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Discussione: Teresa Raquin - Emile Zola

          
  1. #1
    Logopedista nei sogni L'avatar di Estella
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    Teresa Raquin - Emile Zola

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    "Teresa Raquin", che inaugura la grande stagione artistica di Zola, è una delle opere più rappresentative del realismo francese. Sposata infelicemente a Camillo, un uomo debole e malato, Teresa si lascia sedurre da Lorenzo, ex pittore nullafacente, cinico, parassita. Insieme concepiscono e portano a termine l'assassinio di Camillo. In questo romanzo - definito dall'autore un "grande studio psicologico e fisiologico" - Zola vuole raccontare, nella secchezza bruciante di un referto clinico, la storia di una degradazione. Ne risulta un'opera scabrosa, vero e proprio romanzo nero insieme appassionante e inquietante.

    Commento:

    Questo è il primo romanzo che leggo di Emile Zola e mi ha affascinato moltissimo, sin dalla prefazione dove l'autore scrive: "In Teresa Raquin ho voluto studiare dei temperamenti, non dei caratteri. In questo risiede la ragione d'essere del libro".
    In tutta l'intera e triste vicenda non c'è ombra di giudizio da parte dell'autore che considera i suoi personaggi creature fatte di sangue e nervi, i cui comportamenti sono la conseguente risposta a ciò che hanno vissuto nell'infanzia, tutto appare lucido, logico, anche nelle azioni più deplorevoli.
    Non c'è vittima e non c'è carnefice, non c'è un punto di vista morale, tutti i personaggi dipinti appaiono egoisti, alla ricerca del proprio piacere che, a seconda del momento, cambia il proprio oggetto; perfino il rimorso non è una conseguenza di un viaggio nella propria coscienza ma è un bisogno per poter continuare a sentirsi vivi.
    Ciò che mi ha profondamente colpito di questa lettura è stato il continuo bisogno da parte dei due protagonisti di sfuggire alla noia di vivere, si prefissano uno scopo e quando lo raggiungono si accorgono della profonda insoddisfazione che ancora li animano, l'autore è molto bravo nel descrivere minuziosamente gli sguardi di Teresa e Lorenzo, due persone dominate dai sensi, in questo senso "sensibili", insofferenti alle regole sociali, c'è in loro un'inquietudine che non trova appagamento.
    Il sobborgo di Parigi fa da cornice, col suo aspetto gotico, alle sensazioni dapprima di Teresa e poi di Lorenzo, quasi come se l'ambiente circostante condizionasse l'animo dei personaggi che appaiono come due spugne che assorbono continuamente i colori, gli odori, i suoni del luogo dove vivono senza avere la capacità, la forza di reagire, rimanendo in balia degli eventi e di se stessi.
    E' un romanzo sconvolgente, che mette a nudo le debolezze umane senza pietà, con una razionalità spietata.
    Il ritmo della scrittura l'ho trovato appassionante e coinvolgente, non c'è una descrizione superflua, tutto è sapientemente collegato e motivato.
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


  2. Thanks DarkCoffee thanked for this post
  3. #2
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    Ho sempre voluto leggere Zola, ma qualcosa mi trattiene. Paura della lentezza, noia, tristezza... Prima o poi dovrò decidermi.

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