Nome:   $_35.JPG
Visite:  287
Grandezza:  10.1 KB

TRAMA

Hajime è un bambino mite e piuttosto solitario. Essere figli unici è inusuale in un Giappone in pieno boom economico, ma non ancora iper-tecnologizzato, frenetico, come quello che conosciamo adesso attraverso i mezzi di comunicazione.
L'amicizia con Shimamoto, a dodici anni, figlia unica come lui, gli fa provare per la prima volta quella che si può definire la sintonia tra "anime affini" e che nel corso della sua vita non ritroverà mai più.
Possono il tempo, il distacco, il passaggio alla vita adulta relegare nell'oblio un'amicizia così breve e speciale?




Premessa: sono di parte. Non so stabilire se in Murakami vi sia del genuino talento o tanta astuzia nel confezionare un certo tipo di prodotto editoriale, sta di fatto che a me piace.
Mi aveva già conquistato con "Norwegian Wood - Tokyo Blues" e adesso non posso che alzare le mani.
Hajime è il classico tipo di personaggio che irriterebbe i lettori che amano gli appassionati, estremi nel bene o nel male e che preferiscono le tinte forti alle scale di grigi.
Tuttavia la sua malinconia, la sua incapacità di trovare un posto nel mondo, di rendersi protagonista della sua vita anziché una sorta di controfigura sono esposte con una levità compassionevole (scusate ma non trovo un'espressione migliore) che è propria di Murakami.
In poche pagine questo autore riesce a catapultarmi in un'atmosfera emotiva che sento mia, come se qualcuno mi avesse messo sotto il naso i miei pensieri e le mie sensazioni, e mi avesse detto: "Guarda! E' questo che provi, che vivi ogni giorno della tua vita, non è così?"

"Pretend you are happy when you are blue/ it isn't very hard to do."
Il brano di Nat King Cole che Hajime amava canticchiare con Shimamoto, l'amica del cuore dei suoi dodici anni che gli fa scoprire e apprezzare la musica, è simbolico di quello che sarà il percorso di vita del protagonista.

Si può crescere, assistere inermi ai furori studenteschi sessantottini, si può trovare una ragazza che ti vuol bene, trovare un lavoro stabile, senza mai subire un contraccolpo, un sussulto, essere sfiorati dalla percezione che ci sia qualcosa di stonato in tutto questo?
Hajime lo sente, ma non reagisce.
Lo sente quando per la prima volta nella sua vita ferisce profondamente una persona che gli è cara, quando mai avrebbe pensato di esserne capace.
Lo sente quando corregge bozze per una casa editrice di testi scolastici e subisce l'alienazione della routine quotidiana senza combatterla.
La sua vita si evolve, migliora, fiorisce. Hajime è pieno di energie, è un lavoratore, è intraprendente, ma è sempre presente in lui la consapevolezza crepuscolare della sua intima solitudine, quella che nemmeno una moglie, dei figli e un'attività ben avviata possono compensare.

Il presente è fitto di impegni, pulsante, ricco di vita.
Tuttavia quel presente sembra solo l'anticamera della morte, del disfacimento, una recita tenuta in piedi dalle convenzioni.
E' il passato, invece, che ritorna prepotentemente alla memoria e sembra l'unica goccia di realtà, di vita realmente vissuta.
E se di colpo il passato riprende forma, mentre nel tuo club suonano "The Star-crossed Lovers", cosa resta da dire?

"Quando ti guardo, a volte, mi sembra di vedere una stella lontana, - dissi. - Sembra che brilli, ma è una luce di decine di migliaia di anni fa. Forse è la luce di un astro che ora non esiste più, ma a volte sembra più reale di tutto il resto."