Penelope paziente. Penelope, astuta quanto Ulisse, tesse di giorno e disfa la tela di notte. Penelope assediata dai Proci. Penelope fedele. Penelope sposa e madre.
Penelope che difende il trono di Itaca. Penelope regina.
Di Penelope donna, tuttavia, nessuno ha mai saputo niente che non fosse legato al mito persistente nei secoli della sua fedeltà coniugale.
Eppure, quando Ulisse parte, Penelope non ha nemmeno vent'anni e, tra i principi che la assillano con le loro pretese, qualcuno avrà avuto modi, gesti e un volto tale da turbare la giovane regina...
e Ulisse, rientrato a Itaca, avrà davvero creduto alla castità di Penelope, la cui difesa è stata affidata per vent'anni solo a una tela sottile?
In questa situazione ambigua e mai rivelata o chiarita si muove l'immaginario di Maria Grazia Ciani che ricostruisce un'inedita Morte di Penelope.

dal web

Omero ci lascia con Penelope e Ulisse riuniti dopo venti anni di separazione, dieci con la guerra di Troia e dieci con le varie peripezie in mare.
Maria Grazia Ciani, insigne grecista,( sue le piu’ importanti traduzioni dell’Iliade e dell’Odissea) ci offre in meno di 100 paginette, un ritratto controcorrente, rifacendosi ad Apollodoro, scrittore ellenistico del secondo secolo dopo Cristo,
riportando una tradizione che mette in dubbio le nostre certezze: “Dicono alcuni che Penelope fu sedotta da Antinoo […].
Altri dicono che fu uccisa da Odisseo a causa di Anfinomo*, perché era stata sedotta da lui.”

Penelope e’ il simbolo della fedelta’ per antonomasia …ma in effetti una donna che attende venti anni il suo uomo e’ verosimile? Una donna si forte e scaltra come il marito ma che vede la bellezza sfiorire e che sente la pesantezza della solitudine su di se.
La storia in capitoli molto brevi e’ fatta tutta di monologhi interiori…pensieri intimi , sguardi e piccoli gesti….quelli di un Antinoo non piu’ arrogante ma innamorato di una Penelope che lo desidera e con il cane Argo silenzioso testimone.



  • *Antinoo (in postfazione l’autrice spiega di aver scelto tale nome per l’assonanza con quello del favorito dell’imperatore Adriano, che poi lo divinizzò, sostituendolo al più probabile Anfinomo)


Sotto, un passo del libro .

ANTINOO, PENELOPE, ARGO

Il sole batte forte, ho caldo, la testa mi scoppia. Non avrei dovuto uscire. Dietro la casa c’è un po’ d’ombra. Mi appoggio al muro per asciugarmi la fronte: e Lei è là – dove non l’ho mai vista.
È un’allucinazione? No, è Lei, china su quel vecchio cane che mi odia, che odia tutti noi, e quando ci vede, ringhia. Argo, il cane del Re.
Nessuno osa avvicinarlo, così nessuno se ne prende cura; nemmeno Telemaco, che ha i suoi cani fedeli, si ricorda di lui.
L’ho notato e mi è parso ben strano. Prima o poi creperà, vecchio com’è, dicevamo tra noi. E invece resiste, pieno di pulci e zecche, nutrendosi dove capita e come capita. Nessuno sa dove e come.
Ora Lei è là e lo accarezza, gli parla sottovoce, gli dà un pezzo di pane, una scodella d’acqua, e lui alza una zampa tremante, la alza appena appena, per farle festa.
Improvvisamente sento freddo in tutto il corpo, po, mi sembra di non riuscire a muovermi. Lei è là, siamo soli. Per la prima volta a pochi passi di distanza, e soli.
Un fruscio e Lei, sorpresa e spaventata, si volta, nell’alzarsi le cade il velo. Eccola, la donna contesa, la mia Regina.
Vorrei dire qualcosa, parlarle finalmente, ma ho la gola secca e resto lì immobile come una statua mentre Lei scivola in casa, il volto di nuovo coperto dal velo.
Un attimo ed è sparita. Il cane Argo mi guarda.