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"La parola non è un oggetto casuale, una merce di scambio, un codice di comodo: è la storia, l’intelligenza che adatta o reinventa, l’emozione che dà accenti, ritmi, soavità e burrasca, aspetto, volto alla muta condizione del cuore.
La parola ha un seme, nasce e si allunga verso la luce che trova, si spezza, germoglia e muta petali, si adatta al tempo, al clima, si trasforma per sopravvivere; la parola ricorda: ricorda come eravamo, perché siamo, come saremo, ricorda nell’intimo della sua essenza, in una memoria che sopravvive ai suoi nuovi colori e ai suoi vecchi significati, perché se le cose le ha create Dio, le parole sono le cose ricreate dagli uomini: è quel nome, la vita."
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"Quella notte, però, le era arrivato un sogno, finalmente luminoso, dopo tanti giorni bui.
Sto parlando con Mara: forse le sto dicendo quello che le ho scritto nelle ultime lettere e quello che le ho detto poi a voce. Alla sua sinistra c’è una donna bruna, che ha anche lei le sembianze di Mara. Allora guardo bene e mi accorgo che la ragazza con cui sto parlando non assomiglia a Mara: ha i capelli chiari e gli occhi chiari, del colore dei miei. Realizzo solo ora che sono io! Sono io, giovane e bella, di poco più di vent’anni, tutta intenta ad ascoltare. Il contatto tra noi è intensissimo e io mi perdo nei grandi occhi limpidi di questa giovanissima me."
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