Quote Originariamente inviato da daniela Visualizza il messaggio
E' così, con l'aggravante che ogni stato democratico è sempre vulnerabile agli attacchi kamikaze e terroristici, per quante misure militari possa attuare.

In queste ore ho riletto le parole di Tiziano Terzani, e le propongo a chi vuole:

"Quel che ci sta succedendo è nuovo. Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare, il nostro modo di stare al mondo. E' una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto, immaginiamoci un futuro diverso da quello che ci illudevamo d’aver davanti prima dell’11 settembre e soprattutto non arrendiamoci alla inevitabilità di nulla, tanto meno all’inevitabilità della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta.

Ci illudiamo di poter usare una dose, magari “intelligente”, di violenza per mettere fine alla terribile violenza altrui.

Il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali."

http://www.matteogracis.it/sull-isla...ne-la-fallaci/
Ho letto attentamente tutta la lettera che, mi vergogno a dirlo, non avevo mai letto prima.
Mi trova d'accordo praticamente su tutto e specialmente su questa considerazione che la maggior parte degli occidentali non vuole o non sa fare:

L’immagine del terrorista che ora ci viene additata come quella del “nemico” da abbattere è il miliardario saudita che, da una tana nelle montagne dell’Afghanistan, ordina l’attacco alle Torri Gemelle; è l’ingegnere-pilota, islamista fanatico, che in nome di Allah uccide se stesso e migliaia di innocenti; è il ragazzo palestinese che con una borsetta imbottita di dinamite si fa esplodere in mezzo ad una folla. Dobbiamo però accettare che per altri il “terrorista” possa essere l’uomo d’affari che arriva in un paese povero del Terzo Mondo con nella borsetta non una bomba, ma i piani per la costruzione di una fabbrica chimica che, a causa di rischi di esplosione ed inquinamento, non potrebbe mai essere costruita in un paese ricco del Primo Mondo. E la centrale nucleare che fa ammalare di cancro la gente che ci vive vicino? E la diga che disloca decine di migliaia di famiglie? O semplicemente la costruzione di tante piccole industrie che cementificano risaie secolari, trasformando migliaia di contadini in operai per produrre scarpe da ginnastica o radioline, fino al giorno in cui è più conveniente portare quelle lavorazioni altrove e le fabbriche chiudono, gli operai restano senza lavoro e non essendoci più i campi per far crescere il riso, muoiono di fame?

Si continua a pensare che una minoranza della popolazione mondiale (gli occidentali) possano mantenere uno stile di vita orrendamente consumistico decisamente troppo al di sopra delle proprie possibilità, a spese del resto del mondo che spesso è trattato come se fosse la servitù della gleba e non credo si debba essere delle menti sopraffine per sapere che certe sperequazioni sociali portano, inevitabilmente, a rivolgimenti sociali, con la differenza che se fino al secolo scorso questo avveniva nei singoli stati, nel mondo globalizzato dell'inizio del terzo millennio gli stessi fenomeni si verificano su scala transnazionale.

Interessante, anche se simile, quest'altro articolo.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015...riana/2223982/