Il teatro di Sabbath è una creazione comica di proporzioni epiche, e Mickey Sabbath ne è lo smisurato eroe. Un tempo burattinaio scandalosamente creativo, a sessantaquattro anni Sabbath conserva il suo sprezzante antagonismo e la sua sfrenata libidine. Ma dopo la morte della sua amante di vecchia data - uno spirito libero in fatto di erotismo, la cui audacia nell'adulterio supera perfino quella dello stesso Sabbath - egli s'imbarca in un viaggio turbolento nel proprio passato. Nudo e dolente, perseguitato dai fantasmi di coloro che piú l'hanno amato e odiato, ordirà una sequela di disastri farseschi che lo condurranno sull'orlo della follia e dell'estinzione.

dal web

Jonathan Franzen, che Roth non ha mai fatto mistero di considerare un suo “nemico”, disse di provare tanta gratitudine per questo romanzo, pubblicato nel 1995, così “intrepido e feroce”
Fondamentalmente e’ un libro sulla paura della morte, che il protagonista cerca di esorcizzare con il sesso. Sabbath, personaggio “ eticamente scorretto”,anticonvenzionale, grottesco, ripercorre la sua esistenza per mezzo di flashback domandandosi ,come Amleto, se sia meglio essere o non essere.
Tormentato dai fantasmi del suo passato (la madre, la moglie fuggita chissa’ dove, il fratello e l’amata/amante Drenka), dopo una sequela di tragicomici disastri, arriva a organizzare il suicidio e il proprio funerale con tanto di epitaffio :
Morris “Mickey” Sabbath, Amato Puttaniere, Seduttore, Sfruttatore di donne, Distruttore della morale, Corruttore della gioventù, Uxoricida, Suicida 1929 – 1994.”
Alcuni passaggi sono toccanti ( l’apertura dello scatolone di Morty , il fratello morto in guerra) alcuni divertenti (le scommesse sulla pressione dei pazienti all’ospedale psichiatrico). Forse un po' troppo lungo...ma intenso, irriverente, profondo.

Questo e’ l’incipit

“Giura che non scoperai più le altre o fra noi è finita.”
Questo l’ultimatum, il delirante, improbabile, assolutamente imprevedibile ultimatum che la signora cinquantaduenne impose tra le lacrime al suo amante sessantaquattrenne, il giorno in cui il loro legame, di stupefacente impudicizia e altrettanto stupefacente riservatezza, compiva tredici anni. E adesso che l’afflusso di ormoni andava esaurendosi, e la prostata ingrossava, e forse non gli restavano che pochi anni di potenza relativamente affidabile, e forse ancor meno anni di vita; adesso, quando si avvicinava la fine di ogni cosa, gli veniva imposto, per non perdere lei, di stravolgere se stesso.