"Quello che ci circonda è in perenne movimento, tutto ciò che vive, tutto ciò che possiamo vedere e anche immaginare, non si arresta. Soltanto l'uomo è riuscito, nella sua immane idiozia, a creare l'immobilismo, la ripetitività inutile, la staticità senza alcun fine, se non la noia. Gesti, parole, pensieri. Immobili e ripetitivi, senza fantasia, senza creatività, senza movimento."

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Un bel racconto di Silvano Nuvolone che racchiude con naturalezza riflessioni sul senso della vita.
Un incontro magico e surreale in treno, tra uno studente e la signora delle margherite, maestra di vita nel cogliere con gioia e genuinità l'armonia della natura. Con gli occhi del cuore questa bizzarra signora, quasi un folletto dei boschi, insegna ad apprezzare con sguardo nuovo ciò che ci passa accanto e a non ignorare quello che ci sfiora. Il percorso che ci attende richiede nuovi occhi e più consapevolezza per assaporarne ogni istante. Siamo tutti solo di passaggio, transitanti, ma quanta vita perdiamo nella fretta?

Leggere questo libro per me ha significato fermarmi, trarre un bel respiro e guardarmi attorno con calma e tranquillità, una boccata d'aria pura rilassante nello stress e nell'impazienza quotidiana. Una pausa di riflessione, in cui ci si chiede che senso abbia la folle corsa della nostra stressante routine che ci trascina senza consentirci di assaporare nulla, passando accanto alle meraviglie della vita senza vederle nè assaporarle. Ciechi, sordi e di corsa.

Un piccolo libro (139 pagine) ben scritto con la profonda sensibilità e delicatezza di Silvano Nuvolone, che con apparente semplicità spinge alla riflessione sui temi più profondi della vita, lo scorrere del tempo, il senso del nostro esistere.


"Spesso mi sembrava di essere libera, eppure ogni giorno dovevo sottostare a restrizioni di ogni tipo.Gli orari, i gesti, le parole inutili che replichiamo sempre, quasi senza rendercene conto, i ritmi costanti. Questa non è libertà."

"Ecco com eravamo quel giorno. Semplicemente felici. I nostri pensieri erano partiti prima di noi . Li avremmo raggiunti presto. Il luogo non aveva importanza, soltanto il muoversi lo era, soltanto quello."