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Discussione: Incipit

          

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  1. #1
    Master Member L'avatar di maureen
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    Wolfe fissò il nostro visitatore con gli occhi spalancati, segno per lui di indifferenza o di irritazione. Nel caso specifico, si trattava ovviamente di irritazione.
    "Ve lo ripeto, signor Frost: è inutile dichiarò. Non esco mai di casa per lavoro e non esiste ostinazione umana che mi possa costringere a farlo. Ve lo avevo già detto cinque giorni fa. Buongiorno."

    "La scatola rossa" - Rex Stout

  2. #2
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    Tre minuti alle cinque. Si accende un bottone bianco sull'immensa pianta di Parigi che ricopre un pezzo di parete.
    Un impiegato posa il panino, infila una spina in uno dei mille buchi del centralino telefonico.
    "Pronto! Pronto! Quattordicesimo? ... Il vostro furgone è uscito?..."


    "Firmato Picpus" di Georges Simenon.

  3. #3
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    Breeze entrò con fragore a San Junipero, seduto al posto del navigatore nella Ford Pinto station wagon di Billy Winston. La Pinto virò pericolosamente dal bordo al centro della carreggiata: Billy stava tentando di arrotolare uno spinello con una mano mentre con l'altra teneva una lattina doppia di Coors. Allo stesso tempo ondeggiava al ritmo della canzone di Bob Marley che gracchiava dallo stereo.


    "Demoni. Istruzioni per l'uso" - Christopher Moore.

  4. #4
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    È un treno lento che arranca sulle rotaie. Si dirige verso nord. Amara se ne sta seduta composta, in preda a una sorta di eccitazione sonnolenta. Il primo lungo viaggio della sua vita. Un treno che si ferma a ogni stazione, ha i sedili decorati da centrini fatti a mano e puzza di capra bollita e di sapone di permanganato. Sono gli odori della guerra fredda che ha diviso i paesi dell’Ovest da quelli dell’Est, segregandoli con muri, fili spinati e soldati armati di fucile.
    “La separazione ha visto affermarsi un comunismo sospettoso e aggressivo. E dall’altra parte un anticomunismo altrettanto sospettoso e irruente. Alla fine una parte non sa niente dell’altra. Vogliamo raccontare ai nostri lettori come si vive veramente oltre la cortina di ferro? Cosa rimane delle sofferenze della Seconda guerra mondiale? Cosa del ricordo della Shoah?


    Dacia Maraini - "Il treno dell'ultima notte"
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

  5. #5
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    Dall’alto dei gradini della stazione Saint-Charles, Guitou, come lo chiamava ancora sua madre, contemplava Marsiglia. “La grande città”.
    Sua madre ci era nata, ma non gliel’aveva mai fatta vedere. Malgrado le promesse. Adesso era lì. Solo. Come un adulto.
    E tra due ore, avrebbe rivisto Naïma.
    Per questo era venuto.
    Con le mani infilate nelle tasche dei jeans e una Camel tra le labbra, scese lentamente la scalinata. Di fronte alla città.
    “In fondo alle scale” gli aveva detto Naïma, “trovi il boulevard d’Athènes. Lo segui fino alla Canabière. Giri a destra. Verso il Vieux-Port. Ancora a destra, dopo duecento metri, vedrai un grande bar all’angolo, La Samaritaine. Ci incontriamo lì. Alle sei. Non puoi sbagliarti”.



  6. #6
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    La diciottesima notte dopo Capodanno - il ventiquattresimo giorno dell'assedio di Budapest -, una giovane donna decise di abbandonare il rifugio in un grande edificio accerchiato nel cuore della città, di attraversare la strada trasformata in campo di battaglia e di raggiungere, in ogni modo e a qualsiasi costo, l'uomo che quattro settimane prima era stato murato, insieme a cinque compagni, in un angusto scantinato dell'edificio di fronte. Quell'uomo era suo padre, e la polizia politica si ostinava, pur nel culmine del caos e dello sfacelo, a cercarlo con un zelante e puntiglioso accanimento. La giovane donna non era un"«eroina», o almeno non si riteneva tale. Ormai si sentiva solo invasa da un'immane stanchezza: la stanchezza che deriva da un enorme sforzo fisico, quando lo spirito crede di poter ancora reggere la fatica ma il corpo bruscamente si ribella, lo stomaco si rivolta e l'intero organismo è impotente, come appesantito da un sudario di piombo. Quella stessa, estrema stanchezza, prossima alla nausea, che si prova in certe giornate estive di feroce canicola e umidità. La giovane aveva buoni motivi per sentirsi spossata: da mesi non aveva più una dimora fissa, e suo padre era in pericolo di vita. Lo teneva nascosto da dieci mesi insieme ad altri uomini, clandestini, fuggiaschi, che in quel mondo ormai allo sfacelo cercavano un occasionale rifugio, un riparo per la notte.

    "Liberazione" - Sándor Márai

  7. #7
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    "Ma voi che ne sapete dell'amore," diceva sospirando il nostro Max quando il discorso cadeva sul tema della passione che il mondo consuma: era quello il segnale che noi tutti aspettavamo per prender coraggio e chiedergli di raccontare ancora della cotogna venuta da Istànbul, una gran storia d'amore e di morte che si giocò tra Vienna e Sarajevo quando ebbe fine al centro dei Balcani quella cosa che noi chiamammo guerra e invece fu un imbroglio sanguinoso.
    E visto che quella era la "sua" storia e gli toccava parlare di sé, Max cominciava prendendosi in giro, forse per non creare aspettative o magari spezzare l'incantesimo, oppure per combattere, chissà, la nostalgia che gli ardeva nel cuore.

    "La cotogna di Istanbul" di Paolo Rumiz.

  8. #8
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    Perso tra le ombre degli scaffali, quasi ruzzolo giù dalla scala. Sono esattamente a metà. Il pavimento della libreria è lontano sotto di me, come la superficie di un pianeta che mi sono lasciato alle spalle. Le cime degli scaffali mi sovrastano là dove dominano le tenebre: non c'è molto spazio tra i libri e la luce non riesce a filtrare. Forse anche l'aria è più rarefatta. Mi pare di scorgere un pipistrello.

    "Il segreto della libreria sempre aperta" - Robin Sloan

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  10. #9
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    I Karnowski della Grande Polonia erano noti per il loro carattere testardo e provocatore, ma allo stesso tempo stimati per la vasta erudizione e l'intelligenza penetrante. La genialità era inscritta nelle alte fronti da studioso e negli occhi profondi e inquieti, neri come il carbone. Ostinazione e sfida si leggevano sui nasi forti e sproporzionati che spiccavano beffardi e arroganti nei loro volti scarni: poche confidenze! É per via di questa testardaggine che
    nessuno in famiglia era diventato rabbino, anche se non sarebbe stato difficile, e tutti avevano intrapreso la via del commercio. Per lo più trattavano legname, e conducevano zattere di tronchi sulla Vistola, spesso fino aDanzica. Nelle baracche costruite per loro dagli zatterieri sui tronchi galleggianti, si portavano pile di volumi del Talmud e altri testi sacri che studiavano con passione. Sempre a causa del loro carattere, non erano devoti di nessun rabbino hassidico e, accanto alla dottrina talmudica, coltivavano anche l'interesse per argomenti profani come la matematica e la filosofia e leggevano perfino libri in tedesco, stampati in aguzzi caratteri gotici. Per quanto non nuotassero nell'oro - si guadagnavano onestamente di che vivere e niente più -, i loro figli trovavano moglie tra le più ricche casate della Grande Polonia.

    "La famiglia Karnowski" - Israel J. Singer

  11. #10
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    Lo avevano chiamato Icaro. Ovviamente non era il suo vero nome. Avendo trascorso l'infanzia in una fattoria, ho imparato che non devi mai dare un nome ad un animale destinato al macello. Parli del maiale numero uno e del numero due e non lo guardi negli occhi per evitare di scorgervi quasiasi parvenza di consapevolezza, di personalità, d'affetto. Quando una bestia si fida di te, ti serve molta più determinazione per tagliarle la gola.

    "L'ultima vittima" - Tess Gerritsen

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  13. #11
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    Non ha più freddo. Anzi, uno strano caldo gli pervade tutto il corpo. Credeva di non avere più calore dentro e invece gli sembra di sentirlo fluire nelle braccia e nelle gambe e ha una vampata improvvisa al volto.

    "Le abitudini delle volpi" - Arnaldur Indridason

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  15. #12
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    Il 124 era carico di rancore. Carico del veleno di una bambina. Le donne lo sapevano, e così anche ibambini. Per anni ognuno aveva cercato a modo suo di sopportare il rancore di quella casa ma, nel 1873, le uniche vittime rimaste erano Sethe e sua figlia Denver.

    "Amatissima" - Toni Morrison

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  17. #13
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    Era il giorno di apertura della sessione estiva del Collegio di Meadowbank. Il sole del tardo pomeriggio illuminava il piazzale di ghiaia antistante l'edificio. La porta d'ingresso era spalancata e, sulla soglia, mirabilmente intonata allo stile georgiano della porta, stava la signorina Vansittart nel suo tailleur di ottimo taglio e senza un capello fuori posto.

    "Macabro quiz" - Agatha Christie

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  19. #14
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    E' una verità universalmente riconosciuta che un'aspettativa piacevole è di solito preferita alla sua eventuale realizzazione, poichè a tale realizzazione segue inevitabilmente il ripristino delle abitudini quotidiane, rese ancora più gravose dai diversivi medesimi di cui si è beneficiato di recente.

    "Jane e il mistero del reverendo. Le indagini di Jane Austen" - Stephanie Barron

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  21. #15
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    Dove facciamo la conoscenza di Prisca, una delle tre eroine di questa storia.

    E della sua tartaruga.
    Quando era piccola, Prisca si era sempre rifiutata di imparare a nuotare con la testa sott'acqua, come pretendevano suo padre e suo nonno.
    Era convinta che il mare, attraverso i buchi delle orecchie, potesse entrarle nel cervello.
    E un cervello annacquato, si sa, funziona male.


    "Ascolta il mio cuore" - Bianca Pitzorno

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