FINITO!

Veramente bello, la scrittura di questo autore, così semplice e chiara, è davvero sublime nel descrivere l'animo dei protagonisti, le loro debolezze e le loro passioni. Di fronte ad una realtà diversa e di disagio, emergono i migliori tratti caratteriali dei personaggi. Avvincente la trasformazione interiore di Kitty che viene plasmata dalla tragicità degli eventi e diventa cio' che davvero è.
Affascinante lo sfondo, quello della Hong Kong britannica, con i suoi tè e i portatori cinese con il risciò e i ricevimenti pettegoli e raffinati ma soprattutto quello della Cina dell’interno, ancora miseriosa e quasi paurosa.

“Non sollevare il velo dipinto che quelli che vivono chiamano vita” (da una poesia di Shelley).
Secondo me il velo dipinto è la maschera, l'apparenza, che cela la vera essenza delle persone. Si vede il mondo come appare a uno sguardo superficiale, infatti solo alla fine, in situazioni drammatiche, Kitty e Walter riescono a conoscere veramente se stessi.

Ecco il sonetto di Percy Bysshe Shelley:
Lift not the painted veil which those who live
Call Life: though unreal shapes be pictured there,
And it but mimic all we would believe
With colours idly spread,—behind, lurk Fear
And Hope, twin Destinies; who ever weave
Their shadows, o'er the chasm, sightless and drear.
I knew one who had lifted it—he sought,
For his lost heart was tender, things to love
But found them not, alas! nor was there aught
The world contains, the which he could approve.
Through the unheeding many he did move,
A splendour among shadows, a bright blot
Upon this gloomy scene, a Spirit that strove
For truth, and like the Preacher found it not.



Non sollevare quel velo dipinto, che quelli che vivono
Chiamano Vita: per quanto forme irreali vi siano
Rappresentate lì, e tutto quello che vorremmo credere
Vi sia imitato con capriccio a colori, – dietro
Stanno in agguato Paura e Speranza,
Destini gemelli, che tessono l'ombre in eterno
Sopra l'abisso, cieco e desolato.
Conobbi qualcuno che aveva provato
A sollevarlo: cercava
Perché il suo cuore era tenero e perduto,
Cose da amare, ma, ahimé, non ne trovò,
Né trovò nulla di ciò che il mondo contiene
Cui poter dare la propria approvazione.
Sebbene passò in mezzo alla folla distratta,
Splendore in mezzo alle ombre, una macchia di luce
Su questa lugubre scena, uno Spirito in lotta
per il Vero, ma come il Predicatore non lo trovò.

“Alcuni cercano la Via nell'oppio e altri in Dio, altri nell'alcol e altri nell'amore. Ma è sempre la stessa Via che non conduce in nessun luogo”.

"Quanto era accaduto sembrava essere accaduto in un altro mondo. Come una persona essa era che, colpita da subitanea pazzia, e riavutasi si disperi e vergogni per le grottesche cose che vagamente ricorda di aver commesso quando non era padrona di sé, sente di avere, almeno nel suo intimo, un certo diritto al perdono. Kitty pensava che forse un cuore generoso l'avrebbe piuttosto compatita che condannata".

"A morire fu il cane", l'ultimo verso dell'elegia di Oliver Goldsmith:
"But soon a wonder came to light
That showed the rogues they lied, —
The man recovered of the bite,
The dog it was that died!”