L'amore per il noto
(LA FINE DEL MONDO)
Il mio compagno è partito e subito dopo ho sentito un urlo agghiacciante: non ho più alcun dubbio, lì fuori ci aspetta la fine. Con terrore mi rendo conto che non ho alternative e presto sarà il mio turno.
Mi scoppiano le tempie e il sangue pulsa forte nelle vene. Sono avvolto dal buio, anche se questo mi rasserena. Appoggio la testa sulle ginocchia e cerco di tranquillizzarmi.
In tempi di Pace, prima che il terremoto ci sconvolgesse, la Voce mi parlava sempre, rassicurandomi per le mie paure. Ci affidavamo a Lei per tutte le necessità e niente ci faceva mancare. Poi il cataclisma, gli elementi dell’Universo si sono scatenati, e la Voce è improvvisamente scomparsa.
Mi domando se ha ancora un senso cercare di contrastare il destino: non varrebbe forse la pena rassegnarsi, accettando la sorte come una liberazione?
So bene, però, di mentire a me stesso: ogni parte del mio corpo è stravolta dal dolore e dal panico, perché in realtà ognuno vorrebbe prolungare la sua esistenza più possibile, anche quando ha la certezza della fine imminente.
Prima non era così. La Voce, quando mi parlava, mi confortava trasmettendomi la certezza di un altro mondo e di un’altra vita di luce al suo fianco. E sentivo la costante presenza del mio compagno. Ma ora che sono disperatamente solo, senza più certezze, cosa posso attendermi dal dopo?
Ecco, tocca a me. Vengo spinto fuori con forza come era accaduto prima a lui. Il dolore insopportabile. Non avrei mai immaginato qualcosa del genere. Provo a resistere, ma le mie forze sono nulla contro la potenza degli elementi. Devo rassegnarmi. La mia attesa è finita.
La morte è dunque un lampo accecante?
*
Un sorriso si stampò sulle labbra dell’ostetrica:
“Complimenti signora, due splendidi gemelli!”


Da I Racconti Bonsai di Alberto Piccinini

http://www.albertopiccinini.it/