Quando il corpo di sua sorella Nel viene trovato in fondo al fiume di Beckford, nel nord dell’Inghilterra, Julia Abbott è costretta a fare ciò che non avrebbe mai voluto: mettere di nuovo piede nella soffocante cittadina della loro adolescenza, un luogo da cui i suoi ricordi, spezzati, confusi, a volte ambigui, l’hanno sempre tenuta lontana. Ma adesso che Nel è morta, è il momento di tornare. Di tutte le cose che Julia sa, o pensa di sapere, di sua sorella, ce n’è solo una di cui è certa davvero: Nel non si sarebbe mai buttata. Era ossessionata da quel fiume, e da tutte le donne che, negli anni, vi hanno trovato la fine – donne “scomode”, difficili, come lei –, ma mai e poi mai le avrebbe seguite. Allora qual è il segreto che l’ha trascinata con sé dentro l’acqua? E perché Julia, adesso, ha così tanta paura di essere lì, nei luoghi del suo passato? La verità, sfuggente come l’acqua, è difficile da scoprire a Beckford: è sepolta sul fondo del fiume, negli sguardi bassi dei suoi abitanti, nelle loro vite intrecciate in cui nulla è come sembra.

Di sicuro non è paragonabile a “La ragazza del treno”. Non c’è confronto! Questo libro è un romanzo corale troppo corale. Troppi narratori, troppe storie, troppi luoghi e tempi. Ho fatto molta fatica a seguire la trama e a capire i personaggi. La trama in sé non è male, ma bisogna stare sempre attenti durante la lettura, basta un minimo di disattenzione e si perde il filo, si deve tornare indietro per cercare di capire e si perde del tutto il gusto della lettura. Mi ha dato l’idea di un’orchestra nella quale gli strumenti vanno ognuno per conto suo e non tutti insieme per suonare la stessa musica… si fa presto a perdere l’entusiamo!