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Discussione: Segnalazioni e divagazioni di letture

          
  1. #46
    Senior Member L'avatar di Cecilia (Teresa)
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    Ferdinand Von Schirach - Il caso Collini





    il libro di FERDINAND von SCHIRACH, Il caso Collini, sta ottenendo recensioni strepitose dalla stampa nazionale, come già era accaduto per la sua raccolta di racconti pubblicata nel 2010, Un colpo di vento.

    Hanno scritto recensioni entusiastiche su:
    • Antonio D’Orrico su Sette – Corriere della Sera
    • Corrado Augias sul Venerdì di Repubblica
    • L’intervista di Stefano Vastano sull’Espresso
    • L’intervista di Irene Bignardi su Repubblica
    Von Schirach, deve fare i conti con la pesante e tragica eredità che gli deriva dal proprio cognome e sull’incredibile successo dei suoi libri.

    In che senso i conti con il proprio passato..? Forse non tutti sanno che FERDINAND von SCHIRACH è nipote di Baldur von Schirach, che fu tra i fondatori e leader della Gioventù Hitleriana. Trovate qui un bel video Rai con tutte le info:
    http://www.raiscuola.rai.it/articoli...3/default.aspx

    Nel Caso Collini, Ferdinand chiude una volta per tutte i conti con il proprio passato.

    La casa editrice Longanesi mette a disposizione dei lettori un “assaggio d’autore”, il primo e il terzo capitolo di von Schirach, Il caso Collini.

    Lo trovate qui:
    http://www.illibraio.it/servizi/ecommerce/edigita/dettaglioBook.aspx?code=EDGT17168

    E a proposito di nazismo e conti con il proprio passato, il caso vuole che proprio ieri sera su Italia 1 sia stata trasmessa la prima tv di Bastardi senza gloria, il film di Tarantino che tutti conoscete
    http://www.movieplayer.it/television...rzo-2012_1274/


    Questa è la trama riportata da Longanesi:
    Una grande occasione si presenta al giovane avvocato Caspar Leinen quando viene nominato difensore d’ufficio di un omicida reo confesso: può finalmente esercitare la professione che ama, indossare la toga ed entrare nell’austero tribunale del Moabit, a Berlino. In un primo momento sembra che si tratti di una causa di routine: dopo una vita tranquilla e interamente dedicata al lavoro in fabbrica, l’irreprensibile italiano Fabrizio Collini ha ucciso con un colpo di pistola un ricco industriale ottantenne noto in tutto il Paese, Hans Meyer.
    Quello che l’avvocato Leinen ancora non sa è che in questa storia nulla è come appare. Mentre l’imputato si chiude nel silenzio, rifiutando ogni difesa, Leinen scopre che la vittima era il nonno di un suo amico dei tempi del liceo. Benché il ricordo di quell’uomo ricco e potente, ma anche affettuoso e gentile, sia ancora vivo nella sua memoria, il giovane avvocato decide di non rinunciare all’incarico e di cercare in tutti i modi di far luce sul movente. Solo scavando nel passato di Meyer, Leinen riesce a trovare una traccia che lo riporta a un episodio accaduto in Italia durante la seconda guerra mondiale. Da qui avrà inizio un dibattimento teso e serrato che metterà i protagonisti, ma anche i lettori, davanti ai sottili e incerti confini della giustizia.


    Che ne dite? Avete voglia di dirmi cosa ne pensate leggendo i capitoli messi a disposizione?

    Ciao!
    Cecilia

  2. #47
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    Questa è la recensione di Irene Bignardi su Repubblica:

    IL GIALLO CHE FA I CONTI CON IL PASSATO NAZISTA
    10 marzo 2012 — pagina 49 sezione: CULTURA

    Eduard Dreher, chi era costui? A quanto pare, in Germania ogni bravo studente di legge prima o poi deve studiare il suo commento al diritto penale. Eppure, sotto il Terzo Reich, Dreher era pubblico ministero presso il tribunale speciale di Innsbruck, un duro che chiedeva la pena di morte anche per i reati più lievi. Un uomo abile che, dopo la guerra, fece una sorprendente carriera all' interno del Ministero della giustizia fino a diventare Segretario di Stato. E che nel 1968, nella distrazione generale, mentre fuori imperversavano la manifestazioni studentesche contro lo Scià, all' ultimo piano del suo ministero, concepì, scrisse e fece passare una legge che, sotto il nome innocente di "legge programmatica alla legge sull' illecito amministrativo", con venti parole cambiò la storia. Una legge che ha vanificato di un sol colpo il lavoro di undici magistrati, 150.000 deposizioni, giganteschi processi in corso. Una legge (Volutamente sbagliata? O un errore? O tutti distratti?) che faceva cadere in prescrizione la maggior parte dei processi in corso contro i passati protagonisti e complici del nazismo. Lo Spiegel, per la verità, cinque o sei settimane dopo la promulgazione della legge, si rese conto del suo vero significato, che era praticamente un' amnistia generale per la maggior parte dei crimini perpetrati durante il regime nazista. Troppo tardi. A raccontare questa incredibile vicenda è Ferdinand von Schirach, quarantasette anni, avvocato penalista in Berlino, scrittore finissimo di due raccolte di racconti: Un colpo di vento, pubblicato due anni fa da Longanesi, e grande successo internazionale, e Schuld, Colpa, una raccolta di racconti un po' più cupi, ancora inediti in Italia. E ora autore di un romanzo, Il caso Collini (Longanesi, traduzione di Irene Abigail Piccinini, pagg. 176, euro 14), che si sviluppa, in forma di noir processuale, proprio attorno agli effetti della legge Dreher. Un noir che comincia con una scena di violenza in una stanza dell' elegante Hotel Adlon di Berlino, oggi. Ma che tocca la storia personale di von Schirach. Perché Ferdinand von Schirach è nipote di quel Baldur von Schirach che fu il capo della Hitlerjugend, poi governatore di Vienna e organizzatore della deportazione degli ebrei viennesi, condannato a Norimberga a venti anni di prigione e uscito giusto in tempo perché Ferdinand bambino ne registrasse qualche ricordo. E qualche tratto di questo nonno tragico c' è nel personaggio di Hans Meyer, il grande vecchio industriale al tempo stesso dolcissimo e durissimo, massacrato nel corso del brutale omicidio perpetrato da Fabrizio Collini, l' assassino confesso che non vuole né parlare e spiegarsi, né aiutare il suo giovane avvocato d' ufficio a difenderlo. E per fortuna che questo insiste, indaga, e scopre qualcosa che riguarda tuttie che nella realtà ha che fare con il processo celebrato ad Amburgo nel 2002 contro Friedrich Engel, membro delle SS e capo dei servizi di sicurezza di Genova, responsabile di una rappresaglia in cui vennero fucilati cinquantanove prigionieri al passo del Turchino. Engel che, anche se condannato in primo grado da un tribunale e in attesa di un secondo giudizio a cui lo avrebbe sottratto la morte, visse tranquillamente ad Amburgo fino alla bella età di ottant' anni. La realtà, quindi, von Schirach, è entrata di nuovo nelle sue storie. Questa volta con tocchi più personali. «Sa, a ogni intervista finivano per chiedermi del mio rapporto con mio nonno. Di cui ho saputo qualcosa per la prima volta quando avevo dodici anni, vedendo la sua foto su un libro di storia. Quando ne ho avuto abbastanza di queste domande, ho deciso di scrivere finalmente qualcosa sul nazismo. O meglio, su cosa la repubblica federale tedesca ha fatto dell' eredità nazista. Su come la giurisprudenza tedesca ha trattato il problema della colpa e della responsabilità dopo il 1945». Appunto. Cosa è cambiato dal ' 45 ad oggi? «Credo che nel 1950 Hans Meyer, il grande industriale che viene assassinato nel mio romanzo, sarebbe stato assolto del suo passato nazista. Engel no. La generazione dei giudici che hanno condannato Engel era vicina per età alla mia. Tutti noi siamo cresciuti con un' altra mentalità, con un' altra coscienza, con l' esperienza della storia alle spalle, nella convinzione che uno non può sparare a qualcuno solo perché quel qualcuno ha sparato a uno dei tuoi. Ma in Germania dopo la guerra le persone erano le stesse che avevano dei ruoli nell' età nazista. Non c' era nessun altro, o ben pochi: da dove dovevano venire?». E cosa è successo? « Che all' inizio una legge ha vietato di dare cariche pubbliche a chi aveva un passato nazista. Ma ci si è presto resi conto che le cose non potevano andare avanti così. Ed è arrivata una ordinanza nota come "Huckepackverfahren", o "come viaggiare con qualcuno sulle spalle", secondo la quale, per ogni persona che non aveva un passato nazista, se ne poteva assumere una compromessa con il nazismo. Poi quell' una è diventata due, poi tre. Con quel che segue». Lei parla diffusamente di quello che chiama "il principio del capo". «Un' altra deformazione della giustizia del mio Paese. Quando a Norimberga i grandi colpevoli sono stati giudicati e condannati - Borman, Donitz, Hess, Goering - i loro sottoposti son stati considerati complici e ne sono usciti indenni. Può immaginare un processo per narcotraffico, ora, in Sudamerica, in cui si condannano solo i capi e i sottoposti e ne vanno liberi? Da qui, anche, il bisogno di distinguere tra colpa, che riguarda i protagonisti del Terzo Reich e finisce con la loro morte, e responsabilità, un' eredità che si portano dietro anche le nuove generazioni, l' impegno a non far succedere mai più quello che abbiamo vissuto». La nipote di Meyer, Johanna, si chiede, nell' ultima pagina del libro, "sono anch' io tutto questo?", alludendo all' eredità di orrore che le lascia il nonno nazista, e che il nazismo ha lasciato alla Germania. Lei cosa risponde? «Quello che rispondo nel libro: "Tu sei la persona che sei". Ma ci vuole molto lavoro per arrivarci». - IRENE BIGNARDI
    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubb…

  3. #48
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    Lo stesso periodo storico in cui è ambientato il romanzo di von Schirach fa da sfondo all'appassionante thriller di Jeffery Deaver "Il giardino delle belve".

    Molto lontano da Lincoln Rhyme e il suo supertecnologico staff, Deaver riesce a strutturare una trama intrigante raccontando una caccia all'uomo nella Berlino oppressa dalla dittatura hitleriana in cui un sicario americano viene infiltrato sotto le false generalità di un giornalista inviato per le Olimpiadi del 1936, con lo scopo di uccidere un alto esponente delle forza armate tedesche. Sulle sue tracce però c'è Willy Khol, un tenace e capace detective che lo bracca da vicino.


    Questa è la recensione di uno che se ne intende, Carlo Lucarelli:
    Il libro:
    New York, 1936. L'America e il mondo intero guardano con apprensione all'ascesa di Hitler e al pericoloso espansionismo della Germania nazista. A Paul Schumann, killer di origine tedesca al soldo del gangster Lucky Luciano, viene fatta una strana proposta: le autorità federali gli offrono l'immunità per tutti i suoi crimini in cambio di un ultimo omicidio, quello di Reinhard Ernst, uomo di fiducia del Führer, responsabile della corsa agli armamenti del Reich. Schumann accetta; viene inviato a Berlino come cronista sportivo al seguito della squadra americana alle Olimpiadi, ma già sul transatlantico che lo porta in Europa deve fronteggiare nemici senza scrupoli e fare la prima di una lunga serie di vittime...
    Pubblicato in Italia in anteprima mondiale, circa un mese prima della sua uscita in America, questo nuovo romanzo di Jeffery Deaver è ambientato in un contesto insolito per il "maestro della suspense", autore di molti e grandi successi internazionali, tra cui "Il collezionista di ossa", "La lacrima del diavolo", "Lo scheletro che balla". A metà tra il thriller storico e la spy story, "Il giardino delle belve" abbandona il racconto delle indagini del detective Lincoln Rhyme, il personaggio più amato di Deaver, per avventurarsi su un terreno delicato, in bilico tra realtà e fantasia. La vicenda si svolge nella Germania degli anni Trenta, quando il nazismo espande il suo potere e getta le basi del successivo conflitto mondiale. Questa ambientazione, che Deaver ha accuratamente ricostruito grazie a un lavoro di ricerca e documentazione durato quasi due anni, fa da sfondo a una storia dominata da improvvisi cambi di scenario, in cui ogni personaggio è imprevedibile e corre il rischio di apparire diverso da quello che è veramente. Come accade per le figure dei due protagonisti: da una parte, un killer chiamato ad usare il crimine a favore del bene e, dall'altra, un investigatore simpatico e corretto, che opera però tra le file della polizia tedesca.
    Partito per la Germania sotto le false spoglie di un giornalista sportivo al seguito della squadra americana che parteciperà alle Olimpiadi di Berlino, Robert Shumann, ha solo 48 ore per individuare il suo obiettivo, Reinhard Ernst, ed eliminarlo durante la cerimonia d'apertura dei giochi. Trova però sulla sua strada il detective tedesco Willy Kohl chiamato a contrastare il piano del killer americano che ha già seminato diverse vittime tra le famigerate Camice Brune di Hitler. Kohl non è un nazista ma un investigatore acuto e ostinato e, soprattutto, uomo di legge con un forte senso del dovere: quanto basta per renderlo un avversario da non sottovalutare… È d'obbligo tacere sul finale della vicenda che non mancherà di stupire i lettori con un vorticoso susseguirsi di colpi di scena e vedrà la partecipazione di comprimari d'eccellenza, tra cui Freud, Goering, Himmler, Goebbels, Jesse Owens e persino Adolf Hitler.
    Infine, una curiosa annotazione per i lettori affezionati a Lincoln Rhyme, protagonista storico dei libri di Deaver: il detective tetraplegico non compare in questo nuovo libro ma - avvisa l'autore - "se lo si legge con attenzione il romanzo nasconde una serie di piccoli indizi che lo collegano al nostro detective preferito... Io mi sono divertito, adesso tocca al lettore accettare la sfida..."
    http://www.carlolucarelli.net/giardinobelve.htm

  4. #49
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    999 L'ultimo custode non mia ha entusiasmato. Letto a fine del 2009, scrissi la seguente recensione il cui incipit si riferisce ai commenti letti su IBS

    Che strano! I primi undici lettori che hanno postato la loro recensione su IBS hanno attribuito il massimo dei voti, poi troviamo un “quattro” e poi, inaspettate, alcune stroncature con pessimi voti intercalate da alcuni “cinque”. Sembra quasi che, dopo una prima ondata di entusiasmo, si sia presa coscienza che non siamo poi di fronte a un vero capolavoro di quel genere portato, per la prima volta al grande successo, da Dan Brown. Ottimo l’inizio: azione, ritmo, personaggi perfettamente delineati, descrizioni puntuali e precise senza fronzoli o inutili parole. Ormai nella norma la narrazione intercalata su due piani temporali con addirittura un terzo nell’incipit e nella fine; tecnica di scrittura questa che, se sapientemente dosata, coinvolge sempre il lettore. Riferimenti storici precisi e ben amalgamanti con gli episodi scaturiti dalla fantasia dello scrittore. Però, man mano che si prosegue con la lettura si percepiscono delle leggere stonature: alcuni personaggi sembrano delle caricature (gli agenti della polizia segreta), il racconto perde mordente -avvicinandosi più a un testo storico che a un romanzo-, si avverte infine una fretta non giustificata per giungere alla conclusione che, e questa è la cosa più grave, non è suffragata, almeno dal tentativo di svelare le tesi di Pico della Mirandola che, secondo l’autore, avrebbero potuto mettere in discussione le tre principali religioni monoteistiche.

    Non era mia intenzione acquistare L'eretico ma visto che me lo hanno regalato l'ho inserito in lista di attesa: forse, terminato, La stanza delle torture, incomincio a leggerlo.
    I libri sono come le fanciulle ti affascinano, non ti fanno dormire, ti fanno ridere, ti fanno piangere, ti prendono, dimentichi tutto per loro, ne sei geloso, ti abbagliano con la solarità, ti tradiscono ma alla fine le/li perdoni sempre.

  5. #50
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    Il libero arbitrio

    Sono sempre affascinato da questo concetto. Nessuno, nessuna autorità, nessuna religione, nessun credo può privarci di poter fare, in piena libertà, le scelte anche più estreme.
    I libri sono come le fanciulle ti affascinano, non ti fanno dormire, ti fanno ridere, ti fanno piangere, ti prendono, dimentichi tutto per loro, ne sei geloso, ti abbagliano con la solarità, ti tradiscono ma alla fine le/li perdoni sempre.

  6. #51
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    [QUOTE=sydbar;9158]Con tutto il rispetto cara Cecilia, l'ho incontrato anche io, sinceramente questo libro non l'ho letto ma con 999 c'ero cascato e non ci ricasco più.
    Conosco gli aneddoti che Martigli, ti cito "Lo scrittore, avvezzo al pubblico, affabulatore e molto simpatico," racconta alla presentazione al pubblico della sua nuova opera ma credimi chi ha un po' letto la Bibbia, quella cattolica, non può cascarci...infatti quel giorno in cui l'ho incontrato l'ho smontato in 5 secondi netti.
    Comunque non ho letto il libro "L'eretico" ma decido di SCEGLIERE di non leggere.
    Te ne dico una... sapete quale è uno dei fondamenti della religione cattolica??? Il libero arbitrio e se non è una scelta questa???
    Grazie Cecilia per il tempo dedicatomi... se mi permettete vi riporto di seguito la mia recensione su 999.

    Anch'io come te sono rimasto deluso da 999. Probabilmente me ne pentirò, butterò tempo a sfavore di altre letture ma, proprio avvaledomi del Libero arbitrio, lo leggerò (prima o poi)
    I libri sono come le fanciulle ti affascinano, non ti fanno dormire, ti fanno ridere, ti fanno piangere, ti prendono, dimentichi tutto per loro, ne sei geloso, ti abbagliano con la solarità, ti tradiscono ma alla fine le/li perdoni sempre.

  7. #52
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    Per chi fosse interessato alla recensione del libro, l'ho inserita questa mattina sul blog. Una bella "provocazione" sulla visione della figura degli hacker. Non male, devo dire!
    Marsilio ha anche creato un Gruppo di Lettura sul suo sito, dedicato proprio a questo libro. E, leggendo tra gli interventi, vi è lo stesso scrittore.
    Io non ho partecipato, per problemi di tempo, ovviamente


    C
    iao!
    Cecilia

  8. #53
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    Bella recensione davvero.
    Mi pare di poter dire che Ziccardi entra in quell'alveo narrativo in cui gli hacker sono "eroi positivi" un po' come la Lisbeth Salander di Larsson e, secondo me, sarebbe ora che si dicesse che spesso gli hacker veri e propri sono quelli che usano la loro genialità non a fini criminali anche se a volte giocano brutti scherzi.
    Non è vero che ti fermi quando invecchi, ma invecchi quando ti fermi.

  9. #54
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    Attendo le future recensioni di voi lettori su "L'eretico". Ne riparleremo a bocce ferme.
    Grazie per la vostra disponibilità.
    Syd
    Vanità, decisamente il mio peccato preferito...

  10. #55
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    Intervista a Charlotte Link

    Ecco a voi l'intervista di cui vi avevo accennato nel post precedente:


    Cecilia

  11. #56
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    Per chi fosse interessato a passare qualche minuto provando a leggere "l'assaggio d'autore " proposto da Longanesi.

  12. #57
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    Segnalo anche, per chi fosse interessato:

    03/05/2012, 18.00, Milano, Mondadori Duomo, piazza del Duomo 1
    Incontro con Alessia Gazzola autrice di UN SEGRETO NON E' PER SEMPRE (Longanesi).Con Luca Crovi e Marco Malvaldi
    Non è vero che ti fermi quando invecchi, ma invecchi quando ti fermi.

  13. #58
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    Dubbi confermati

    Le bocce, almeno per me, sono ferme Sydbar!
    I tuoi dubbi si sono dimostrati corretti. Ho appena terminato "L'eretico" ed ecco la mia recensione:

    Se l’autore si fosse limitato a scrivere un romanzo incentrato sulla vita sconosciuta di Gesù, ossia il periodo che va dai suoi dodici ai trentatre anni, ne sarebbe uscita un’opera notevole che avrebbe potuto scuotere le coscienze di molti. Purtroppo così non è stato. Il voler contrapporre il messaggio d’amore di Issa e della filosofia orientale alle nefandezze commesse dai Borgia, dai Papi, dalla Chiesa non ha raggiunto l’obiettivo che forse Marsigli si era prefissato. Ne è nato un romanzo lento, poco coinvolgente, con interi passaggi noiosi. Le troppe metafore, citazioni, insegnamenti e perle si saggezza (e non) che ci propinano i molteplici personaggi storici non raggiungono lo scopo e non fanno altro che appesantire la trama. Poca azione, poca suspense, poca partecipazione da parte del lettore. Se escludiamo Issa, paradossalmente spiccano di più i personaggi malvagi rispetto a quelli che stanno dalla parte del Bene. Fallito anche il tentativo del raffronto tra le quattro religioni le tre monoteistiche e il buddismo.

    Punteggio: 2/5 al massimo,per premiare il lavoro di ricerca che ha dovuto svolgere, un mezzo punto in più.
    I libri sono come le fanciulle ti affascinano, non ti fanno dormire, ti fanno ridere, ti fanno piangere, ti prendono, dimentichi tutto per loro, ne sei geloso, ti abbagliano con la solarità, ti tradiscono ma alla fine le/li perdoni sempre.

  14. #59
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    Standbyme, mi allineo in pieno a quanto da te scritto, si effettivamente un mezzo punto per le ricerche, il resto è peso come un'incudine.
    Alla prox.
    Syd
    Vanità, decisamente il mio peccato preferito...

  15. #60
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    "La fantasia dello scarafaggio" di Edward Punch (sfoglia il libro, quarta, cover...)

    Buon giorno, spero possa non infastidire la segnalazione del romanzo thriller di
    Edward Punch
    LA FANTASIA DELLO SCARAFAGGIO


    Qui per sfogliare il romanzo:




    Qui il minisito per sfogliare il romanzo vedere il booktrailer e molto altro ancora:




    Quando la manipolazione psicologica dei bambini diventa un thriller

    Manipolare psicologicamente i bambini: nell’infanzia di tutti ci sono quelle figure manipolatorie che a volte agiscono in buona fede a scopo pedagogico. Attuando alla fin fine comunque una particolare forme di violenza. Dalla Gertrude manzoniana cui veniva prospettato da piccina un glorioso futuro da madre badessa, gli aspetti invischianti dell’intimità continuano ad attirare l’attenzione del romanzo fino a questo “La fantasia dello scarafaggio” di Edward Punch, crime novel che inaugura la nuova collana “Kriminal giallo” dedicata da Mamma editori al thriller “a presa rapida…”: storie criminali che vogliono competere per leggibilità con il giallo internazionale. L’obbiettivo dichiarato della collana è guardare al mondo anglosassone con arte tutta italiana come seppe fare Fred Buscaglione. Eccoci allora a Londra: morti inspiegabili sconvolgono il Regno Unito e l’Europa. Bambine angelo vestite di bianco si schiantano al suolo dall’alto dei ponti e dei palazzi.
    L’assistente sociale Nor Temple, bellissima e istrionica, incubo dei genitori conservatori britannici, è decisa a risolvere l’enigma e a stanare “lo scarafaggio”. La responsabile Temple, trascinata da un intuito senza briglie, solca le fantasie livide dell’infanzia inglese, vittoriane e inquietanti, affiancata in questo e trattenuta dal vice ispettore capo, John Carver. Esperto in omicidi seriali, il detective è sorretto da logica spietata e parole affilate come stiletti.
    Insofferente all’ordine e alla gerarchia, marine in tacco dodici, Temple si trova di fronte a una doppia sfida: sopportare e fare squadra con l’ispettore Carver, arrogante e misogino, e fermare la lunga teoria di giovani vittime.

    Dicono di questo romanzo


    ANOBII (voto medio ***1/2)

    «L’agghiacciante verità che unisce le giovani “Bambine angelo” vi lascerà esterrefatti e angosciati, una sensazione che sarà difficile scacciare anche una volta aver chiuso e riposto questo romanzo.»
    DIARIO DEI PENSIERI PERSI (voto ****)

    «La fantasia dello scarafaggio è un romanzo creativo, originale, fantasioso e intrigante, i tasselli si susseguono e si uniscono – talvolta con qualche ragionamento un po’ capzioso o troppo metafisico – ma tutti i punti sono perfettamente e concretamente collegati al fine di creare un giallo in piena regola, pregno di scoperte interessanti e avvincenti. (...) Ad ogni modo La fantasia dello scarafaggio è decisamente un bel romanzo che va premiato per la lodevole inventiva, particolare e sottile, uno svolgimento continuo che arriva al culmine col giusto climax mischiando l’adrenalina delle indagini ad una conclusione poliziesca senza essere leziosa. Peccato solo per i personaggi che sono stati mal gestiti a partire dalla seconda metà.»
    SCRITTEVOLMENTE (voto ****)

    «...ero talmente presa dal comprendere le motivazioni, che il tempo mi è veramente volato. Arrivata alla fine avrei voluto approfondire maggiormente diversi dettagli, soprattutto rispetto ai due protagonisti, ma va bene anche così. Se ci fosse un seguito sarebbe il massimo!
    Complimenti all’autore, capace di catturarti fin dalle prime righe e di farti provare le emozioni come se tu fossi veramente lì a viverle in prima persona.»
    ROMANTICAMENTE FANTASY (voto ****)

    «Per quanto riguarda i personaggi, Nor mi è paciuta: poco incline a preoccuparsi di quello che pensano gli altri, pronta ad agire, intelligente e con la risposta pronta, è sicuramente un’eroina divertente, così come anche Carver, ispettore elegante e molto irritante. Una coppia adatta a risolvere un caso spinoso e, in effetti, il loro duo sembra funzionare bene.» Reading Mind per SOGNANDO LEGGENDO (voto ****)


    «La caratterizzazione dei personaggi è piacevole, una Nor Temple sbarazzina e testarda, bella ragazza dai modi poco ortodossi, che si ritrova a combattere con un vice ispettore capo, John Carver, non avvezzo a tale esuberanza di intenti, visto che l’assistente sociale ha tutte le intenzioni di condurre le indagini da sola. La lettura si conclude e mi resta qualche dubbio sull’esposizione dei fatti, ... Nel complesso, un romanzo piacevole, ma con ampi spazi di miglioramento.» Cecilia Lavopa per CONTORNI DI NOIR (voto**)


    «...è un thriller che non mi ha convinto per vari motivi. L’indagine si alterna alle schermaglie sentimentali fra i due protagonisti, in un tira e molla che finisce per risultare stucchevole.
    Per cercare un nesso fra le vittime, ci si affida a candele natalizie che nascondono monete, siti di satanisti e naziskin per poi citare nientemeno che una fiaba di Andersen. La stessa scrittura presenta delle lacune, a cominciare dall’uso di alcuni termini (vedi “cingomma”) che poco hanno a che fare con l’italiano.»
    THRILLERPAGE (voto **)

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