Un buon romanzo con un investigatore mediocre.

Non è il nuovo Maigret e neanche il nuovo Montalbano l'ispettore Avraham Avraham
protagonista del giallo “Un caso di scomparsa” opera prima dello scrittore israeliano Dror A. Mishani.

Anche se il giallo ricorda certe atmosfere dominate da uno studio psicologico tipiche di Simenon e se il romanzo ha delle finezze come la doppia soluzione à la Ellery Queen il punto debole è determinato proprio dall'indolente investigatore che sembra più scandinavo che mediterraneo, dominato da cupezze e stati depressivi che gli impediscono di capire il reale svolgimento del dramma che prima sottovaluta e poi accetta una possibile soluzione che fa a pugni con tutti gli indizi raccolti e anche con la prolusione iniziale che proclama l'impossibilità dell'esistenza di un giallo israeliano quasi come Montale che giurava fosse impossibile che ci fosse un grande poeta bulgaro.

La scomparsa improvvisa di un ragazzo sedicenne Ofer Sharabi di Holon, nelle vicinanze di Tel Aviv, mette in moto un'inchiesta che dapprima viene quasi snobbata e poi diventa frenetica quando si capisce che le indagini sono state inquinate da qualcuno che aveva altri interessi nel caso. Romanzo psicologico che mette al centro dell'intreccio tre coppie di persone che orbitano attorno al caso, “Un caso di scomparsa” è uno dei pochi gialli validi che funzionano malgrado ci si un investigatore molto al di sotto della sufficienza.

Avraham Avraham studia i gialli letterari per mettere alla prova le soluzioni per dimostrare che l'ispettore sbaglia e mette sotto processo Agatha Christie per la presunto colpevole sbagliato di un romanzo con Hercules Poirot “Poirot a Styles Court” ma poi cade nell'errore tipico della signora del giallo che spesso per far tornare i conti dell'indagine muove i personaggi in stridente antitesi con il precedente sviluppo della vicenda e qui Avi Avraham traccheggia e non capisce che il giovane Ofer, di cui ha avuto sempre notizie che lo caratterizzavano in un modo ben preciso non può all'improvviso comportarsi in modo totalmente diverso nonostante diversi indizi facessero intravvedere il colpevole molto prima della fine dell'indagine.Nella mente di un detective modello come Sherlock Holmes oppure nel suo discepolo Ellery Queen si sarebbero aperte subito due soluzioni: Scomparsa volontaria oppure forzata e appena la madre avrebbe accennato al fatto che il ragazzo aveva lasciato il telefonino a casa i nostri investigatori principe avrebbe imboccato immediatamente la seconda alternativa: Scomparsa forzata.


Attenzione: spoiler

Lo stesso Avi Avraham già nella seconda pagina del giallo è a pochi centimetri dalla soluzione quando fa lo splendido con la povera madre angosciata, declamando il solito pippone: “Come mai mai non ci sono romanzi polizieschi in ebraico?”
“Cosa?”
Come mai non ci sono romanzi polizieschi? Perchè in Israele nessuno scrive libri sul genere di Agatha Christie o di “Uomini che odiano le donne”?
“Non me ne intendo molto di libri”
“Allora glielo dico io. Perché qui non esistono delinquenti del genere. Niente serial killer, niente rapimenti, pochissimi stupratori che aggrediscono le donne per strada. Qui di solito è stato il vicino, lo zio, il nonno e non ci vogliono grandi indagini per scoprire il mistero. La soluzione più semplice è sempre la più semplice.”
Bravo Avi, sei ad un passo dal risolvere il caso dopo soli dieci minuti di lavoro, basta solo ampliare l'orizzonte dei sospetti, dopo lo zio, il vicino ed il nonno ti tocca solo mettere il padre e sei al livello di Dupin, Holmes ed Ellery che avrebbero già in mente decine di soluzioni possibili e probabili in attesa di scartarle tutte tranne una, quella giusta.

E tu invece cosa fai Avraham Avraham della polizia di Holon? Continui ad indagare accumulando indizi su indizi che ti consentirebbero di avere chiaro in mente la possibile soluzione e non riesci a incastrarli uno con l'altro come le tessere di un puzzle.
Nonostante tutte gli interrogatori e le inchieste parlino di un ragazzo modello che, oltretutto, ha un appuntamento per il suo primo incontro galante, ti ostini a pensare che sia scappato volontariamente, pur sapendo che il padre è salpato per lavoro il giorno dopo della tua scomparsa.
Un detective mediamente dotato avrebbe già delineato nel suo orizzonte mentale la soluzione abduttiva e avrebbe solamente cercato qualche fatto che la corroborasse ma tu no, Avi, malgrado cerchi di trovare la falle logiche delle indagini di Hercule Poirot non ti accorgi che la soluzione è alla portata di mano e quando ti dicono che è giunta l'ora di indagare sulla famiglia dello scomparso ti adonti e la prendi come una faccenda personale.

Le tracce sono chiare e lineari, i riscontri sono inequivocabili e non ti chiedi come mai nessuno ha visto il povero Ofer il giorno della presunta scomparsa e non ci siano moventi per una fuga e anche quando ti propinano una soluzione che razionalmente fa a pugni con quanto hai raccolto e teorizzato, la accogli come manna dal cielo.
Un ragazzo che tutti giurano che sia bravo, corretto e molto timido, non può agire come ti dicono per chiudere il caso nel modo più indolore e ci ci vuole l'intervento di una tua amica poliziotta per farti capire in quale cul de sac sei finito.

Un investigatore classico sulla scia della teoria abduttiva avrebbe pensato:
Il ragazzo può essere sparito volontariamente o no, se non è sparito volontariamente la causa può essere familiare o esterna, Nessuno l'ha visto il giorno della scomparsa, il telefonino è rimasto a casa, il padre è partito il giorno della presunta fuga, tutte le testimonianze ci dicono che Ofer è un bravo ragazzo ergo il sospettato principale è il padre.”

Con questa abduzione Holmes avrebbe solo cercato altre prove che confermassero la tesi, come piano piano anche tu hai trovato Avraham ma non hai valutato nel dovuto modo, agendo da investigatore svogliato e distratto eppure tutte come i sassolini di Pollicino ti avrebbero portato alla soluzione giusta facendo escludere come psicologicamente inaccettabile quella che ti hanno venduto, per quieto vivere, come quella definitiva.
Come nel romanzo di Friedrich Dürrenmatt “La promessa” anche qui mi pare si possa parlare di “Requiem per un romanzo giallo” che metaforicamente annuncia la morte del giallo come genere, essendo la soluzione affidata al caso.