Dall’alto dei gradini della stazione Saint-Charles, Guitou, come lo chiamava ancora sua madre, contemplava Marsiglia. “La grande città”.
Sua madre ci era nata, ma non gliel’aveva mai fatta vedere. Malgrado le promesse. Adesso era lì. Solo. Come un adulto.
E tra due ore, avrebbe rivisto Naïma.
Per questo era venuto.
Con le mani infilate nelle tasche dei jeans e una Camel tra le labbra, scese lentamente la scalinata. Di fronte alla città.
“In fondo alle scale” gli aveva detto Naïma, “trovi il boulevard d’Athènes. Lo segui fino alla Canabière. Giri a destra. Verso il Vieux-Port. Ancora a destra, dopo duecento metri, vedrai un grande bar all’angolo, La Samaritaine. Ci incontriamo lì. Alle sei. Non puoi sbagliarti”.