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Discussione: Forza maggiore - Ruben Östlund - 2014

          
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    Forza maggiore - Ruben Östlund - 2014

    FORZA MAGGIORE

    Un film di Ruben Östlund. Con Johannes Kuhnke, Lisa Loven Kongsli, Clara Wettergren, Vincent Wettergren, Kristofer Hivju, Fanni Metelius, Karin Myrenberg, Brady Corbet
    Titolo originale Force Majeure.
    Sceneggiatura, Ruben Östlund
    Drammatico, 118 min.
    Francia, Danimarca, Germania 2014.

    Nome:   maggiore.jpg
Visite:  221
Grandezza:  16.3 KB

    Trama:
    Una famiglia svedese trascorre una settimana di vacanza in montagna: cinque giorni.
    Il primo scorre di routine, il secondo, quando tutto dovrebbe ripetersi, accade l’imprevisto: durante il pranzo sulla terrazza del rifugio con vista mozzafiato… una valanga si abbatte sui turisti. Il panico paralizza Ebba e i figli mentre Tomas fugge lasciando la famiglia. I giorni successivi della vacanza non saranno più gli stessi.

    Commento/recensione.
    La “generalogia” del film recita drammatico, ma io ho vissuto questo film come un thriller. (Non è divertente). Una tensione, un senso di minaccia, un pericolo sempre incombente che neppure Shining me lo aveva trasmesso.

    Siamo sulle Alpi in una località stile Olimpo, sul cucuzzolo del monte, sulla cima del mondo. Un paesaggio da favola all’apparenza, una vacanza d’élite, se non fosse che i personaggi dopo “il fatto” (primi 5 minuti del film) si muovono in un universo desolato, solitario, dove la montagna incombe su di loro con la sua forza incontrollabile, irriducibile. Spari nella notte come cannoni puntati contro le nostre vite e noi fragili, senza difese, ci spezziamo. Sospesi in una cabina che cigola, senza ali per volare, mortali. Seggiovie che si incrociano nel bianco più accecante e alienante. Paura. Silenzi. Vergogna. Rabbia.

    Un film davvero straordinario nel modo in cui il regista entra dentro ciascun personaggio, senza strafare, calandolo nella quotidianità di un rapporto che entra in crisi. Ma non si tratta solo di un rapporto, è l’uomo che improvvisamente di fronte alla maestosità della natura, non può fare altro che affacciarsi alla finestra della sua anima, davanti a un’identità che spaventa, a fare i conti con un Es che emerge dall’oscurità delle pulsioni, degli istinti.

    Non è certo un film che premia la rinomata struttura sciistica, Les Arcs in Francia, non andrei mai in quella località. Mi ha fatto così paura, non c’è mai il sole, solo neve, vento, un muro di forza bruta invalicabile dove la minaccia è sempre incombente. E noi altro non siamo che ginestre che crescono sulle pendici del Vesuvio, formiche che scivolano senza meta sulla neve e, per il breve attimo della loro esistenza, lottano per la sopravvivenza. Una lotta impari quella dell’uomo contro la natura, resta da scoprire se quella contro noi stessi è una lotta che possiamo vincere.

    Non è un film facile e, forse, non a tutti piacerà. Lento, riprese quasi ferme, immobili, personaggi isterici, fastidiosi, bombe inesplose, nessuno si salva, neppure i bambini che non hanno colpe, infelici, mai un sorriso vero, solo lacrime e paura. La minaccia per loro è la latente separazione dei genitori a cui non sanno reagire se non chiudendosi in se stessi.

    Il regista svedese ha interpretato a suo modo la statistica che rileva numerosi divorzi tra le coppie sopravvissute a un’esperienza fortemente drammatica (Tzunami, terremoti…). L’originalità non consiste, a mio parere, nel voler analizzare la coppia in crisi dopo il fatto, ma mostrare attraverso la metafora della valanga quanto l’uomo sia costantemente minacciato.


    Consigliato? Sì.

    Premi: vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes nella sezione Un Certaine Regard.



    Ah, dimenticavo. la musica. perfetta. Vivaldi così non l'avevo mai vissuto.

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    Master Member L'avatar di Rosy
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    Ottima recensione. Mi invoglia molto.
    Conosco Les Arcs, ci sono stata a sciare anni fa ed è un posto magico. Doppio motivo per essere curiosa!
    Rosy
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

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