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Discussione: La poetica dell'attesa

          
  1. #31
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    Fine d'anno

    Né la minuzia simbolica
    di sostituire un tre con un due
    né quella metafora inutile
    che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
    né il compimento di un processo astronomico
    sconcertano e scavano
    l’altopiano di questa notte
    e ci obbligano ad attendere
    i dodici e irreparabili rintocchi.
    La causa vera
    è il sospetto generale e confuso
    dell’enigma del Tempo;
    è lo stupore davanti al miracolo
    che malgrado gli infiniti azzardi,
    che malgrado siamo
    le gocce del fiume di Eraclito,
    perduri qualcosa in noi:
    immobile.

    Jorge Luis Borges
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  2. #32
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    Elogio dell’ombra

    La vecchiaia (è questo il nome che gli altri gli danno)
    può essere per noi il tempo più felice.
    È morto l’animale o quasi è morto.
    Restano l’uomo e l’anima.
    Vivo tra forme luminose e vaghe
    che ancora non son tenebra.
    Buenos Aires,
    che un tempo si lacerava in sobborghi
    verso la pianura incessante,
    è di nuovo la Recoleta, il Retiro,
    le confuse strade dell’Once
    e le precarie case vecchie
    che seguitiamo a chiamare il Sud.
    Nella mia vita son sempre state troppe le cose;
    Democrito di Abdera si strappò gli occhi per pensare;
    il tempo è stato il mio Democrito.
    Questa penombra è lenta e non fa male;
    scorre per un mite pendio
    e somiglia all’eterno.
    Gli amici miei non hanno volto,
    le donne son quello che furono in anni lontani,
    i cantoni sono gli stessi e altri,
    non hanno lettere i fogli dei libri.
    Dovrebbe impaurirmi tutto questo
    e invece è una dolcezza, un ritornare.
    Delle generazioni di testi che ha la terra
    non ne avrò letti che alcuni,
    quelli che leggo ancora nel ricordo,
    che rileggo e trasformo.
    Dal Sud, dall’Est, dal Nord e dall’Ovest
    convergono le vie che mi han condotto
    al mio centro segreto.
    Vie che furono già echi e passi,
    donne, uomini, agonie e risorgere,
    giorni con notti,
    sogni e immagini del dormiveglia,
    ogni minimo istante dello ieri
    e degli ieri del mondo,
    la salda spada del danese e la luna del persiano,
    gli atti dei morti,
    l’amore condiviso, le parole,
    ed Emerson, la neve, e quanto ancora.
    Posso infine scordare. Giungo al centro,
    alla mia chiave, all’algebra,
    al mio specchio.
    Presto saprò chi sono.

    (J.L. Borges, in POESIA 278, gennaio 2013, speciale 25 anni)
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  3. #33
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    Non ho camminato nei tuoi sogni,
    né mi sono mostrato in mezzo alla folla,
    non sono apparso nel cortile
    dove pioveva, o meglio cominciava a piovere
    (questo verso lo cancello e non lo sostituirò),
    era allettante credere,
    come uno stupido,
    che ti avrei incontrato presto,
    eri tu che mi apparivi in sogno
    (e mi prendeva una dolce tenerezza),
    mi sistemavi i capelli sulle tempie.
    Quell’autunno perfino le poesie
    in parte mi riuscivano bene.
    (Però mancava sempre un verso
    o una rima per essere felice).


    Boris Ryzhy
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  5. #34
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    Ho messo un abito scollato e non so se ritorni,
    ma le parole sono pronte sulle labbra come
    segreti imperfetti o germogli di acqua custoditi per
    l’estate. E, se di notte le ripeto in sordina, nel silenzio
    della stanza, prima di addormentarmi, è come se all’improvviso
    gli uccelli fossero già arrivati a sud e tu ritornassi
    in cerca di questi antichi messaggi lavati dal tempo:


    Andiamo a casa? Il sole dorme sui tetti la domenica
    e c’è un intenso odore di lino sparso sui letti.
    Possiamo rivoltare i sogni al rovescio, dormire dentro il pomeriggio
    e lasciare che il tempo si occupi dei gesti più piccoli.


    Andiamo a casa. Ho lasciato un libro aperto a metà sul pavimento
    della stanza, sono sole nella scatola le vecchie foto
    del nonno, c’erano le tue mani strette con forza, quella
    musica che eravamo soliti ascoltare d’inverno. E io voglio rivedere
    le nuvole ritagliate nelle finestre rosse del crepuscolo;
    e voglio andare di nuovo a casa. Come le altre volte.


    E così mi preparo per il sonno, notte dopo notte, dipanando la lenta
    matassa dei giorni per scontare l’attesa. E, quando la nidiata
    allontanerà alla fine le ali della chiglia al suo primo volo,
    di certo mi troverò ancora qui, ma potrò dire che, per lo
    meno qualche volta, già inviai i messaggi, già dalla mia
    bocca udii queste parole,
    che tu ritorni o non ritorni.


    Maria do Rosário Pedreira
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  7. #35
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    Andrea, a me questa autrice piace da impazzire. grazie. Ciao
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  8. #36
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    Non ho camminato nei tuoi sogni,
    né mi sono mostrato in mezzo alla folla,
    non sono apparso nel cortile
    dove pioveva, o meglio cominciava a piovere
    (questo verso lo cancello e non lo sostituirò),
    era allettante credere,
    come uno stupido,
    che ti avrei incontrato presto,
    eri tu che mi apparivi in sogno
    (e mi prendeva una dolce tenerezza),
    mi sistemavi i capelli sulle tempie.
    Quell’autunno perfino le poesie
    in parte mi riuscivano bene.
    (Però mancava sempre un verso
    o una rima per essere felice).


    Boris Ryzhy
    Bellissima. Mi era sfuggita.
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  9. #37
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    Andrea, a me questa autrice piace da impazzire. grazie. Ciao
    Pureamme! Prego Rosy
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  10. #38
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    Domenica

    Finir di leggere Apollinaire:
    il poeta assassinato
    Non perdere di vista
    il tempo destinato
    all'ingestione di cibo
    Schubert e Brahms vanno
    evitati. Mozart
    sana tutte le ferite. Albinoni
    dispensa Valium. Mostrarsi
    pacata e insieme felice
    quando la mamma telefona raccogliere
    le forze per
    il gioioso gridolino finale.
    Prendere d'un balzo la cornetta
    quando il telefono squilla
    nel televisore.


    Ulla Hahn
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  11. #39
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    Ci prendono per navi e siamo isole.
    Intricate, deserte, che tesori
    possiamo offrire a quelli che non giungono?
    La nostra costa è dura. Il nostro faro
    di voce anzichè luce
    non attira, spaventa
    e nessun marinaio perduto nella notte
    toccherà le spiagge nostre dove ancora
    fanno male le orme di quel naufrago
    che sapeva del nostro deserto.
    La notte, ogni notte, ci promette e ci nega
    la strada del ritorno, il tornaviaggio,
    l’amore che ci salvi da noi stessi
    e la parola che sia detta per sempre.
    Ci sono in noi alberi senza nome
    stanchi di far ombra e crescere da soli.
    Coloro che non partono ma soffrono
    di sete di scogliera, amano i porti,
    salpano nel sonno, cercano un’altra sete
    per appagare la prima, ci osservano,
    ci vedono come navi, felici.
    Siamo isole.

    Juan Vicente Piqueras
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  13. #40
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    Monotonia

    A un giorno monotono ne segue
    un altro monotono, identico. Accadranno
    le stesse cose, riaccadranno di nuovo -
    gli stessi istanti ci trovano e ci abbandonano.

    Un mese passa e porta un altro mese.
    I fatti che avverranno si intuiscono facilmente:
    sono gli stessi noiosi fatti di ieri.
    E il domani finisce per non sembrare più domani.

    Costantino Kavafis


    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  15. #41
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    TRA ANDARSENE E RESTARE

    Tra andarsene e restare è incerto il giorno,
    innamorato della sua trasparenza.

    La sera circolare si fa baia;
    nel suo calmo viavai si mescola il mondo.

    Tutto è visibile e tutto è elusivo,
    tutto è vicino e tutto è inafferrabile.

    Le carte, il libro, il bicchiere, la matita
    riposano all'ombra dei loro nomi.

    Il battito del tempo nella mia tempia ripete
    la stessa testarda sillaba di sangue.

    La luce fa del muro indifferente
    uno spettrale teatro di riflessi.

    Mi scopro nel centro di un occhio;
    non mi guarda, mi guardo nel suo sguardo.

    Si dissolve l'istante. Senza muovermi
    io resto e vado. Sono una pausa.

    OCTAVIO PAZ
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  17. #42
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    Era una viva attesa che raggiava

    Era una viva attesa che raggiava
    in te paura e tremito ed in me
    sensibile delizia d’inoltrarmi
    fra gli alberi, di bere alle fontane.
    Il barbaglio delle acque vaghe, il cielo,
    le ombre quiete nell’aria animata,
    anche il vento moveva in me il sorriso.
    Era la stessa febbre che ci estrania
    rapidamente dai morti e ci svia
    mentre restano soli fra le torce
    nell’immane fatica di scavarsi
    la strada fra le rocce d’ombra, stanchi
    e intenti a penetrare fino al fondo.
    Ne vedesti il profilo aguzzo, accanto
    riposano le mani estenuate.


    Mario Luzi
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  19. #43
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    Dedicata a Kaipirissima:

    FUGA

    Brevi sono le forme
    che il caos inquieto produce.
    La vita è fiamma vinta.
    Ogni cosa è costretta
    in uno spazio imperioso.
    Ascese immani s’appuntano
    al vertice di un’ora
    per ricadere dolorosamente
    in una perduta impotenza.
    Se poi ci si rialzerà,
    non è certo.
    A volte il destino divaga.
    Attese di anni non bastano
    a dar tempo di giungere a un momento.
    E noi stringiamo la grazia
    come una mano che si ritira.

    Vincenzo Cardarelli
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  20. #44
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    Sempre voler capire. Non si può.
    Bisogna cedere, bisogna ritirarsi,
    bisogna fare come fanno i gatti
    quando si acquattano, i muscoli in un fremito
    contratti, prima di scagliarsi verso
    una qualche preda, che sia per gioco
    o che sia roba seria; o quando in ferocissimo
    kabuki affrontano il rivale, e l'universo
    intero allora si concentra in un assorto
    e millimetrico avanzare, e poi
    senza preavviso, forse perchè si sta mettendo
    male - la scusa è sempre una mosca o un moscerino
    che si ritrova dalle loro parti -
    guardano in giro, si fingono distratti,
    loro che c'entrano? mica era sul serio!
    Ma chissà, forse si distraggono davvero.

    Patrizia Cavalli
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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