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Discussione: Il lungo addio...

          
  1. #106
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    L'aurora che attendo

    Sogno fontane di acque
    fiumi e cascate di acque
    e praterie sconfinate ove
    la luce danzi col suo
    abito da sposa

    e un angelo che suoni il flauto
    nel silenzio di una dolcissima
    aurora...

    ma non è che un pallido sogno:
    altra
    è l'Aurora che attendo:

    pure in timore e tremore...

    David Maria Turoldo
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  3. #107
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    Curva minore

    Perdimi, Signore, che non oda
    gli anni sommersi taciti spogliarmi,
    si che cangi la pene in moto aperto:
    curva minore
    del vivere m'avanza.

    E fammi vento che naviga felice,
    o seme d'orzo o lebbra
    che sé esprima in pieno divenire.

    E sta facile amarti
    in erba che accima alla luce,
    in piaga che buca la carne.

    Io tento una vita:
    ognuno si scalza e vacilla
    in ricerca.

    Ancora mi lasci: son solo
    nell'ombra che in sera si spande,
    né valico s'apre al dolce sfociare del sangue.

    Salvatore Quasimodo
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  4. #108
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    Diluente

    La vicina del numero quattordici rideva oggi sulla porta
    da dove un mese fa è uscito il funerale del figlio piccolo.
    Rideva in modo naturale con l’anima nel volto.
    D’accordo: è la vita.
    Il dolore non dura perchè il dolore non dura.
    D’accordo.
    Ripeto: d’accordo.
    Ma il mio cuore non è d’accordo.
    Il mio cuore romantico fa delle sciarade con l’egoismo della vita.
    Ecco la lezione, o anima di gente!
    Se la madre dimentica il figlio che uscì da lei ed è morto,
    chi si prenderà la briga di ricordarsi di me?

    Sono solo al mondo, come un mattone rotto...
    Posso morire come la rugiada si asciuga...
    Per un’arte naturale della natura solare...
    Posso morire per volontà dell’oblio,
    posso morire come nessuno...
    Ma questo duole,
    questo è indecente per chi ha un cuore...
    Questo...
    Sì, questo mi rimane nella strozza come un sandwich alle lacrime...
    Gloria? Amore? L’anelito di un’anima umana?
    Apoteosi alla rovescia...
    Datemi acqua minerale, che voglio dimenticare la Vita!...

    Fernando Pessoa

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    Due cose mi hanno sempre sorpreso: l'intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini. Bertrand Russell

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  6. #109
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    Mi nasconda la notte e il dolce vento.
    Da casa mia cacciato e a te venuto
    mio romantico fiume lento.

    Guardo il cielo e le nuvole e le luci
    degli uomini laggiù così lontani
    sempre da me. Ed io non so chi voglio
    amare ormai se non il mio dolore.

    La luna si nasconde e poi riappare
    - lenta vicenda inutilmente mossa
    sovra il mio capo stanco di guardare.

    Sandro Penna
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  8. #110
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    Er mortorio
    (Aldo Fabrizi Roma 1/11/1905 – Roma 2/4/1990)

    Appresso ar mio nun vojo visi affritti,
    e pe’ fa’ ride pure a ‘st’occasione
    farò un mortorio con consumazione...
    in modo che chi venga n’approfitti.

    Pe’ incenso, vojo odore de soffritti,
    ‘gni cannela dev’esse un cannellone,
    li nastri – sfoje all’ovo e le corone
    fatte de fiori de cocuzza fritti.

    Li cuscini timballi de lasagne,
    da offrì ar momento de la sepportura
    a tutti quelli che “sapranno” piagne.

    E su la tomba mia, tutta la gente
    ce leggerà ‘sta sola dicitura:
    “Tolto da questo mondo troppo al dente”.

    Traduzione:

    Il funerale

    Dietro al mio non voglio visi afflitti
    e per far ridere pure in quest'occasione
    farò un funerale con consumazione...
    in modo che chi venga ne approfitti.

    Per incenso, voglio odore di soffritti,
    ogni candela dev’essere un cannellone,
    i nastri – sfoglie all’uovo e le corone
    fatte di fiori di zucca fritti.

    I cuscini timballi di lasagne,
    da offrire al momento della sepoltura
    a tutti quelli che “sapranno” piangere.

    E sulla tomba mia, tutta la gente
    ci leggerà questa sola dicitura:
    “Tolto da questo mondo troppo al dente”.
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

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  10. #111
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    Se inserisco qui il mio nome


    la mia faccia è quella di mia madre ma
    capita a volte che guardandomi allo specchio
    veda con chiarezza i tratti degli altri i fratelli e le sorelle
    come se tutti pur già morti affiorassero sul mio viso come
    dalle acque di un lago profondo e il mio segreto stesse lì
    dentro quel riemergere lento a caso dal fango senza corpo


    eppure ora l’uno ora l’altro dicendomi
    segnando tutti i passaggi del tempo
    il carattere i traumi e le gioie inscritte sotto e dentro la pelle
    senza sentirmi mai trafitta dai ganci neri di un dolore legato alla perdita
    sono là li vedo con chiarezza
    mi attraversano in un disegno li vivo




    Fernanda Ferraresso
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  12. #112
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    Non c'è bisogno


    Vedo un posto vuoto a tavola.
    Di chi è? Di chi altro? Chi voglio prendere in giro?
    La barca attende. Non c’è bisogno di remi
    né di vento. La chiave l’ho lasciata
    nel solito posto. Tu sai dove.
    Ricordati di me e di tutto quello che abbiamo fatto insieme.
    Ora stringimi forte. Così. Dammi un bel bacio
    sulle labbra. Ecco. Ora
    lasciami andare, carissima. Lasciami andare.
    Non c’incontreremo più in questa vita,
    perciò ora dammi un bacio d’addio. Su, ancora uno.
    E un altro. Ecco. Adesso basta.
    Adesso, carissima, lasciami andare.
    È ora di avviarsi.


    Raymond Carver
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  14. #113
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    UNA MORTALE PESANTEZZA SUL CUORE

    A volte sulla sponda della via
    preso da un infinito scoramento
    mi seggo; e dove vado mi domando,
    perché cammino. E penso la mia morte
    e mi vedo già steso nella bara
    troppo stretta fantoccio inanimato...
    Quant’albe nasceranno ancora al mondo
    dopo di noi!
    Di ciò che abbiam sofferto
    di tutto ciò che in vita ebbimo a cuore
    non rimarrà il più piccolo ricordo.
    Le generazioni passan come
    onde di fiume...
    Una mortale pesantezza il cuore
    m’opprime.
    Inerte vorrei esser fatto
    come qualche antichissima rovina
    e guardare succedersi le ore,
    e gli uomini mutare i passi, i cieli
    all’alba colorirsi, scolorirsi
    a sera...
    Camillo Sbarbaro
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

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  16. #114
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    TRITTICO DELL’INNOCENZA di Francesca Genti

    LAIKA (1954-1957)

    È morta Laika.
    Piccola bastarda.
    Giovane e carina.
    Nome vero: Kudrjavka
    (in russo vuole dire “ricciolina”).
    Naso umido e innocente.

    È morta sola.
    In assenza di gravità.
    Sola come un cane in assenza di pietà.
    È morta come solo un cane solo su una capsula spaziale
    sovietica sparata dalla terra in orbita verso l’infinito.
    Ha sentito caldo e freddo.
    Poi ha guaito.

    Poi niente: il vuoto siderale.
    Il requiem delle stelle.
    La notizia sul giornale.

    ***

    DOLLY (5 luglio 1996 – 14 febbraio 2003)

    È morta Dolly,
    la pecora clonata:
    ma come ha fatto,
    se non era mai nata?

    ***

    CITA (1931-2011)

    È morta Cita,
    ha avuto una gran vita:
    soldi, salute, camicia hawaiana,
    fama, successo e più di una banana.
    Ha mantenuto la promessa americana.

    Abitava, ottantenne, in un ospizio trés huppé:
    una “Villa Arzilla”, ma per scimpanzè,
    dove dipingeva e suonava il pianoforte
    aspettando con contegno che arrivasse la morte.

    E mentre passeggiava sul viale del tramonto
    arrivò per lei il momento di saldare il proprio conto.
    Le si accostò una lunga limousine:
    “è ora, mia cara, di raggiungere Rin Tin Tin”
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

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  18. #115
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    Struggente, questo "Trittico".
    Ho pensato alla storia di Laika giusto ieri, quando in Rete e sui giornali si parlava dell'astronauta italiana appena rientrata.
    Pensavo a quanto sia stato crudele e ingiusto che un esserino innocente abbia pagato con la vita il prezzo del "progresso".
    Non verranno mai spese parole a sufficienza per gli innocenti, umani o animali che siano, sacrificati dall'avidità umana.
    La vita morde forte alle spalle e quando sorride ti fa solo del male (Mauro Berchi)

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  20. #116
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    Struggente, questo "Trittico".
    Ho pensato alla storia di Laika giusto ieri, quando in Rete e sui giornali si parlava dell'astronauta italiana appena rientrata.
    Pensavo a quanto sia stato crudele e ingiusto che un esserino innocente abbia pagato con la vita il prezzo del "progresso".
    Non verranno mai spese parole a sufficienza per gli innocenti, umani o animali che siano, sacrificati dall'avidità umana.
    D'accordo in tutto e per tutto!
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

  21. #117
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    CONGEDO DEL VIAGGIATORE CERIMONIOSO

    Amici, credo che sia

    meglio per me cominciare
    a tirar giù la valigia.
    Anche se non so bene l’ora
    d’arrivo, e neppure
    conosca quali stazioni
    precedano la mia,
    sicuri segni mi dicono,
    da quanto m’è giunto all’orecchio
    di questi luoghi, ch’io
    vi dovrò presto lasciare.

    Vogliatemi perdonare
    quel po’ di disturbo che reco.
    Con voi sono stato lieto
    dalla partenza, e molto
    vi sono grato, credetemi
    per l’ottima compagnia.

    Ancora vorrei conversare
    a lungo con voi. Ma sia.
    Il luogo del trasferimento
    lo ignoro. Sento
    però che vi dovrò ricordare
    spesso, nella nuova sede,
    mentre il mio occhio già vede
    dal finestrino, oltre il fumo
    umido del nebbione
    che ci avvolge, rosso
    il disco della mia stazione.

    Chiedo congedo a voi
    senza potervi nascondere,
    lieve, una costernazione.
    Era così bello parlare
    insieme, seduti di fronte:
    così bello confondere
    i volti (fumare,
    scambiandoci le sigarette),
    e tutto quel raccontare
    di noi (quell’inventare
    facile, nel dire agli altri),
    fino a poter confessare
    quanto, anche messi alle strette
    mai avremmo osato un istante
    (per sbaglio)’ confidare.

    (Scusate. E una valigia pesante
    anche se non contiene gran che:
    tanto ch’io mi domando perché
    l’ho recata, e quale
    aiuto mi potrà dare
    poi, quando l’avrò con me.
    Ma pur la debbo portare,
    non fosse che per seguire l’uso.
    Lasciatemi, vi prego, passare.
    Ecco. Ora ch’essa è
    nel corridoio, mi sento
    più sciolto. Vogliate scusare.)

    Dicevo, ch’era bello stare
    insieme. Chiacchierare.
    Abbiamo avuto qualche
    diverbio, è naturale.
    Ci siamo – ed è normale
    anche questo – odiati
    su più d’un punto, e frenati
    soltanto per cortesia.
    Ma, cos’importa. Sia
    come sia, torno
    a dirvi, e di cuore, grazie
    per l’ottima compagnia.

    Congedo a lei, dottore,
    e alla sua faconda dottrina.
    Congedo a te, ragazzina
    smilza, e al tuo lieve afrore
    di ricreatorio e di prato
    sul volto, la cui tinta
    mite è sì lieve spinta.

    Congedo, o militare
    (o marinaio! In terra
    come in cielo ed in mare)
    alla pace e alla guerra.
    Ed anche a lei, sacerdote,
    congedo, che m’ha chiesto se io
    (scherzava!) ho avuto in dote
    di credere al vero Dio.

    Congedo alla sapienza
    e congedo all’amore.
    Congedo anche alla religione.
    Ormai sono a destinazione.

    Ora che più forte sento
    stridere il freno, vi lascio
    davvero, amici. Addio.
    Di questo, sono certo: io
    son giunto alla disperazione
    calma, senza sgomento.

    Scendo. Buon proseguimento

    Giorgio Caproni
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  23. #118
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    Io a te dico
    voglio abbia i miei occhi
    la morte quando arriva,
    voglio specchiarmi appena civettuola
    dentro la vita fatta e da finire.


    Per una volta essere
    la mia garbata ospite,
    porgermi la mano in piedi
    poi farmi accomodare,
    piano accostare le persiane
    e senza rimpianti uscire.


    Mariella De Santis
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  24. #119
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    Tu hai voluto riposare
    in terra morta e in oblio
    Credevi di poter vivere solo
    nel mare, o nei boschi.
    Poi hai saputo che la vita
    è solitudine tra gli uomini
    e solitudine tra le valli.
    Che i giorni circolanti
    nel tuo petto erano solo insegne
    di dolore fra il tuo pianto. Povero
    amico. Non sapevi nulla né piangevi nulla

    Mai me ne rido
    della morte.
    Semplicemente
    capita che
    non ho
    paura di
    morire
    tra
    uccelli ed alberi.
    Non me ne rido della morte.
    Ma a volte ho sete
    e chiedo un po’ di vita,
    a volte ho sete e domando
    quotidianamente, e come sempre
    capita che non trovo risposte
    ma una risata profonda
    e nera. Già l’ho detto, mai
    soglio ridere della morte,
    ma sì conosco il suo bianco
    volto, il suo tetro vestito.

    Non me ne rido della morte.
    Tuttavia, conosco la sua
    bianca casa, conosco
    la sua bianca veste, conosco
    la sua umidità e il suo silenzio.
    E’ chiaro, la morte non
    mi ha ancora fatto visita,
    e vi chiederete: che ne
    sai? Non ne so nulla.
    Anche questo è vero.
    Nondimeno, so che all’arrivo
    io la starò aspettando,
    la starò aspettando in piedi
    o forse facendo colazione.
    La guarderò soavemente
    (che non si spaventi)
    e siccome mai ho riso
    della sua tunica, l’accompagnerò
    solitario e solitario.

    Javier Heraud

    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

  25. #120
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    Non voglio una cassa qualunque, voglio un sarcofago
    con striature di tigre e una faccia dipinta
    tonda come la luna, con gli occhi sgranati in su.
    Voglio sembrare che li guardo quando verranno
    a scavarmi fra ottusi minerali e radici.
    Già li vedo – pallide facce, a una distanza astrale.
    Adesso non sono nulla, non sono nemmeno in fasce.
    Li penso senza né padri né madri, come gli dei primigeni.
    Si domanderanno se io sia stata importante.
    Dovrei come frutta candire e conservare i miei giorni!
    Il mio specchio si appanna –
    ancora qualche fiato e non specchierà più niente del tutto.
    I fiori e le facce si sbiancano come un lenzuolo.
    Dello spirituale non mi fido. Sguscia via come vapore
    nei sogni, per le fessure della bocca o degli occhi. Non posso
    fermarlo, né mai tornerà. Ma non così le cose.
    Loro restano, con quel piccolo brillìo particolare,
    da tante mani scaldato, con un brusìo di piacere.
    Se avrò freddo alle piante dei piedi,
    mi consolerà l’occhio azzurro del mio turchese.
    Siano con me le mie casseruole di rame, i miei vasi di coccio
    mi fioriscano intorno notturni fiori, dal buon profumo.
    Mi avvolgeranno nelle bende, deporranno il mio cuore
    sotto i miei piedi in un bel pacchettino.
    Non mi riconoscerò quasi. Sarà tutto buio,
    ma ci sarà il fulgore di questi piccoli oggetti più dolce che il
    viso di Ishtar.

    Sylvia Plath




    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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