Via Ripetta: una delle strade più centrali di Roma, in quello che fu una sorta di triangolo d'oro fra piazza del Popolo, piazza di Spagna, piazza Venezia.
Pensate che allora fosse tutto chiaro, a disposizione di chiunque?
No, perché il civico 155 è difficile trovarlo, situato com'è al di là dell'Ara Pacis, oltre piazza Augusto imperatore, nel piccolo tratto che tutti pensano appartenga già a via della Scrofa: bisogna spiegarlo bene perfino a chi guida il taxi,
se è proprio lì che si vuole andare.
Un tratto fuori fuoco nello stradario, e quella che si racconta qui è la storia fuori fuoco degli anni fra il '68 e il '77, cominciati all'insegna dell'utopia libertaria - compresa l'idea che per la libertà valesse la pena di stare a pancia vuota
e di vivere alla meglio in case che cadevano a pezzi - e sfociati nel terrorismo prima, e poi nel riflusso del disimpegno, della Milano da bere, dei manager rampanti.
Una storia vista con lo sguardo di chi ha vissuto da vicino molte cose senza mai esserne del tutto al centro, e dunque con la possibilità di testimoniare, dolorosamente, una memoria non chiusa.
Ricordi in prima persona di anni raccontati poco e non sempre correttamente: perché il terrorismo non fu come molti ritengono la conclusione logica di quanto il '68 aveva seminato,
ma fu invece la sanzione drammatica della sconfitta di molte speranze, un lutto pungente per chi aveva creduto e si era speso per farle germinare.

Dal web

Qualche giorno fa e' venuta a mancare la giornalista e scrittrice Clara Sereni...anche per ricordarla voglio scrivere due righe su questo libro che ho letto quando usci', nel 2015, e che parla di un pezzetto della sua vita tra il 1968 e il 1977.
Sullo sfondo l'Italia di quegli anni: le lotte studentesche ed operaie,il femminismo...
ma non e' un racconto nostalgico come qualcuno/a potrebbe pensare, ne un saggio sul 68 o sulla contestazione studentesca,ci sono libri molto piu' profondi su questi temi.

L'autrice,figlia di un dirigente del vecchio P.C.I,
ci racconta ,con stile leggero e quasi giornalistico, della sua vita in quella casa sgangherata ,dove si riuniva
una generazione di giovani che magari aveva poco da mangiare ma che si nutriva di utopie libertarie e dove chiunque poteva dormire se munito di sacco a pelo.
Dove si lottava contro il sistema e contro i capricci dell'impianto elettrico.

Dove si parlava di amore libero e di internazionalismo ma anche di cinema e di libri e magari si frequentavano luoghi dove si incontravano personaggi come Cesare Zavattini e Francesco De Gregori
.E cosi in questa specie di diario, si dipana la vita di quei protagonisti, una vita inquieta, con momenti belli intensi e pieni di passione e anche di dolore.
Erano tempi in cui si credeva di poter cambiare l'Italia buttando via quello che era vecchio e conservatore.
Poi l'inevitabile declino con lo sfaldamento della sinistra.

Finisce con un pizzico di malinconia un sogno...finito chissa' dove, cosi come si sono persi quegli ideali a lungo inseguiti.
Faccio una piccola considerazione... probabilmente un giovane di oggi nemmeno sa che cosa era il ciclostile che usava la protagonista e faticherebbe a capire i valori e i problemi di quel tempo.
Forse per apprezzare questo libro bisogna condividere quel clima storico/politico e avere una certa eta'....anzi senza forse, quindi regolatevi.(ero piccolo pure io...)
Candidarlo al premio Strega mi e' sembrato eccessivo ( parere personale ovviamente) ma una cosa la voglio dire: se oggi siamo qui e diamo per scontate certe conquiste come il divorzio, è proprio grazie a chi quel tempo ha lottato
e fatto sentire la sua voce.

E questo vale anche per oggi:
Per i nostri diritti, per le nostre idee , bisogna combattere.


. “In quella casa non mi importava del freddo, della fame. Ero felice. Il futuro era un cantiere aperto, molte e grandi cose da fare”