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Discussione: Poesia da Nobel

          
  1. #91
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    Destino del poeta

    Parole? Sì, di aria
    e nell'aria perdute.
    Tu lascia che mi perda tra parole,
    lasciami essere aria su labbra,
    un soffio vagabondo senza sagoma,
    breve aroma che l'aria fa svenire.

    Anche la luce in se stessa si perde.


    Octavio Paz
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  2. #92
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    Prima del principio

    Rumori confusi, incerto chiarore.
    Inizia un nuovo giorno,
    è una stanza in penombra
    e due corpi distesi.
    Nella fronte mi perdo
    In un pianoro vuoto.
    Già le ore affilano i rasoi.
    Ma al mio fianco tu respiri;
    intimamente mia eppur remota
    fluisci e non ti muovi.
    Inaccessibile se ti penso,
    con gli occhi ti tocco,
    ti guardo con le mani.
    I sogni ci separano
    ed il sangue ci unisce:
    siamo un fiume di palpiti.
    Sotto le tue palpebre matura
    il seme del sole.
    Il mondo
    non è ancora reale,
    il tempo è dubbio:
    solo il calore della tua pelle
    è vero.
    Nel tuo respiro ascolto
    la marea dell'essere,
    la sillaba scordata del Principio.

    Octavio Paz
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  3. #93
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    Di me, di te tutto conosco, tutto ignoro

    Accade che le affinità d'anima
    non giungano ai gesti e alle parole ma
    rimangano effuse come un magnetismo.
    É raro ma accade. Può darsi
    che sia vera soltanto la lontananza,
    vero l'oblio, vera la foglia secca
    piú del fresco germoglio.
    Tanto e altro puó darsi o dirsi.
    Comprendo la tua caparbia volontá di
    essere sempre assente perchè
    solo così si manifesta la tua magia.
    Innumeri le astuzie che intendo.
    Insisto nel ricercarti nel fuscello
    e mai nell'albero spiegato, mai nel pieno,
    sempre nel vuoto: in quello che
    anche al trapano resiste.
    Era o non era la volontà dei numi
    che presidiano il tuo lontano focolare,
    strani multiformi multanimi animali domestici;
    fors'era così come mi pareva
    o non era. Ignoro se
    la mia inesistenza appaga il tuo destino,
    se la tua colma il mio che ne trabocca,
    se l'innocenza é una colpa oppure
    si coglie sulla soglia dei tuoi lari.
    Di me, di te tutto conosco,
    tutto ignoro.

    Eugenio Montale
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  4. #94
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    Bleecker street, estate




    L’estate per la prosa e i limoni, per la nudità e il languore,
    per l'eterna indolenza del ritorno immaginato,
    per i rari flauti e i piedi scalzi, e la stanza da letto in agosto
    dalle lenzuola arruffate e il sale della domenica, ah violini!


    Quando premo i crepuscoli estivi insieme, è
    un mese di fisarmoniche di strada e spruzzatori
    che adagiano la polvere, piccole ombre che fuggono da me.


    È musica che si apre e si chiude, Italia mia, su Bleecker,
    ciao, Antonio, e le grida d’acqua dei bambini
    che strappano il cielo rosa in rivoli di carta;
    è il crepuscolo nelle narici e nell’odore dell’acqua
    lungo strade imbrattate che non ti portano all’acqua,
    e isole e limoni raccolti nella mente.


    Laggiù c’è l’Hudson, in fiamme come il mare.
    Ti spoglierei nell’afa estiva, e riderei e asciugherei
    la tua pelle bagnata se mi venissi a trovare.




    Derek Walcott
    L’amore è la voce dietro tutti i silenzi, la speranza che non ha il contrario in un timore.

  5. #95
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    Non saprò nulla della mia vita,
    oscuro monotono sangue.

    Non saprò chi amavo, chi amo,
    ora che qui stretto, ridotto alle mie membra,
    nel guasto vento di marzo
    enumero i mali dei giorni decifrati.

    Già vola il fiore magro
    dai rami. E io attendo
    la pazienza del suo volo irrevocabile.

    Salvatore Quasimodo
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  7. #96
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    EPILOGHI

    Le cose non esplodono:
    vengon meno, sbiadiscono,

    come il sole sbiadisce dalla carne,
    come la schiuma esala nella sabbia,

    anche il fulmineo tempo dell’amore
    non ha un epilogo tonante,

    muore invece con un suono di fiori
    che sbiadiscono come fa la carne

    sotto la pietra pomice sudante,
    tutto concorre a dare questa forma

    finché restiamo soli col silenzio
    che circonda la testa di Beethoven.


    Derek Walcott
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  9. #97
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    Colmo di fiori è il pesco


    Colmo di fiori è il pesco,
    non tutti diventeranno frutto,
    splendono limpidi come schiuma di rose
    per l’azzurra fuga delle nubi.

    Come fiori sbocciano i pensieri,
    canto al giorno,
    lasciali fiorire! Lascia alle cose il loro corso!
    Non domandare del raccolto!

    Occorrono anche il giuoco e innocenza
    e fiori in abbondanza,
    altrimenti il mondo ci sarebbe angusto
    e la vita priva di piacere.

    Hermann Hesse
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  11. #98
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    La vita oscilla

    La vita oscilla
    tra il sublime e l'immondo
    con qualche propensione
    per il secondo
    ne sapremo di più
    dopo le ultime elezioni
    che si terranno lassù
    o laggiù o in nessun luogo
    perché siamo già eletti
    tutti quanti
    e chi non lo fu
    sta assai meglio quaggiù
    e quando se ne accorge
    è troppo tardi.
    Les jeux sont faits
    dice il croupier, per l'ultima volta
    e il suo cucchiaione
    spazza le carte.

    Eugenio Montale
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

  12. #99
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    Bleecker street, estate




    L’estate per la prosa e i limoni, per la nudità e il languore,
    per l'eterna indolenza del ritorno immaginato,
    per i rari flauti e i piedi scalzi, e la stanza da letto in agosto
    dalle lenzuola arruffate e il sale della domenica, ah violini!


    Quando premo i crepuscoli estivi insieme, è
    un mese di fisarmoniche di strada e spruzzatori
    che adagiano la polvere, piccole ombre che fuggono da me.


    È musica che si apre e si chiude, Italia mia, su Bleecker,
    ciao, Antonio, e le grida d’acqua dei bambini
    che strappano il cielo rosa in rivoli di carta;
    è il crepuscolo nelle narici e nell’odore dell’acqua
    lungo strade imbrattate che non ti portano all’acqua,
    e isole e limoni raccolti nella mente.


    Laggiù c’è l’Hudson, in fiamme come il mare.
    Ti spoglierei nell’afa estiva, e riderei e asciugherei
    la tua pelle bagnata se mi venissi a trovare.




    Derek Walcott
    Mi è cara questa via. E' la strada in cui hanno vissuto gran parte della vita i miei parenti emigrati in America a cercare fortuna. Non è che l'abbiano poi trovata... Quando vado a New York faccio sempre tappa lì.
    " Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
    M.Medeiros

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  14. #100
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    Il nuotare


    se si vuol nuotare
    l’acqua dev’essere viva,
    dev’essere in fuga,
    con i ciottoli in bocca

    chi nuota
    e lascia che l’acqua giochi con quello strumento ch’è il suo corpo,
    è un’áncora morbida
    fra la corrente,
    un tiro di dadi,
    leggera luce di una fiaccola,
    solo, come un soldato annegato

    il nuotatore brucia lentamente

    è un’esca
    per il pontile affamato
    se c’è qualche pontile,
    crea inquietudine
    se c’è qualche spiaggia,
    ma, lui, scavalca lentamente montagne infinite
    con il fuoco nei polmoni.

    Tomas Tranströmer
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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  16. #101
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    « Io guardo il fiume
    crespe leggere passano sotto il sole malato
    nient'altro, il fiume aspetta;
    abbi pietà di quanti aspettano »
    (Giorgos Seferis)

    Nome:   220px-Giorgos_Seferis_1963.jpg
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    Giorgos Seferis pseudonimo di Giorgios Seferiádis nato a Smirne il 13 marzo 1900 è stato un poeta, saggista e diplomatico greco, premio Nobel per la letteratura nel 1963.

    Nel 1969 Seferis prese posizione pubblicamente e duramente contro la Dittatura dei Colonnelli in Grecia. Anche il suo stesso funerale, il 20 settembre 1972, venne trasformato in una massiccia dimostrazione contro il governo militare.

    Quando Seferis muore, nel 1971, i suoi funerali si trasformano in una imponente manifestazione contro il regime: una folla immensa intona ΑΡΝΗΣΗ (Il Rifiuto), cui l' altro grande ribelle greco, Mikis Theodorakis, ha dato la sua struggente musica.


    Su di una spiaggia segreta
    bianca come una colomba
    morivamo di sete
    ma l'acqua era salata.

    Sulla spiaggia dorata
    scrivemmo il suo nome;
    ma venne bella la brezza dal mare e cancellò le parole


    Con quale spirito, quale animo,
    quale desiderio e quale passione
    afferrammo la nostre vite: un errore! Così cambiammo la nostre vite..





    Là, dove sempre tende ogni partire
    Si ritorna: all'essere più soli.
    Una brancata di terra, in un cavo
    Di mani
    vuoto.

    Giorgos Seferis
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  18. #102
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    Siamo tornati all’autunno. L’estate
    come un quaderno di cui siamo stanchi
    rimane piena di cancellature
    di schizzi astratti a margine, di punti di domanda.
    Siamo tornati all’epoca degli occhi che rimirano
    nello specchio alla luce artificiale,
    serrate labbra, estranei gli uomini
    nelle vie nelle stanze sotto gli alberi di pepe
    mentre i fari delle automobili uccidono
    migliaia di maschere pallide.
    Siamo tornati: partiamo sempre per tornare
    al deserto, un pugno di terra nelle palme vuote.

    Giorgos Seferis
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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  20. #103
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    Abbiamo camminato insieme, abbiamo spartito il pane e il sonno
    e provato la stessa fitta d’amaro del distacco,
    abbiamo edificato con le pietre che avevamo le case,
    siamo saliti a bordo, siamo stati esuli e reduci,
    abbiamo ritrovato le donne ad aspettare,
    ci hanno riconosciuto a stento, più nessuno ci conosce.
    I miei compagni hanno portato le statue, hanno portato
    le nude sedie vuote dell’autunno, i compagni
    hanno ammazzato i loro visi: non li capisco.
    Rimane ancora il giallo deserto, l’estate:
    onde di sabbia in fuga fino all’ultimo cerchio,
    un ritmo di tamburo implacato, sconfinato,
    occhi di fuoco naufraghi nel sole,
    mani con gesti d’uccelli che incidono il cielo
    e salutano file di morti sull’attenti,
    mani perse in un punto che non domino e mi vince:
    le tue mani sfioranti l’onda libera.

    Giorgio Seferis
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  21. #104
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    Curioso, nelle sue poesie precedenti l'ultima strofa ha il riferimento alle mani...


    La nostra terra è chiusa, tutta monti
    che hanno per tetto il basso cielo giorno e notte.
    Non abbiamo fiumi, non abbiamo pozzi non abbiamo sorgenti,
    solo poche cisterne, e queste vuote, che risuonano e che veneriamo.
    Suono stagnante e sordo, uguale alla nostra solitudine
    uguale al nostro amore, uguale ai nostri corpi.
    Ci stupiamo di aver potuto una volta costruire
    case capanne e ovili.
    E le nozze nostre, le fresche ghirlande e le dita
    diventano enigmi inspiegabili alla nostra anima.
    Come sono nati come si son fatti forti i nostri figli?
    La nostra terra è chiusa. La chiudono
    due cupe Simplegadi. Nei porti
    la domenica quando scendiamo a respirare
    vediamo rischiarati al tramonto
    rottami di viaggi mai portati a termine
    corpi che non sanno più come amare.

    Giorgio Seferis


    Epifania 1937

    «Mormorii nel silenzio sterminato
    (Non so più bocca aprire né ragionare)
    Trattengono in me la vita:
    Di quella notte il respiro di un cipresso,
    La voce umana dell’onda marina
    Notturna sulla ghiaia, il ricordare
    La tua voce e il suo dirmi Eftichìa»,
    «Buona fortuna».

    Giorgio Seferis
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  22. #105
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    Joseph Brodsky, (Leningrado 24 maggio 1940 - New York 28 gennaio 1996)

    Premio Nobel per la Letteratura nel 1987 con la motivazione: " Per una produzione onnicomprensiva, intrisa di chiarezza di pensiero e intensità poetica"


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    Metti in serbo per le stagioni fredde
    queste parole, per le stagioni dell'ansia!
    Come il pesce sulla sabbia, l'uomo sopravvive:
    se si strascina agli arbusti e s'alza
    su gambe incerte e storte e va, come un rigo dalla penna,
    nelle viscere stesse della terra.

    Esistono leoni alati, sfingi col seno
    di donna, angeli in bianco e ninfe del mare:
    a colui che sostiene sulle sue spalle il peso
    di buio, caldo e - oso dirlo - dolore,
    sono più cari degli zeri concentrici nati
    da parole gettate.

    Joseph Brodsky
    A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.

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