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Discussione: Incipit

          
  1. #16
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    Il farfallone


    Fiaba di Hans Christian Andersen


    Il farfallone voleva una fidanzata, che naturalmente doveva essere un grazioso fiorellino. Guardò tutti i fiori, ciascuno se ne stava tranquillo e piegato sul suo stelo, come una signorina deve stare quando non è ancora fidanzata; ma ce n'erano tanti tra cui scegliere, era difficile, e il farfallone non aveva voglia di stare a cercare; così volò dalla margheritina.

    (P.S.:Però, l'etimologia di farfallone non rimanderebbe al lepidottero multicolore, bensì al più prosaico fallo )

  2. #17
    Master Member L'avatar di maureen
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    Sogno raramente. E se capita, mi risveglio di soprassalto in un bagno di sudore. In questi casi, poi, mi abbandono nel letto e medito sul potere magico e inesorabile delle notti aspettando che il cuore si calmi. Da bambina, o da ragazza, non facevo sogni, né belli né brutti, è la vecchiaia che mi trasporta senza sosta un orrore impastato di detriti del passato, che mi travolge con la sua massa via via sempre più compatta, sempre più opprimente, un orrore più tragico di ogni esperienza reale perché le cose che vedo nell'incubo non le ho mai vissute sul serio. E mi risveglio urlando.
    "La porta" di Magda Szabò

  3. #18
    Io L'avatar di dolores
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    Siamo nel 1742. Ho vissuto a lungo. Questo non me lo può togliere nessuno. Tutti quelli che ho conosciuto sono morti. Alcuni li ho mandati io stesso all'altro mondo, se poi esiste. Ma perché dovrebbe? In ogni caso, spero con tutta l'anima che non esista, perché all'inferno ce li ritroverei tutti, Pew il cieco, Israel Hands, Billy Bones, quell'idiota di Morgan che osò passarmi il bollo nero, e gli altri, Flint compreso, che dio l'abbia in gloria, se un dio esiste. Mi accoglierebbero a braccia aperte, con salamelecchi e inchini, sostenendo che è tornato tutto come ai vecchi tempi. Ma intanto il terrore irradierebbe dai loro volti come un sole ardente sul mare in bonaccia. Terrore di cosa? Chiedo io. Certo all'inferno non possono avere paura della morte. Che ve ne pare?
    No, non hanno mai avuto paura della morte, visto che per loro non ha mai fatto una gran differenza vivere o morire. Eppure, anche all'inferno avrebbero paura di me. Perché? chiedo io. Tutti, compreso quel Flint che era altrimenti l'uomo più coraggioso che avessi mai incontrato, avevano paura di me.

    "La vera storia del pirata Long John Silver" di Bjorn Larsson
    “Non ho bisogno di tempo per sapere come sei: conoscersi è luce improvvisa” (P. Salinas)

  4. #19
    Io L'avatar di dolores
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    Quando il capocomico si siede sul palco davanti al sipario a contemplare la fiera, osservando quel luogo brulicante di vita, viene travolto da un sentimento di profonda malinconia. E' pieno di gente che mangia e che beve, che amoreggia e che si accapiglia, che ride e che piange, che fuma e che bara, che si azzuffa e che balla oppure suona il violino; e poi ci sono attaccabrighe che fanno gli smargiassi, bellimbusti che ammiccano alle donne, furfanti che rubano borsette, poliziotti sempre all'erta, ciarlatani (altri ciarlatani! Peste li colga!) che strillano davanti ai baracconi, campagnoli che guardano estasiati le ballerine piene di fronzoli e i poveri vecchi saltimbanchi impiastricciati di belletto, mentre individui dalle agili dita gli svuotan le tasche. Sì, questa è LA FIERA DELLA VANITA': senz'altro un luogo né edificante, né allegro, anche se molto chiassoso. Ammirate il volto degli attori e dei pagliacci appena finiscono il loro numero; e Tom il buffone che dietro la tenda si leva il belletto prima di sedersi a tavola assieme alla moglie e ai suoi figlioletti. Tra poco si alzerà il sipario, e lui sarà lì a far capriole e a gridare: - Ehi voi, tutto bene?


    William M. Thackeray - "La Fiera della Vanità"
    “Non ho bisogno di tempo per sapere come sei: conoscersi è luce improvvisa” (P. Salinas)

  5. #20
    Master Member L'avatar di maureen
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    Erano insieme: erano felici. I familiari, che non li perdevano mai di vista, si erano piazzati fra loro e li tenevano separati con dolcezza implacabile, ma il ragazzo e la ragazza sapevano di essere vicini, e il resto non contava. Era una sera d'autunno d'inizio secolo. Pierre e Agnès, i loro genitori e la fidanzata di Pierre stavano aspettando l'ultimo spettacolo di fuochi d'artificio della stagione. Sulla sabbia fine delle dune gli abitanti di Wimereux-Plage, località balneare sulle rive della Manica, erano radunati in gruppi scuri, che le stelle illuminavano appena. Tutt'intorno spirava l'umida brezza marina e una calma assoluta regnava sugli astanti, sul mare, sul mondo.

    "I doni della vita" - Irène Némirovsky

  6. #21
    Io L'avatar di dolores
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    Il primo proiettile ha attraversato la finestra con un colpo secco, è entrato nella pancia di Gaston, ha fatto il Tour de France fra le sue trippe ed è uscito poco sotto la scapola sinistra. Poi si è conficcato nel muro.
    Il secondo e il terzo hanno polverizzato una pila di compact disc e la Tour Eiffel di cristallo poggiata sul computer di Servandoni. Due vibrazioni del vetro mentre Gaston si accasciava per terra.
    Il quarto ha trapassato con un tonfo sordo il torace della tipa seduta davanti a me e il quinto le ha attraversato la testa portandosi via frammenti di osso, sangue, idee e cose varie.
    Il sesto e il settimo non hanno fatto altri danni all'infuori del distributore dell'acqua alle spalle di Servandoni; il boccione, colpito in pieno, è scoppiato inondando lui e il pavimento dell'ufficio.
    La ragazza davanti a me è scivolata giù dalla sedia guardandomi fisso negli occhi mentre l'ottavo proiettile frantumava l'avambraccio di Martini e il nono faceva scoppiare il suo monitor in una nuvola di fumo e vapore informatico.
    Il decimo e l'undicesimo sono passati sopra la mia testa perché a quel punto mi sono buttato per terra come già avevano fatto gli altri.
    Si è aperta la porta dell'ufficio e Delpeche è entrato con le mani sui fianchi. "Che cazzo succede qui dentro?" ha domandato guardandosi attorno. Si è beccato il dodicesimo proiettile dritto nello sterno. E' volato fuori dalla porta come se lo avessero tirato per le spalle con un filo invisibile.
    Durata dello show: sì e no una decina di secondi.

    "Les Italiens" - Enrico Pandiani

    Questa sì che è una partenza a razzo
    “Non ho bisogno di tempo per sapere come sei: conoscersi è luce improvvisa” (P. Salinas)

  7. #22
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    Settembre era cominciato con un caldo fuori dell’ordinario.
    In uno di quei pomeriggi di primo autunno, quando le giornate sembrano protrarre la torrida calura estiva, il giovane magistrato Kristof Komives esaminava nel suo ufficio gli atti delle cause di divorzio.
    Una, in particolare, interessava il giudice, poiché - sia pure alla lontana egli conosceva le parti in causa. Lo sventurato eroe dell’udienza fissata per l’indomani, il marito, un giovane medico di una certa fama, direttore del laboratorio chimico di uno degli ospedali di Budapest, era stato compagno di scuola di Komives; avevano frequentato insieme le medie, e in seguito, ai tempi dell’università, si erano di tanto in tanto incontrati in qualche occasione mondana, alle serate danzanti e alle riunioni studentesche.

    Divorzio a Buda - Sandor Marai

  8. #23
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    Nel pomeriggio di quel venerdì, Wolfe e io eravamo nell'ufficio; lui beveva birra, guardando le illustrazioni di un libro. Io scorrevo, ancora una volta, il giornale del mattino.
    Avevo già letto quel giornale la mattina, a colazione, poi ancora verso le undici, e ora lo scorrevo di nuovo, con la confusa speranza di trovarvi qualcosa d'interessante, atta a stimolarmi il cervello che stava per disseccarsi. Forse era anche una scusa per costringermi a teneri gli occhi aperti.


    "La lega degli uomini spaventati" - Nero Wolfe.

  9. #24
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    D'improvviso, come se un turbine avesse piantato le radici nel centro del villaggio, arrivò la compagnia bananiera incalzate dalle foglie morte. Era un frascame ravvolto, riottoso, formato dalle mondezze umane e materiali degli altri villaggi; stoppie di una guerra civile che sembrava più remota e irreale. Il frascame era implacabile.


    "Foglie morte" - Gabriel Garcia Marquez

  10. #25
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    Il corpo fu rinvenuto alle 16 e 40 dell'11 maggio 1990, nel canale Baili, un canale fuori mano, a circa trenta chilometri a ovest di Shanghai.


    "La misteriosa morte della compagna Guan" di Qiu Xiaolong

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  12. #26
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    "La signora Ramotswe non aveva affatto dimenticato il suo defunto furgoncino bianco. Non stava tanto a rimuginarci sopra, al contrario di certe persone che si fissano con il passato, ma capitava che le tornasse in mente, spesso nei momenti più imprevedibili. I ricordi di ciò che non abbiamo più sono strani alle volte: possono passare settimane, mesi o addirittura anni senza che ci pensiamo e poi, all'improvviso, qualcosa ci rammenta un amico perso o un oggetto a cui eravamo affezionati che si è rotto o è finito chissà dove e ci ritroviamo a dire a noi stessi: "Ecco, questa cosa ce l'avevo e ora non ce l'ho più".


    "Un matrimonio all'aperto" Alexander McCall Smith


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  14. #27
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    Wolfe fissò il nostro visitatore con gli occhi spalancati, segno per lui di indifferenza o di irritazione. Nel caso specifico, si trattava ovviamente di irritazione.
    "Ve lo ripeto, signor Frost: è inutile dichiarò. Non esco mai di casa per lavoro e non esiste ostinazione umana che mi possa costringere a farlo. Ve lo avevo già detto cinque giorni fa. Buongiorno."

    "La scatola rossa" - Rex Stout

  15. #28
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    Tre minuti alle cinque. Si accende un bottone bianco sull'immensa pianta di Parigi che ricopre un pezzo di parete.
    Un impiegato posa il panino, infila una spina in uno dei mille buchi del centralino telefonico.
    "Pronto! Pronto! Quattordicesimo? ... Il vostro furgone è uscito?..."


    "Firmato Picpus" di Georges Simenon.

  16. #29
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    Breeze entrò con fragore a San Junipero, seduto al posto del navigatore nella Ford Pinto station wagon di Billy Winston. La Pinto virò pericolosamente dal bordo al centro della carreggiata: Billy stava tentando di arrotolare uno spinello con una mano mentre con l'altra teneva una lattina doppia di Coors. Allo stesso tempo ondeggiava al ritmo della canzone di Bob Marley che gracchiava dallo stereo.


    "Demoni. Istruzioni per l'uso" - Christopher Moore.

  17. #30
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    È un treno lento che arranca sulle rotaie. Si dirige verso nord. Amara se ne sta seduta composta, in preda a una sorta di eccitazione sonnolenta. Il primo lungo viaggio della sua vita. Un treno che si ferma a ogni stazione, ha i sedili decorati da centrini fatti a mano e puzza di capra bollita e di sapone di permanganato. Sono gli odori della guerra fredda che ha diviso i paesi dell’Ovest da quelli dell’Est, segregandoli con muri, fili spinati e soldati armati di fucile.
    “La separazione ha visto affermarsi un comunismo sospettoso e aggressivo. E dall’altra parte un anticomunismo altrettanto sospettoso e irruente. Alla fine una parte non sa niente dell’altra. Vogliamo raccontare ai nostri lettori come si vive veramente oltre la cortina di ferro? Cosa rimane delle sofferenze della Seconda guerra mondiale? Cosa del ricordo della Shoah?


    Dacia Maraini - "Il treno dell'ultima notte"
    "...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"

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