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Discussione: La campana di vetro - Sylvia Plath

          
  1. #1
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    La campana di vetro - Sylvia Plath

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    La campana di vetro è l'unico romanzo di Sylvia Plath, originariamente pubblicato sotto lo pseudonimo di Victoria Lucas nel 1963.
    Il romanzo è semi-autobiografico ed è spesso considerato un roman à clef, per la discesa verso la pazzia della protagonista parallela alle esperienze personali dell'autrice, affetta da grave psicosi maniaco-depressiva.
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


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  3. #2
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    Claustrofobico ma catartico, difficile emotivamente.
    Letto tutto d'un fiato.
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


  4. #3
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    Mi ha sempre affascinato scoprire la motivazione per cui Sylvia Plath decide di scrivere questo romanzo con lo pseudonimo di Victoria Lucas, immagino per tutelare i personaggi citati e forse anche per vedere lei stessa dal di fuori, per autoanalizzarsi, essendo appassionata di psicopatologia.
    Lo stile narrativo mi piace molto, è asciutto, diretto, ironico verso se stessa e verso gli altri, rivelando un carattere intimamente vivace, intelligente, intuitivo, perspicace, da attenta osservatrice.
    Rileggere questo romanzo mi è sembrato come rifare un tuffo spaventoso per la seconda volta, questa volta con meno paura perché sapevo cosa trovavo, l’emozione provata è stata diversa dalla precedente ma comunque intensa, tanto che ad un certo punto pensavo di interrompere la lettura.
    Il malessere di Esther lo vedo come un segnale di vuoti irrisolti, carenze affettive, mancanza di empatia da parte di chi la circonda, che, magari senza volerlo, le chiede di essere troppo, le chiede indirettamente di uniformarsi a schemi comportamentali in cui questa ragazza non si riconosce, tanto che il suo corpo comincia a ribellarsi, dopo essersi a lungo piegato alle aspettative altrui.
    Il romanzo lascia una speranza finale e, pensando a come sono andate le cose nella realtà, viene voglia di fermare il tempo all’ultima pagina, chiudere il libro ed illudersi che Sylvia sia ancora lì, sulla soglia tra il passato ed un nuovo presente da vivere.
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


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