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Secondo capitolo di quella che sarà, come minimo, una trilogia con protagonista il vicequestore Colomba Caselli e il geniale quanto paranoico Dante Torre, anomala coppia di investigatori formatasi nel precedente romanzo di Dazieri "Uccidi il Padre".
La storia prende il via con la morte di tutte le persone di un vagone del treno Milano-Roma evento che, a dispetto di una puntuale rivendicazione dell'ISIS, non è di matrice terroristica ma trova le sue motivazioni in accadimenti ben più tragici e lontani sia nel tempo che nei luoghi, cosa che costringe i due amici-detective a spostarsi fra Roma, Berlino e Venezia a caccia di una donna imprendibile e letale che si fa chiamare come l'angelo lituano dei defunti.

Impressione a caldo: Dazieri, come sempre, scrive benissimo e la storia è sicuramente affascinante però in certi momenti della narrazione si avvertono come delle piccole forzature per mantenere alto il livello di suspence o di "incredibilità" specie per quanto riguarda il personaggio di Dante (la macchina che affittano per andare in Germania ne è un esempio).
Trama comunque ben congegnata con i vari personaggi che entrano in scena con ottimo tempismo, portandosi dietro un passato che ne condiziona in modo spietatamente razionale le nefandezze del presente, con l'unico neo rappresentato da un personaggio che, già a metà romanzo, si intuisce essere un tassello anomalo del mosaico e che sarà quello che alla fine darà vita al colpo di scena a causa del quale tutti quelli che hanno letto i primi due romanzi resteranno in ansiosa attesa dell'uscita del prossimo (e mi auguro, ultimo) capitolo di questa saga.
Questo della scena sospesa nelle ultime tre righe è uno di quegli escamotage da telefilm americano che digerisco malissimo e che mi fa perdere un po' della grandissima stima che nutro per l'autore che, a mio avviso, non ha bisogno di ricorrere a questi trucchetti per avere un seguito.