Quarta di copertina
È il 1889, eppure si direbbe l'inizio del mondo. Michele Angelo e Mercede sono poco più che ragazzini quando s'incontrano per la prima volta, ma si riconoscono subito: "lui fabbro e lei donna". Quel rapido sguardo che si scambiano è una promessa silenziosa che li condurrà dritti al matrimonio, e che negli anni verrà rinnovata a ogni nascita. Dopo Pietro e Paolo, i gemelli, arriveranno Gavino, Luigi Ippolito, Marianna... La stirpe dei Chironi s'irrobustisce e Nuoro la segue di pari passo. Le strade cambiano nome e si allargano, accanto alla pesa per il bestiame spuntano negozi e locali alla moda, e se circolano più soldi nascono anche bisogni che prima non c'erano. Come i balconi da ingentilire lungo via Majore, a esempio, e Michele Angelo che sa del ferro come nessun altro, ed è capace di toccare la materia con lo sguardo prima di plasmarla - si spezza la schiena in officina per garantire prosperità alla sua famiglia. Ma "la felicità non piace a nessuno che non ce l'abbia", e infatti quei Chironi venuti su dal nulla, così fortunati, sono sulla bocca di tutti. È l'inizio della stagione terribile: i gemelli vengono trovati morti, mentre la Prima guerra mondiale raggiunge anche Nuoro, e bussa alla porta di casa Chironi proprio quando Gavino e Luigi Ippolito - taciturno e riflessivo il primo, deciso e appassionato il secondo - sono in età per essere arruolati...

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Il lettore, uno dei Chironi.
Ho l'abitudine di leggere libri ambientati o scritti da scrittori nativi del luogo che sto visitando al momento della lettura, o visiterò a breve.
Stirpe l'ho scelto per il viaggio in Sardegna.
Meglio non poteva essere, è una narrazione ambientata tra il 1900 e 1943, dove lo scrittore ripercorre la storia di Nuoro e dell'Italia con la famiglia Chironi.
La scrittura è interessante (peccato che non ci siano traduzioni di alcune parole del dialetto sardo), il lettore si trova a far parte della triste storia della famiglia, quasi come un componente di essa.
Consigliato