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Discussione: Nucci, Flaminia - Yuki. Rinascere dalla neve (Robin Edizioni)

          
  1. #16
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    "Diana ascoltava rapita mentre lui le raccontava la storia della sua vita.
    "Avevo solo undici anni, quando ho visto mia madre morire schiacciata in un incidente d'auto. Figlio unico, sono cresciuto con mio padre. Solo io e lui. Era un impiegato comunale e faceva l'allenatore di atletica leggera. Da ragazzo, io correvo i quattrocento a ostacoli. Il mio maggior desiderio, subito dopo la laurea, era di riformare la famiglia che avevo perduto.*
    Dalla prima notte in cui ho dormito con Cristina, non sono più tornato a casa. Se tornassi indietro, non avrei così fretta e probabilmente non la risposerei, ma non l'ho mai tradita prima d'ora. Non sono più innamorato, ma c'è molto amore tra di noi. E' una donna pratica e concreta ed è una buona madre, ma non è una donna d'anima. Nel nostro rapporto è mancata l'anima. Purtroppo è andata così...".
    Diana non aveva aggiunto alcuna parola a quella narrazione, per un profondo senso di rispetto e per non rompere l'incanto di quella confessione. Non parlava, ma riusciva perfettamente, con la sua empatia e la sua sensibilità, ad accogliere il dolore di quell'uomo, apparentemente così forte e sicuro di sè, ma in realtà costretto a reprimere, in fondo all'anima, il singhiozzo di un bambino disperato."

  2. #17
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    "Io e Annikki rivestiamo la slitta con abbondanti pelli di renna, mentre Armas sistema i cani: i più forti e massicci in fondo a "reggere" il peso maggiore della slitta, i più leggeri, maggiormente addestrati ai comandi verbali, davanti, a dare la direzione.
    Il loro istinto è talmente forte, che, prima ancora che siamo pronti, saltano e spingono per partire, incuranti del freno, ben piantato nella neve.*
    Blocchiamo con degli elastici il piccolo container con i viveri, poi Annikki mi fa sedere davanti a lei che sta al centro della slitta, mentre Armas sta dietro in piedi.*
    Rilasciato il freno e vinto l'attrito iniziale, la slitta comincia a scivolare leggera sulla neve. I cani sono al settimo cielo e corrono spensierati. Si guardano intorno curiosi, solo raramente si voltano indietro o mangiano un po' di neve per rinfrescarsi. Arrivati ad un bivio, Armas dà il comando verbale e i cani in cima alla muta eseguono alla perfezione, senza alcuna titubanza.*
    Giriamo intorno al paese e puntiamo verso il lago. Lo percorriamo per il lungo, questa volta.*
    La vista si perde in orizzonti infiniti, bianchi di luce e di neve. Tutto intorno, cielo, montagne e silenzio, interrotto solo dal fiato dei cani e dal sibilo della slitta che fende la neve e riga il ghiaccio. L'emozione mi assale e mi si riempiono gli occhi di lacrime. E' tanto tempo che non mi sentivo così felice."

  3. #18
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    "Sono in viaggio in qualche paese lontano. Partecipo ad una sorta di rituale sciamanico, che si tiene lungo un corridoio all'aperto, delimitato da due muretti adornati da oggetti di culto e fiori di diversi colori.
    I partecipanti al rito si dispongono lungo tutto il corridoio, dando le spalle ai muretti, in attesa di incontrare una sciamana, che percorrerà il corridoio fermandosi a parlare con le persone che riterrà essere bisognose del suo aiuto.*
    Sono un po' spaventata, perché ha fama di essere molto diretta, quasi aggressiva in certi casi, con le persone a cui si rivolge.
    Eccola. Ora la vedo. E' una donna bruna di mezza età avanzata, dall'aria estremamente selvatica. E' partita da destra, mentre io sono in fondo al corridoio a sinistra. Avanza spedita, seguita da alcuni suoi adepti. Sta per raggiungere la fine del corridoio e sotto sotto spero che non si fermi a parlare con me. Mi supera di un metro e penso già di averla scampata, quando improvvisamente torna sui suoi passi e mi si mette proprio di fronte.
    Mi guarda e mi rivolge la parola con tono leggermente perentorio, in una lingua sconosciuta, che non comprendo minimamente.
    Ho un po' paura di lei, ma, nello stesso tempo, sento una dolcezza e una vicinanza, anche fisica, incredibili, nei confronti di questa donna. Alla fine del suo discorso, quasi sottovoce, mi sussurra all'orecchio "Non avere paura...".
    Vorrei appoggiare la testa sul suo petto e rimanere lì, ferma sul suo cuore, tanta è la dolcezza che provo; ma non oso e rimango immobile, come stregata da questo insperato momento di beatitudine.
    Che strano sogno..."

  4. #19
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    "Tutto era cominciato con un sogno.

    Sono in un villaggio dove è in corso una grande festa.
    In un piccolo specchio d'acqua, intravedo un gatto, che, accorgendosi di me, mi si avvicina. Lo accarezzo. Ha uno sguardo un po' triste e il naso di chi è rimasto in acqua per troppo tempo. Voglio farlo uscire.
    Una volta fuori dall'acqua, si trasforma in una bellissima donna, molto dolce e un po' intimidita.
    Inspiegabilmente, la perdo di vista. Si è persa nella folla.
    La cerco in ogni dove, perché me ne sono perdutamente innamorata."

  5. #20
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    "L'archeologia del lutto non è ordinata. Porta alla luce emozioni dimenticate, stati mentali confusi, sentimenti imprevisti. Ora il senso di perdita mi opprime il petto, pesante come una montagna. Da quando tu e la gatta non ci siete più, mi sembra di aver chiuso il cuore a doppia mandata.
    Faccio per mettere un po' di musica, quando, distrattamente e con la coda dell'occhio, mi accorgo che è tornata la lince. Resto immobile e aspetto l'attimo in cui non rischio di essere vista, poi mi siedo davanti alla finestra e comincio a guardarla col binocolo."

  6. #21
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    "Una cascata di sole la investe: il folto manto maculato, grigio e beige, capace di occultarla in perfetti mimetismi di luce e ombra, due occhi gialli giganteschi e due orecchie appuntite da elfo dei boschi. Il cuore mi batte disordinatamente. E' una fiera ancestrale, una creatura plasmata da un milione di anni, una cosa luminosa e distante, oro scintillante nella neve."

  7. #22
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    "Non riesco più a scrivere.*
    Sono colta da un'indescrivibile emozione. Yuki è silenziosa, fatata ed eterea come la neve, ma feroce, libera e selvaggia come una fiera.
    Vorrei essere come lei: lasciarmi alle spalle il mondo degli umani e tornare allo stato ferino. Vorrei poter essere libera e feroce."

  8. #23
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    "La loro stanza, spartana ed essenziale, era bianca latte, con un letto su base di pietra, posto al centro della stanza. In fondo, una finestra che dava su un uliveto gracidante di cicale e, vicino all'entrata, un piccolo fornello per cucinare. Tutto girava intorno a quel letto massiccio e inamovibile: un grande materasso, appoggiato su un quadrato di pietra dipinto di bianco. A Diana aveva ricordato il letto nuziale di Ulisse, scavato in un ulivo centenario, radicato nella terra, un letto intorno al quale l'eroe greco aveva costruito la sua casa. Ma se per Penelope il letto di Ulisse era un luogo di attesa e di solitudine, per Diana quel letto greco era un luogo di passione, dove il desiderio si riaccendeva e si placava, instancabile, ogni giorno."

  9. #24
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    "Gli uomini appiccano il fuoco, che subito divampa con un lacerante crepitio di fiamme. Una morbida luce gialla si trasforma in poco tempo in una ruggente cascata arancione, che emana un chiarore spaventoso. Una piramide di fiamme, alta svariati metri, illumina tutta la collina fino alla riva del lago, incendia i volti di arancio e proietta tutt'intorno lunghe ombre tremolanti. La legna è incandescente. Schiocca, si sbriciola e fuma al suono di voci roboanti.
    Il falò è un rito apotropaico, una cerimonia di protezione, una magia per cacciare, insieme all'inverno, il freddo, la paura, la notte, il caos e fare spazio alla primavera, alla luce e all'armonia del cosmo.
    Ora fa un caldo spaventoso. Mi scopro la testa, tolgo i guanti e mescolo la mia voce e il mio cuore a quelli degli altri."

  10. #25
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    "Yuki condivide volentieri lo spazio con me, a patto che l'atmosfera sia calma, rotonda e lieve come la neve. Abbiamo dato vita ad un nostro personalissimo modus vivendi, una sorta di "eutopia felina".*
    Yuki è capace di donare familiarità alla mia routine del quotidiano, calore alla mia dimensione domestica e lo fa attraverso una sottile trasmissione di atmosfera, che trasforma la radura e i dintorni della casa in luoghi colmi di vissuto e di soggettività.*
    Yuki mi cerca quando non c'è niente da fare, quando né io né lei siamo indaffarate e allora si possono condividere il silenzio, l'inattività, il gioco svagato.*
    Viviamo immerse in un unico amnios, fatto di frattaliche riflessioni come in un gioco di specchi, chiuso all'esterno per naufragare nell'onirico e nell'infantile, per condividere odori tranquillizzanti e accertarsi che tutto rimarrà nel magico incantesimo dell'eterno presente."

  11. #26
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    "Il fatto di compiere, ogni mattina, gli stessi gesti come se facessero parte di un rituale, dà un senso alla mia giornata. Con lo spirito di un monaco Zen, trovo, nella lentezza e nell'amore per i dettagli, una sorta di pace interiore.*
    Questo cottage e il terreno circostante sono diventati, per me, un grembo materno in cui poter diventare e accettare ciò che sono stata, sono e sarò.
    A volte mi sento come se mi espandessi nel paesaggio e vivessi in ogni albero, nella neve che è caduta e che ora sta per sciogliersi, nelle nuvole e negli uccelli che vanno e vengono e, naturalmente, in Yuki.*
    Il silenzio mi circonda sensibilmente e vivo in perfetta armonia con la natura."

  12. #27
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    "Il paesaggio cambia sotto i miei occhi. Quello che vedo non è solamente l'inverno che lascia il posto alla primavera, è una terra che si riempie di punti e linee di bellezza. Sopra alla collina splende un sole sorprendentemente carico. Tira un vento tiepido da Sud. Le pupille di Yuki si stringono in sottilissime fessure di felicità."

  13. #28
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    "La luce che filtra dalla finestra è color arancione. Penetra sottile fino a disperdere nell'aria bagliori simili a quelli di un'alba ancora acerba, incurante del mio orologio che segna quasi la mezzanotte. Dopo tante notti primaverili, quello strano capriccio della natura che pietrifica il sole al momento del tramonto, lasciandolo sospeso in un'attesa quasi infinita, riesce ancora a cogliermi di sorpresa. E' una strana sensazione, è come riuscire ad annullare la legge del tempo, quell'ineluttabile alternanza di notte e giorno che rappresenta la più elementare certezza nella vita di ogni persona. In Lapponia questa certezza non esiste. Qui in Lapponia io vivo fuori dal tempo."

  14. #29
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    "Poi, improvvisamente, le era arrivato un lungo SMS:
    Individuai allora due silenzi. Quello totale, inguaribile, della solitudine senza rimedio: e capii che questo silenzio lo riempiamo in modo ridicolo di cose che non hanno parole alle spalle; e l’altro, che le parole non abbandonano mai e te lo concedono per amarle ancora di più. Si parla per sentirsi vivi: è come se la morte, la fine, avessero paura, si tenessero lontane quando un uomo racconta ed emoziona.
    Ciao. Mara"

  15. #30
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    "La parola non è un oggetto casuale, una merce di scambio, un codice di comodo: è la storia, l’intelligenza che adatta o reinventa, l’emozione che dà accenti, ritmi, soavità e burrasca, aspetto, volto alla muta condizione del cuore.
    La parola ha un seme, nasce e si allunga verso la luce che trova, si spezza, germoglia e muta petali, si adatta al tempo, al clima, si trasforma per sopravvivere; la parola ricorda: ricorda come eravamo, perché siamo, come saremo, ricorda nell’intimo della sua essenza, in una memoria che sopravvive ai suoi nuovi colori e ai suoi vecchi significati, perché se le cose le ha create Dio, le parole sono le cose ricreate dagli uomini: è quel nome, la vita."

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