.La pellicola, basata sull'omonimo
romanzo del 1999 di Joyce Carol Oates, narra, in maniera libera, parti della vita dell'attrice Marilyn Monroe, interpretata da Ana de Armas..Adrien Brody · Bobby Cannavale · Rebecca Wisocky · Julianne Nicholson · Scoot McNairy · Garret Dillahunt ...





Nelle interviste il regista Dominik ha dichiarato la sua indifferenza per i fatti reali della vita di Monroe, sostenendo che il suo obiettivo è principalmente estetico: “Non mi interessa la realtà, mi interessano le immagini”.

E gia' partiamo male.
Personalmente,amando Marilyn da 50 anni e avendo letto tanto su di lei,aspettavo questo film con curiosita'.
Io non sono per l'intagibilta' dei miti, ma se cercate la "verita'" guardatevi il documentario
sempre su Netflix ( ne ho parlato nella sezione Serie tv).Film tratto dal gia' fantasioso romanzo della Oates, molto spezzettato che offusca e confonde.Secondo me non e' stato giusto raccontarla cosi.Va bene la fragilita' emotiva, il tormento e le ingiustizie che la protagonista subisce ma in quasi tre ore di film c'è solo questo.Cosi si perde la connessione con la realta'. Poteva essere rivalutata,capita, e invece..tra l'altro ci sono cose assolutamente inventate ( es non ebbe mai un menage a trois) .
Norma Jean /Marilyn era intelligente, spiritosa e molto creativa .In un epoca non facile si batte' anche per i diritti civili.* Tornando al film mi e' sembrato un vuoto esercizio di stile anche se gli riconosco una certa atmosfera.Cosa salvo? Il contorno e' credibile tipo i costumi o i set dei film.
Ma soprattutto c'è lei Ana de Armas veramente strepitosa.A parte trucco e parrucco si e' veramente calata nella parte.Se non prende l'oscar faccio sciopero.

Penso che i 14 minuti di applausi al Festival del cinema siano stati per lei.La scena finale e' la piu' riuscita.Girata in bianco e nero e con la camera a mano, molto onirica , con la musica di NicK Cave e Warren Ellis. Che dire di piu'...guardatelo per Ana de Armas ma non pensate che Blonde sia Marilyn...io vi auguro di "incontrarla" davvero.

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Durante la sua ascesa, le amare esperienze di povertà e impotenza le fecero sviluppare idee politiche di sinistra e sui conflitti di classe che nessuno a Hollywood prese sul serio. Fu derisa dai mezzi d’informazione quando fu vista leggere l’autobiografia del giornalista investigativo socialista Lincoln Steffens, e fu ammonita da uno studio cinematografico a non farsi più vedere in giro con libri radicali. Fu una sostenitrice dei diritti civili e della rivoluzione cubana di Fidel Castro, e “diventò un membro fondatore della sezione hollywoodiana del Committee for a sane nuclear policy”.
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