono piacere oppure no. Ma con l'origine celtica della festività tutto questo ha veramente pochissimo in comune.
    "non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)

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