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Discussione: " Jazz"

          
  1. #1
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    " Jazz"

    Il jazz è uno di quei generi di cui ti innamori subito,è amore,tecnica,passione ,improvvisazione:

    " Quando non sai cos è,allora è jazz" Dal romanzo Novecento di Alessandro Baricco

    Un libro: Haruki Murakami: "Ritratti in Jazz"







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    " E se io non fossi l'eroe? Se io fossi il cattivo? " Twilight

  2. #2
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    "Miles. L'autobiografia" è un gran libro dove Miles Davis mette a nudo la sua vera anima e confessa tutte le sue debolezze ma fa capire il suo grande amore per la musica e per il jazz in particolare. Scritto con uno stile schietto e dirompente, (questo è l'incipit "statemi bene a sentire, la sensazione più fantastica che abbia mai provato nella vita, intendo dire con i vestiti addosso, è stata quando ho sentito per la prima volta Diz e Bird (Dizzy Gillespie e Charlie Parker) insieme a St. Louis nel 1944.) il libro ci porta a vivere in pieno la Storia del Jazz facendoci conoscere da vicino i mostri sacri della musica. Da Thelonius Monk a Charlie Mingus, da John Coltrane a Gil Evans, i miti del Jazz compaiono come protagonisti di un'epoca straordinaria ed irripetibile ma è proprio Charlie Parker, l'altro protagonista del libro. Miles ha una grande ammirazione per Bird il musicista ma disprezza profondamente l'uomo Charlie Parker per la sua vita sregolata dominata dalla dipendenza dalla droga. Davis racconta addirittura che l'autore di tanti capolavori come "Ornithology" giungeva al punto di impegnare il suo sassofono prima dei concerti pur di raggranellare qualche dollaro per comprarsi l'eroina.
    E' molto interessante anche la tormentata storia d'amore tra Miles ed una sofisticata Juliette Greco, che portò il trombettista americano a patire una grave depressione che lo ridusse a diventare tossicodipendente.
    Un bel libro che ci fa capire molto della storia americana del dopoguerra, da leggere ascoltando in sottofondo un capolavoro come "Kind of Blue".

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  3. #3
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    Grazie Chomsky, per la segnalazione .A me,sinceramente,piace più Chet Baker, per via di quel suo modo di suonare dolce e malinconico,nostalgico,intimo.Sembrava che non si esibisse per il pubblico,ma per se steso.
    Così come Bill Evans ,introverso,timido,silenzioso,poco adatto al mondo così duro del buisness discografico,eppure ha rivoluzionato il jazz degli anni 60-70.


    Enrico Pieranunzi:
    Bill Evans.Ritratto di artista con Pianoforte



    " E se io non fossi l'eroe? Se io fossi il cattivo? " Twilight

  4. #4
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    Nottibianche sicuramente ci sono tanti giganti nella storia del jazz, a partire da Chet Baker, continuando con Charlie Parker, Dizzy Gillespie, John Coltrane, Thelonius Monk, Grover Washington Jr e tanti altri ma per me, ed è un parere personale, il jazz è Miles Davis.
    Per un musicista che ha cominciato a suonare con Dizzy Gillespie e ha attraversato tutto il periodo d'oro del jazz suonando con tutti i mostri sacri del genere, non esistono aggettivi adeguati anche perché Miles non era un autodidatta come altri giganti suoi contemporanei ma aveva una solida cultura musicale avendo studiato alla Juilliard School di New York.
    Per rendersi conto dell'evoluzione continua di Miles basta ascoltare uno dei primi fenomenali album "Birth of the Cool" del 1948:

    e metterlo a confronto con "Tutu" del 1986:


    passando per "Sketches of Spain" del 1959, album ispirato dal Concierto de Aranjuez di Joaquin Rodrigo:


    Sono state pubblicate tantissime incisioni di Miles Davis e ho il sogno di collezionarle tutte e, anche se ne ho una cinquantina, il traguardo è ancora lontano

  5. #5
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    Bello Birth of the cool! Lo preferisco agli altri due. Non sono una super esperta,in questo campo mi lascio guidare più dalle sensazioni di pancia e tendo ad ascoltare sempre gli stessi.Se a pelle un musicista non mi sta simpatico ( E Miles Davis non è certo un simpaticone,troppo pieno di se ,per i miei gusti)lo scarto a priori.E' sciocco ,in questo modo non mi do la possibilità di approfondire. Comunque il jazz che amo è il cool e tutto ciò che si rifà a quella corrente.Ma metti pure tutto quello che vuoi così imparo.



    Detesto il pietismo costruito intorno alla sua figura ma neammiro il talento.

    Da vedere dal vivo Umbria Jazz,che si svolge ogni anno a Perugia a Luglio.Spettacolare.Ci sono artisti famosi e ragazzi che improvvisano per le strade del centro.L'atmosfera è così festosa che ,fosse per me,starei 24 ore ad ascoltarli
    " E se io non fossi l'eroe? Se io fossi il cattivo? " Twilight

  6. #6
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    Grandissimo Petrucciani e ogni suo concerto resta nel cuore.
    Riguardo a Miles Davis può essere anche questione di antipatia ma come musicista è stato davvero eccellente.
    Qui è con il suo amico John Coltrane


    John Coltrane autore di alcuni dei più bei pezzi di Jazz come "A Love Supreme"


    O "Blue Train"


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  8. #7
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    Kenny Barron compositore americano,arrangiatore ed insegnante di jazz.nella sua musica si ritrovano influnze di artisti come Tommy Flanagan,Wintonkelly,Art Tatum,McCoy Tyner.



    " E se io non fossi l'eroe? Se io fossi il cattivo? " Twilight

  9. #8
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    Uno dei più grandi pianisti del jazz è sicuramente Ahmad Jamal, molto apprezzato da Miles Davis che fu ispirato dalla sua genialità come scrisse nella sua autobiografia:
    "Mia sorella mi chiamò da una cabina telefonica del Persian Lounge di Chicago e mi disse (...) "Senti, c'è questo pianista che sto ascoltando in questo momento, si chiama Ahmad Jamal e penso che ti piacerà". Lo andai a sentire quando fui a Chicago e mi entusiasmò con il suo uso dello spazio, la sua leggerezza, il suo understatement, il suo lirismo e il suo fraseggio.(...) Ho sempre pensato che Ahmad Jamal fosse un grandissimo pianista che non ha mai avuto il riconoscimento che gli spettava."






  10. #9
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    Se esiste un genere letterario strettamente legato al jazz, è certamente il noir, come suggerisce anche questo articolo di Giancarlo De Cataldo pubblicato qualche anno fa su Repubblica:

    Suonala ancora Sam. Ecco perché il noir non può esistere senza tutto quel jazz

    GIANCARLO DE CATALDO

    «I due grandi contributi dell'America all'arte mondiale », scrisse il critico Harold Bloom, «sono Walt Whitman e, dopo di lui, Armstrong e il jazz». Al sintetico aforisma manca una terza, decisiva figura di riferimento: il gangster. Perché senza gangster il jazz non sarebbe diventata la colonna sonora di buona parte del secolo trascorso, non avrebbe invaso, sino all'estremo della colonizzazione, l'immaginario di legioni di scrittori e registi, valicando i confini a stelle e strisce in un giro del mondo che, iniziato quasi cent'anni fa, ancora ci regala emozioni e brividi. E senza il jazz il mito dei «duri» sarebbe morto prima ancora di nascere. Quando il suono acuto della cornetta e le ironiche armonie del ragtime prendono a echeggiare nei bordelli di New Orleans e nei club equivoci di Chicago e di New York, banditi del calibro di Al Capone e Micky Cohen intuiscono immediatamente la potenza di quella musica. Sono i ruggenti anni Venti, gli stessi anni in cui, a cavallo della Grande Depressione, e grazie alla spinta del Proibizionismo, il crimine organizzato si fa carico della voglia di trasgressione di una nazione ricca e veloce che mal sopporta le restrizioni moralistiche.

    È un Paese ancora profondamente razzista. Il jazz è musica dei neri, leggiadra in superficie, eversiva nel profondo, forse persino satanica: non vuole la leggenda che sia stato il Diavolo in persona a suonare il primo blues sul delta del Mississippi? Dettagli che non turbano mafiosi e affini. Quando c'è da fare soldi, i gangster non fanno differenze di pelle. Capone, Cohen e soci si mettono a disposizione.

    Dove vanno a trasgredire, di notte, quei borghesi con la puzza al naso che di giorno distribuiscono patenti di moralità? Negli speak-easy dove si servono alcolici di alta, media e infima qualità. E che si fa quando si è su di giri e in bella compagnia? Si balla al suono del jazz. E chi lo suona il jazz? I grandi musicisti neri. Perciò, benvenuto fratello nero! Sia lodato il tuo piano, sia benedetto il tuo sassofono (anche se a inventarlo è stato un belga). Il jazz è presto senza confini. Non è più solo intrattenimento: diventa una necessità. A un certo punto, fatalmente, tutto questo diventa immaginario. Gli artisti si «accorgono» della sua necessità. E il jazz diventa l'ingrediente indispensabile della narrazione. Una musica nata dalla sofferenza, cresciuta sulla strada, imposta al gusto dell'epoca grazie a un patto a tre fra suonatori, banditi e borghesi, si fa finalmente «cultura ». È tutta colpa di Casablanca . Il pianista nero Sam «suona ancora » As Time Goes By , malinconico hit di Herman Hupfeld. Rick/Bogart, immortalato in entrambe le espressioni che lo avrebbero reso eterno (con e senza cappello), fissa nostalgico, disperato e tuttora ferito dall'abbandono, la bellissima e traditrice (a fin di bene rivoluzionario) Ingrid. Ed è subito atmosfera. È subito mito. È subito jazz. «Da Casablanca in poi, jazz e noir sarebbero stati per l'immaginario collettivo l'equivalente dell'accoppiata caffè e sigaretta, sia che fosse swing nella sala da ballo, dixieland in un locale retrò, bebop metropolitano o West Coast nell'assolata California ». Parola di Franco Bergoglio, saggista e scrittore, che al rapporto fra jazz e romanzo poliziesco ha dedicato una poderosa e puntigliosa ricerca dal titolo, significativo: Sassofoni e pistole . E da Casablanca in poi, jazz e noir costituiscono, più che un binomio inscindibile, gli elementi caratteristici di una costellazione simbolica che si fa universo narrativo. E ci racconta un mondo che sa di sconfitte amare, di un'ingiustizia pervasiva, di tradimento, ma anche dell'irriducibile nobiltà d'animo di un antieroe «bello e perdente » e della scia di profumo, ora tenue ora aggressivo, della dark lady di turno. Gli esempi raccolti da Bergoglio sono numerosissimi. Travalicano gli stessi limiti del genere e i territori: Maigret che ascolta jazz in un club malfamato di Montmartre è fratello dell' Alligatore di Massimo Carlotto e dell'immaginario Robert Fulton inventato da Giorgio Faletti in "Io uccido". Ci sono i grandi di sempre, da James Lee Burke a Ed Mc Bain, passando per Mc Donald, Izzo, Collins, Westlake e Lucarelli, e ci sono perfetti sconosciuti dalla prosa zoppicante. C'è spazio per il grande eccentrico Boris Vian, signore delle notti esistenzialiste di Parigi, uno che la cornetta la suonava per davvero (stile dixieland), si permetteva di sfottere l'intoccabile Jean-Paul Sartre e a ventisei anni sconvolse la società lettera- ria con Sputerò sulle vostre tombe , finto hard-boiled di un finto afroamericano, Vernon Sullivan, violento assassino razzista all'incontrario. C'è tanto di quel jazz in tanti di quei romanzi che qualcuno, paventando il rischio dell'overdose, propone di abolirlo per legge. Non sia mai! Nessuno tocchi il detective ubriaco, "triste solitario y final" e la sua bionda dal cuore di ghiaccio! Questa è una storia ciclica, una storia che non potrà mai finire: l'ultimo romanzo di James Ellroy ha il titolo di una canzone, Perfidia . La scrisse un messicano, Alberto Dominguez, la portò al successo Glenn Miller. Rick, in Casablanca , si commuove, ascoltandola, e pensa al suo amore finito male. Questo è jazz&noir: tutto si tiene."

    http://ricerca.repubblica.it/repubbl...tml?ref=search

    Questo è l'articolo e da parte mia devo convenire che il noir è davvero il territorio elettivo del jazz che gli conferisce una terza dimensione e gli offre una marcia in più. Sono tantissimi gli scrittori noir che hanno omaggiato questo genere musicale dando il titolo di una famosa canzone come "Almost blue" di Lucarelli che ricorda il capolavoro di Chet Baker, "Misterioso" di Arne Dahl che cita la famosa melodia di Thelonious Monk e "Solea" di Jean-Claude Izzo omaggio a Miles Davis. Proprio Davis è il jazzista a cui mi rivolgo di solito per avere una colonna sonora alle mie letture di noir e devo dire che si sposa sempre alla perfezione con la trama che leggo. Quasi come fece con "Ascensore per il patibolo" film di Luis Malle di cui curò le musiche.
    Un altro romanzo impregnato di atmosfere jazz, in cui la musica diventa quasi personaggio principale è "L'inverno a Lisbona" di Antonio Muñoz Molina.

  11. #10
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    E' vero,non ci avevo pensato! .Non solo il noir ,ma tanta Letteratura del Novecento ha creato personaggi che traevano spunto da coloro che hanno vissuto gli anni ruggenti del jazz:mi hai fatto ricordare che tempo fa ho letto Racconti dell'età del Jazz di Fitzgerald;ma anche i suoi Fiesta e Grande Gatsby sono intrisi di jazz e di quella filosofia di vita.
    http://milleletture.com/jazz-e-letteratura-nel-900/


    Si,Ahmad Jamal me lo hanno fatto conoscere,





    In genere preferisco i pianisti jazz ,fatta eccezione per Chet Baker . Due esempi: Brad Meldhau, Keith Jarrett (un altro simpaticone ,però ha classe)

    http://www.corriere.it/spettacoli/09...?refresh_ce-cp

    Mi piace ascoltarlo ma non vederlo; tutte quelle smorfie e sceneggiate non le sopporto
    " E se io non fossi l'eroe? Se io fossi il cattivo? " Twilight

  12. #11
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    Keith Jarrett con il suo Koln concert è entrato nel mito

    Qui un altro dotato pianista Uri Caine che, assieme a Paolo Fresu, reinterpreta l'aria di Claudio Monteverdi Sì dolce è ’l tormento



    Joe Zawinul tastierista e pianista dei "Weather Report", formazione che schierava anche un certo Jaco Pastorius.

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  14. #12
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    Django Reinhardt è stato uno straordinario interprete della scena jazz francese nonostante una menomazione alla mano sinistra dovuta all'incendio della roulotte dove viveva.






  15. #13
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    Tommy Flanagan, un pianista che ha le qualità che piacciono a me: lo dico con parole prese da wiki:swing,raffinatezza armonica e invenzione melodica .Famoso perché accompagnava spesso al piano Ella Fitzgerald



    Unlibro da aggiungere alla lista Natura morta con custodia di sax.Storie di Jazz

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Grandezza:  17.6 KB Musicisti che hanno fatto la storia del Jazz come Thelonius Monk,Lester Young,Charles Mingus raccontati a partire da immagini e abeddoti
    " E se io non fossi l'eroe? Se io fossi il cattivo? " Twilight

  16. #14
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    Parlando di pianisti non si può prescindere da Dave Brubeck, creatore di un canone tra i più suonati e ascoltati della storia del Jazz Take Five.





  17. #15
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    Non e' il genere che prediligo anche se ho diversi cd e mi e' capitato di andare qui a Roma alla Casa del Jazz a vedere qualche spettacolo dal vivo.
    Il jazz /rock e' un po' piu' nelle mie corde...Chomsky hai nominato i Weather Report che erano davvero un bel gruppo e Jaco Pastorious uno dei piu' grandi bassisti del mondo. Detto questo.....ho una raccolta doppia di
    Duke Ellington, uno dei più grandi jazzisti di tutti i tempi, pianista e compositore. La canzone sotto , "Jeep's Blues", la scrisse per far fare un figurone al sassofonista della sua band, Johnny Hodges (Jeep e' lui) .La ritroviamo nel bel film "American Hustle" che vado ad omaggiare nella sezione apposita , dove appunto parlano di lui e di questa canzone.






    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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