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Discussione: Alfonsina Storni

          
  1. #1
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    Alfonsina Storni

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    Alfonsina Storni Martignoni (Sala Capriasca, 29 maggio 1892 – Mar del Plata, 25 ottobre 1938) è stata una poetessa, drammaturga e giornalista argentina, esponente del postmodernismo.



    DUE PAROLE

    All’orecchio questa notte mi hai detto due parole
    comuni. Due parole stanche
    di essere dette. Parole
    che da vecchie si son fatte nuove.
    Due parole così dolci, che la luna che passava
    filtrando tra i rami
    nella mia bocca si è fermata. Due parole così dolci
    che una formica mi cammina sul collo e resto immobile
    non provo nemmeno a scacciarla.
    Due parole così dolci
    che senza volerlo esclamo: oh, che bella, la vita!
    Così dolci e così mansuete
    che oli profumati scorrono sul corpo.
    Così dolci e così belle
    che nervose, le mie dita,
    si muovono verso il cielo imitando una forbice.
    Vorrebbero le mie dita
    tagliare stelle.

    (da Il dolce danno, 1918)
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


  2. #2
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    PRESENTIMENTO

    Ho il presentimento che vivrò molto poco.
    Questa mia testa assomiglia a un crogiolo,
    purifica e consuma,
    ma senza un gemito, senza un accenno di orrore.
    Per uccidermi chiedo che un pomeriggio senza nubi,
    sotto il limpido sole,
    nasca da un grande gelsomino una vipera bianca
    che dolce, dolcemente, mi punga il cuore.

    (da Il dolce danno
    , 1918)
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


  3. #3
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    UOMO

    Uomo, io voglio che tu comprenda il mio male,
    uomo, io voglio che tu mi dia dolcezza,
    uomo, io vado per i tuoi stessi sentieri;
    figlio di madre: comprendi la mia pazzia...

    (da Irrimediabilmente
    , 1920)
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


  4. #4
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    CANCELLATA

    Il giorno in cui morirò, la notizia
    seguirà le solite procedure,
    da un ufficio all’altro con precisione
    dentro ogni registro verrò cercata.
    E là molto lontano, in un paesino
    che sta dormendo al sole su in montagna,
    sopra il mio nome, in un vecchio registro,
    mano che ignoro traccerà una riga.

    (da Languidezza
    , 1920)
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


  5. #5
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    PETTO BIANCO

    Perché io ho il petto bianco, docile,
    inoffensivo, dev’essere che le tante
    frecce che vanno nell’aria vagando
    prendono la sua direzione e lì si piantano.
    Tu, la mano perversa che mi ferisce,
    se questo è il tuo piacere, poco ti basta;
    il mio petto è bianco, è docile ed è umile:
    fuoriesce un po' di sangue... dopo, nulla.

    (da Languidezza
    , 1920)
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


  6. #6
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    VADO A DORMIRE

    Denti di fiori, cuffia di rugiada,
    mani d'erba, tu, tenera nutrice,
    rabboccami le lenzuola di terra
    e la trapunta di muschio cardato.
    Vado a dormire, nutrice mia, addormentami.
    Mettimi una lampada al capezzale;
    una costellazione, quella che ti piace;

    tutte sono buone;
    abbassala un poco.
    Lasciami sola:
    senti i germogli spuntare...
    ti culla un piede celestiale da lassù

    e un uccello intona il suo canto
    affinché dimentichi... grazie.
    Ah, un favore:

    se chiama ancora al telefono
    digli di non insistere, sono uscita..

    P.S. Un addio struggente ma senza sbavature, scritto in un piccolo albergo su Mar del Plata.
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


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