"Il libro inizia con un episodio dell’Eneide: l’arrivo di Enea naufragato sulle coste di Cartagine (nei pressi dell’odierna Tunisi, nel canale di Sicilia) mentre è diretto in Italia.
Enea è accolto dalla regina Didone in nome di un comune senso di umanità.
Perché le frontiere si chiudono di fronte agli aggressori, non ai naufraghi.
Scrive Bettini: “Ci sono troppi dispersi nel mare che fu di Virgilio, troppi cadaveri che fluttuano a mezz’acqua perché quei versi si possano ancora leggere solo come poesia. Sono diventati cronaca”.
L'autore raffronta l’attenzione del mondo antico verso i diritti umani rispetto al nostro, utilizzando la cultura greco-romana come sfondo su cui proiettare la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948….

Riassunto dal web

Lo so, leggendo le righe sopra sembrerebbe una roba pesante…ma non e’ cosi. Oggi lo sappiamo, l’intolleranza domina gli animi e soffia forte il vento sovranista…allora forse vale la pena leggere questo piccolo libro (poco piu’ di 100 pagine) di Maurizio Bettini, uno tra i maggiori classicisti italiani, che ci descrive con sapienza e leggerezza, come la cultura antica si rapportava con chi veniva fuori confine e come sia Greci che Romani si ponevano problemi che oggi chiamiamo diritti umani.
E lo fa fornendoci molti spunti e citazioni, dalle commedie greche ai Vangeli, dalla chiusura dei “barbari” del mondo greco alla mescolanza della cultura romana, passando per Aristotele Cicerone Seneca e Virgilio.

Proprio Virgilio ad esempio anticipa di duemila anni uno dei principi della nostra Costituzione, l’articolo 10
relativo al diritto d’asilo nella nostra Repubblica per chi non puo’ esercitare nel suo paese la liberta’ democratica.

homo sum, humani nihil a me alienum puto.
«Sono uomo, niente di umano ritengo mi sia estraneo»

Per Seneca il verso di Terenzio che da titolo al libro, costituiva addirittura la massima che deve guidare chiunque intenda comportarsi secondo le leggi della “umanità”
Loro si erano posti il problema di un diritto naturale per tutti gli uomini …si pensi ai “communia” di Cicerone (essenzialmente tre: l’obbligo di concedere l’accesso all’acqua, di permettere che si accenda fuoco da fuoco, di dare consiglio onesto a chi deve prendere una decisione).
L’autore si chiede poi quale posto avrebbe nel mondo antico la “Dichiarazione dei diritti umani” del 1948.
Io lo farei leggere nelle scuole…e a tanta gente che sta a sentire solo chi deve raccogliere voti, anche se naturalmente oggi la situazione e’ piu’ complicata.
Ma sono d’accordo con la scrittrice Teresa D’Errico :



I classici continuano a insegnare molto. Quando si parla di salvaguardia dell’ “identità nazionale” si dovrebbe sapere che tale principio si è formato sui moniti di chi anteponeva ad ogni legge “nazionale” il senso profondo e prioritario
dello ius humanum.