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Discussione: Ulisse nella poesia e nella letteratura

          
  1. #16
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    La versione video della poesia di Saba gia' postata da Daniela qualche topic indietro.


    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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  3. #17
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    Eppure tu te ne sei andato,
    Ulisse,
    lasciando qui sull’Isola un amore di donna inconsolato
    un figlio appena divezzato, che scorderà il tuo sguardo
    Hai scelto la tua conoscenza, i sogni incandescenti,
    le voci di sirena e i nubifragi…
    cercando per il mondo la formula segreta della felicità.
    Re, scaltro avventuriero, d’ingegno simile a nessuno
    credi forse di colorare la tua esistenza col molto tuo sapere?
    e di segreti hai piena l’anima e di mille cose mai dette ad alcuno.
    E serbi forse dentro te la melanconica immagine di ciò che hai lasciato ad Itaca
    e di ciò che lascerai lasciando questa vita.
    Qualcuno aspetta il tuo ritorno,
    facendo e disfacendo ogni giorno i sogni intessuti in questo tempo
    mentre che tu, correvi controvento incontro alle tue sirene
    eppure non ti riconoscerà che un cane quando tornerai..
    perché ciò che tu sei val più di ciò che sai
    Troppe lacrime spese… troppi mari attraversati..
    Eppure tu sei un navigante
    sai leggere i misteri nel cuore d’un passante.
    La vita scorre Ulisse, come l’acqua del tuo mare
    e prima o poi tu ti dovrai fermare…
    Il meglio del tuo tempo l’hai regalato al mondo
    e il mondo ti ha donato l’immane sua sapienza
    presto ora chiudi tutto in un cassetto prima che te lo porti via
    folle la morte impavida e guerriera
    prima che questa sera Penelope dimentichi chi sei
    prima che siano vani gli anni tuoi
    e giunga il fato a farti prigioniero, mandato dagli dei.

    di Noemi
    http://demi4jesus.wordpress.com/




    Ulisse e le Sirene, Anfora attica a figure rosse)
    (480-470 a.C.
    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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  5. #18
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    LA NOIA DI EURILOCO


    “Oltre l’antro di Cariddi,
    oltre gli ululati di Scilla,
    c’è un punto in cui la nave piomba giù dall’oceano
    e di quelli che sono caduti nessuno ritorna”.
    Euriloco pensava seduto in coperta
    mentre sentiva la brezza far vibrare le corde
    e palpitare le vele come lombi;
    guardava qua e là, disattento e stanco,
    i capelli di Ulisse, le mani di uno schiavo
    e udiva distratto lo scricchiolio del legno
    e il brusio delle voci in quella lingua antica,
    che oggi è una musica perduta.
    C’era il mare tra i remi,
    duttile e trasparente,
    ma agli occhi di Euriloco era
    quasi invisibile per monotonia
    e il giorno lungo, così noioso,
    e mai pensò che ogni momento
    questo mare evanescente e forte
    lo allontanava sempre di più
    ed era impossibile il ritorno.

    Veronica Volkow








    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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  7. #19
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    VOGLIO BALLARE CON ULISSE

    “Heureux qui comme Ulysse
    a fait un beau voyage”.
    Joachim du Bellay


    Voglio invitare a ballare Ulisse,
    voglio bere con lui e che mi racconti
    di che colore erano gli occhi del giovane Achille.
    Voglio che mi canti il canto delle sirene
    e che mi parli delle sue notti insonni
    sulle acque del Mediterraneo.
    Voglio sapere della sua complicità con Circe
    sull’isola di Ea e delle sue strane
    cerimonie e degli incantesimi.
    Voglio che Ulisse faccia l’amore con me
    e che a letto mi dica
    come erano i vestiti di Elena
    e se Paride era come lo dipinge Rubens.
    Voglio sapere che cosa vide nel paese dei Lotofagi,
    di che colore erano le montagne in Eolide.
    Voglio che mi dica perché ritornò a Itaca.

    Marìa Mercedes Carranza


    Bekim Fehmiu (Ulisse) con Irene Papas (Penelope) nelle ultime scene dello sceneggiato tv del 1968 "L'Odissea"
    foto presa dal web
    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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  9. #20
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    LA DISPERAZIONE DI PENELOPE


    Non era possibile che non lo riconoscesse alla luce del focolare; non c’erano
    i panni logori del mendicante, il travestimento, no; segni certi:
    la cicatrice sul ginocchio, la forza, la furbizia nell’occhio. Terrorizzata,
    appoggiando la schiena al muro, cercava una giustificazione,
    ancora un intervallo di tempo di breve durata, per non rispondere,
    per non tradirsi. Per lui, dunque, aveva speso vent’anni,
    venti anni di attesa e di sogni, per quest’infelice,
    per questo vecchio grondante sangue? Si lasciò cadere su una sedia
    guardò lentamente i pretendenti morti sul pavimento, come se guardasse
    i suoi propri desideri morti. E: ”Bentornato”, gli disse,
    sentendo estranea, lontana la sua voce. Sulle ginocchia il telaio suo
    riempiva il soffitto di ombre a forma di grata; e quanti uccelli aveva tessuto
    con cuciture rosse lucenti su fogliame verde, all’improvviso,
    quella notte del ritorno, finirono in nera cenere
    volando basso nel cielo piatto dell’estrema sofferenza.


    GHIANNIS RITSOS



    Penelope e Ulisse fonte Ansa
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  10. #21
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    ITACA



    È più facile arrivare per chi è dentro
    che per chi viene da fuori.
    Non è necessario che avanzi a piedi lentamente
    o di corsa, che sappia la direzione
    o che la cerchi.
    Né che dia segno di stare per arrivare,
    leggero o sfinito, per i campi,
    per strade, boschi
    o crocevia.
    Non importa il mezzo di trasporto,
    lento o rapido,
    né la velocità con cui percorre
    la strada né il trascorrere delle ore.
    Conoscendo bene il posto, non dovrà attraversare
    la soglia
    né aprire la porta per avvertire,
    come Ulisse, che è arrivato.
    E così, dentro, in casa, sono riuniti
    insieme a lui, al caldo del camino, alcune braccia,
    alcune labbra, alcuni sguardi.
    Basterà che senta che è nella sua casa
    per sapere in quello stesso momento
    che, senza aver bisogno di uscire,
    è già arrivato. è già arrivato.



    JUAN CALZADILLA


    (da Diario senza soggetto, 1999)


    Immagine presa dal web
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  11. #22
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    COSA RESTA?


    Cosa resta del tuo passaggio, Ulisse?
    Il canto greco che ci abbeverò,
    Ulisse! Così avrei potuto dire
    Cesare o Annibale. Scivola il tempo
    lento sul corso delle loro gesta,
    tram non chiamato Desiderio ma
    Nebel. Nebel und Nacht. E la fama?
    Ho freddo fin nelle ossa. È appassito
    il mio bell’arancio. Tutto passa.
    Tutto è passato. Siamo ancora là
    come vi furono Cesare, Ulisse,
    la Regina. Quale? Tutto svanisce
    (scorre, diceva un altro con ragione).
    E io dico: del tuo passaggio, Ulisse,
    (o Dupont), cosa resta? Le stagioni
    di una volta, con o senza le nevi.
    I tratti di Ulisse (o di Durand). Saffo
    ci ha lasciato soltanto un po’ di erba,
    la pulzella Giovanna solo cenere.
    Chiudila qui, non pensarci, Liliane.
    Lo so. Ma vedo i miei giorni fuggire
    e presto sarò nel corteo dei Cesari,
    degli Ulissi, dei Dupont, preposti
    a cercare le nevi di una volta.

    Liliana Wouters

    (da L’aloe, 1983)
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  12. #23
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    La vita non sempre fa male,
    può stracciarti le vele, rubarti il timone,
    ammazzarti i compagni a uno a uno,
    giocare ai quattro venti con la tua zattera,
    salarti, seccarti il cuore
    come la magra galletta che ti rimane,
    per regalarti nell’ora
    dell’ultimo naufragio
    sulle tue vergogne di vecchio
    i grandi occhi, il radioso
    innamorato stupore
    di Nausicaa.

    Gesualdo Bufalino
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