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Il volume comprende due racconti:
Storia di una caduta e Legittimo sospetto.
Ho letto solamente Storia di una caduta perché l'ho trovato su internet, diviso dall'altro racconto.
Zweig in questo racconto fà un'analisi psicologica intensa, cupa e decadente, di questa donna che dalla Versailles di Luigi XV si ritrova in uno sperduto castello della Normandia, in quanto la rovina del duca di Borbone, suo amante, colpisce di riflesso anche lei. Inizialmente Madame de Prie è affascinata dalla vita di campagna e le sembra di essere tornata fanciulla, per cui la troviamo a correre nei campi, tra i fiori, e il suo fisico si sente ritemprato dal silenzio. Ma l'idillio dura poco e la solitudine comincia a farsi sentire scatenando dentro di lei echi sinistri di vuoto e inutilità; soprattutto la marchesa prova nostalgia degli antichi fasti, dell'ammirazione e del potere di cui godeva a corte. Desidera addirittura tornare ad essere temuta e oggetto di maldicenze perché questo per lei significa non essere ignorata. Prova a scrivere ai suoi vecchi amici e nemici, umiliandosi, promettendo ricchezze e favori in cambio di essere riaccettata ma non ottiene da loro nessuna risposta. In preda alla disperazione conosce per caso un timido e rozzo ragazzo del popolo e, intuendo il desiderio del giovane di elevarsi socialmente, un giorno lo riceve nella sua camera e inizia a prendersi gioco di lui (giocare con il prossimo è uno dei tristi retaggi di corte): Il suo imbarazzo la incantava. Era un godimento non avere pietà e permettere che quel silenzio si prolungasse, stare a guardare con un sorriso - mentre a lui, in lotta alla ricerca di una parola con cui esordire, non restava che un balbettio -, vedere i tremiti di quell'uomo robusto come una quercia, gli occhi che vagavano disperati d'attorno. Alla fine ebbe compassione e prese a interrogarlo sui suoi progetti, per i quali seppe fingere straordinario interesse, sicché lui a poco a poco riprese coraggio.
Il nuovo gioco però comincia a darle noia, ricordandosi dell'abitudine ad avere come compagni duchi e principi. La donna comincia allora a provare odio verso quel ragazzo e ricomincia a torturarlo verbalmente talmente tanto da scatenare da parte di lui una violenza fisica imprevedibile. La donna si riprende a fatica, dopo che l'uomo se n'è andato, e quando si rialza si guarda allo specchio: Sollevò il candeliere per guardarsi meglio. E quanto più vicino lo teneva, tanto più le pareva di invecchiare. Ogni minuto passato a guardarsi sembrava inghiottire anni della sua vita, si vedeva sempre più scialba, più pallida, più malaticcia, più senile; si sentiva invecchiare, tutta la sua esistenza sembrava scorrere via. Tremava. Inorridita, vedeva nello specchio l'intero dispiegarsi del suo destino, del suo decadimento, e non si saziava di guardare: teneva lo sguardo fisso sulla maschera bianca e deformata di quella vecchia che lei ormai era. All'improvviso le candele vacillarono tutte insieme, come spaventate, le fiamme divenute azzurre sembravano sul punto di volar via dagli stoppini. Ritta nello specchio c'era una sagoma scura, la mano tesa come per ghermirla. Mandò un grido acuto e per difendersi scaraventò il candeliere di bronzo contro lo specchio, e ne sprizzarono migliaia di scintille. Le candele caddero, si spensero. Tutto si fece buio attorno a lei e in lei, che crollò priva di sensi. Aveva visto il suo destino.
L'angoscia dinanzi al suo destino le fà realizzare un progetto di esaltazione di sé e di vendetta dove realtà e finzione perdono i loro contorni.
La tragicità di Madame de Prie via via che si procede nella lettura appare sempre più forte e và di pari passo con il suo atteggiamento teatrale.
Zweig è magistrale nella sua essenzialità nel descrivere la parabola discendente della psiche di questa donna, i suoi fantasmi.