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Discussione: Letteratura di viaggio

          
  1. #1
    Senior Member L'avatar di zio fred
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    Letteratura di viaggio

    Mi piacciono i libri e mi piacciono i viaggi.
    Il massimo dunque è un libro di viaggi.
    Non la guida turistica alla Lonely Planet ma il racconto di uno scrittore che ha visto certi luoghi e ne riporta una narrazione letteraria, per capirci tipo il Viaggio in Portogallo di Saramago.
    Il travel writing si sviluppa in ambito anglosassone con autori come D.H.Lawrence, Edith Wharton, Graham Greene, E. Waugh. In Italia hanno scritto libri di viaggi Moravia, Parise, Arbasino ma anche De Amicis, Emilio Cecchi, Barzini.
    Una nuova generazione di scrittori-viaggiatori fa la sua apparizione con In Paragona (1977) di B.Chatwin i cui resoconti applicano alla descrizione le tecniche del romanzo, in una dimensione narrativa che ha il suo precedente in R.L. Stevenson mentre in Sepúlveda il racconto tende a configurarsi come interpretazione storico-critica della condizione dei paesi del Terzo Mondo.
    Ho costituito nel tempo soprattutto con la collana Aritroso, Franco Muzzio ed. ( spesso in remainder 50%) una sezione viaggi della mia biblioteca e vorrei presentarli con i dati della contro copertina a chi, come me, prima di un viaggio ama leggere non solo di alberghi e ristoranti. Anzi sono proprio un po' fissato e di solito mi scrivo un mio personale baedeker che poi è gioia e tormento dei miei sventurati compagni di viaggi.

    Apro con un classico, gli APPUNTI DI VIAGGIO IN FRANCIA E SVIZZERA di Robert Luis Stevenson che fa ben capire la differenza tra uno scrittore ed un “descrittore” di luoghi.
    Cito solo un passo (che dedico al nostro Rupert) quando parla delle valli svizzere e dei sentimenti di “allegria” che suscitano nel viaggiatore.

    “.…è difficile dire su cosa si basi, ma questa allegria degli inverni alpini è la sua stessa ricompensa. In un certo senso senza alcun fondamento, essa vale più di miglioramenti ben più duraturi. Lo splendore, la levità e la calma dell’aria;il silenzio strano che emoziona, più emozionante di un tumulto; la neve, il gelo, il paesaggio incantato; ogni caratteristica esercita la sua influenza sul risultato globale e sulla memoria, “tutti vi battono sulla testa” e nonostante questo non siete più prossimi a spiegare la delicata allegria che provate, delicata e tuttavia eccessiva, più intensa di quanto si possa esprimere a parole”.

    E poi parlando della gente del luogo:

    “…l’influsso di questa atmosfera che dà stordimento si manifesta in diversi modi secondari. Una sorta di arguzia elaborata è già stata riconosciuta come caratteristica peculiare del clima. Le persone esprimono i loro giudizi con raffiche di sillabe, un motto arguto è per loro necessario come il pane; e la forma di una frase va ben oltre l’umorismo o il buon senso.
    (…) La fonte della Giovinezza non zampilla in modo regolare da queste parti; ma qui sgorga, e forse da nessun’altra parte.”


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  2. #2
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    Questo è uno degli argomenti che mi manca (uno dei tanti devo dire...) perché quando devo andare in vacanza preferisco leggere un romanzo che sia ambientato in quel luogo, ma non necessariamente che parli di un viaggio.

    Comunque recentemente ho letto un libro che mi ha appassionato e che parla di un viaggio non proprio di vacanza ma di esplorazione:

    "ENDURANCE l'incredibile viaggio di Shackleton al Polo Sud" di Alfred Lansing.
    Una storia vera ovviamente, un'incredibile avventura.

    Tra l'altro Shackleton è anche una canzone di Battiato che mi ha ispirato la lettura...

  3. #3
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    La penso come te (e come potrebbe non essere?) ed anch'io leggo romanzi ambientati dove andrò. Per farti un esempio, so già che andrò a Parigi a capodanno e mi sto rileggendo i Simenon parigini, ho appena ordinato Scorre la Senna della Vargas , sto pensando di rispolverare Baudelaire ed il suo concetto di "flaneur", e via così.
    I libri della Muzzio sono un ulteriore completamento e mi servono soprattutto per entrare meglio nello spirito dei luoghi da visitare. Ma con o senza quelli sono certo che sappiamo preparare bene le nostre visite, che dici? quello che personalmente mi limita fortemente è la padronanza della lingua locale, quello sì, anche senza andare al Polo Sud.
    Tra l'altro se c'è un filone che davvero mi affascina sono tutti i libri che parlano di navi, da Conrad in poi.

  4. #4
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    Dico di sì, poi oggi con internet è tutto molto più facile, anche se una buona guida non fa mai male.
    In effetti la lingua a volte è un problema, ma se si mastica un po' di inglese ci si fa capire...tra l'altro ho notavo quest'estate in un tour spagnolo che l'inglese ormai lo parlano benissimo ovunque, solo noi italiani abbiamo ancora qualche problema, chissà come mai...

  5. #5
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    Questo secondo libro dal bel titolo FIN DOVE CRESCE L'ULIVO di Marco Grassano parla di tre luoghi uno più affascinante dell'altro che valgono ciascuno un viaggio:

    ANDALUSIA,
    PROVENZA,
    LISBONA

    Dall'Alhambra, alla Camargue, all'electricos 28 di Lisbona ricordi meravigliosi per chi ha la fortuna di esserci stato e che rivivono dalle pagine di questa narrazione; consigliato
    .


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  6. #6
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    Terzo libro che propongo è IL VIAGGIO IN FRANCIA di Edith Wharton, sottotitolo Di corsa, in automobile che mi fa un po’ ridere come concetto considerato che siamo nel 1906 su una Panhard, cioè praticamente l’automobile di Nonna Papera.
    Due settimane raccontate con lo stile della Wharton, di cui ricorderete l’Ethan Frome quasi un trhiller o l’Età dell’Innocenza da cui il film di Scorsese.

    "Quale altra forma di viaggio -si chiede – avrebbe potuto portarci in tale comunione di spirito con la Loira se non la nostra liscia corsa lungo i suoi argini nella blanda atmosfera di maggio? Perché – aggiunge – dopotutto se all'automobilista sfuggono talvolta alcune vedute a causa della velocità talaltra egli può stamparsele nella memoria in virtù di una provvidenziale foratura o del‘magnete' che fa i capricci; e se nelle giornate ventose deve attraversare il paesaggio riparandosi gli occhi nei pomeriggi dorati può suggere ogni goccia della sua essenza preziosa".


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  7. #7
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    Prendo una pausa con i libri della MUZZIO ed. per questo testo che avevo consultato prima di un viaggio purtroppo molto più breve di quello raccontato: nella cartina i numeri indicano la successione dei luoghi toccati e descritti dall’autore.




    Parlo di ETICHETTE di Evelyn Waugh, Adelphi ed.
    Se si prendono tutti gli stereotipi dell”innocente all’estero” come lo chiamava Mark Twain si otterrà solo una pallida rappresentazione del viaggiatore e scrittore di viaggi che è stato Evelyn Waugh. Che nel 1928 a 26 anni parte per la sua prima lunga crociera nel Mediterraneo, già completamente formato nella convinzione che l’Inghilterra sia la norma ed il resto del mondo una bizzarra anche se affascinante eccezione. Etichette è il primo e più celebre esperimento dell’autore e se Napoli o il Cairo di Waugh risultano oggi più veri del vero il merito è tutto della sfacciata certezza che i libri di viaggio siano tanto più efficaci quanto più si reggono su “un bel fondamento di vanteria bugiarda”.
    E questa viene usata a volontà (ad es. nella descrizione dei napoletani) ma il libro è davvero gradevole e consente uno sguardo retrospettivo ormai relegato alle pagine scritte o a certe cartoline ingiallite.
    Ogni tanto facciamo il gioco “in quale epoca avresti voluto vivere” e come Zelig di Woody Allen mi vedo sull’auto a fianco di Edith Wharton o affacciato al parapetto della nave con Evelyn Waugh, per non parlare del salotto parigino di Gertrude Stein, lì sì che si incontrava bella gente altrochè da Vespa.


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  8. #8
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    Chiarisco subito: io sono per la slow life.
    Ho una certa età e lascio passare chi ha fretta, amo il camper e la barca a vela (a nolo), mi sono immedesimato nel flaneur di Baudelaire in un mio recente periodo a Parigi e come diceva Freud “l’uomo sano sa stare in ozio”.

    Ma che palle aspettare un treno in ritardo!

    Ma quanto tempo, ore, minuti, mesi si spreca nelle stazioni o in aeroporto? La solita indagine afferma che almeno cinque anni della vita media di un individuo è "bruciata" attendendo qualcosa. Di questo tempo, sei mesi si passano incolonnati alla cassa del supermercato, in banca, al semaforo, 400 ore in un anno si fa la fila. E’ tempo perso, non ho dubbi; invece di stare nella sala d’attesa di una stazione, o sul treno o aereo fermo che partirà tra mezz’ora, quante altre cose potevi fare!
    E’ un tempo nontempo, che passa e scivola via come, è un tempo che dà fastidio e nemmeno dovrebbe esistere. E’ un tempo da ingannare facendo qualcosa ma non ci riesci, perchè vorresti già essere a destinazione. Nelle grandi città vedi i “professionisti”della lettura in Metro che aprono subito un libro e leggono davvero, non fanno finta ma per me dilettante non è facile.
    Ed allora mi viene in aiuto un libro appena uscito che presto acquisterò (e che potete regalare se avete un amico pendolare), si tratta di THE PARIS REVIEW- IL LIBRO PER AEREI, TRENI, ASCENSORI E SALE D’ATTESA Collana: Fandango Libri - Pagine: 400 - € 20,00
    E’ un’ antologia, ordinata secondo la lunghezza dei contributi, che vanno dall’attesa dell’ascensore, a quella del metro o bus (ma meglio non distrarsi….) al treno, aereo, Godot, ecc . Costretto ad attendere il nostro Vladimiro/ Estragone affronterà l’attesa in compagnia dei più grandi autori della contemporaneità: Alice Munro, Denis Johnson, Junot Díaz, Philip Roth, V.S. Naipaul, Raymond Carver, T. Boyle, Lydia Davis, J.G.Ballard, William S.Burroughs, Jamaica Kincaid, Charles D’Ambrosio, RickMoody ed altri.

    Carina l'idea e comunque 400 pagine ne fanno una bella arma contundente in caso di ritardi esagerati!
    buona settimana a tutti i pendolari


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